"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

116 | maggio 2014

9788898260614

Aby Warburg architetto

Nota sui progetti per la Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg ad Amburgo

Giacomo Calandra di Roccolino

English abstract

Sala di lettura della WaburgStiftung di Amburgo frutto del restauro della Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg. 1995 (foto: Otto Rheinländer).

figg.1, 2 | Fronte principale della Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg, oggi sede della Fondazione Warburg di Amburgo.

Sulle rive del fiume Alster ad Amburgo, poco prima che esso si allarghi a formare il grande lago artificiale che si trova nel centro dell’attuale metropoli, sorge ancora oggi, nel quartiere residenziale di Eppendorf, la sede di quella che fu la Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg.

L’edificio, con la sua austera facciata in klinker, si potrebbe mimetizzare facilmente con le case signorili che come cortine continue chiudono la strada da entrambi i lati, se non fosse per le tre lettere ·K· ·W· ·B· che emergono dalla facciata e per la scala d’accesso centrale, incorniciata dalle due grandi lampade in Bronzo, che ne segnalano l’importanza. [figg.1, 2]

L’edificio, commissionato da Aby M. Warburg per ospitare la sua biblioteca, è oggi sede della Fondazione Warburg di Amburgo che, grazie al sostegno della città e ai fondi messi a disposizione dal Prof. Martin Warnke, ha potuto ricostituire in parte la biblioteca e ricostruire la sala di lettura e dei seminari, che era stata fortemente trasformata già durante la Seconda guerra mondiale.

figg.3, 4 | Felix Ascher, progetto per la Biblioteca Warburg, piante dei differenti livelli, primi mesi del 1924.

Dopo essere ritornato ad Amburgo dai soggiorni e dai lunghi viaggi all’estero, Aby Warburg iniziò sistematicamente l’acquisizione di libri con l’intenzione di creare una biblioteca di storia dell’arte, che potesse fornire il necessario supporto a studiosi e studenti della neonata università, di cui lui stesso era uno dei fondatori.

Poiché all’inizio degli anni 20 del Novecento era diventato ormai impossibile gestire la biblioteca all’interno della casa privata di Warburg e tantomeno era più agibile l’organizzazione dei seminari e delle conferenze all’interno dell’edificio, si decise che era giunto il momento di realizzare un nuovo edificio accanto all’abitazione di Heilwigstraße 114, che fosse progettato e organizzato per rispondere nel miglior modo possibile a tale funzione.

In previsione di un allargamento della biblioteca, fin dal 1909 la famiglia Warburg aveva acquistato lo stretto lotto adiacente all’abitazione di Heilwigstrasse nella quale fino a quel momento si erano svolti i seminari tenuti dallo stesso Warburg e dai suoi assistenti e collaboratori. Nel gennaio del 1924, ultimo anno del periodo di cura di Warburg nella clinica di Kreuzlingen, dove dal 1918 era stato ricoverato più volte, il suo assistente Fritz Saxl prende contatto per la prima volta con l’architetto amburghese Felix Ascher e lo incarica di realizzare una serie di disegni per la nuova biblioteca.

Questo primo progetto, che viene subito spedito anche a Warburg, si rifà allo stile degli edifici di cultura codificati da Fritz Schumacher in quegli anni. [figg.3, 4] Tali edifici, benché siano ancora di forma spiccatamente storicista, attraverso l’utilizzo del mattone cotto si collegano alla tradizione nordica dell’Heimatstil e si possono assimilare al movimento dell’Heimatschutz, teorizzato da un altro protagonista dell’architettura amburghese di quegli anni: Fritz Hoeger.

figg.5, 6 | Felix Ascher, progetto per la Biblioteca Warburg, fronte principale, febbraio 1924; Felix Ascher, progetto per la Biblioteca Warburg, sezione longitudinale, primi mesi del 1924.

