"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

69 | gennaio 2009

9788898260140


Anna Banfi
(Università degli Studi di Palermo - Archive of Performances of Greek and Roman Drama)

Ritorno a Dioniso.
The Archive of Performances of Greek and Roman Drama


Il Novecento è senza dubbio il secolo della grande rinascita del teatro greco; se già nel XIX secolo non mancano le messe in scena di drammi antichi, è però solo nel XX secolo che questo fenomeno diventa globale e abbraccia paesi e culture anche distanti tra loro.

Fino agli anni cinquanta, sono soprattutto i teatri europei ad aprire alla messa in scena di testi classici greci e latini. Il primo Festival che inaugura in Europa la stagione della rinascita del teatro antico è quello organizzato in Italia dal Comitato per le Rappresentazioni Classiche, fondato nel 1913 a Siracusa; nel 1914 il Comitato affida al filologo Ettore Romagnoli la realizzazione dell’Agamennone di Eschilo presso il Teatro greco di Siracusa. L’enorme successo di pubblico e di critica riscosso da questa messa in scena incoraggia i membri del Comitato a continuare l’impresa, proponendo negli anni a venire – con cadenza triennale prima, biennale poi – altre rappresentazioni classiche.

Circa dieci anni dopo, in Inghilterra, apre il Terence Gray’s Festival Theatre di Cambridge: è il primo teatro indoor permanente a dedicare il proprio cartellone alle rappresentazioni classiche. L’Orestea di Eschilo va in scena il 22 novembre 1926: nei sette anni seguenti – prima della chiusura del teatro nel 1933 – vengono rappresentate due commedie di Aristofane e cinque tragedie greche, tra cui le Supplici di Eschilo, per la prima volta messe in scena in Inghilterra.

Nel 1927 viene inaugurato il primo Festival culturale di Delfi: ideatori e organizzatori dell’evento sono Anghelos Sikelianos ed Eva Palmer. Delusi per il fallimento della Lega delle Nazioni, per la nascita del fascismo che nel biennio 1924-26 instaura la dittatura del partito unico di Benito Mussolini in Italia, e profondamente colpiti dalla grave situazione dei rifugiati politici greci in Turchia, Sikelianos e Palmer vedono nella rinascita del Teatro di Delfi la realizzazione di un disegno politico: Delfi deve diventare, secondo il loro progetto, l’emblema della pacificazione dei popoli, un luogo che trascenda le divisioni nazionali.

Nel periodo tra le due guerre, anche la Francia si distingue per il tentativo di creare un Festival di teatro antico: nel 1936, il Groupe de Théâtre Antique de la Sorbonne di Roland Barthes mette in scena i Persiani di Eschilo nel cortile della Sorbona. Nei primi anni cinquanta, vengono inaugurati in Grecia due nuovi Festival: nel 1954 il Festival del Dramma Antico di Epidauro, nel 1955 il Festival di Atene, presso il Teatro di Erode Attico. Nel 1954 a Epidauro viene rappresentato Ippolito di Euripide, diretto da Dimitris Rondiris: l’inaugurazione vera e propria avviene però l’anno seguente, con l’Ecuba di Euripide, diretta da Alexis Minotis.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il fenomeno della rinascita del teatro antico si allarga a diversi paesi extraeuropei: i testi teatrali di Eschilo, Sofocle ed Euripide vengono dunque rappresentati anche in Cina, in Giappone, in Africa, in India e negli Stati Uniti. In Giappone, le produzioni studentesche del dopoguerra sono profondamente influenzate dalla dolorosa esperienza del conflitto: registi come Tadashi Suzuki e Yukio Ninagawa rileggono i testi tragici greci alla luce dell’attualità. Dopo le prime esperienze degli anni cinquanta, Suzuki continua a raccontare la società giapponese attraverso le parole dei classici greci: nel 1986, la sua Clitemnestra propone una riflessione sulla disgregazione della famiglia in Giappone e sull’isolamento spirituale dell’uomo contemporaneo, incarnato da Oreste. Negli anni sessanta, le manifestazioni contro la guerra in Vietnam riempiono quotidianamente le strade americane; anche in questo caso il teatro mostra il proprio impegno civile, e drammaturghi e registi cercano spesso nei testi tragici greci le parole adatte a veicolare il messaggio pacifista. La scelta cade spesso su alcuni drammi di Euripide: Ifigenia in Aulide, Troiane, Baccanti e Oreste.    

