"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

181 | maggio 2021

97888948401

Una Roma sentimentale

Lorenzo Morviducci

English abstract

È curioso che Attilio Bertolucci argomentasse la scelta di dotare di testo a fronte la Poesia straniera del Novecento, da lui curata per Garzanti nel 1958, indirizzando al turista italiano questa voluminosa antologia di poeti tradotti da poeti. Proprio perché “l’italiano medio va sempre più imparando le lingue straniere, magari più che altro pensando alle vacanze all’estero, che sono il fenomeno più singolare del dopoguerra e forse uno dei più rivoluzionari”, sfogliando il libro questi avrebbe potuto “per la prima volta posare gli occhi” sui versi nella loro lingua originale (Bertolucci 1958, XI). Chiudendo la Nota introduttiva, inoltre, proponeva un’altra forma di contatto tra il lettore ed i poeti, da compiersi, stavolta, tramite la lente-specchio della fotografia. “Non puramente esornativa” era, difatti, la presenza fuori testo del ritratto di alcuni degli autori:

Vederli così simili a noi nel grigio, anonimo costume contemporaneo che tutti ci livella, mentre nei loro occhi, anche attraverso la testimonianza fissa e meccanica della fotografia, è ritrovabile in tutti il riverbero d’un gran fuoco interiore, ci sembra la prova più certa dell’eternità indistruttibile della poesia (Bertolucci 1958, XII).

Benjamin ha scritto che “nell’espressione fuggevole di un volto umano, dalle prime fotografie, emana per l’ultima volta l’aura” (Benjamin 2011, 15); e, mentre stendeva il passaggio appena citato della sua Nota, Bertolucci doveva avere in mente proprio la magnetica espressione di Baudelaire colta dagli scatti di Nadar ai primordi della fotografia, per i quali avrebbe poi parlato di un’“impressionante obiettività […], in cui l’occhio della ‘camera’, scontrandosi con l’occhio fermo, altero e doloroso del poeta s’imprime di un’immagine assoluta” (Bertolucci 2012, 1028).

Se negli anni ’50 per Bertolucci turismo, poesia straniera e fotografia erano in qualche modo connessi, non è allora così strano che pochi anni prima, Ugo Guanda – editore della “Fenice”, fondamentale collana di poesia in prevalenza straniera, diretta proprio da Bertolucci fin dalla sua fondazione nel 1939 ‒ avesse progettato una guida di Roma corredata da numerose fotografie. Il “‘redattore’ forse ideale” sarebbe stato, nelle intenzioni dell’editore, Pier Paolo Pasolini.

Fautore dell’incontro tra i due era stato quasi certamente Bertolucci, trasferitosi a Roma nel 1951. Un incontro che portò i suoi frutti, poiché uscirono nella “Fenice”, rispettivamente nel 1952 e nel 1955, Poesia dialettale del Novecento e Canzoniere italiano, opere al centro del fitto epistolario che, nonostante allo stato attuale manchi delle responsive di Pasolini, conta ben centodiciassette missive inviate dall’editore tra il 14 maggio 1952 e il 3 giugno 1958. I documenti, conservati presso l’Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux di Firenze, sono qui indicati, anziché con le loro segnature complete con l’abbreviazione P (= ACGV PPP. I. 588.) seguita dal numero che individua il singolo documento, per cui ad esempio P63 corrisponde a ACGV PPP. I. 588. 63 (per un’analisi complessiva del carteggio di Guanda con Pasolini cfr. Morviducci 2020). Non mancano, tuttavia, riferimenti a proposte di libri, tra i quali occupa un posto di rilievo, tra l’estate del 1954 e l’inizio dell’anno seguente, questo libro-guida di Roma. Dalla lettura di queste missive è possibile farsi un’idea del progetto, di cui si indicano alcuni dettagli editoriali, i collaboratori da coinvolgere e i modelli da tener presente.

