"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

82 | luglio/agosto 2010

9788898260270

Proiezioni dell’antico nella cultura contemporanea ovvero il cinema e lo sguardo mutante sul classico

Anfitrione di Plauto, tra Sarsina e Weimar

Roberto Danese

Il contributo è esito della comunicazione orale presentata dall’autore in occasione del convegno Luminar 8. Cinema & tradizione classica

Il cinema è spesso un modo di pensare il reale (o l’irreale) attraverso l’occhio sincretico del proprio linguaggio: ciò che si vede è nell’istante in cui si incontrano la visione a priori dell’autore (spesso plurale come un’Idra che unisce più teste su un unico corpo creativo) e quella a posteriori del pubblico. Il momento interattivo della proiezione del film diventa un atto culturale in cui, forse più che in ogni altra esperienza artistica, il testo (filmico in questo caso) si semantizza biunivocamente. Possiamo forse pensare un’occasione più funzionale per coniugare la cultura classica e le estetiche del mondo contemporaneo? L’Amphitryon di Reinhold Schuenzel, film tedesco del 1935, non esisterebbe senza l’enorme e arduo lavoro filologico sul testo plautino e tanto meno senza le deformazioni ‘riscritturali’ che il testo comico ha felicemente subito nel corso dei secoli. La coniugazione con le forme del musical weimariano e i canoni del cinema brillante ne fa un’esperienza culturale nuova e accattivante, tutt’oggi capace di sorprendere e divertire, in una dimensione che giustamente va ben oltre i confini del testo antico, rispettandolo e rivitalizzandolo allo stesso tempo.

Amphitryon. Aus den Wolken kommt das Glück, Germania 1935, regia e sceneggiatura: Reinhold Schünzel, musica: Franz Doelle, intepreti: Willy Fritsch (Jupiter e Amphitryon); Käthe Gold (Alkmene); Paul Kemp (Merkur e Sosias); Adele Sandrock (Juno), produzione; Universum-Film AAG, durata 105’ 

Sinossi:

1. Nella città di Tebe le donne sono molto preoccupate perché i loro uomini sono partiti per la guerra contro i Beoti. L’unica a non essere toccata da questo sentimento è Andria, la schiava moglie di Sosia, che non sente proprio la mancanza di quello scansafatiche e ubriacone del marito. Scoppia un tumulto fra le donne tebane e interviene Alcmena a sedarlo, mostrandosi in pena per le sorti del marito Anfitrione, ma anche orgogliosa del fatto che egli stia offrendo la propria vita per la patria.


Alcmena

2. Tornata a casa Alcmena rivolge un’accorata preghiera a Giove perché conceda la vittoria ai Tebani. ll re degli dei, un vecchio e grasso signore dall’aria un po’ svanita, destato dalla preghiera della giovane donna, viene completamente sedotto dai modi e dell’avvenenza di quest’ultima, decidendo di esaudire le sue preghiere e di scendere sulla terra per tentare un approccio galante con lei. Non ha fatto però i conti con la vecchia e tirannica moglie Giunone, la quale compare all’improvviso intimandogli di recarsi invece a Sparta in compagnia del fido ma riottoso Mercurio. Non appena Giunone è uscita, Giove risolutamente afferma che andrà a Tebe.


Da sinistra a destra: Alcmena rivolge una preghiera a Giove; il monte Olimpo.

 
Da sinistra a destra: l'arrivo di Mercurio sull'Olimpo; Giunone e Giove; Mercurio e Giove.

3. Giove e Mercurio scendono dal cielo a Tebe, travestiti da uomini, ma con le loro vere fisionomie, ben diverse da quelle con cui sono ritratti nelle statue fabbricate dagli umani, e si mettono a passeggiare per Tebe come due turisti, quando s’imbattono proprio in Alcmena e Andria. ll vecchio Giove decide subito di tentare un approccio, ma viene sdegnosamente respinto da Alcmena.


Mercurio e Giove discendono sulla terra.

