"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

127 | maggio/giugno 2015

9788898260720

B1.

Bertolt Brecht 1898-1956. Teatro epico di una vita migrante

a cura del Seminario Mnemosyne

Bertolt Brecht è stato uno dei principali protagonisti del teatro del Novecento. Scrittore, poeta, drammaturgo, regista tedesco, la stagione della sua attività, tra gli anni ’20 e ’50, si colloca tra la prima e la seconda riforma delle avanguardie teatrali novecentesce, sotto l’influsso della poetica di Max Reinhardt e di Erwin Piscator.

Brecht si pone come riformatore dell’arte scenica: a partire dalle stesse premesse dell’avanguardia storica, la sua denuncia colpisce la distanza accumulata dal teatro rispetto alla vita, l’incapacità di parlare del al tempo presente, l’attaccamento a stilemi obsoleti che assecondano un pigro gradimento del pubblico. Contro l’estetizzazione formalista di tutte le forme d’arte e dell’arte teatrale in particolare, Brecht propugna la necessità di una rinascita dell’energia e della vocazione politica del teatro, chiamato a risvegliare le sensibilità del pubblico da una fruizione disinteressata, distratta, volta meramente allo svago e al divertimento. In nome di una particolare declinazione del “realismo socialista”, Brecht muove la sua accusa al teatro decaduto, di cui fanno parte anche le messe in scena dei classici – un teatro che, nella bellezza formale di facciata, riflette stancamente immagini falsificate della realtà.

Coerente all’impegno sul fronte teorico della lotta di classe e all’adesione all’ideologia comunista e al marxismo, la poetica di Brecht è connotata da un segno eminentemente politico: l’arte teatrale ha il potere e il dovere di trasformare il pubblico, e con il pubblico la società.

Sulla base di questa intenzione, Brecht inizialmente qualifica il suo teatro come “didattico”, in seguito lo definirà “epico e narrativo” e, in una riflessione più matura, che risente dell’esperienza del lungo esilio dovuto alla Seconda guerra mondiale, il teatro epico si qualificherà ulteriormente come “teatro dialettico”.

Contro il teatro definito “aristotelico” – il teatro finalizzato alla catarsi, che provoca una immedesimazione acritica e un ‘divertimento’ divagante e consolatorio – Brecht avverte l’urgenza di un teatro capace di stimolare la distanza critica del pubblico, di provocare uno shock per cui lo spettatore è chiamato a prendere posizione rispetto a ciò a cui assiste.

Funzionale a questo effetto è la tecnica dello straniamento (Verfremdungseffekt) adottata in scena per mostrare in atto il meccanismo della finzione: attraverso l’interruzione del normale svolgimento di un’azione, la discontinuità, il rendere strani, sorprendenti, non ovvi eventi di per sé normali e consueti, il giudizio critico è stimolato a una visione differente, nuova e inusuale della realtà rappresentata, e lo spettatore, provocato a provare stupore, interesse, piacere o fastidio, è coinvolto attivamente, esteticamente e intellettualmente, nel dramma. Strumentale a questa tecnica è l’uso del montaggio applicato a tutti gli elementi che compongono la messa in scena – un dispositivo che disarticola la narrazione e la percezione abituale dell’evento e lo mostra in un nuovo ordine di senso.

Nella più matura riflessione sulla natura “dialettica” del teatro, Brecht teorizza il dovere di presentare in scena i conflitti e le contraddizioni di una realtà sociale in continua modificazione, e recupera il valore della funzione artistica del godimento estetico – non più intesa in contrasto con la funzione eminentemente politica del teatro, ma come un suo importante elemento.

1898
Nasce ad Augusta il 10 febbraio da una famiglia della borghesia industriale che lo educa alla fede protestante.

1917-1918
Gli studi universitari di medicina a Monaco di Baviera durano solo un anno perché nel 1918 prende servizio come infermiere presso l’ospedale militare di Augusta. È di quest’anno la prima commedia Baal. La leggenda del soldato morto.

1920
A seguito della morte della madre, si trasferisce a Monaco, dove comincia l’attività teatrale.

1922
Vince a soli 24 anni il premio Kleist, la più alta onoreficenza letteraria dell’epoca per Tamburi nella notte che porta in scena a Berlino.

1924-1928
Si trasferisce a Berlino e l’incontro con l’attrice Helene Weigel, che sposerà nel 1928, dopo aver divorziato dalla precedente moglie. In questo periodo si avvicina al marxismo, e frequenta Fritz Sternberg, Karl Korsch e Walter Benjamin. Collabora con Max Reinhardt al Deutsches Theater.

1927-1928
Inizia a lavorare con Erwin Piscator e comincia a teorizzare il ‘teatro epico’. Nel 1928 a Berlino la messa in scena de L’opera da tre soldi, musicata da Kurt Weill, è il primo grande successo di pubblico.

1933-1947
A seguito dell’ascesa al potere del partito Nazionalsocialista, Brecht fugge da Berlino e comincia l’esilio che lo porterà in un arco di quindici anni in giro per il mondo: Praga, Vienna, Zurigo, Parigi, Danimarca, Svezia, Finlandia, Russia, Stati Uniti. In questo arco di tempo, pur nella precarietà della Seconda guerra mondiale, Brecht imbastisce i suoi lavori drammaturgici e teorici più importanti.

1947-1950
Lascia gli Stati Uniti e nel 1948 si stabilisce a Berlino Est, dove ottiene la sovrintendenza del Deutsches Theater, e con la messa in scena di Madre Coraggio e i suoi figli fonda il Berliner Ensemble.

1950
Brecht e la moglie, pur vivendo ancora a Berlino Est, chiedono la cittadinanza austriaca: è un segno del rapporto conflittuale che l’intellettuale intrattiene con il governo filosovietico della Germania orientale.

1956
Muore il 14 agosto e viene sepolto, secondo le istruzioni testamentarie, al Dorotheenfriedhof di Berlino, di fronte alle tombe di Hegel e di Fichte.