Il progetto di Ascher inoltre fa riferimento per diversi aspetti alla tradizione delle case della borghesia amburghese, costruite durante il periodo del Gründerzeit. Alcuni elementi, come la tripartizione verticale della facciata, rimarranno anche nei progetti successivi. [fig.5] Ascher organizza l’edificio in tre blocchi, collocando la grande sala conferenze a doppia altezza sul fronte stradale e distribuendo le sale di lettura sul fronte opposto. I due blocchi funzionali sono collegati da una scala, che si trova al centro dell’edificio. [fig.6]

Il progetto non incontra il favore di Warburg, che non vuole separare la sala lettura dall’aula dei seminari e vuole al contrario ottenere un luogo centrale, che renda possibile l’applicazione del metodo di lavoro interdisciplinare da lui utilizzato. Inoltre l’altezza del volume dell’edificio, sovrasta e sminuisce l’altezza della casa di Warburg che nei prospetti del progetto sembra quasi un volume annesso del nuovo edificio. Se l’iniziativa progettuale di Saxl/Ascher non soddisfa Warburg, essa riesce se non altro a indurlo a occuparsi della realizzazione del nuovo edificio. Non appena rientra ad Amburgo (agosto 1924), si mette infatti in contatto con il suo conoscente e amico Fritz Schumacher, tornato anche lui da poco in città dopo il suo impegno triennale a Colonia. Schumacher rientra ad Amburgo per assumere il ruolo di Oberbaudirektor (una sorta di assessore plenipotenziario all’urbanistica) e per iniziare l’opera di riorganizzazione e riforma urbanistica dell’intera città.

Allo stesso tempo, Warburg è impegnato nel convincere i propri fratelli della necessità e del ritorno d’immagine che potrà derivare dalla realizzazione del nuovo edificio. Nonostante l’impegno profuso riuscirà ad ottenere una disponibilità finanziaria limitata, destinata ad essere poi ampiamente superata durante la fase di realizzazione del progetto.

figg.7a, 7b | Fritz Schumacher, Primo progetto per la Biblioteca Warburg, fronte sul giardino e sezione della sala conferenze; Fritz Schumacher, primo progetto per la Biblioteca Warburg, fronte principale.

Su pressione di Warburg, Fritz Schumacher produce una prima idea progettuale alla fine del 1924. Il primo schizzo introduce alcuni elementi fondamentali che saranno ripresi e ulteriormente sviluppati da Gerhard Langmaak, l’architetto che porterà a termine la realizzazione della biblioteca nel 1926. [figg.7a, 7b]

fig.8 | Fritz Schumacher, dettagli del primo e del secondo progetto: a sinistra lo spazio ellittico solo come sala conferenze; a destra la sala conferenze/sala di lettura, 1925.

Warburg immagina la sala per le lezioni come una “Arena della scienza” e con tutta probabilità richiede a Schumacher di dare alla sala una forma simile alla cavea di un teatro antico. In questa prima fase non è ancora maturata l’idea di fondere insieme, in un unico spazio, la sala di lettura e l’aula per le conferenze, cosicché nel suo primo progetto, Schumacher disegna una sala dedicata principalmente a lezioni e seminari, collocandovi molte file di posti e lasciando troppo poco spazio ai tavoli per la lettura. [fig.8]

fig.8b | Fritz Schumacher, dettaglio della sezione del secondo progetto per la sala lettura e conferenze, 1925.

Meno di due settimane dopo, la seconda proposta di Schumacher mette nero su bianco il concetto della nuova sala, che lascia invece ampio spazio ai tavoli di lavoro in quella che corrisponde all’orchestra di un ipotetico teatro. Schumacher inoltre, com’è chiaramente visibile negli schizzi, ipotizza la realizzazione della libreria circolare lungo la balaustra che sostiene i posti della sala. [fig.8b]

fig.8c: Fritz Schumacher, secondo progetto per la Biblioteca Warburg, il piano terra con la sala lettura e conferenze, un piano del magazzino della biblioteca.

Benché l’asse della sala di lettura, che già in questa fase si configura come cuore dell’edificio, sia posto perpendicolarmente all’ingresso, alcune scelte progettuali saranno portate avanti anche nelle successive fasi della realizzazione; ad esempio l’autonomia del volume della sala che si prolunga per dieci metri nella parte retrostante del lotto ed è chiusa con una copertura piana. [fig.8c]

figg.9, 10 | Gerhard Langmaak; Fritz Schumacher.