4. Tebe, grazie all’aiuto decisivo di Giove, ha vinto la guerra e l’esercito sta facendo ritorno in patria, con Anfitrione in testa. Nel frattempo Alcmena invita le amiche a cena per distrarsi un po’. Giove intanto capisce che col suo aspetto non proprio avvenente sarà difficile conquistare Alcmena e decide di prendere le sembianze di Anfitrione, facendo trasformare il sempre più scontento Mercurio in Sosia, per ottenere una notte d’amore prima del ritorno del condottiero.


Da sinistra a destra: il ritorno tionfale di Anfitrione; la trasformazione di Giove in Anfitrione.

5. Alcmena ha preparato tutto per la cena con le amiche, quando arrivano Giove/Anfitrione e Mercurio/Sosia. Alcmena accoglie con gioia quello che crede il marito, mentre Andria tratta in modo sprezzante il falso Sosia. Intanto giungono le amiche, che pero vengono frettolosamente congedate dalla padrona di casa, non senza fare in tempo a udire una voce maschile nella stanza da letto: è facile per loro pensare, con scandalo, ad una scappatella amorosa dell’integerrima Alcmena.


Alcmena e le amiche.

6. Alcmena torna da Giove/Anfitrione e comincia ad offrirgli vino, che egli tracanna in continuazione per farle piacere; poi, mezzo ubriaco, esce in giardino per cogliere dal cielo qualche stella da regalare all’amata, ma si prende un’infreddatura e, mentre Alcmena si allontana per procurargli qualcosa di caldo, cade in un sonno profondo che durerà tutta la notte, lasciando in bianco la delusa ‘consorte’. Nel frattempo Mercurio/Sosia, infastidito dai modi scortesi di Andria nei suoi confronti, la mette in riga con una severa ramanzina.


Sosia e Andria

7. ll vero Anfitrione sta intanto tornando verso Tebe, ansioso di rivedere la moglie, mentre Sosia è completamente ubriaco. Al loro ingresso a Tebe però non trovano le rispettive consorti ad aspettarli al porto e allora Anfitrione invia Sosia a casa a controllare. Sull’uscio di casa Sosia vede un’Andria insolitamente rabbonita salutare con affetto Mercurio/Sosia. Lo schiavo, sconvolto dalla visione del proprio doppio, corre alla nave per raccontare tutto al suo padrone, che, credendolo ancora in preda ai fumi dell’alcool, lo fa arrestare.


Da sinistra a destra: Anfitrione e Sosia; Sosia vede il suo doppio

8. Mercurio, insieme a un Giove ancora frastornato per la sbronza, esce di soppiatto dalla casa di Anfitrione, perché il vero padrone sta per arrivare. Giove, di nuovo nelle sue sembianze originali e afflitto da un mal di testa lancinante, assiste al trionfo dei Tebani, ma non rinuncia all’idea di sedurre Alcmena. lntanto  Anfitrione arriva a casa, ma Alcmena, arrabbiata per essere stata ignorata la sera prima da quello che credeva suo marito in favore di parecchie brocche di vino, gli rinfaccia la sbornia e lo pianta in asso (vedi punto 6). L’interdetto Anfitrione viene avvicinato dalle amiche della moglie che fanno in modo di informarlo della presenza di un uomo in camera di Alcmena la sera prima (vedi punto 5).

9. Dopo una violenta discussione con Alcmena, Anfitrione, convinto di esser stato tradito dalla moglie, va da un avvocato per divorziare. L’avvocato divorzista cui si rivolge Anfitrione non è però altri che Giove, assistito da Mercurio. ll finto avvocato mostra di voler patrocinare la causa dell’eroe tebano, ma fa in modo che egli sia trattenuto per qualche ora nello studio in compagnia di Mercurio con la scusa di redigere l’istanza di divorzio. Giove dunque, pur sempre afflitto dal raffreddore, decide di tentare ancora una volta di sedurre Alcmena e riprende le sembianze di Anfitrione.

