"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

127 | maggio/giugno 2015

9788898260720

J2.

Die veränderte Welt | Il mondo mutato di Ernst Jünger

a cura del Seminario Mnemosyne

Die veränderte Welt, con l’eloquente sottotitolo di Eine Bilderfiebel unserer Zeit (Sillabario per immagini del nostro tempo), è pubblicato dall’editore W.G. Korn di Breslau nel 1933.

Non è il primo libro fotografico di Ernst Jünger che negli anni Trenta, nel giro di 4 anni, pubblica ben 5 raccolte fotografiche, sempre più convinto che la fotografia costituisca il pendant ottico del pericolo e del terrore divenuti elementi normali del mondo. Nel 1930 era uscito a Lipsia dall’editore Vaterländische Buchvertrieb Thankmar Rudolph un libro sull’aviazione: Lutfahrt ist not! (L’aviazione è necessaria!). Ancora nel 1930, dal berlinese Junker & Henius, Das Antlitz des Weltkieges. Frontlerlebnisse deutscher Soldaten (Il volto della guerra mondiale. Esperienze di soldati tedeschi al fronte) e nel 1931 dallo stesso editore Hier spricht der Feind. Krieberlebnisse unsener Gegner (Qui parla il nemico. Esperienze di guerra dei nostri avversari). Del 1933, invece, contemporaneo al Mondo mutato, è Der gefährliche Augenblick. Eine Sammlung von Bildern und Berichten (L’attimo pericoloso. Una raccolta di immagini e resoconti), apparso da Junker und Dünnhaupt, a Berlino.

Quest’ultimo libro, L’attimo pericoloso, è preceduto da un’introduzione dedicata ai tipici “attimi pericolosi” di cui è tessuta la vita dell’uomo moderno (il Lavoratore), attimi raccontati con le parole di chi li ha vissuti, e illustrati da un’immagine:

Quel che caratterizza in maniera particolare il tempo in cui ci troviamo, e in cui ogni giorno ci addentriamo, è la stretta relazione che sussiste tra il pericolo e l’ordine. La cosa si può esprimere solo rendendo evidente come il pericolo appaia quale un’altra faccia rispetto al nostro ordine.

Riconoscendo con decenni di anticipo quello che il filosofo francese Jean Baudrillard chiamerà “nuovo regime delle catastrofi” (catastrofi dell’era industriale, provocate dalla tecnica, dai trasporti di massa, dalle nuove armi di guerra, dalla distruzione dell’ambiente), Jünger ritiene che la fotografia (presa di per sé, ma anche attraverso il montaggio), sia il mezzo più adatto a registrare questa inedita relazione tra “pericolo” e “ordine”, mobilità e stabilità, globalizzazione e terrore.

Il disegno del Mondo mutato è più ambizioso. L’occhio telescopico allarga il campo, e si sforza di raccontare la modernità in tutte le sue componenti. Costruito con la collaborazione dell’amico fotografo e giornalista Edmund Schulz (1901-1965), il libro è concepito come un sillabario di immagini in cui si esprime la logica del lavoro nell’età della globalizzazione, e perciò un nuovo atlante della vita contemporanea. In questo senso Il mondo mutato rappresenta la concretizzazione dell’idea jüngeriana che l’obiettivo della macchina fotografica sia un punto di visto privilegiato per poter cogliere le espressioni degli uomini e delle cose sotto la pressione dinamica di un’unica forza, prodotta dalla fusione di guerra e lavoro.

Nell’era della contemporaneità, inaugurata dalla Prima guerra mondiale, oggi come allora, all’ordine del giorno è il terrore e il presente è in costante stato di emergenza. L’esperienza umana si trova ancora a dover familiarizzare con un’alterità comunque drammatica: di questo nodo Ernst Jünger, con tutta la sua opera e in particolare con Il mondo mutato, appare il più lucido e dolorosamente spietato testimone.