"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

98 | maggio/giugno 2012

9788898260430

Aldo Rossi, Scenografia e costumi per l’Elettra, Taormina, 1992*

a cura di Alberto Ferlenga

English abstract

Disegno di studio per la scenografia

La scena di Elettra è semplicemente il cortile del grande palazzo dove si consuma il sacrificio di Agamennone e quindi altri omicidi, dove gli Atridi sono vittime e carnefici. Sulla facciata di ferro del palazzo sono fissati il volto di Agamennone, il magnanimo (come dice il nome), e la testa di Elettra, la vendicatrice. Elettra discendente da Atreo cresce come una serva perché testimone del delitto, ma il suo pallore appare come luce livida sul palazzo con macchie rosse rivelatrici di malattie segrete o di un male generico trasmesso ai titani e che Perseo non ha distrutto.

L’architettura micenea era opera di profondità, oscure entrate, luce zenitale, pozzi d’acqua, ombre: come i nuraghi o le discese sacre nell’acqua della Sardegna, l’isola puniva gelosa della propria storia. Così questa costruzione degli Atridi giunge a noi con la stessa gelosia; scarsa, obliqua storia. E io la vedevo nel nostro mondo come noi vediamo le città dove viviamo; immense distruzioni, edifici sfasciati, miseria, confusione delle lingue. La maledizione degli Atridi continua nella Los Angeles di Blade runner, nella Manhattan di Escape from New York o nella Roma di Pasolini così come era continuata nella Londra di Shakespeare ma anche nei Docklands. Vedevo gli zingari rumeni accampati a centinaia attorno alla porta di Brandeburgo e l’architettura un tempo gloriosa dei re prussiani ridotta a sfondo bruciato di colonne annerite dalle guerre come dal fuoco dei profughi.

E le grandi fabbriche abbandonate, cadenti, con crepe trasversali nella muratura e ferro, ruggine, macchine, vagoni, strumenti di cui abbiamo perso il senso o l’uso. Tutto questo è ciò che vedevo nel palazzo degli Atridi: l’impossibile sfida ad Apollo si era trasformata in una provocazione stupida, e le frecce del dio cadevano sul progresso.

E colpivano anche il vendicatore vittima, il misterioso Oreste condannato all’azione dal destino e dalla folle sorella. Esce dalla casa del vecchio padre adottivo con l’amico Pilade, amico ridotto a testimone ma simbolo dell’amicizia e del silenzio innocente del testimone. In questa tragedia tutti sono coinvolti e sfuggono coloro che desiderano; a partire dal rapporto tra Oreste e Clitemnestra. E ognuno è testimone suo malgrado sperando che non accada ciò che segretamente desidera. Come dice una vecchia canzone americana: “Please don’t love me, because I love you”. Ma Agamennone, il magnanimo, e la figlia Elettra, la vendicatrice avevano in sé stessi il proprio testimone, indifferenti all’amore incestuoso che la maledetta Clitemnestra sfrutta invano con il figlio lasciandolo nella pazzia.

 

Disegni di studio per la scenografia

Ma la scena, l’architettura dove nasce? In realtà, nonostante l’orgoglio costruttivo o ingegneresco dell’architettura esse si confondono persino nella triade vitruviana. Tutto quanto ho scritto è architettura, sia la scena fissa di una qualsiasi casa o la corte del palazzo degli Atridi.

Il padre, la figlia, il ferro dei coltelli e delle spade, le porte famose di favolosi tesori, le finestre dei servi e degli eroi, le decorazioni lucenti con smalti di donne bellissime e di agili efebi. E tutto questo attraversato da una crepa, cedimento della costruzione o affiorare in superficie del sangue di questo palazzo/manicomio o clinica. Clinica da cui usciranno i cadaveri.

Nell’antica Grecia vi era una macchina per questo; oggi nell’ignoranza di questa macchina ho pensato che essi usciranno su binari, sopra lettini con bende insanguinate tanto fu cruenta la morte. Ma in modo altrettanto cruento finì il re di Micene.

