"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

105 | aprile 2013

9788898260508

Il cielo di Schifanoia - in mostra a Venezia (28 febbraio/14 marzo 2013)

Presentazione

a cura di Olivia Sara Carli, Emma Filipponi

English abstract

Il manifesto della mostra

Introduzione e obiettivi dell'esposizione

Dal 28 febbraio al 14 marzo 2013, nello spazio “Gino Valle” dell’Università Iuav di Venezia, il Centro studi classicA, con la collaborazione dei Musei Civici di Arte Antica di Ferrara, dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara e dell’Associazione culturale Engramma, ha ideato, curato e allestito la mostra “Il cielo di Schifanoia”, positivo esito di un percorso di ricerca lungo, articolato, condiviso.

L’esposizione, organizzata sotto la responsabilità scientifica di Monica Centanni (Università Iuav di Venezia) e di Marco Bertozzi (Università degli studi di Ferrara), è stato il primo frutto della ripresa degli studi iconologici sugli affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia a Ferrara che il Centro studi ClassicA ha avviato nel 2012, a cento anni esatti dalla data in cui Aby Warburg, in occasione del X Congresso di Storia dell’Arte a Roma, presentava il suo importante intervento sull'interpretazione delle figure della fascia mediana dei comparti decorativi – un contributo che è considerato l'atto di nascita della moderna scienza iconologica.

Commissionata nella seconda metà del Quattrocento dal Signore di Ferrara Borso d’Este, la decorazione delle pareti del Salone è strutturata in 12 comparti, uno per ogni mese dell’anno. Le pitture – realizzate in parte a fresco (i 7 mesi da marzo a settembre, tutti conservati), in parte a tempera (i 5 mesi da ottobre a febbraio, quasi totalmente perduti) – sono articolate su tre registri per ogni comparto: il registro superiore è riservato ai trionfi delle divinità olimpiche, protettrici di ogni mese; in quello inferiore sono rappresentate immagini di vita di corte, con la figura di Borso ripetuta anche fino a tre volte nello stesso mese; il registro mediano, che spicca per il raffinato sfondo blu intenso, ospita la raffigurazione del segno zodiacale di ogni mese, accompagnato da tre o più figure.

Furono proprio questi misteriosi personaggi a colpire profondamente l'intelligenza di Warburg, che nel 1912 propose di riconoscervi i 'decani' del segno, ovvero le costellazioni che presiedono alle tre decadi di ogni mese. Lo studioso identificò in Pellegrino Prisciani, astrologo, storico, architetto e intellettuale alla corte degli Este, l’ideatore del ciclo iconografico, e ricostruì il possibile iiter di trasmissione del sapere astrologico dalla cultura ellenistica, passando attraverso l’astrologia egizia, persiana e araba e la tradizione medievale, fino all’elaborazione rinascimentale nelle corti italiane del Quattrocento. La lettura – e lo studio – delle considerazioni warburghiane sulle figure della fascia mediana hanno costituito l'innesco propulsore per il rilancio di una nuova serie di analisi, indagini e ricerche, articolate in più fasi e basate sugli studi di Marco Bertozzi, nonché sulle ricostruzioni della fascia mediana dei comparti mancanti realizzate dall’artista ferrarese Maurizio Bonora.

La mostra è stata preceduta da due seminari Iter per Labyrinthum (Venezia, 30 maggio 2012; Venezia, 17 ottobre 2012): nel corso delle due tappe di ricerca, un nutrito gruppo di studiosi veneziani e ferraresi – tra cui Monica Centanni, Alessandra Pedersoli, Manuela Incerti e gli stessi Marco Bertozzi e Maurizio Bonora – ha discusso delle interpretazioni di Warburg, confrontandole con le ricerche – teoriche e pratiche – più recenti e i primi risultati di questa fase di ripresa degli studi sono confluiti nel numero 102 di Engramma.

Dopo i due seminari e la pubblicazione del numero monografico, la mostra è stata concepita come il quarto step della ripresa degli studi, come frutto parziale di una ricerca ancora in fieri, che prende spunto dal pensiero e dalle interpretazioni del grande studioso amburghese, ma che contemporaneamente lo aggiorna, sperimentandone e affinandone il metodo di indagine, per giungere a proporre, attraverso un percorso interpretativo rigorosamente fondato anche su nuove acquisizioni di dati, un'interpretazione complessiva delle figure che abitano il grande ‘cielo di Schifanoia’. L'esposizione ha avuto dunque come tema centrale una proposta ermeneutica precisa, nei presupposti metodologici se non ancora nei risultati, che muove dall'interpretazione di Warburg e dal suo riconoscimento delle figure come 'decani' per dare conto poi delle fonti letterarie e iconografiche da cui dipende la complessa decorazione.