Pasolini era a Roma già dall’inizio del 1950 e il risultato delle sue osservazioni sarebbero state alcune prose di argomento romano uscite in varie sedi e, soprattutto, il romanzo Ragazzi di vita, pubblicato nel maggio del 1955. Già la scelta di affidargli la cura di quest’opera fa intuire che, nonostante il nascente turismo di massa abbia avuto un certo peso per l’ideazione di questo progetto – tanto che Guanda cercò di coinvolgere l’editore francese Hachette per intercettare un mercato più ampio e dei fondi che avrebbero permesso la creazione di una vera e propria collana – si fosse lontani dal voler compilare un semplice Baedeker. Guanda, con l’appoggio di Hachette, sperava di “predisporre un piano senz’altro coraggioso e originale che ci consentirà di preparare libri analoghi per Firenze, Venezia, Napoli e così via” (lettera del 30 ottobre 1954, P75). Nella lettera del 13 luglio, inoltre, Guanda ripeteva l’importanza della parte iconografica “anche perché le foto possono interessare gli stranieri” (P66). Parziale eccezione fa la proposta dell’editore, nella lettera del 15 dicembre 1954 (P80) di esemplare un intero volume o una sezione del progettato libro di Roma su modello di un’agile guida alle attrattive di Parigi (Guide des plaisirs à Paris 1925).

1 | Foto da Via Veneto di Alberto Moravia dove sono ritratti, secondo quanto dice la didascalia, due innamorati “intenti a gesti rituali la cui interpretazione ci sfugge” (“L’illustrazione italiana” 1951, 54).
 

Dopo un primo accenno nella missiva del 7 giugno 1954, in cui, comunicando un proprio soggiorno nella capitale, avvisava di voler chiedere un “parere circa un libro su Roma” da far “compilare dai migliori scrittori italiani” (P63), l’editore, all’inizio del mese successivo, informava distesamente del suo progetto:

Caro Pasolini,
ti ho accennato, mi pare, di una certa mia idea di realizzare un “libro” su Roma, che si staccasse da quanti ve ne sono finora in circolazione; te ne scrivo ora perché mi sono convinto che tu potresti esserne il ‘redattore’ forse ideale. Se questa mia idea t’interessa davvero, ti sarò grato se mi scriverai due righe. Io ho in mente un libro molto intelligente, con la collaborazione di alcuni scrittori ‘tipici’ da Moravia a Soldati. Visto per la parte dirò così “fotografica” da Lizzani. Si tratta di dedicare dei veri e proprii capitoli a Roma. Cecchi sulla Roma delle chiese medievali; Cederna per la Roma….. moderna (!), non so, Patti sulla Roma di Via Veneto; un altro sulla Roma della Nobiltà. Questi accenni credo siano sufficienti per chiarirti quale importanza dovrebbe avere questo libro. Certo, sarà necessaria una nostra conversazione. Io ho portato a Roma un libro su LONDRA curato da Prévert, e un altro su PARIGI, famoso e diffusissimo anche da noi. E infine, quel numero su ROMA, pubblicato nel dicembre del 1951 dall’Illustrazione italiana, che può offrire parecchi buoni nomi per questa iniziativa. Questi libri te li mostrerò appena verrò a Roma. Possono offrire un utile orientamento. Tu dimmi il tuo pensiero. […] Sono curioso del tuo parer circa il libro su Roma; Lizzani mi pare ottimo. Anche l’aspetto dirò così commerciale di questa idea m’interessa molto (lettera del 1 luglio 1954, P64).

Fondamentale per dare un carattere originale a quest’opera, nelle idee dell’editore, era la presenza di un apparato fotografico, per la realizzazione del quale si pensò inizialmente a Carlo Lizzani e, successivamente, a Renato Castellani (a partire dalla lettera del 13 luglio, P66). Il libro, che avrebbe avuto lo stesso formato dei volumi della “Fenice”, doveva contare circa trecentoventi cliché fotografici per altrettante pagine di testo. Nella missiva del 13 luglio 1954 (P66) si indicava anche la tiratura (seimila copie), la data di preparazione (entro il dicembre 1954), e quella di pubblicazione (entro il 1955).