Il notevole incremento del numero di paesi i cui teatri aprono alla messa in scena dei testi classici antichi e il costante aumento delle produzioni di tragedie e commedie greche e latine nei cartelloni dei teatri europei ed extraeuropei fa nascere, negli anni novanta, l’esigenza di creare alcuni archivi che abbiano il compito di raccogliere, catalogare e conservare materiali documentari e fotografici relativi a queste rappresentazioni. Tra gli archivi più interessanti e più aggiornati, che continuano a essere punto di riferimento costante per tutti gli studiosi che da diverse prospettive si occupano del fenomeno della rinascita del teatro antico in epoca moderna e contemporanea, vi sono senza dubbio l'European Network of Research and Documentation of Ancient Greek Drama, nato nel 1995 grazie alla collaborazione tra Oliver Taplin (Magdalen College, Oxford University) e Platon Mavromoustakos (Department of Theatre Studies, University of Athens), e l’Archive of Performances of Greek and Roman Drama (APGRD), creato nel 1996 a Oxford per iniziativa di Oliver Taplin e di Edith Hall (Research Professor in Classics and in Drama & Theatre at Royal Holloway University, London).
   
Se fino ad allora, dunque, la raccolta dei materiali relativi alle rappresentazioni era lasciata all’iniziativa personale di drammaturghi, teatri e compagnie che a loro discrezione potevano decidere se conservare o meno la documentazione dei propri spettacoli, con la creazione di questi archivi negli anni novanta nasce invece la possibilità di coordinare un lavoro più complesso e articolato che, a partire dalla raccolta e dalla catalogazione dei materiali, sia poi in grado di costruire una costellazione delle rappresentazioni, che consenta di interpretare i singoli spettacoli anche nella loro relazione con il contesto storico e politico che ne vede gestazione e realizzazione e che consenta di stabilire eventuali nessi con altre rappresentazioni. Questi archivi consentono inoltre la nascita di una nuova disciplina finalizzata proprio a indagare materia e forma delle rappresentazioni moderne e contemporanee dei testi classici antichi: per ‘performance reception’ si intende dunque non solo la raccolta di materiale documentario e fotografico, ma anche la sua interpretazione in rapporto con la situazione politica, storica e culturale in cui uno spettacolo – proprio come ogni produzione artistica – affonda le proprie radici.

Con un database contenente informazioni in merito a oltre diecimila produzioni teatrali basate su testi classici greci e latini, realizzate dal Rinascimento a oggi, l’Archive of Performances of Greek and Roman Drama di Oxford rappresenta senza dubbio la fonte di informazioni più completa e aggiornata per chi si occupa – da una prospettiva di studi teatrali o filologici – di ‘performance reception’. Dal 1996 a oggi, l’archivio oxoniense ha nel tempo incrementato il team di studiosi che si dedica alla catalogazione e allo studio della documentazione inerente agli spettacoli, garantendo così uno sguardo internazionale sulle produzioni teatrali moderne e contemporanee; chi accede a queste informazioni può dunque fruire di dati che si riferiscono a rappresentazioni europee ed extraeuropee. Il numero e la qualità degli studiosi che lavorano presso l’archivio ha consentito di realizzare molti degli obiettivi che Oliver Taplin e Edith Hall si erano prefissi al momento della fondazione dell’APGRD. Tra questi, la creazione di un 'archivio fisico' che, accanto a quello virtuale (accessibile all’indirizzo www.apgrd.ox.ac.uk), consente agli studiosi di accedere ai materiali correlati alle moderne rappresentazioni di drammi antichi: programmi di sala, libretti con la traduzione del dramma, recensioni, disegni, fotografie e materiali audiovisivi. L’archivio virtuale è poi costantemente aggiornato: esso non fornisce solo le informazioni-base relative a uno spettacolo (luogo e data della messa in scena, artisti legati alla produzione, testo o testi classici da cui prende avvio lo spettacolo), ma propone un elenco di documenti, testi, pubblicazioni relativi alla messa in scena, specificando di volta in volta la presenza o meno di questi materiali nell’archivio fisico oxoniense.