La scelta di offrire un’interpretazione delle fonti astrologiche che fosse parallelamente ‘testuale’ e ‘visiva’ ci ha permesso di costruire un circuito analitico puntuale per ogni figura della fascia mediana, rintracciandone le analogie con le raffigurazioni e le descrizioni antiche dei decani del mese e dei relativi paranatellonta, le costellazioni extrazodiacali associate – nel calendario egizio – ai singoli giorni dell’anno.

L'obiettivo della mostra era quindi sostanzialmente duplice: da un lato, è stato fondamentale introdurre un quadro d’insieme delle interpretazioni di Warburg e degli studi più recenti, individuali e collettivi, teorici e pratici, fornendo contemporaneamente lo strumento iconografico delle immagini dei manoscritti accanto a quello testuale delle descrizioni fornite dai testi astrologici di Abū Ma’shar, di Picatrix, di Zotoros Fendulus, di Pietro d’Abano e di Ludovicus de Angulo; dall’altro, attraverso le ricostruzioni originali di Maurizio Bonora – le opere che costituivano il punto focale dell’esposizione – abbiamo potuto proporre una visione d’insieme di com’era, o di come doveva essere, il ciclo della fascia mediana degli affreschi prima della violenta rimozione ottocentesca dello scialbo con il quale i comparti erano stati coperti, e della definitiva sparizione dei mesi da ottobre a febbraio.

Materiali e allestimento

Sia nei contenuti che nell’allestimento la mostra è stata articolata attorno alle opere d'arte e ai materiali preparatori di studio prodotti da Maurizio Bonora in occasione del lavoro di ‘ricostruzione’ delle fasce astrologiche dei comparti mancanti. Per rendere meglio apprezzabile lo sforzo e la complessità della ricerca iconografica e testuale compiuto dell’artista per il completamento delle poche tracce di pittura superstiti, si è pensato di corredare i materiali originali con un apparato esplicativo, necessario alla contestualizzazione storico-critica del Salone dei Mesi. Con l’occasione si è voluto dare una forma e una rappresentazione visiva all’ampio e articolato studio delle fonti astrologiche che Marco Bertozzi ha sviluppato a partire dall’interpretazione warburghiana. In tal modo si è potuto creare un percorso circolare che, seguendo da un lato la sequenza evolutiva degli studi, dall'altro il processo delle ricreazioni dell'artista, conduceva all'interpretazione dei 7 mesi esistenti attraverso l’individuazione delle fonti antiche e poi, all'inverso, dallo studio delle fonti introduceva alle opere di Bonora come a una delle possibili soluzioni ricostruttive delle 5 fasce astrologiche mancanti.

L’esposizione è stata divisa in tre nuclei tematici, i cui materiali sono qui di seguito descritti e riprodotti. Il percorso inizia con alcuni pannelli dedicati alla storia di Palazzo Schifanoia e alle politiche architettoniche e artistiche della corte ferrarese tra XIV e XV secolo. Si è scelto di descrivere sommariamente la vicenda architettonica del Palazzo, dalla sua prima edificazione – commissionata da Alberto V d’Este nel 1385 in un’area scarsamente edificata della città – attraverso le principali fasi costruttive, per meglio comprendere le modalità d’uso della residenza che, insieme alle altre ‘delizie’ estensi (edifici costruiti appena fuori dalla città e immersi nel verde), era luogo di svago per la corte e per gli ospiti dei Signori di Ferrara. Nella prima sezione si trovano anche alcuni sintetici riferimenti alle vicende legate alla riscoperta degli affreschi e alla conseguente nascita di un filone critico ad essi dedicato. Una tavola cronologica individua e mette a confronto i diversi momenti d’intervento e restauro delle superfici del Salone con le campagne di documentazione e le principali opere critiche interpretative, di cui si riportano i principali risultati storiografici.

Si entra poi nella seconda sezione, interamente dedicata alla lettura astrologica dei 7 comparti esistenti, dove si è cercato di trascrivere il lavoro di Marco Bertozzi in forma ‘grafica’. Una tavola introduttiva da conto delle vicende di trasmigrazione della conoscenza astrologica attraverso i testi antichi di Abū Ma’shar, Picatrix, Zotoros Fendulus, Pietro d’Abano e Ludovicus de Angulo, individuati quali fonti delle raffigurazioni ferraresi da Bertozzi sulla scorta di Warburg. Nei singoli pannelli dei mesi abbiamo scomposto le fasce mediane di ciascuno dei 7 comparti, attraverso l’isolamento delle figure zodiacali e dei decani, per poi istituire confronti iconografici con le illustrazioni dei manoscritti dei testi astrologici di riferimento. Va precisato che, non essendo ancora stata individuata l’esatta composizione della biblioteca di Pellegrino Prisciani e non potendo quindi consultare gli esemplari dei testi in possesso o in uso all’erudito di corte, si sono dovuti utilizzare materiali iconografici provenienti da manoscritti di origine diversa. Dato, però, che lo scopo era quello di individuare, per quanto possibile, una forma comune che rispondesse alle dettagliate descrizioni presenti nei diversi manoscritti, l’utilizzo di fonti eterogenee permette comunque una buona comprensione delle differenze tra il modelli delle illustrazioni testuali e le singole figure dei 'decani' ferraresi. Nel corso di questo esercizio, il quale per quanto approssimativo si è tuttavia rivelato efficace, dato che avevamo osservato che sovente le figure del 'cielo di Schifanoia' si discostano dalle raffigurazioni convenzionali e più diffuse, si è reso necessario introdurre nel repertorio delle comparazioni anche alcune figure di alcuni paranatellonta che sembrano aver ibridato l’iconografia tradizionale dei 'decani'. Ciascun pannello è accompagnato da una corposa didascalia che reca la trascrizione dei brani dei manoscritti astrologici cui i 'decani' fanno riferimento, così da poter comparare le rappresentazioni con le fonti testuali e aggiungere un ulteriore livello di approfondimento per il visitatore della mostra.

