"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

Aby Warburg, Il metodo della scienza della cultura [1927]

Edizione tedesca di Maurizio Ghelardi, traduzione italiana a cura del Seminario Mnemosyne, coordinato da Monica Centanni e Maurizio Ghelardi, con Giulia Bordignon, Giacomo Confortin, Anna Fressola, Monica Garavello, Vittoria Magnoler, Daniele Pisani, Daniela Sacco

English abstract

Lo scritto (WIA 99.5=113.6 e 113.4.1) è parte delle carte di lavoro per il seminario organizzato dalla Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg e dedicato alla metodologia della ricerca per una Kulturwissenschaft storico-artistica, che Aby Warburg tenne nel semestre invernale del 1927-1928, parallelamente alla esercitazione su Jacob Burckhardt. Il testo è apparso nel 1991 come appendice a un saggio di Bernd Roeck dedicato al seminario estivo del 1927 su Burckhardt e concluso da Warburg con il celebre contributo dedicato alle figure di Burckhardt e Nietzsche (B. Roeck, Aby Warburg Seminarübungen über Jacob Burckhardt im Sommersemester 1927, “Idea. Jahrbuch der Hamburger Kunsthalle” X (1991), 86-89, titolo originale: Kulturwissenschaftliche Methode). Risale al 15 maggio 1927 una lettera di Erwin Panofsky in cui l’autore si complimenta con Warburg per aver organizzato questo seminario (E. Panofsky, Korrespondenz, hrsg. v. D. Wuttke, Bd. I, Wiesbaden 2001, 231).

Presso il The Warburg Institute Archive, sotto la segnatura WIA 113.4.1 è conservato un quaderno con la copertina verde che ha per titolo: Schlussübung K.S. 1927-28. Ai foll. 35-37 si trovano le prime tre pagine con correzioni a matita del testo delle conclusioni di questo seminario sulla storia della cultura; dal fol. 38 fino al fol. 66 vi sono frammenti con indicazioni varie (tra cui l’indicazione di una serie di illustrazioni che non fanno parte del testo); dal fol. 67 al fol. 72 è conservata la versione definitiva. In questa edizione si è tenuto conto sia della versione WIA 113.4.1, sia di quella sotto la segnatura WIA 113.6 che, diversamente dalla precedente, è integrata da ulteriori osservazioni. Il testo inizia al fol. 17 ed è preceduto da una serie di appunti. Si tratta chiaramente di un abbozzo non finito che, accompagnato dalla proiezione di diapositive e da pannelli di fotografie, fu usato da Warburg come canovaccio per la discussione conclusiva del seminario. Si veda anche la serie di appunti che reca la segnatura WIA 113.6.1, quaderno con la copertina verde, che riguardano il seminario su Burckhardt, quello sul Metodo qui tradotto e la ripresa di temi tipici dello stile anticheggiante. In particolare nel fol. 89 si legge:

Über die Methode einer [kunstgeschichtlichen] kulturwissenschaftlichen Kunstgeschichte recte einer kunstgesch. Kulturwissenschaft. Sie soll entwickeln an bilderklärende Einzelstudien, deren Gesamtrahmen vielleicht zu begrenzen wäre als das wirkliche Leben der europaeischen Renaissance als stilbildende Funktion.

A proposito del metodo per una storia dell’arte scientifico-culturale [storico-culturale] o più correttamente per una scienza della cultura storico-artistica. Essa deve sviluppare singoli studi volti a spiegare le immagini la cui cornice complessiva potrebbe essere forse limitata alla vita reale del Rinascimento in quanto funzione formatrice dello stile.

Nel fol. 90:

7.XII.27
Unser Werkzeug
Grundsätzlich: Ausgang von der positiven Einzelheit die wir auslegend behandeln Exegese more maiorum.

Il nostro strumento
Fondamentalmente: punto di partenza è una singolarità positiva che noi interpretiamo; esegesi more maiorum.

In questo Konvolut si trovano inoltre molte osservazioni sparse di cui non si può qui tener conto.

In WIA 113.3.1-12 sono conservate le relazioni tenute al seminario su Burckhardt (v. WIA 113.7 per l’elenco dei partecipanti). In queste conclusioni, soprattutto riguardo al ruolo che le visioni del mondo hanno nella determinazione dello stile artistico, Warburg sembra riecheggiare i presupposti del saggio che nel 1923 Karl Mannheim aveva pubblicato nello “Jahrbuch für Kunstgeschichte” con il titolo Beiträge zur Theorie der WeltanschauungsInterpretation. Un estratto di questo articolo con alcune sottolineature si trova nella Biblioteca di Aby Warburg.

