"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

107 | giugno 2013

9788898260522

Le fonti testuali per la ricostruzione del Laocoonte di Sofocle

Frammenti dal Laocoonte di Sofocle

Soph., Fr. 370 Radt (Harpocr. VIII, 8 Dind, ad voc.)

λάμπει δ᾽ἀγυιεὺς βωμὸς ἀτμίζων πυρὶ
σμύρνης σταλαγμούς, βαρβάρους εὐοσμίας.

Risplende l’altare protettore delle strade che con il fuoco fumiga
gocce di mirra, barbare fragranze.

Soph., Fr. 374 Radt (Stob., Flor. ΧΧΙΧ, 38) + Fr 375 Radt (Stob., Flor. ΧΧΙΧ, 37)

πόνου μεταλλαχθέντος οἱ πόνοι γλυκεῖς
μόχθου γὰρ οὐδεὶς τοῦ παρελθόντος λόγος.

Quando il malanno è passato le sofferenze (sono) dolci.
Infatti, passato il malanno, non se ne fa parola alcuna.

Soph., Fr. 372 Radt (Serv., in Verg. Aen. II, 204)

horum sane draconum [sc. qui Laocoontem petierunt] nomina Sophocles in Laocoonte dicit.

Certamente Sofocle nel Laocoonte menziona i nomi di questi serpenti [si intende quelli che assalirono Laocoonte].

Soph., Fr. 371 Radt (Σ Ve. ad Ar., Ran. 665)

Πόσειδον, ὃς Αἰγαίου νέμεις
πρῶνας ἢ γλαυκᾶς μέδεις
εὐανέμου λίμνας ἐφ᾽ ὑψη-
λαῖς σπιλάδεσσι †στομάτων†.

Posidone, che regni sui promontori dell’Egeo
e domini sulle acque azzurre
del ben ventilato mare sulle alte
rocce †degli stretti†.

Soph., Fr. 373 Radt (= Dion. Hal., Ant. Rom. I, 48, 2)

Σοφοκλῆς μὲν ὁ τραγῳδοποιὸς ἐν Λαοκόωντι δράματι μελλούσης ἁλίσκεσθαι τῆς πόλεως πεποίηκε τὸν Αἰνείαν ἀνασκευαζόμενον εἰς τὴν Ἴδην, κελευσθέντα ὑπὸ τοῦ πατρὸς Ἀγχίσου κατὰ τὴν μνήμην ὧν Ἀφροδίτη ἐπέσκηψε καὶ ἀπὸ τῶν νεωστὶ γενομένων περὶ τοὺς Λαοκοωντίδας σημείων τὸν μέλλοντα ὄλεθρον τῆς πόλεως συντεκμηραμένου.
Ἔχει δὲ αὐτῷ τὰ ἰαμβεῖα ἐν ἀγγέλου προσώπῳ λεγόμενα ὧδε·

νῦν δ᾽ἐν πύλαισιν Αἰνεας ὁ τῆς θεοῦ
πάρεστ᾽, ἐπ᾽ὤμων πατέρ᾽ ἔχων κεραυνίου
νώτου καταστάζοντα βύσσινον φάρος,
κύκλῳ δὲ πᾶσαν οἰκετῶν παμπληθίαν·
συνοπάζεται δὲ πλῆθός οἱ πόσον δοκεῖς,
οἳ τῆσδ᾽ ἐρῶσι τῆς ἀποικίας Φρυγῶν.

Il tragediografo Sofocle nel dramma Laocoonte, mentre la città stava per essere presa, ha rappresentato Enea che si rifugia sull’Ida, consigliato dal padre Anchise che, ricordando quanto Afrodite aveva raccomandato e i presagi accaduti da poco alla stirpe di Laocoonte, preconizzava l’imminente rovina della città.
Il messaggero recita questi versi giambici:


“Ora è alle porte Enea, il figlio della dea,
e porta sulle spalle il padre colpito dal fulmine,
con la ferita che gocciola sul mantello di bisso,
in cerchio sta tutta la schiera dei servi;
una moltitudine li accompagna, tanti ne puoi immaginare,
quanti dei Frigi desiderano abbandonare la città”.