La terza e ultima sezione presenta infine le ricreazioni artistiche opera di Maurizio Bonora con il corredo dei relativi materiali preparatori. La descrizione dell’iter artistico e di studio è descritta, attraverso le dirette parole dell’artista, nel primo pannello della sezione, dove abbiamo altresì sintetizzato le molteplici fasi della ricostruzione delle fasce di affresco mancanti fino alla loro finale riproposizione su tavole dipinte ad acrilico. L’esposizione di dettaglio del segno del Capricorno, in corrispondenza del mese di dicembre, consente di legare la lettura operata nei pannelli dedicati ai mesi esistenti con il metodo ricostruttivo utilizzato da Bonora. L’artista, con la collaborazione di Marco Bertozzi, ha infatti studiato attentamente l’iconografia tradizionale dei decani dei mesi invernali (ottobre-febbraio) per poterne poi restituire una interpretazione avvalendosi e completando le tracce di tempera ancora visibili sulle pareti del Salone.

I materiali messi a disposizione dall’artista, hanno permesso di ricostruire un’ampia panoramica sulle diverse tecniche di indagine grafica utilizzate per la preparazione delle tempere finali: matita su carta, matite colorate e olio su carta, acquaforte. In mostra sono stati presentati i decani centrali di ogni mese – associati al segno zodiacale e riprodotti in scala reale – affiancati a una delle tavolette di studio della fascia astrologica corrispondente, vista nella sua totalità e realizzata a scala minore. Di particolare pregio è la piccola sezione dedicata alle acqueforti di cui, grazie alla gentile disponibilità dell’autore, si sono potute esporre, oltre alle stampe monocromatiche (nero e sanguigna), anche le matrici in zinco.

L'ultima sezione si conclude con la proiezione di un video – ideato e realizzato da Paolo Battistel – che sintetizza i temi principali della mostra e ricostruisce l'intera fascia astrologica del Salone, inserendo le immagini delle porzioni ricreate da Maurizio Bonora all’interno dei comparti i cui affreschi risultano perduti. Nella proiezione le figure dei decani ricostruiti emergono gradualmente, apparendo progressivamente sullo sfondo dell’intonaco su cui sono presenti solo deboli tracce degli originali, grazie al montaggio dinamico delle diverse fasi di rilievo, che restituisce il senso degli studi preparatori prodromici alle ricreazioni dell’artista. La fascia mediana può così essere colta nella sua interezza e il ‘cielo di Schifanoia’ rivive attraverso questa, tecnicamente e scientificamente elaborata, ipotesi di completamento.

I. Inquadramento storico-artistico del Palazzo e del ciclo del Salone dei Mesi

II. I 7 mesi esistenti: lettura critico-comparativa attraverso le fonti letterarie e iconografiche
III. I 5 mesi perduti: le opere di ricreazione artistica e i materiali di studio di Maurizio Bonora

Paolo Battistel, "Il cielo di Schifanoia"  (Italia, 2013) 6' 25"

English abstract

The exhibition, dedicated to the middle register of Schifanoia's frescoes, took place in Iuav till 14th march 2013. Edited by Marco Bertozzi (University of Ferrara) and Monica Centanni (University Iuav of Venice), and designed by Olivia Sara Carli and Emma Filipponi, it proposes a comprehensive vision of the astrological register of the Hall of Months of Schifanoia Palace. The show moves from an introductory section, dedicated to the historical and artistic context, throughout the seven conserved months, and ends with the pictorial reconstruction of the destroyed ones, made by Maurizio Bonora.

keywords | Palazzo Schifanoia; Salone dei Mesi; Warburg; Astrology; Zodiac; Exhibition.

Per citare questo articolo / To cite this article: O. S. Carli, E. Filipponi, Il cielo di Schifanoia in mostra a Venezia (28 febbraio-14 marzo 2013). Presentazione, “La Rivista di Engramma” n. 105, aprile 2013, pp. 8-22 | PDF 

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2013.105.0009