10. Giove/Anfitrione torna da Alcmena, la quale però, preoccupata per il brutto raffreddore del marito, ha chiamato un medico che lo visita e gli intima di mettersi subìto a letto con camomilla calda e impacchi freddi. Intanto Andria, dopo aver saputo che Sosia era stato arrestato per ubriachezza, va allo studio legale per divorziare e ci trova Mercurio, nelle sue sembianze originali, che si fa passare appunto per avvocato. Andria tenta di sedurre Mercurio e gli propone di fuggire assieme; il dio, con una scusa, taglia la corda.

11. Mentre Giove/Anfitrione è a letto malato, arriva in casa di Anfitrione Giunone, che, rivelandole la propria vera identità, accusa Alcmena di averle rubato il marito. Dopo un’accesa discussione si rende però conto che Alcmena, grazie a un inganno di Giove, non ha mai capito di essere insidiata dal re degli dei. Intanto il vero Anfitrione torna a casa, ma Andria e il dottore lo rimproverano per aver lasciato il letto, nonostante la malattia (vedi punto 10). ll condottiero è confuso e crede di essere impazzito.


Giunone e Alcmena

12. Giunone e Alcmena sono nel frattempo diventate quasi amiche e la regina degli dei cerca di capire cosa abbia escogitato Giove per questa nuova avventura. La risposta viene dal vero Sosia, che ha visto Giove/Anfitrione nel letto e poi, subito fuori dalla stanza, il vero Anfitrione. Il servo scappa urlando che anche il suo padrone si è raddoppiato. Anche Alcmena si imbatte, sull’atrio di casa, nel vero Anfitrione, che credeva di aver appena lasciato malato a letto. Il mistero dei due Anfitrioni è subito svelato da Giunone: Giove ha preso le sembianze del condottiero per sedurre Alcmena. La regina degli dei prende però un abbaglio e si scaglia contro il vero eroe tebano, credendolo Giove, ricoprendolo di insulti e intimandogli di riprendere le proprie vere sembianze. Il tumulto giunge nella stanza da letto alle orecchie del costipato Giove/Anfitrione che, terrorizzato dall’arrivo della moglie, si ritrasforma subito in se stesso.


Alcmena e Anfitrione

13. Anche Alcmena cade nello stesso errore di Giunone e aggredisce il marito, credendolo Giove, accusandolo di averla ingannata e dichiarandogli che lei non amerà nessuno al di fuori di Anfitrione. Il vero Anfitrione finalmente capisce cos’è accaduto e accoglie con grande soddisfazione le parole della moglie. Alla fine si presenta anche Giove che ammette le proprie colpe, fuga gli ultimi dubbi e risale verso l’Olimpo rassegnato alla punizione che Giunone gli farà scontare. Prima di partire Mercurio lascia vicino a Sosia addormentato e ubriaco il cappellino che Andria aveva sempre sognato: cosi lei crederà che si tratti di un regalo del marito e si riconcilierà definitivamente con lui.


Da sinistra a destra: la risoluzione dell'equivoco; Mercurio e Sosia. 

English abstract

This contribution is a summary of the communication presented by the author during the symposium Luminar 8. Cinema & the classical tradition (Venice, 5-6 February 2009). Cinema is often a way of thinking about reality (or about fantasy) through the eye of its syncretic language: what you see is the moment that makes the ‘a priori’ view of the author (often a plural view, like an hydra combining a number of heads on one creative body) meet the subsequent view of the audience. The interactive time of the film becomes a cultural act in which, perhaps more than in any other artistic experience, the text (the video in this case) gets a double significance. Could we think of a more practical opportunity to combine classical culture and aesthetics of the contemporary world? Amphitryon by Schuenzel Reinhold, a 1935 German film borrowed primarily from the homonymous fabula by Plautus, would not exist without the enormous philological work on the text of the ancient dramatic writer from Sarsina, and without the deformations that the comic text has happily endured over the centuries. Contamination between ancient theater pieces (Amphitruo and Casina) and modern versions (especially von Kleist's Amphitryon), and conjugation with the forms of Weimar’s musical and comedy, make it a new and attractive cultural experience, capable to surprise and entertain even in our days, in a dimension that goes well beyond the source text, compliance with which is reflected in an elegant intersemiotic revitalization.

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