Oreste si avvierà alla persecuzione delle Erinni poco difeso dall’arco di Apollo. Così finisce la tragedia e credo che sia difficile rappresentarla anche per questo sdegno e questa miseria degli eroi. Ma essa si esalta e attraversa noi stessi ed esalta questo mestiere: teatro o scenografia, scenografia o architettura quali altri mezzi per rappresentare sempre uguale la storia? Un re tradito, un vile che lo uccide, una moglie terribile, un figlio incestuoso e le storie passate. Ed Elettra che divide e giudica e uccide.

Per questo Elettra, la figlia del magnanimo, è ferma sulla scena, con luce livida sul volto con macchie rosse come un morbo genetico, oscuro, irresolubile se non nell’altro rosso, del sangue, che essa vuole e che sarà versato dal fratello innocente. Ma lui, Agamennone, il principe magnanimo, fratello del re di Sparta, compare sulla pietra metallo, sulla fabbrica o palazzo abbandonato come l’eroe. Forse l’ultimo in un mondo che odia gli eroi.

Questi sono gli elementi per la costruzione del palazzo degli Atridi che alla fine non sarà altro che un muro di paura, un manicomio, l’ultima clinica. Ma anche sorgerà una bellezza sconosciuta nella notte di Taormina, nella terra di Sicilia, del mare greco che come un sogno tra virtù e peccato hanno costruito questi disegni.

Veduta dell’allestimento scenografico dell’Elettra nel teatro di Taormina

I costumi sono per ora definiti rispetto ai personaggi. Io penso che prima di fare alcuni disegni sia necessario entrare nei personaggi e poi vederne la realizzazione con il sarto. D’altra parte anche la scenografia è come sedimentata nel pensiero e nella fantasia prima di diventare progetto.

Con Giorgio Pressburger abbiamo stabilito alcuni caratteri che non saranno modificati. Elettra avrà un costume giallo ocra, da mendicante, da serva: ma qualcosa la distinguerà. Clitemnestra è vestita di nero, ma il suo nero è carico di ori e perle come il bastone che porta; essa è come il monumento dei suoi delitti. Le due dome che seguono Clitemnestra sono vestite una di giallo e una di viola, ma hanno il viso imbiancato e dipinto. Esse sono come figure delittuose. Oreste è vestito di bianco come un giovinetto, ma lo stesso bianco sarà insanguinato con l’assassinio della madre e di Egisto. I servi che porteranno gli animali al sacrificio saranno vestiti di rosso. E tutte le comparse con vestiti di lino a colori diversi, e pelli di capra e mantelli. Mentre gli atleti che si esercitano nel grande Foro come nella tradizione di Micene avranno un perizoma. Le guardie avranno elmi e corazze di cuoio. Alla fine Elettra e Oreste saranno vestiti con vesti principesche: Elettra con oro e fiori, Oreste con oro e porpora.

Elektra
Tragedia in un atto da Elettra di Sofocle
Libretto di Hugo von Hofmannstahl
Musica di Richard Strauss
Teatro antico di Taormina, 11 settembre 1992

Direttore Giuseppe Sinopoli
Maestro del Coro Eugenio Arena
Regia Giorgio Pressburger
Scene e Costumi Aldo Rossi

con
Gabriele Schnaut (Elektra)
Sabine Hass (Chrysothemis)
Reinhild Runkel (Klytamnestra)
Hans Sotin (Orest)
Horst Hiestermann (Aegisth)

* © Eredi Aldo Rossi | Courtesy Fondazione Aldo Rossi su testi e immagini. Riproduzione riservata per il testo.
Contributo già pubblicato in Aldo Rossi. Architetture 1988-1992, a cura di Alberto Ferlenga, Milano, Electa 1993.

English abstract

We publish here an excerpt from Alberto Ferlenga’s 1993 monograph on Aldo Rossi, Aldo Rossi. Architetture 1988-1992, concerning the scene and costume designs for the 1992 staging in Taormina of Hugo von Hofmannsthal’s Elektra. The architect details the appearance of the scene design and the materials to be used for the costumes.

keywords | Aldo Rossi; Hugo von Hofmansthal’s Elektra; Theatre; scene design; costume design.

Per citare questo articolo / To cite this article: A. Rossi (a cura di A. Ferlenga), Scenografia e costumi per l’Elettra, Taormina, 1992, “La Rivista di Engramma” n. 98, maggio-giugno 2012, pp. 35-38. | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2012.98.0005