Abitare la montagna incantata. La Trigonhaus di Heidi e Peter Wenger
Francesca Belloni
English abstract
1 | Heidi e Peter Wenger al centro della sala al piano principale, fotografia di Robert Hofer.
Trigonhaus, realizzata nel 1956 dai coniugi Heidi e Peter Wenger a Saflisch nell’alto Vallese, concepita per essere il rifugio della coppia per soggiorni brevi, si discosta radicalmente dalle tradizionali costruzioni alpine. Il piccolo edificio è una sorta di manifesto dell’abitare e al contempo un prototipo sperimentale in cui forma, spazio e costruzione si commisurano reciprocamente.
Per comprendere le ragioni architettoniche sottese alla concezione dell’intervento, il genere di sperimentazione condotta e il grado di innovazione dell’edificio in relazione all’ambito di ricerca dei Wenger si seguirà, come filo conduttore, quanto riportato in una sintetica seppur assai significativa doppia pagina che introduce i disegni di progetto all’interno di un libro “sur les Wenger et par les Wenger” (Brühlmann 2010a, 153). Questo essenzialmente per due ragioni: innanzitutto per la ricchezza di informazioni e di suggestioni contenuta in quelle poche righe che circostanziano e danno ragione delle numerose questioni che quegli esigui metri quadrati costruiti tra i larici della foresta dell’Alpe Rosswald sopra a Briga sollevano; la seconda perché la pressocché totale assenza di letteratura sui Wenger in ambito italiano è evidente sintomo di quanto essi siano poco conosciuti a sud delle Alpi e ciò rende necessario inquadrare la loro posizione per certi versi eccentrica rispetto al panorama architettonico svizzero di quegli anni. Scarsi sono infatti i contributi sul loro lavoro. È del 1959 un breve articolo in cui viene presentato su “Edilizia moderna” il progetto del 1955 dei Wenger per la trasformazione nella lora casa-studio di una vecchia scuderia a Briga (s.n. 1959, 17-24). Per la particolarità dei suoi arredi, nel 1961, Trigonhaus venne inclusa da Roberto Aloi nella nota collana di “Esempi” (Aloi 1961, 398). Nel 1981 alcuni schemi dell’edificio furono pubblicati in una rivista di arredamento di larga diffusione sotto la dicitura Tipologie montane tradizionali – Chalet, dimostrando l’evidente incapacità da parte dei curatori di cogliere l’originalità del progetto dei Wenger che nulla ha a che spartire con la retorica dello stile alpino (Jonghi Lavarini, Magnani 1981, n.n.). Per il resto, poco altro, se non brevi cenni in Libri e riviste d’Italia (1987, 141) e in Annali dei lavori pubblici (1957, 128).
2 | Heidi Wenger sulla terrazza principale verso valle © Stiftung Heidi und Peter Wenger, Brig (CH).
3 | Particolare della terrazza principale con i serramenti triangolari apribili © Stiftung Heidi und Peter Wenger, Brig (CH).
Per questa ragione, di seguito si riporta, mantenendo la formattazione conforme all’originale, la descrizione integrale del progetto per come è presentato dalla stessa Heidi Wenger (Brühlmann 2010, 24-25).
situation et programme
une tente fixe à 2000 mètres
l’axe de la vallée du Rhône
est celui de la cabane
des triangles de bois
assemblés
forment l’ossature
les versants du toit
prolongés jusqu’au socle
captent le mouvement
de la pente
une toiture
conçue comme
une enveloppe de bois
intérieure et extérieure
l’isolation entre deux
couverture en tavillons
les deux versants
enserrent l’habitacle
la terrasse ouest
se relève
et ferme comme un volet
côté nord
palier avec wc
entrée dans le séjour
depuis l’arrière
fourneau à bois avec évier
pour cuisiner et chauffer
ameublement:
une table, des sièges
et des lits
fin des années 60
déplacement du chauffage
et de la cuisine
côté sud
installation
d’un fourneau suédois
cuisine provisoire
sur une étagère à livres
la galerie
pour chambre à coucher
on y accède
par une échelle
pas de sous-sol
le rêve
un village de trigones
à la lisière basse
de la forêt
chronologie de la métamorphose
construire une tente fixe
achever l’intérieur
comme on l’a appris
programme-cliché:
la montagne
grimper, skier
peu à peu
nous cessions d’y monter
qu’est-ce qui n’allait pas?
