"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

200 | marzo 2023

97888948401

Ἔλαφος. Intorno alle focacce rituali connesse alle feste in onore di Artemide e alla caccia al cervo

Roberto Indovina

English abstract

ἔλαϕος· πλακοῦς ὁ τοῖς Ἑλαϕηβολίοις ἀναπλασσόμενος
διὰ σταιτὸς ϰαὶ μέλιτος ϰαι σεσάμου.


elaphos (‘cervo’): una focaccia preparata per le Elaphebolia
con farina di farro, miele e sesamo.
Athen. Deipn. XIV, 646e

Tra le fonti pervenute fino a noi sui festeggiamenti in onore di Artemide cacciatrice di cervi, le poche briciole di informazioni rimaste relative a un particolare tipo di focaccia – i cui ingredienti sono registrati da Ateneo di Naucrati – sembrano essere il punto di partenza per provare, quanto meno ipoteticamente, a immaginare l’atmosfera e i prodotti che erano preparati in Attica in concomitanza con il sesto giorno del mese di Elafebolione (Ferrari 2018, 81). Il nome del nono mese del calendario attico deriva proprio dall’epiteto di Artemide legato al suo animale prediletto, il cervo, con cui si identificano le celebrazioni (Simon 1983, 73).

1 | Pelike attica a figure rosse attribuita al pittore di Herakles, proveniente da S. Agata de Goti, British Museum of London (inv. 1867, 0508.1340), 410-400 a.C. Lato A: Artemide Elaphebolos che attacca un cervo con una torcia, una Nike alata, Apollo e una figura maschile drappeggiata, ai lati, entrambi con scettro.

Nonostante l’originaria importanza della festività, data l’associazione diretta con Elaphebolion, corrispondente al periodo compreso tra marzo e aprile del calendario giuliano (giorni che coincidono con la pubblicazione del numero 200 di Engramma che ospita questo contributo), è probabile che le celebrazioni con il passare del tempo fossero state ridotte a un ruolo marginale nell’intenso calendario di festività ateniesi (Parke 1977, 125); forse anche a seguito dell’istituzione delle Dionisie, dalla metà del VI sec. a.C., con le quali si diede inizio alla grande stagione delle rappresentazioni teatrali ad Atene.

Con il termine Elaphebolia si registrano ricorrenze analoghe in altre aree della Grecia (Léger 2017, 4-8): elemento comune doveva essere il sacrificio di un cervo. Com’è noto, ad Atene l’usanza di immolare cervi in epoca classica è sostituita con l’offerta di cibo rituale: gli elaphoi (Segarra Crespo 1991, 199-244; García Soler 2014, 230), focacce modellate a immagine e a imitazione dei cervidi, sono dei pelanoi ovvero una poltiglia costituita da un impasto più o meno liquido, gettato inizialmente nel fuoco come offerta sacrificale e bruciato o versato come libagione, successivamente cotto e preparato in forma di torte o frittelle e quindi verosimilmente offerto al consumo (Jameson 1956, 55-60; cfr. Detienne, Vernant 1979). 

La ragione di tale sostituzione tra animale sacrificale e cibo rituale non andrebbe collegata alla disponibilità economica delle famiglie offerenti, quanto piuttosto alla difficoltà effettiva di procurarsi esemplari di questa specie animale in seguito a una battuta di caccia (Larson 2017, 48-62). Si potrebbe supporre infatti, come proposto da Herbert William Parke, che l’espansione della polis e lo sviluppo dell’edilizia, oltre che delle zone destinate all’agricoltura, avessero costretto i branchi di ruminanti a spostarsi oltre le colline ateniesi, almeno a partire dal IV secolo a.C. (Parke 1977, 125; un contributo all’indagine sulla presenza in Grecia dei mammiferi Dama Dama L. è stato portato avanti da ricerche archeologiche in ambito zoologico: Yannouli, Trantalidou 1999, 247-281; Bodson 2014, 556-578).

Dall’analisi dei frammenti della commedia attica antica e di mezzo si evince che la preparazione di questi pasticcini avveniva attraverso l’utilizzo di ingredienti che provenivano dall’Egitto, quali la farina di spelta e i semi di sesamo (Sofia 2007, 178). Ateneo, nel XIV libro dei Deipnosofisti, conferma la notizia stilando un elenco di prodotti di pasticceria e di ingredienti attinenti a ricette simili.

Durante le Elaphebolia Artemide era invocata come cacciatrice di cervi: dall’epiclesi Ἐλαφηβόλος che racchiude il significato di ‘assassina’, inoltre, deriverebbe il ricordo di una vittoria da parte degli abitanti di Iampoli, nella Focide, contro i Tessali (Hdt. VIII, 28) e che era celebrata nel santuario dedicato ad Artemide, i cui resti sono confermati dalle descrizioni di Pausania (Paus. X, 35, 7). Questo evento, oltre a testimoniare il culto in quell’area, ben si coniuga con il binomio festa e guerra, heorté e pòlemos.

Secondo il mito, il culto di Artemide sarebbe stato importato in Attica da Ifigenia e Oreste:

ὅταν δ’ Ἀθήνας τὰς θεοδμήτους μόληις, / χῶρός τις ἔστιν Ἀτθίδος πρὸς ἐσχάτοις / ὅροισι, γείτων δειράδος Καρυστίας, / ἱερός· Ἁλάς νιν οὑμὸς ὀνομάζει λεώς. / ἐνταῦθα τεύξας ναὸν ἵδρυσαι βρέτας, / ἐπώνυμον γῆς Ταυρικῆς πόνων τε σῶν, / οὓς ἐξεμόχθεις περιπολῶν καθ’ Ἑλλάδα / οἴστροις Ἐρινύων. Ἄρτεμιν δέ νιν βροτοὶ / τὸ λοιπὸν ὑμνήσουσι Ταυροπόλον θεάν. / νόμον τε θὲς τόνδ’· ὅταν ἑορτάζηι λεώς, / τῆς σῆς σφαγῆς ἄποιν’ ἐπισχέτω ξίφος / δέρηι πρὸς ἀνδρὸς αἷμά τ’ ἐξανιέτω, / ὁσίας ἕκατι θεά θ’ ὅπως τιμὰς ἔχηι.