Altre fonti mitografiche e letterarie

Arct. Iliou Persis, EGF, p. 49 (= Proclo, Chrest. 92, 246)

τραπέντες δὲ εἰς εὐφροσύνην εὐωχοῦνται ὡς ἀπηλλαγμένοι τοῦ πολέμου. ἐν αὐτῷ δὲ τούτῳ δύο δράκοντες ἐπιφανέντες τόν τε Λαοκόωντα καὶ τόν ἕτερον τῶν παίδων διαφθείρουσιν.
ἐπι δὲ τῷ τέρατι δυσφορήσαντες οἱ περὶ τὸν Αἰνείαν ὑπεξῆλθον εἰς τὴν Ἴδην.

Dandosi alla gioia, (i Troiani) festeggiano come se la guerra fosse finita; nel frattempo essendo apparsi due serpenti uccidono Laocoonte e uno dei figli. Dinanzi al prodigio, Enea e i suoi, spaventati, si ritirarono sull’Ida.

Bacchil., apud Serv., in Verg. Aen. II 201

Sane Bacchylides de Laocoonte et uxore eius vel de serpentibus a Calydnis insulis venientibus atque in homines conversis dicit.

Tratta Bacchilide di Laocoonte e di sua moglie e inoltre dei serpenti che vengono dall’isola Calidna e che furono mutati in uomini. 

Euph., apud Serv., in Verg. Aen. II 201

Laocoon ut Euphorion dicit post adventum Graecorum sacerdos Neptuni lapidibus occisus est, quia non sacrificiis eorum vetavit adventum. Postea abscedentibus Graecis, cum vellent sacrificare Neptuno, Laocoon Thymbraei Apollinis sacerdos sorte ductus est, ut solet fieri cum deest sacerdos certus. Hic piaculum commiserat ante simulacrum numinis cum Antiopa sua uxore coeundo, et ob hoc inmissis draconibus cum suis filiis interemptus est. Historia quidem hoc habet: sed poeta interpretatur ad Troianorum excusationem, qui hoc ignorantes decepti sunt. Alii dicunt quod post contemptum semel a Laomedonte Neptunum certus eius sacerdos apud Troiam non fuit: unde putatur Neptunus etiam inimicus fuisse Troianis, et quod illi meruerint, in sacerdote monstrare, quod ipse alibi ostendit dicens “cuperem cum vetere ab imo structa meis manibus periurae moenia Troiae”. Quod autem ad arcem ierunt serpentes, id est ad templum Minervae, aut [quod] et ipsa inimica Troianis fuit, aut signum fuit periturae civitatis.

Come dice Euforione, Laocoonte, sacerdote di Nettuno, dopo l’arrivo dei Greci fu lapidato perché non impedì il loro arrivo con sacrifici. In seguito, essendo partiti i Greci, volendo sacrificare a Nettuno Laocoonte, sacerdote di Apollo Timbreo, fu scelto a sorte, com’è uso fare quando manca il sacerdote ufficiale. Questi aveva commesso un sacrilegio, unendosi con sua moglie Antiopa dinanzi alla statua del dio, e per questo, mandati i serpenti marini, fu ucciso con i suoi figli. La storia include questo dettaglio: ma il poeta la interpreta per giustificare i Troiani che furono tratti in inganno perché ignoravano questo dettaglio [il sacrilegio di Laocoonte]. Altri dicono che dopo aver subito una volta l’offesa da Laomedonte [antico re di Troia] non ci fu mai a Troia un sacerdote ufficiale di Nettuno: perciò si presume che Nettuno fosse avverso ai Troiani e che abbia manifestato nel (l’uccisione del) sacerdote (scil.: Laocoonte) ciò che si erano meritati, come dimostra il dio stesso dicendo “cuperem cum vetere ab imo structa meis manibus periurae moenia Troiae” (Aen. V, 810-811). Il fatto poi che i serpenti si diressero verso la rocca, ovvero presso il tempio di Minerva, o in quanto anche la dea era avversa ai Troiani, o in quanto era un segno dell’imminente rovina della città.

Σ ad Lycophr. Alex., 344

Πόρκις καὶ Χαρίβοια ὀνόματα δρακόντων, οἳ πλεύσαντες ἐκ τῶν Καλυδνῶν νήσων ἦλθον εἰς Τροίαν καὶ διέφθειραν τοὺς παῖδας Λαοκόωντος ἐν τῷ τοῦ Θυμβραίου Ἀπόλλωνος νεῷ.