2 | Foto da Chiese medievali di Emilio Cecchi in cui compaiono a sinistra dei giovani frati durante la ricreazione e a destra il chiostro della basilica di San Clemente (“L’illustrazione italiana” 1951, 64-65)

Da un punto di vista organizzativo ed editoriale, il modello più vicino al libro immaginato dall’editore è forse il citato numero speciale de “L’illustrazione italiana” uscito per il Natale del 1951 e dedicato a Roma (“L’illustrazione italiana” 1951). Pasolini deve aver visto sia quest’ultimo sia i libri di Prévert-Izis poiché Guanda scrive di aver lasciato alla casa del fratello, che abitava a Roma, tre libri affinché li desse a Pasolini: probabilmente gli stessi tre che aveva indicato pochi giorni prima (lettera del 13 luglio 1954, P66). Lo testimonia tanto la centralità dell’apparto iconografico, quanto le partizioni indicate da Guanda e alcuni degli autori suggeriti: Emilio Cecchi scrive proprio delle Chiese medievali e Alberto Moravia firma un pezzo dedicato alla mondana Via Veneto, mentre compare un pezzo di Nicola Adelfi dedicato alla nobiltà romana. Dal giornalismo del dopoguerra, caratterizzato dalla diffusione di massa del rotocalco, vengono Antonio Cederna, che su “Il Mondo” aveva lungamente scritto dello sconvolgimento urbanistico delle città italiane e in particolare di Roma (poi pubblicati in Cederna 1956), e il più anziano Ercole Patti, autore della fortunata raccolta di elzeviri Quartieri alti, il primo dei quali era dedicato proprio a Via Veneto (Patti 1940). A questi nomi vanno ad aggiungersi quelli indicati da Pasolini, che l’editore commenta molto positivamente il 29 luglio:

Vedo dai nomi che mi fai che la tua impostazione corrisponde pienamente alla fiducia che ho posto in te. Laurenzi, Ottieri, Briganti, Gadda, Trompeo e Cederna vanno benissimo e così sono d’accordo anche per la partizione con una sezione di tipo informativo in carattere piccolo e per i pezzi importanti da affidarsi anche ai grossi nomi quali Moravia, Cecchi ecc. In questa guida però io ritengo parte essenziale quella fotografica. Dimmi il tuo parere e se hai avuto la possibilità di sentire Castellani (29 luglio 1954, P67).

Si trattava di scrittori e giornalisti eterogenei per generazione, opere ed interessi, che forse proprio per questo sarebbero stati in grado di offrire un’immagine sfaccettata della Capitale. Spiccano i nomi di Gadda, che aveva pubblicato il Pasticciaccio su “Letteratura” nel 1946, e l’amico Ottiero Ottieri che da poco aveva dato alle stampe Memorie dell’incoscienza, affiancati da quelli del longhiano Giuliano Briganti, esperto di pittura manierista e barocca, di Carlo Laurenzi, scrittore e giornalista del “Mondo” su cui aveva pubblicato prose di lì a poco raccolte nell’umoroso diario in pubblico Due anni a Roma (1954-1955) (Laurenzi 1957) e di Pier Paolo Trompeo, critico con una predilezione per Stendhal e autore di più volumi su luoghi di Roma (Trompeo 1969). Anche Bertolucci si propose, per poi ritirarsi, quale collaboratore (lettere del 2 agosto e del 3 settembre 1954, rispettivamente P 68 e P69).

3 | “[…] allora si conclude che Venezia è inafferrabile, appunto come la sua acqua natale, che sembra stagnare e invece non è mai ferma, mai la stessa” (dal capitolo L’altra Venezia in Valeri 1942, 94).
 