1976
le trigone devient
sujet de recherche
le triangle
est la forme géométrique
la plus difficile
avec ses propres
lois
qu’il faut observer
sinon ça ne va pas
ce n’est plus-seulement
une «cabane de sportifs»
mais
«un lieu de calme»
où nous lisons, nous écrivons
faisons des projets
développons des idées
écoutons de la musique
nous ressentons
l'union avec la nature
avec son jeu changeant
d’atmosphères
de lumières
de plantes et de nuages
nous modifions complètement
l’espace intérieur
traçons des façades
en triangles de verre
allongeons la galerie
d'un axe
installons une spirale de bois
en guise d'escalier
qui relie
les 3 niveaux
découvrons le plancher
«à double fond»
comme rangement
comme une fosse
où s’asseoir, où s’étendre
l’important:
une provision de planches
poûr petits meubles
avec ou sans tiroirs
pour des tables ou des bancs
et encore une cave ronde
pour entrée, wc, douche
débarras
1991
construction
d’un hémisphère en bois
tournant sur son axe
avec 17 compartiments
pour les ustensiles
de cuisine et de table –
libre comme un meuble
nous l’avons réalisé
nous-mêmes
à l’atelier de Brigue
1994
le socle
est agrandi
pour un plus grand débarras
2002
la cabane devient
maison de vacances
pour une famille
le mécanisme de
la grande terrasse
est électrifié
chauffage dans le socle
nouveau fourneau et cheminée
conduites d'eau chauffées
banquette de pierre
à l’entrée
E ancora, a chiosare la storia dell’edificio e a svelare le ragioni spaziali e l’idea di vita che anima il progetto.
comme
un pli de la terre
le toit se lève
et nous abrite
il se redresse
et retombe sur le sol
qui grimpe
toujours en de nouveaux replis
de la montagne –
le toit
ne nous enferme jamais
ni dedans ni dehors
car
notre espace est –
comme tout espace –
partie
de l’immensité
de la nature
sa réalité
c’est le vide
l’insaisissable –
compris entre le toit
et le sol
son essence est d’être
incomplète
ouverte –
regardez
les vitrages en triangles
et le toit
ils cèdent la place
à la nature
qui toujours
change
la forme vivante
de l’espace
et
sa profondeur
au gré de la lumière
et des couleurs des
saisons
du ciel étoilé
4 | Vista dell’interno dal soppalco.
5 | Vista dell’interno verso la scala e la cucina emisferica.
Prima di entrare nel merito dei contenuti della descrizione va notato come non si tratta di una comune relazione di progetto, ma di una sorta di poema. Per l’architetta vallesana, infatti, la ricerca sul linguaggio (in francese e in tedesco indifferentemente) e la composizione di numerosi testi in forma poetica rappresentò un importante strumento di progetto impiegato in totale consonanza con la ricerca condotta dal marito attraverso il disegno e la realizzazione di modelli, come testimoniato da Jürg Brühlmann, loro collaboratore a Briga.
Heidi était rapide, procédait par association d’idées, pouvait recevoir toutes les idées et les réunir en un projet. Peter était calme, réfléchi et un remarquable dessinateur. […] Elle amenait l’idée [de ce livre], il y réagissait par ses capacités signalées de représentation en trois dimensions, et son savoir-faire de constructeur. Tous deux avaient de hautes exigences quant à la clarté des idées, à leur structure, à l’adéquation du projet et à l’aspect artisanal et technique de l’exécution de la construction (Brühlmann, Gatenbein 2010, 160).