Porkis e Chariboia sono i nomi dei serpenti, che andando per mare dalle isole Calidne giunsero a Troia e uccisero i figli di Laocoonte nel tempio di Apollo Timbreo.

ps. Apoll. Epit. V, 16-19

Ἡμέρας δὲ γενομένης ἔρημον οἱ Τρῶες τὸ τῶν Ἑλλήνων στρατόπεδον θεασάμενοι καὶ νομίσαντες αὐτοὺς πεφευγέναι, περιχαρέντες εἷλκον τὸν ἵππον καὶ παρὰ τοῖς Πριάμου βασιλείοις στήσαντες ἐβουλεύοντο τί χρὴ ποιεῖν. Κασάνδρας δὲ λεγούσης ἔνοπλον ἐν αὐτῷ δύναμιν εἶναι, καὶ προσέτι Λαοκόωντος τοῦ μάντεως, τοῖς μὲν ἐδόκει κατακαίειν, τοῖς δὲ κατὰ βαράθρων ἀφιέναι˙ δόξαν δὲ τοῖς πολλοῖς ἵνα αὐτὸν ἐάσωσι θεῖον ἀνάθημα, τραπέντες ἐπὶ θυσίαν εὐωχοῦντο. Ἀπόλλων δὲ αὐτοῖς σημεῖον ἐπιπέμπει˙ δύο γὰρ δράκοντες διανηξάμενοι διὰ τὴς θαλάσσης ἐκ τῶν πλησίον νήσων τοὺς Λαοκόωντος υἱοὺς κατεσθίουσιν.

Fatto giorno, avendo i Troiani visto che era deserto il campo dei Greci, credendo che se ne fossero andati, pieni di gioia trascinavano il cavallo in città e lo collocavano presso la reggia di Priamo, consigliandosi sul da farsi. Cassandra diceva che era pieno di guerrieri in armi, e oltre a lei anche l’indovino Laocoonte; allora alcuni volevano bruciarlo, altri gettarlo giù da un dirupo; ma molti credevano che fosse un’offerta votiva divina, e si misero a fare un sacrificio. Fu allora che Apollo mandò loro un segno: due serpenti venuti fuori dal mare dalle isole vicine divorano i figli di Laocoonte. 

Hyg. Fab. CXXXV

Laocoon Acoetis filius Anchisae frater Apollinis sacerdos contra voluntatem Apollinis cum uxorem duxisset atque liberos procreasset, sorte ductus ut sacrum faceret Neptuno ad litus. Apollo occasione data a Tenedo per fluctus maris dracones misit duos qui filios eius Antiphantem et Thymbraeum necarent, quibus Laocoon cum auxilium ferre vellet ipsum quoque nexum necaverunt. Quod Phryges idcirco factum putarunt quod Laocoon hastam in equum Troianum miserit. 

Laocoonte, figlio di Acete e fratello di Anchise, sacerdote di Apollo, essendosi unito alla moglie e avendo generato figli contro la volontà di Apollo, fu scelto in sorte per sacrificare a Nettuno sulla spiaggia. Apollo, colta l’occasione, mandò due serpenti da Tenedo attraverso i flutti del mare, che uccidessero i suoi figli Antifante e Timbreo; e Laocoonte andando in loro soccorso, fu avvinghiato insieme a quelli e fu ucciso. I Troiani ritennero che causa di questo fosse il fatto che Laocoonte aveva scagliato l’asta contro il cavallo troiano.

Verg. Aen. II, 212-227

[…] illi agmine certo
Laocoonta petunt; et primum parva duorum
corpora natorum serpens amplexus uterque
implicat et miseros morsu depascitur artus;
post ipsum auxilio subeuntem ac tela ferentem
corripiunt spirisque ligant ingentibus; et iam
bis medium amplexi, bis collo squamea circum
terga dati superant capite et cervicibus altis.
Ille simul manibus tendit divellere nodos
perfusus sanie uittas atroque veneno,
clamores simul horrendos ad sidera tollit:
qualis mugitus, fugit cum saucius aram
taurus et incertam excussit cervice securim.
At gemini lapsu delubra ad summa dracones
effugiunt saevaeque petunt Tritonidis arcem
sub pedibus deae clipeique sub orbe teguntur.