Il metodo della scienza della cultura

Unsere Versuche, auf dem Hintergrund der Antike die Vorgänge innerhalb der Stilentwicklung als kunstpsychologische Notwendigkeit zu begreifen, müssen uns schliesslich zu einer Kritik der weltgeschichtlichen Epochen-Abgrenzung führen. Gibt es z.B. eine durch stilpsychologische Interpretation gewonnene exakte Abgrenzung zwischen Mittelalter und Renaissance?

I nostri tentativi di comprendere, sullo sfondo dell’Antico, i processi inerenti all’evoluzione stilistica in quanto necessità psicologico-artistica, ci devono condurre, infine, a una critica delle delimitazioni delle epoche storiche universali. Esiste, ad esempio, una demarcazione esatta tra Medio Evo e Rinascimento sulla base di un’interpretazione psico-stilistica?

Ein solcher Abgrenzungsversuch, rein auf die Zeit bezogen, kann keine zuverlässigen, evidenten Einteilungsprinzipien zu Tage fördern, weil das, was wir mit Mittelalter und Neuzeit bezeichnen, ein Versuch ist, den geistigen Habitus einer bestimmten innerlich zusammenhängenden Gruppe von Menschen einheitlich zu benennen, deren Denkweise wohl nach außen hin als mehr oder weniger vorherrschend nachgewiesen werden kann, in seiner eigentlichen Existenz aber innerhalb der menschlichen Seele wurzelt und nach Gesetzen lebt oder abstirbt, die kein zeitloses “Entweder oder” des Vorhandenseins kennt.

Certo questo tentativo di delimitazione, se condotto su base puramente cronologica, non può portare alla luce alcun evidente criterio attendibile di periodizzazione. Infatti, ciò che noi definiamo come Medioevo ed Età Moderna altro non è che un tentativo di designare un denominatore comune per l’habitus spirituale di un determinato gruppo di uomini in sé interiormente coeso, la cui mentalità pur essendo esteriormente più o meno ben documentata, sarà sempre radicata nella sua peculiare esistenza, affondando in realtà le proprie radici nell’animo umano, vivendo o estinguendosi secondo leggi che non prevedono un netto e a-temporale aut aut tra presenza e assenza.

Immerhin lässt sich soviel sagen, dass das Überwiegen des Lebensideals der vita contemplativa*, wie sie die mönchische Kirchenzucht forderte, dem Lebensideal entgegenstand, wie es etwa das romantische, auf Frauenkultus gegründete Diesseitige in das gesellschaftlich Festliche hineintrug, dass aber diese auf die Gegenwart gerichtete Wunschregion ihrerseits wiederum nur durch eine schöpferische Umformung einer neuen Geisteswendung, wie sie eben das Wesen der italienischen Renaissance ausmacht, jene heroische Idealsphäre der heroischen Existenz der Einzelpersönlichkeit hervorbringt und wegweisend aufstellen konnte, die ihre Kraft der Eigenexistenz im Kampfe mit der Gegenwart aus dem Wiedererinnern vergangener historischer Größe gewann.

Ad ogni modo, si può dire che l’ideale dominante della ‘vita contemplativa’ promosso dalla disciplina monastica della Chiesa si contrappone a un altro ideale di vita, per così dire romantico, che ha introdotto nella vita di società delle feste un aldiquà mondano fondato sul culto della donna. Dal canto suo, questo ambito del desiderio, interamente incentrato sul presente, è però in grado di produrre e di orientare quella sfera ideale dell’esistenza eroica soltanto attraverso la trasformazione creativa di una nuova svolta spirituale della singola personalità che, così come è incarnata dal Rinascimento italiano, nella lotta con il presente trae la propria energia vitale mediante la rievocazione della grandezza storica passata.

Das Leben alla monaco, alla franzese und all’antica* muß also in dem Auffangspiegel überlieferter Bilderwelt analysiert und interpretiert werden.

La vita alla monaco, alla franzese e all’antica* devono quindi essere analizzate e interpretate guardando nello specchio concavo del cosmo figurativo tramandato fino a noi.

Die Methode, die ich im Laufe dieser wenigen Übungen vor Ihren Augen zu entfalten versuchte, ist in der Grundlage sehr einfach. Wir suchen den Geist der Zeiten in seiner stilbildenden Funktion dadurch persönlich zu erfassen, dass wir der gleichen Gegenstand zu verschiedenen Zeiten und in verschiedenen Ländern vergleichend betrachten.

Il metodo che nel corso di queste poche esercitazioni ho cercato di dispiegare davanti ai vostri occhi è molto semplice nei suoi fondamenti: noi cerchiamo di cogliere lo spirito dei tempi nella sua funzione stilistica individuale, confrontando uno stesso oggetto in epoche diverse e in differenti paesi.