La descrizione stessa è una costruzione (linguistica): ogni componente del progetto è esplicitamente menzionata o implicitamente evocata. Fin dalle prime righe, un peso sostanziale è affidato al ruolo ordinatore della geometria in relazione alla complessità intrinseca dello spazio, alla possibilità di conoscerlo, immaginarlo e quindi costruirlo – dal rapporto col suolo al cielo stellato.
A Saflisch per la prima volta, infatti, e in modo forse più esemplare che altrove, quasi primigenio, Heidi e Peter Wenger impiegano la geometria per dar forma a un mondo che non solo rispecchi un modo di pensare lo spazio, ma traduca in forma costruita un’idea di abitare e una specifica visione della vita. Con Trigonhaus i Wenger non sperimentano semplicemente l’abitare minimo, adattandolo alle necessità di un rifugio di vacanza poco distante dal loro ufficio di Briga, ma aprono a un campo di ricerca del tutto differente rispetto a quello a cui erano stati abituati durante gli anni di studio a Zurigo. Poco dopo aver conseguito il diploma all’ETH nel 1951 e lavorato ad alcuni progetti tipicamente informati dai modelli del Movimento Moderno, i Wenger mettono in discussione la supremazia dei cosiddetti maestri poiché i canoni che essi incarnavano nella Svizzera degli anni Cinquanta parevano loro insufficienti per rispondere alle domande che si ponevano sulla qualità dello spazio in architettura. Ciò che invece sembrava necessario era sondare altri orizzonti per trovare un “nouvelle approche de la vie, de l’espace, de la constructione” (Brühlmann 2010b, 163). Così, pur ammirando Le Corbusier, Mies van del Rohe o Alvar Aalto, guardano altrove, scoprono Frank Lloyd Wright e studiano gli edifici di Buckminster Fuller, di Pierluigi Nervi e altri architetti-costruttori. La loro ricerca si apre agli studi delle geometrie naturali, come testimoniato dagli estratti del materiale didattico del corso tenuto da Peter Wenger nel 1983 presso la Southern University di Nanjing in Cina (Frey 2006, 45).
L’élément fondamental du cosmos est l’espace, sa nature est le vide; en raison de sa vacuité, il peut contenir toute chose. L’espace est la précondition pour tout ce qui existe. Ce vide pourtant n’est pas abstrait, inerte. Il possède sa structure interne propre, elle détermine toutes les formes, qu’elles soient vivantes ou non.
[...]
La géométrie des structures naturelles peut nous donner des pistes pour une stratégie du dessin, et nous aider dans notre recherche de trames génératrices de formes; elle nous aide à développer un langage commun qui nous permet de donner une forme construite, concrète à tous les types de relations humaines, à tous les besoins humains. Car, en effet, l’architecture est l’expression spatiale de la vie humaine, qu'elle soumet à l’épreuve du temps dans la forme créée.
Si on revient aux éléments de base de la géométrie ou de la nature, c’est évidemment l’origine des formes que nous pouvons y trouver, l’archétype, non le modèle. La clef est la genèse des formes, la trame des espaces. C’est cette grammaire que nous voulons découvrir afin qu’elle devienne partie de nous-mêmes et imprègne notre intuition.
[...]
Joseph Paxton s’inspire de la feuille de la Victoria Regia pour construire son Crystal Palace et jette les bases d’un système structurel. […] Après lui, de nombreuses et importantes constructions ont été inspirées de la géométrie des structures naturelles : bulles de savons, plantes, radiolaires ou cristaux ont offert les bases conceptuelles du dessin. La plupart de ces réalisations ont permis de vérifier les innovations possibles grâce à la géométrie des structures naturelles. On peut dresser un inventaire historique sommaire des principales étapes; on trouverait: les structures spatiales tétraédriques ou octaédriques d’Alexandre Graham Bell vers 1900, les dômes géodésiques de R. Buckminster Fuller vers 1950, les voiles minces de Felix Candela et Pierre Luigi Nervi, les structures tendues de Frei Otto et bien d'autres.