[…] Quelli sicuri si indirizzano all’attacco,
puntando su Laocoonte; dapprima i piccoli corpi
dei due figli entrambi i serpenti avvinghiando,
stritolano e attaccano a morsi le misere membra;
poi lui stesso che accorre in aiuto con in mano l’asta
afferrano nelle spire immense; e già
due volte si avvolgono intorno alla sua vita, due volte circondatogli il collo
con il dorso di scaglie, gli incombono sul capo rizzando sopra di lui alte le teste.
Subito lui tenta con le mani di sciogliere le spire,
e le bende sono tutte macchiate di bava e di nero veleno
e intanto alza alle stelle terribili grida: come muggiti,
quando un toro ferito sfugge l'altare e scuote dal capo la scure incerta.
Allora i due serpenti si ritirano strisciando, verso i templi in alto
nella rocca della fiera Tritonide,
e ai piedi della dea, sotto lo scudo, si acquattano.

Verg. Aen. II, 289-297

'Heu fuge, nate dea, teque his – ait – eripe flammis.
Hostis habet muros, ruit alto a culmine Troia.
sat patriae Priamoque datum: si Pergama dextra
defendi possent, etiam hac defensa fuissent.
Sacra suosque tibi commendat Troia penatis;
hos cape fatorum comites, his moenia quaere
magna pererrato statues quae denique ponto.'
Sic ait et manibus vittas Vestamque potentem
aeternumque adytis effert penetralibus ignem.

Traduzione italiana

Serv. ad Aen. II, 199

Et notandum, quia ut supra diximus agi, ne videatur vel Troia cessisse viribus, vel Aeneas voluntate fugisse.
Serv. ad Aen. II, 199.

Traduzione italiana

Petr. Satyricon 89, vv. 18-52

[…] Namque Neptuno sacer
crinem solutus omne Laocoon replet
clamore vulgus. Mox reducta cuspide
uterum notavit, fata sed tardant manus,
ictusque resilit et dolis addit fidem.
Iterum tamen confirmat invalidam manum
altaque bipenni latera pertemptat. Fremit
captiva pubes intus, et dum murmurat,
roborea moles spirat alieno metu.
Ibat iuventus capta, dum Troiam capit,
bellumque totum fraude ducebat nova.
Ecce alia monstra […]
Respicimus: angues orbibus geminis ferunt
ad saxa fluctus, tumida quorum pectora
rates ut altae lateribus spumas agunt.
[…]
Stupuere mentes. Infulis stabant sacri
Phrygioque cultu gemina nati pignora
Lauconte. Quos repente tergoribus ligant
angues corusci. Parvulas illi manus
ad ora referunt, neuter auxilio sibi,
uterque fratri; transtulit pietas vices
morsque ipsa miseros mutuo perdit metu.
Accumulat ecce liberum funus parens,
infirmus auxiliator. Invadunt virum
iam morte pasti membraque ad terram trahunt.
Iacet sacerdos inter aras victima
terramque plangit.
[…]

[...] Il sacerdote di Nettuno
Laocoonte, coi capelli scarmigliati, urla
in tra la folla. Poi, con lancia in resta,
il ventre saggia, ma il fato rallenta la mano,
il colpo rimbalza e l’inganno vieppiù accredita.
Riprova e con l’ascia nella debole mano
i fianchi offende.
Chiusi dentro fremono i guerrieri e fremono
pur le assi di legno dell’altrui affanno.
Presi là dentro i giovin guerrieri a prendere Troia
vanno, a chiuder la lunga guerra con l’ultimo inganno.
Ma ecco altri prodigi!
Vediamo due serpi che si torcono
contro gli scogli, disnodandosi,
tra i flutti ergendo entrambi il petto
alzando alte, al flianchi, onde di schiuma.
[…]
Stupefatti restiamo. Tra i sacri paramenti
in abiti frigi stavano i gemelli
di Laocoonte. Ed ecco! le serpi corrusche
li avvinghiano, e quelli porgono
le piccole mani alle fauci, null’altro ausilio
se non l’uno nell’altro avendo: tremano l’un per l’altro
e l’un per l’altro, con mutuo terrore, alla morte cedono.
Ed ecco il padre aggiungersi alla morte dei figli,
inefficace aiuto. Sull’uomo si avventano,
pur sazi di morte, e lo abbattono a terra.
Non la vittima ma il sacerdote giace tra le are
e preme la terra.