Tra gli obiettivi dell’APGRD vi è anche la pubblicazione di testi che rendano noti i risultati delle ricerche su queste tematiche: dal 1996 a oggi l’archivio ha infatti pubblicato alcuni studi monografici sulla ricezione delle tragedie e delle commedie greche e latine in epoca moderna e contemporanea. Di recente pubblicazione è Aristophanes in Performance, la prima monografia che l’Archivio ha dedicato al genere comico greco. Sul fronte tragico, invece, l’attività dell’archivio ha trovato espressione nella pubblicazione di diversi testi, tra cui Greek Tragedy and the British Theatre, 1660-1914, Dionysus Since 69: Greek Tragedy at the Dawn of the Third Millennium, Medea in Performance, 1500-2000 e Agamemnon in Performance 458 BC to AD 2004.

L’Archive of Performances of Greek and Roman Drama di Oxford non esaurisce la sua funzione nella raccolta di dati limitatamente alle rappresentazioni teatrali: esso contiene infatti importanti informazioni anche su adattamenti e riscritture di testi classici antichi per la televisione, il cinema e la radio. La rinascita del teatro antico, infatti, non passa solo dal palcoscenico di teatri indoor e outdoor, ma anche da nuovi mezzi di comunicazione che, come il cinema, consentono un’ampia diffusione dei testi classici antichi, che si misurano così con uno strumento profondamente diverso dal teatro. Anche in questo campo, l’archivio oxoniense mostra il suo punto di forza, avvalendosi del lavoro e della collaborazione di ricercatori che si occupano proprio dell’adattamento dei testi teatrali antichi al piccolo e al grande schermo.

Il lavoro di archivi come l’APGRD e il Network europeo si rivela interessante e utile anche nell’ottica della costruzione di un alfabeto comune che studiosi di diverse discipline possano condividere per comunicare i risultati delle ricerche sulla messa in scena dei testi teatrali antichi in epoca contemporanea: fondamentale, ad esempio, è la differenza di base tra concetti quali translation e adaptation, dai quali non si può prescindere nell’analisi di una rappresentazione.

In questi anni in cui la ricezione moderna dei testi teatrali antichi si è ormai affermata come una disciplina autonoma e in continua evoluzione grazie anche all’apporto di scienze che contribuiscono a darle forma, come la filologia classica e i theatre studies, è auspicabile che il numero degli archivi aumenti, grazie all’inserimento in questa rete di collaborazione di nuove realtà che hanno tutte le potenzialità per diventare efficienti centri di ricerca e di studio. In Italia, ad esempio, l’Archivio della Fondazione INDA di Siracusa contiene una quantità di materiale documentario, fotografico e audiovisivo che, se catalogato e pubblicato, potrebbe costituire senza dubbio una fonte insostituibile di dati sugli spettacoli classici che da ormai quasi un secolo vengono rappresentati nella splendida cornice del Teatro Greco di Siracusa. Il lavoro in questo senso, avviato e poi interrotto, andrebbe dunque ripreso e valorizzato proprio con la trasformazione dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico in un polo di ricerca che, relazionandosi con l’archivio inglese e l’archivio greco, potrebbe fornire risultati interessanti, che contribuiscano a chiarire il senso e la portata del fenomeno della rinascita del teatro classico nel Novecento.