Trigonhaus riflette tutto questo. Fin dal nome che allude al tetraedro – il più semplice dei poliedri regolari, un volume compreso nel minor numero di piani possibili – la geometria irrompe nel progetto e si traduce in una sorta di riduzione dello spazio alla sua essenza minima. La ricerca legata alla configurazione spaziale a partire dalla figura del triangolo nelle sue possibili combinazioni e, in parallelo, le scelte costruttive diventano, senza mediazione alcuna, strumento di ricerca. L’intenzione è quella di realizzare un edificio altamente funzionale e di grande qualità, definito sostanzialmente dalla conformazione triangolare del tetto. I Wenger lavorano sull’idea della tenda da campeggio e la trasformano in un edificio: una “tenda fissa”, di facile costruzione, adattabile a diversi terreni e che grazie a queste caratteristiche, può diventare un oggetto standardizzabile. Lungi dall’essere la trascrizione in stile moderno dello chalet alpino, Trigonhaus è la sintesi di un modo di intendere l’architettura in cui spazio, sistema costruttivo, dato formale nonché carica espressiva sono difficilmente scindibili. Un edificio minimo, più simile a un riparo o a una capanna che a una vera e propria casa per vacanze, progettato, costruito e abitato come struttura (spaziale e materiale) prima ancora che come luogo in cui trascorrere del tempo. Un progetto trovato a partire dallo studio di elementi geometrici primari, che nell’archetipo della tenda e nella sua messa a dimora traspone un’idea di modernità per certi versi positivista: geometria, matematica e costruzione sono gli strumenti attraverso cui definire spazi universalmente validi, che rispecchino l’idea di vita dei coniugi Wenger, ma allo stesso tempo siano sufficientemente astratti da poter essere abitati da chiunque. In questo senso la tenda da campeggio – archetipo del riparo – funge da innesco, in analogia con il modello dell’A-frame, molto diffuso in Nord America dopo la Seconda guerra mondiale (Randl 2004, 120-123; Frey 2006, 93-94), che tuttavia per i Wenger non fu necessariamente un riferimento diretto – almeno secondo quando affermato dalla coppia (Frey 2006, 93) – ma che in qualche modo consente di collocare la sperimentazione di Trigonhaus al di fuori della retorica dello stile alpino vernacolare.
6 | Pianta del piano terra, dopo i lavori di ricostruzione.
7 | Pianta della galleria, dopo i lavori di ricostruzione.
8 | Sezione longitudinale, dopo i lavori di ricostruzione.
9 | Sezione trasversale, dopo i lavori di ricostruzione.
La collocazione del piccolo capanno a 2000 metri di altitudine in direzione longitudinale rispetto all’asse della valle del Rodano esalta il rapporto dell’edificio con il paesaggio suggerendo un’idea di spazio che non è solo funzionale, ma che diventa tramite per esplorare la relazione tra architettura e vita quotidiana. La collocazione e l’orientamento dell’edificio vengono scelti in funzione dell’andamento della valle per sperimentare la vastità delle viste verso ovest in accordo con la conformazione fisica del luogo.
Brig liegt in einem Kessel; auf beiden Seiten versperren Berge den Weitblick. Um diesen Scheuklappen zu entgehen, fahren wir auf den Roßwald. Wie ein Sporn weist der langgezogene, 2000 m hohe Rücken ins Rhonetal hinunter bis Montana. Plötzlich erlebt man die Weite. Das Rhonetal ist eines der wenigen geraden, großzügigen Täler der Schweiz und läuft ziemlich genau westwärts, der fernen Provence zu. Dieses Erlebnis des Sich-Öffnens und -Weitens bestimmte die Wahl des Bauplatzes. Die Talachse sollte zur Hauptachse des Häuschens werden, mit bewußtem Verzicht auf die Südsonne und die Aussicht auf die näherliegenden Berge des Simplongebietes. Die Architektur des Häuschens sollte äußerst einfach werden; seine Konturen sollten in den Dreiecken der Lärchen verschwinden (s.n. 1958, 202).