L’ascendenza del giornale illustrato sembrerebbe però contaminarsi con quella proveniente dalla giustamente fortunata Guida sentimentale di Venezia di Diego Valeri (Valeri 1942), sulla quale – forse su ‘imbeccata’ di Pasolini, che anni prima aveva scritto una Topografia sentimentale del Friuli (Pasolini [1948] 1998, 1346-1350) – Guanda ricalca l’espressione “guida sentimentale di Roma” (lettera del 7 luglio 1954, P65). Su modello del protagonista dello sterniano Sentimental journey, il viaggiatore sentimentale girovaga senza seguire un percorso definito, delineando un’esperienza estetica in cui paesaggio esterno ed umori del viaggiatore si rispecchiano. Un simile carattere è riscontrabile anche nei due libri di Prévert cui si accenna nella lettera del 1 luglio, Grand bal du printemps e Charmes de Londres, frutto della collaborazione tra il poeta francese e il fotografo Izis Bidermanas (Prévert, Izis [1951] 2017 e [1952] 2017). Si tratta di iconotesti in cui si attraversano le città di Londra e di Parigi seguendo un filo conduttore (rispettivamente il tema dell’arrivo della primavera ed il tema dell’acqua). Poesie e fotografie si soffermano su eventi e personaggi minuti lasciati al margine dall’iconografia turistica, per rivelarne un’altra ‘segreta’: venditori ambulanti, operai, luoghi abbandonati o di lavoro sono ritratti in scatti cui le poesie di Prévert e l’uso di alcune citazioni cercano di dare una voce ‘obliqua’, focalizzando ed amplificando un punctum che calamita gli occhi del poeta. Talvolta il procedimento è inverso, con Izis che si lascia ispirare, per le sue fotografie, dal testo di Prévert.

Sfortunatamente, la difficoltà di reperire i fondi necessari per poter prendere impegni non permise che si passasse ad una fase ulteriore del lavoro. Dopo mesi di procrastinazione, il 29 novembre Guanda annunciava di essere “finalmente in condizioni di provvedere alla parte finanziaria della nostra Guida di Roma” e, inviando un anticipo del compenso, chiedeva a Pasolini di mettersi all’opera per ottenere le collaborazioni necessarie (P79). In seguito a questa comunicazione, però, i riferimenti al progetto si diradano: dopo un accenno il 15 dicembre, Guanda ne scrive, a distanza di due mesi e per l’ultima volta, chiedendo: “Quando pensi di porti al libro su Roma?” (lettera del 5 marzo 1955). La spiegazione di questa frenata proprio nel momento in cui sembravano esserci le condizioni economiche per realizzare il progetto va trovata, probabilmente, nel contratto che Pasolini stipulò con Livio Garzanti. Lo scrittore, in quegli anni notoriamente oberato di lavoro, si era accordato proprio nel novembre 1954 per una sovvenzione economica che gli permettesse di terminare Ragazzi di vita di lì a qualche mese (per il rapporto di Pier Paolo Pasolini con Garzanti cfr. De Laude 2018, in part. 61-76).

Sarà una semplice suggestione, ma un’eco di questo progetto abbandonato potrebbe risuonare in uno scritto pasoliniano del 1959 e pubblicato postumo, intitolato I morti di Roma. Questo l’attacco:

Immaginate che il direttore di un grande rotocalco, mettiamo addirittura “Life”, si rivolga a un fotografo e gli dica: – Mio caro, voglio fare un grande servizio su Roma: mettiti d’impegno, perché dedicherò a questo servizio l’intero numero di “Life”. Ti do la massima libertà (Pasolini 1997, 63).

Non dagli States ma da Parma era infatti pervenuta, se non proprio la stessa, una proposta molto simile.

4 | Il testo ‘sentimentale’ di Prévert, nella pagina che precede quelle di questa foto, inizia così: “Venus en visite vous m’avez à peine regardée / et vous direz plus tard que vous me connaissez / Seuls peuvent connaître les secrets d’une ville / les vrais prénoms de sa beauté / ceux qui lui donnent leurs pas sans les compter // Ainsi parle la Ville aux touristes pressés (Prévert, Izis [1952] 2017, 6-7).
 