Una volta raggiunta Atene, la città fondata dagli immortali, c’è agli estremi limiti dell’Attica, di fronte alle cime di Caristo, un luogo sacro: il mio popolo lo chiama Alai. Ad Alai erigerai un tempio e vi porrai la statua, dandole un nome che rievochi la terra Taurica, le sofferenze da te patite vagando per la Grecia sotto l’assillo delle Erinni. Così in futuro i mortali leveranno inni per Artemide, la dea Tauropola. E imponi questo rito: quando il popolo ne celebra la festa, a risarcimento del tuo sacrificio non consumato, l’officiante avvicini un coltello alla gola di un uomo, ne faccia sprizzare gocce di sangue, a manifestazione di pietà e di onore verso la dea (Eur. IT. 1449-1461; trad. di U. Albini).

Nell’Ifigenia in Tauride di Euripide è ravvisabile una traccia del momento del passaggio e dello scambio cultuale tra il sacrificio di una donna con quello di una cerva: di quest’ultima, in quanto animale offerto alla divinità, si consumano le carni che garantiscono la ‘comunione’ materiale del cibo sacro (Loucas-Durie 1988, 151-162). 

Nel mondo religioso greco il sacrificio cruento corre parallelo all’offerta di cibo rituale e tale doppio binario è confermato dall’iconografia che propone vari tipi di riproduzione delle modalità con cui si svolgevano i culti (Alroth 1992, 9-46; Simon [1969] 2021, 177), anche attraverso l’offerta di focacce e quindi senza spargimento di sangue. L’utilizzo di alimenti e di prodotti della panificazione rappresenta dunque un buon esempio di surrogato simbolico della primitiva forma cruenta del sacrificio (Burkert 1983, 1-82; Bevan 1985, 101; Kearns 2011, 89-103).

L’offerta di vivande particolari – solitamente focacce o dolci – collegate a determinati riti si registra almeno in un altro caso: un dolce chiamato amphiphon era donato ad Artemide in occasione delle processioni ad Atene presso i templi a lei dedicati (Filocoro, FGrHist 328 F 86b; Jacoby, FGrHist, IIIb I, 370) e, a quanto testimonia Ateneo, prevedeva anche una decorazione di candeline accese (Athen. Deipn. XIV, 644e). La produzione degli amphiphontes sarebbe avvenuta con cadenza mensile: chissà se le nostre torte di compleanno non abbiano qualche remota ascendenza con i dolci predisposti per le cerimonie in onore di Artemide, che – sarà bene ricordare qui – è anche la dea che presiede alle nascite.

2 | Particolare del mosaico di Costantine, Willaya, 300 d.C. circa. Tre Amazzoni si dirigono verso la statuetta di Diana/Artemide posizionata in un’edicola: la prima figura alla sua destra depone una gazzella sull’altare; la seconda porta la mano destra in alto in direzione delle labbra, con pollice e indice uniti; la terza trasporta un vassoio pieno di offerte alimentari.

 
Ludus etymologicus

Per chiudere questo contributo, pubblicato nel numero di Engramma a tema “Festa!”, provo a suggerire una inedita etimologia che assocerebbe il nome di Artemide alle sue focacce rituali. Il nome Ἄρτεμις potrebbe derivare dall’unione dei termini ἄρτος (‘torta o focaccia’) e μίδας (‘insetto che dilania il grano’): la dea sarebbe assimilata, nel suo stesso nome, a un parassita che dilania il frumento, ma al fine positivo di produrre il pane. E, sempre in ambito culinario, il nome della dea potrebbe essere connesso anche al sostantivo ἄρταμος ‘macellaio’ (da cui per ampliamento semantico quello di ‘cuoco’). Quest’ultimo paragrafo, tuttavia, è da leggere come nient’altro che un gioco pseudoetimologico, come libera e fantasiosa invenzione di nessi – un gioco che segue la pista che Platone ci ha indicato nel Cratilo.

Riferimenti bibliografici
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    E. Simon, The Gods of the Greeks [Die Götter der Griechen, München 1969], Madison 2021.
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    E. Yannouli, K. Trantalidou, The Fallow deer (Dama dama L. 1758) in Greece. Archaeological Presence and Representation, in Ν. Benecke (ed.), The Holocene history of the European Vertebrate Fauna. Modern Aspects of Research, 6 (1999), 247-281.
English abstract

The article discusses the customary celebration of the Elaphebolia in honor of the goddess of hunting, Artemis, and the practice of offering a small cake called elaphos, shaped like a deer. In the past, the festivals involved sacrificing deers, later replaced by offering ritual food. According to a brief report, which incorporates findings from archaeological and zoological research, the substitution of sacrificial animals with ritual food might have occurred due to the scarcity of deers in the region and attempts to shed light on the significance of the performance.

keywords | Elaphebolia; Artemis; deers; elaphoi; sacrifices; ritual food.

Per citare questo articolo / To cite this article: R.Indovina, Ἔλαφος. Intorno alle focacce rituali connesse alle feste in onore di Artemide e alla caccia al cervo, ”Rivista di Engramma” n.200, vol.1, marzo 2023, pp. 419-424 | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2023.200.0088