Sebbene molto conosciuto in ambito svizzero per via della popolarità dei loro autori, le scarne descrizioni dell’edificio si riducono all’elenco degli elementi che lo compongono o a pochi accenni sul processo di autoassemblaggio.
La construction du “Trigon” s’est déroulée au début de l’hiver pour tirer parti des moyens de transports en place (ski-lift et mulet), la neige offrant la “piste”. Les cinq fermes distantes entre elles de 1,83 mètre, composées de deux chevrons et d’une traverse double boulonnée, ont été assemblées sans machine de levage, elles s’appuient sur des socles en maçonnerie de pierre. A l’origine, le cloisonnement des pièces de service à l’arrière a été conçu de manière traditionnelle, ainsi que le vitrage de la façade aval. Un grand volet, actionné par une poulie, forme terrasse en position ouverte (Frey 2006, 94).
Per quanto riguarda i materiali impiegati e i particolari della costruzione, quasi tutto è ridotto alle consuetudini della tradizione vallese e al sapere artigianale, sebbene non se ne assumano né i dati spaziali né quelli linguistici.
[E]in festes Dreieck, gebildet von den beiden Dachsparren und der Bodenzange […]. Rundherum ist mit 5 cm Glasseidematten isoliert; dann folgt die äußere Schalung mit Lattung und Contrelattung für die dreifach überdeckten Holzschindeln; 4cm starke Bretter bilden den Boden. Ein Keller wird nicht benötigt. In den Dachflächen sind kräftige Windversteifungen eingezogen, die gleichzeitig das Gewicht der Terrassen aufnehmen. Wie die alten Walliser Stadel liegt das Trigon mit den verlängerten Sparren auf zehn Bruchsteinsockeln. So wird die Anpassung an das steile Gelände leicht. Als Dacheindeckung dienen Schindeln; der passende Baum wurde direkt auf 2000 m über Meer gefällt (s.n. 1958, 202).
Con il passare degli anni i Wenger si rendono conto che quanto costruito nel 1956 non corrisponde pienamente alle loro aspettative e innescano un processo di metamorfosi dell’edificio con l’obiettivo di definire ancor più precisamente la relazione tra concezione spaziale, ricerca sulle geometrie generate a partire dal triangolo, principio strutturale-costruttivo e disposizione interna. Nel 1976 “le trigone devient subject de la recherche”, dimostrazione tangibile di come l’architettura possa essere più di un semplice contenitore di funzioni e diventare uno strumento di esplorazione del mondo. Si assiste così a una vera e propria opera di ricostruzione. L’intero edificio viene allungato di una campata; l’accesso, che originariamente era dal retro alla quota del piano principale tramite una passerella, viene spostato al livello inferiore, attraverso un piccolo volume in muratura che ospita i servizi e i locali di stoccaggio; questo consente di rimuovere tutte le pareti divisorie al piano principale. Contestualmente viene aperto il fronte posteriore, vengono sostituiti gli infissi di entrambe le facciate con una composizione di serramenti triangolari di cui le porzioni apribili sono rotanti sul loro asse verticale per permettere il passaggio; vengono aggiunte persiane triangolari sul fronte posteriore, anch’esse apribili in modo da ottenere una terrazza al piano superiore e un ingresso verso monte al piano intermedio. Viene inserita una scala circolare che, posizionandosi al centro del soggiorno, collega, come un perno, i tre livelli, consentendo di raggiungere il soppalco al di sotto del timpano in cui trovano posto i letti; viene sostituito l’arredamento con un tavolo e una seduta incassati nel pavimento. Nel 1991, infine, l’ambiente viene dotato di una cucina semisferica, una sorta di esercizio formale, “un rêve éveillé”, un’ulteriore ricerca sulla struttura interna dello spazio e sui suoi modi di occupazione. I Wenger commentano la decisione di lavorare sulla prima versione dell’edificio e di progettare mobili su misura come una necessità legata a trovare la giusta ed equilibrata corrispondenza tra paesaggio, contenuto e contenitore, in modo che tutto corrispondesse alla “forma interna [della casa] e [l’edificio] non sembrasse una soffitta (Randl 2004, 121).