Riferimenti Bibliografici
  • Benjamin [1963] 2011
    W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica [1936], a cura di F. Valagussa, Torino 2011.
  • Bertolucci 1958
    A. Bertolucci, Nota introduttiva, in Poesia straniera del Novecento, a cura di A. Bertolucci Milano 1958, IX-XII.
  • Bertolucci [1986] 2012
    A. Bertolucci, Baudelaire oscuro e vergine [1986], poi in Aritmie, Milano 1991] ora in Opere, a cura di P. Lagazzi, G.P. Baroni, Milano 2012, 1026-1030.
  • Cederna 1956
    A. Cederna, I vandali in casa, Bari 1956.
  • De Laude 2018
    S. De Laude, I due Pasolini. Ragazzi di vita prima della censura, Roma 2018.
  • Guide des plaisirs 1925
    Guide des plaisirs à Paris. Paris le jour, Paris la nuit, comment on s'amuse, où l'on s'amuse, ce qu'il faut voir, ce qu'il faut faire, Paris 1925.
  • Laurenzi 1957
    C. Laurenzi, Due anni a Roma (1954-1955), Venezia 1957.
  • “L’illustrazione italiana” 1951
    “L’illustrazione italiana”, numero speciale dedicato a Roma (Natale 1951).
  • Morviducci 2020
    L. Morviducci, Progetti per la “Fenice” in due carteggi di Ugo Guanda, “Studi e problemi di critica testuale” 101 (dicembre 2020), 271-299.
  • Pasolini [1959] 1997
    P.P. Pasolini, I morti di Roma [1959], in Storie della città di Dio. Racconti e cronache romane (1950-1966), a cura di W. Siti, Torino 1997, 63-72.
  • Pasolini [1948] 1998
    P.P. Pasolini, Topografia sentimentale del Friuli [1948] in P.P. Pasolini, Romanzi e racconti, a cura di W. Siti e S. De Laude, Milano 1998, vol. 1, 1346-1350.
  • Patti 1940
    E. Patti, Quartieri alti, Roma 1940.
  • Prévert, Izis [1951] 2017
    J. Prévert, Izis, Grand bal du printemps [1951], Paris 2017.
  • Prévert, Izis [1952] 2017
    J. Prévert, Izis, Charmes de Londres [1952], Paris 2017.
  • Trompeo 1969
    P.P. Trompeo, Piazza Margana con altri itinerari romani, Roma 1969.
  • Valeri 1942
    D. Valeri, Guida sentimentale di Venezia, Padova 1942.
English abstract

Between June 1954 and December 1955, Ugo Guanda, editor of the "Fenice", an important publishing series specialized in foreign poetry, tried, through various letters, to involve the well-known intellectual Pier Paolo Pasolini in the editing of a book on Rome that would include photographs. The book, which could also be inspired by foreign works already published by Hachette in France or by Prevert’s famous London guide, could be the first of a long series in which Florence and Venice would subsequently be included. In fact, in the wake of a post-war economic development that showed a new enthusiasm for tourism, the idea of creating a volume with articles written by the most important and well-known writers of the time like Emilio Cecchi, Alberto Moravia or Antonio Cederna, accompanied by important imagery created by illustrious photographers like Renato Castellani and Carlo Lizzani, it seemed to be part of a project suited to the economic and cultural situation of the times. The book that Guanda emphasizes on several occasions with the name "sentimental journey of Rome" is inspired by Pasolini's Sentimental Topography of Friuli published a few years earlier, as well as by the famous A Sentimental Journey through France and Italy by Laurence Stern published in 1768, and would have accompanied the traveller who, conquered by the beauties of Rome, moved aimlessly in search of a complete aesthetic experience. Unfortunately, the great enthusiasm of Guanda subsided due to Pasolini’s failure to respond, overburdened as the filmmaker and writer was with his Ragazzi di vita, under contract with Livio Garzanti since November 1954.

keywords | Pasolini; photography; Rome; photographic books.

Per citare questo articolo / To cite this article: Lorenzo Morviducci, Una Roma sentimentale, “La Rivista di Engramma” n. 181, maggio 181, pp. 33-43. | PDF dell’articolo

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2021.181.0005