Eine kunstwissenschaftlich gerichtete Kulturwissenschaft sieht das Kunstwerk erst in zweiter und dritter Linie als Objekt einer Atelier-Psychologie an; für sie befindet sich das bildhafte Element, wo immer es auch auftaucht, in der Schatzkammer der seelischen Dokumente, die angeordnet sind nach der Spannung des Ichgefühls und der Selbstempfindung, das zwischen triebhaft leidenschaftlicher Entladung und intellektuell mäßigender Bildung seinen Stil sucht.

Una scienza della cultura orientata nel senso di una scienza dell’arte solo in seconda o in terza battuta considera l’opera d’arte come oggetto di una ‘psicologia da atelier’. Per tale scienza l’elemento figurativo, ovunque ricompaia, si trova nella ‘stanza del tesoro’ dei documenti spirituali, i quali sono ordinati in base alla tensione tra il sentimento dell’Io e la percezione di sé che cerca il proprio stile espressivo tra lo scaricamento impulsivo passionale e una formazione più composta sotto il profilo intellettuale.

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Bei dem Konflikt zwischen diesen beiden Polen und Verhaltens greifen nun die antiken Vorprägungen, aufbewahrt im Schatzbehälter des Gedächtnisses stilbildend dadurch ein, dass die überlegene, innere Lebensfülle heidnischer religiöser Ergriffenheit, ebenso wie nach der anderen Seite hin, die Vorprägung der souveränen […] der praktischen Selbstbehauptung [weltentrückter Weisheit] im Ablauf dieser polaren Energetik, zur Uebernahme dieser polaren Ausdruckswerte in den Kreislauf der Formensprache zwingen.

Nel conflitto tra questi due poli e comportamenti, le pre-coniazioni antiche custodite nei forzieri della memoria intervengono nella formazione dello stile artistico, imponendo, nel corso di questo processo energetico, nel circuito del linguaggio formale l’accettazione di questi valori espressivi polari: da un lato la pienezza vitale della commozione religiosa pagana, dall’altro la pre-formazione della sovrana [...] auto-affermazione pratica (un sapere trasognato).

Wie diese Vorprägwerte (neben einer selbstvergessenen Betrachtung) den Ablauf des historischen Phänomens überliefern, haben wir in diesen Übungen zu verfolgen versucht. Will man das Ergebnis – gewiss nur vorläufig – präzisieren, so ließe sich etwa sagen: Es ist ein illustriertes Kapitel aus der Geschichte der Selbsterziehung des europäischen Menschengeschlechts, wobei die Wiedererinnerung antiker Ausdruckswerte in Wort und Bild als energetische Funktion europäischen Menschentums zu erfassen versucht wird.

In queste esercitazioni abbiamo cercato di inseguire il modo in cui i valori pre-coniati (accanto a una contemplazione dimentica di sé) restituiscono il deflusso dei fenomeni storici. Volendo precisare – certo solo provvisoriamente – gli esiti di questo metodo, a grandi linee si potrebbe dire questo: si tratta di un capitolo illustrato della storia dell’auto-educazione dell’uomo europeo in cui si tenta di cogliere il riaffiorare della memoria di valori espressivi antichi sotto forma di parola e immagine quale funzione energetica dell’umanità europea.

Wir haben in den unheimlichen Halle der Transformatoren innerster seelischer Ergriffenheiten zu künstlerisch bleibender Gestaltung einen Augenblick verweilen dürfen; nicht um für die Rätsel der Menschenseele eine Lösung zu finden, wohl aber eine neue Formulierung der ewigen Frage, warum das Schicksal den schöpferischen Menschen in die Region der ewigen Unruhe verweist, ihm überlassend, ob er seine Bildung im Inferno, Purgatorio oder Paradiso* findet.

*in italiano nel testo

Ci siamo dati così la possibilità di indugiare per un momento nei seminterrati inquietanti dove stanno i ‘commutatori elettrici’ che trasformano le più profonde commozioni psichiche in forme artistiche durature. E non l’abbiamo fatto tanto al fine di trovare una soluzione ai misteri dell’anima umana, ma per trovare una nuova formulazione dell’eterna domanda: perché mai il destino indirizzi l’uomo creativo nelle regioni dell’eterna inquietudine, lasciandogli il compito di trovare la via per la sua formazione all’Inferno, in Purgatorio o in Paradiso.

English abstract

The contribution presents a new German edition with an Italian translation by Seminario Mnemosyne of the draft by Aby Warburg [WIA 99.5=113.6 and 113.4.1] devoted to the research method for the science of culture, and used for the conclusive meeting of the Winter Seminar organized in 1927-1929 by the Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg.

keywords | Aby Warburg; Kulturwissenschaftliche Methode; K.B.W. Seminar

To cite this article: M. Ghelardi, Aby Warburg, Il metodo della scienza della cultura [1927], trad. italiana a cura del Seminario Mnemosyne,“La Rivista di Engramma” n. 171, gennaio-febbraio 2020, pp. 53-62 | PDF of the article 

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2020.171.0021