10 | Heidi e Peter Wenger, kit di costruzione con diverse possibili configurazioni.
Trigonhaus diventa così un manifesto che invita a pensare l’abitare come atto di libertà e controllata creatività, in cui forma e funzione si fondono in una sintesi guidata dalle potenzialità dello spazio e dalla costruzione. La rimozione di qualunque divisorio interno favorisce la continuità visiva, permettendo una ininterrotta relazione tra gli ambienti e il paesaggio circostante; le ampie vetrate consentono alla luce naturale di fluire liberamente; la partizione triangolare del serramento enfatizza l’unitarietà degli elementi e la loro comune natura geometrica.
A valle dei lavori risalenti al 1976, il carattere sperimentale di Trigonhaus viene fortemente accentuato anche se l’idea della sua riproducibilità alimentava fin dall’inizio il “sogno [di] un villaggio di trigoni sul margine inferiore della foresta”. I Wenger prevedevano infatti che l’edificio potesse essere riproposto altrove in conformazioni simili e immaginavano un’aggregazione di monadi sparse nel bosco di larici e pini a formare un moderno villaggio alpino. La particolarità del progetto, al di là dell’idea di costruire una sorta di tenda permanente, consisteva, infatti, nella volontà di riprodurre in serie un modo di abitare del tutto originale nato da una concezione spaziale assolutamente personale.
Trigonhaus fu esposta alla seconda edizione dell’Esposizione nazionale svizzera del lavoro femminile, nota come SAFFA – acronimo del nome tedesco di Schweizerische Ausstellung für Frauenarbeit – svoltasi a Zurigo dal 17 luglio al 15 settembre 1958. Oltre al prototipo esposto in riva al lago di Zurigo, ricostruito dopo la chiusura della mostra sul Murtensee e recentemente demolito, ne furono realizzati altri cinque esemplari tra l’Oberland bernese e l’Appenzello (Hüppi 2021). Questo fu possibile grazie al successo che Trigonhaus ebbe alla SAFFA di Zurigo a seguito della quale pare che i Wenger ricevettero numerose richieste di nuove realizzazioni tanto da lavorare su una sorta kit di costruzione in funzione del quale sarebbero state possibili diverse varianti in termini di dimensioni e altezza del colmo. In questo modo, data la struttura semplice e le misure standardizzate, l’edificio si sarebbe potuto adattare a un’ampia varietà di terreni e avrebbe potuto ospitare fino a sei o sette posti letto. Ciò significava immaginare che, con una serie di modifiche controllate, Trigonhaus fosse adattabile per accogliere anche famiglie numerose, pur mantenendo i suoi peculiari caratteri spaziali. Coloro che l’avrebbero abitata – come forse è oggi per la famiglia proprietaria dell’edificio originale dei Wenger – non sarebbero stati costretti a conformarsi a modelli predefiniti, ma avrebbero potuto esplorare e reinterpretare continuamente lo spazio grazie alla sua generica specificità.
In questo modo, da rifugio privato per brevi soggiorni di una coppia di architetti, Trigonhaus si sarebbe trasformata in un effettivo prototipo, divenendo un possibile ideale collettivo, capace di dar ragione dell’universalità di un sogno privato e di partecipare, così, a una storia coniugale e architettonica lunga quasi cinquant’anni.
11 | Il sogno di un villaggio di Trigoni.