Quint. Smyrn., Posthomerica XII, 444-457; 472-480

Λαοκόων δ᾽ἔτ᾽ ἔμιμνεν ἐποτρύνων ἑτάροισιν
ἵππον ἀμαλδῦναι μαλερῷ πυρί˙ τοὶ δέ οἱ οὔτι
πείθοντ᾽, ἀθανάτων γὰρ ὑποτρομέεσκον ὁμοκλήν.
τῷ δ᾽ ἔπι κύντερον ἄλλο θεὰ μεγάθυμος Ἀθήνη
δυστήνοις τεκέεσσιν ἐμήδετο Λαοκόωντος.
δὴ γάρ που πέλεν ἄντρον ὑπὸ στυφελώδεϊ πέτρῃ
ἠερόεν, θνητοῖσιν ἀνέμβατον, ᾧ ἔνι θῆρες
σμερδαλέοι ναίεσκον ἔτ᾽ οὐλομένοιο γενέθλης
Τυφῶνος νήσοιο κατὰ πτύχας, ἥν τε Καλύδνην 
λαοὶ ἐπικλείουσιν ἔσω ἁλὸς ἀντία Τροίης.
ἔνθεν ἀναστήσασα βίην καλέεσκε δρακόντων
ἐς Τροίην˙ οἱ δ᾽ αἶψα θεῆς ὕπο κινηθέντες
νῆσον ὅλην ἐτίναξαν˙ ἐπεσμαράγησε δὲ πόντος
νισσομένων, καὶ κῦμα διΐστατο˙ […]
[…] ἔλειπτο δὲ μοῦνος ἄπωθεν
Λαοκόων ἅμα παισί˙ πέδησε γὰρ οὐλομένη Κὴρ
καὶ θεός. οἱ δὲ οἱ υἷας ὑποτρομέοντας ὄλεθρον
ἀμφοτέρους ὀλοῇσιν ἀνηρείψαντο γένυσσι
πατρὶ φίλῳ ὀρέγοντας ἑὰς χέρας˙ οὐδ᾽ ὅ γ᾽ἀμύνειν
ἔσθενεν˙ ἀμφὶ δὲ Τρῶες ἀπόπροθεν εἰσορόωντες
κλαῖον ὑπὸ κραδίῃσι τεθηπότες˙ οἱ δ᾽ ἄρ᾽ Ἀθήνης
προφρονέως τελέσαντες ἀπεχθέα Τρωσὶν ἐφετμὴν
ἄμφω ἀϊστώθησαν ὑπὸ χθόνα […].

Ma Laocoonte ancora insiste nell’esortare i compagni
a distruggere col fuoco violento il cavallo; ma quelli non
gli obbediscono perché temono la ritorsione degli dei immortali.
Un altro più grave male, intanto, la dea, la magnanima Atena,
medita contro i poveri figli di Laocoonte.
C’era un antro lì vicino sotto un’aspra roccia,
oscuro, non frequentato da uomini, nel quale fiere
orrende ancora abitano della stirpe rovinosa
di Tifone, tra i recessi dell’isola che Calidna
le genti chiamano nel mare davanti a Troia.
Di qui [la dea] si alza e eccita a gran voce la violenza dei serpenti
contro Troia; e quelli subito, mossi dalla dea,
fanno tremare l’isola intera: risuona il mare,
mentre essi si affrettano e i flutti si aprono.
[…]
Rimane solo in disparte
Laocoonte insieme ai suoi figli; la Chera funesta
e la dea lo tengono bloccato. Ed ecco che quelli
si avvinghiano con le funeste fauci ai due figli,
che tendono le braccia verso il loro padre; ma questo non sa come aiutarli,
non può. I Troiani assistono da lontano
e piangono atterriti nel cuore. E i serpenti,
compiuto l’odioso ordine di Atena contro i Troiani,
entrambi spariscono sotto terra.