Riferimenti bibliografici
- Aloi 1961
Casa di vacanze «Le Trigone» a Saflisch (Svizzera) - Heidi e Peter Wenger, in R. Aloi, Esempi di arredamento moderno di tutto il mondo, vol. 20, Milano 1961, 398. - Brühlmann 2010a
J. Brühlmann, Worwort / Avant-propos, in J. Brühlmann (hrsg. von), Heidi + Peter Wenger Architekten Architects, Visp 2010, 139 e 153. - Brühlmann 2010b
J. Brühlmann, Aus dem Leben von Heidi und Peter Wenger / Aperçue de la vie de Heidi et Peter Wenger, in J. Brühlmann (hrsg. von), Heidi + Peter Wenger Architekten Architects, Visp 2010, 149-151 e 159-162. - Brühlmann, Gatenbein 2010
J. Brühlmann, K. Gatenbein, Stille Wochen im Wallis / Semaines tranquilles en Valais, in J. Brühlmann (hrsg.), Heidi + Peter Wenger Architekten Architects, Visp 2010, 145-148 e 159-162. - Frey 2006
P. Frey, Heidi et Peter pour la vie: Wenger architectes, Lausanne 2006. - Hüppi 2021
N. Hüppi, Das Trigonhaus. Ein ikonischer Bau der Schweizer Nachkriegszeit – ein Besuch, 27 ottobre 2021, in Saffa 1958 Eine nationale Bühne für Schweizer Architektinnen und Gestalterinnen. Städtebau, Architektur und Ausstellungsdesign im internationalen Kontext. - Jonghi Lavarini, Magnani 1981
G.M. Jonghi Lavarini, F. Magnani, Case di montagna, vol. 3, Milano 1981, n.n. - Randl 2004
C. Randl, A-frame, New York 2004. - s.n. 1957
La “Trigone”, una tenda da campeggio in legno, in Annali dei lavori pubblici, Ministero dei lavori pubblici, vol. 95, Roma 1957, 128. - s.n. 1958
s.n., Trigon - Ferienhaus im Wallis, in “Das Werk” 6 (1958), 202-203. - s.n. 1959
s.n., Uno studio di architetti, in “Edilizia Moderna” 67 (1959), 17-24. - s.n. 1997
“Libri e riviste d’Italia”, vol. 39, 443-454 (1987), 141. - Wenger 2006
P. Wenger, Introduction à la géométrie des structures naturelles, in P. Frey, Heidi et Peter pour la vie: Wenger architectes, Lausanne 2006, 45-51. - Wenger 2010
H. Wenger, Trigon Ferienhaus Saflisch / Trigone Maison de vacances Saflisch, in J. Brühlmann (hrsg.), Heidi + Peter Wenger Architekten Architects, Visp 2010, 22-25.
English abstract
Designed in 1956 by architects Heidi and Peter Wenger, the Trigonhaus in Saflisch (Valais) radically departs from the traditional Alpine hut. Initially conceived as a minimalist retreat, the house became an experimental prototype that merges geometry, structure, and spatial philosophy. Through its triangular form, self-built construction, and evolving layout, Trigonhaus represents a spatial manifesto rooted in natural geometry and a deeply personal vision of living. The project challenges prevailing Modernist paradigms and embraces influences from natural forms and structural innovators like Buckminster Fuller and Pier Luigi Nervi. Over time, the Wengers modified the house to better express the relationship between space, structure, and life, ultimately transforming it into a tool for spatial exploration. Exhibited at the 1958 SAFFA in Zurich, the prototype inspired additional iterations and suggested the potential for a modular, adaptable alpine village. Trigonhaus stands today as a powerful expression of architecture as a living, evolving act of design, thought, and inhabitation.
keywords | Trigonhaus; Heidi and Peter Wenger; Alpine Architecture.
La Redazione di Engramma è grata ai colleghi – amici e studiosi – che, seguendo la procedura peer review a doppio cieco, hanno sottoposto a lettura, revisione e giudizio questo saggio
(v. Albo dei referee di Engramma)
Per citare questo articolo / To cite this article: Francesca Belloni, Abitare la montagna incantata. La Trigonhaus di Heidi e Peter Wenger, “La Rivista di Engramma” n. 226, luglio/agosto 2025.
Per citare questo articolo / To cite this article: Francesca Belloni, Abitare la montagna incantata. La Trigonhaus di Heidi e Peter Wenger, “La Rivista di Engramma” n. 226, luglio/agosto 2025, pp. xx-yy | PDF dell’articolo (con link quando è disponibile il PDF)