Schumacher, soprattutto a causa del suo ruolo di Oberbaudirektor, non può proseguire nell’elaborazione del progetto e suggerisce a Warburg di affidarsi all’ancora giovanissimo Gerhard Langmaak, che ha aperto il proprio studio da soli due anni. [figg.9, 10]

fig.11 | L’ingresso della Biblioteca Warburg, sull’architrave compare la scritta MNEMOSYNE, disegnata da Fritz Schumacher su richiesta di Aby Warburg.

Warburg rimane fortemente deluso dalla rinuncia di Schumacher a seguire la realizzazione e si dimostra scettico sulle effettive capacità del giovane architetto di portare a termine il lavoro. Per questo ottiene l’assicurazione di un costante controllo del progetto e perfino una serie di visite di Schumacher al cantiere.

Il sostegno offerto dal Maestro, oltre a rassicurare Warburg che lo considera fino alla fine iniziatore e garante del progetto, rende meno complesso l’ottenimento dei finanziamenti per la realizzazione, che a causa dell’aumentare dei costi deve essere più volte rifinanziata dai fratelli di Aby Warburg.

Il ruolo di ‘nume tutelare’ dell’impresa è inoltre confermato dall’incarico assegnato a Schumacher di disegnare l’epigrafe MNEMOSYNH sull’architrave d’ingresso all’edificio. [fig.11]

figg.12, 12b, 12c | Gerhard Langmaak, Progetto per la Biblioteca Warburg: fronte principale; pianta del piano terra; pianta di uno dei piani superiori, 1925-1926.

fig.13 | Gerhard Langmaak, lucernario della sala di lettura.

Anche la distribuzione degli altri ambienti dell’edificio cambia. La scala che conduce ai magazzini superiori non si trova più in posizione centrale come nel progetto di Schumacher, ma viene messa in una posizione secondaria, per non distrarre dal percorso che conduce alla sala, il luogo centrale dell’intero progetto. [fig.12c]

Dal 1925 l’incarico passa ufficialmente a Gerhard Langmaak che, mediando ogni scelta con Warburg, apporta ulteriori modifiche e porta a termine la realizzazione dell’edificio. [fig.12b] Il cambiamento principale rispetto al progetto di Schumacher consiste nella rotazione della sala di novanta gradi e nel completamento della sua forma ellissoidale, che nel progetto precedente si limitava alla disposizione dei posti. La nuova sala viene così a trovarsi perpendicolare alla strada e in asse con l’ingresso principale.

La necessità di sfruttare al massimo la larghezza disponibile rende necessaria la riorganizzazione anche dell’adiacente abitazione di Warburg: il nuovo volume cilindrico sfrutta l’arretramento dell’edificio di Heilwigstrasse 114, per addossarsi completamente ad esso e guadagnare qualche metro in larghezza. Inoltre Langmaak progetta il grande lucernario centrale che dà luce alla sala di lettura. [fig.13]

Anche il prospetto dell’edificio viene cambiato. L’ingresso della biblioteca è ora centrale, a rimarcare l’asse che domina la composizione. La tripartizione del fronte principale, già prospettata nel progetto di Ascher è confermata e la verticalità del prospetto è accentuata dalle quattro ‘lesene’ ottenute con una minima rotazione dei mattoni lungo l’intera facciata. [fig.12] 

fig.14 | Gerhard Langmaak, dettaglio della facciata principale con le lettere K B W, acronimo della biblioteca.

Tale soluzione riprende e ricorda il modo di Hoeger di lavorare le sue facciate espressioniste, creando effetti chiaroscurali di ombre con lo stesso tipo di rotazioni. Infine lo zoccolo dell’edificio è sottolineato da una disposizione verticale del klinker della facciata. [fig.14]

Molto è stato scritto riguardo al significato simbolico della forma ellittica della sala, che riprende la Weltanschauung cosmologica e bipolare di Warburg, non è quindi necessario riprendere tale argomento in questo contesto. Ciò che però è importante sottolineare è l’invenzione tipologica della sala di lettura, che incarna e risponde alle esigenze poste dal metodo di lavoro interdisciplinare sviluppato da Aby Warburg e dalla cerchia dei suoi collaboratori. L’innovazione del metodo si riflette quindi nella soluzione architettonica, così come avviene nel Bilderatlas. In questo senso vanno anche ricordate le innovazioni tecnologiche (sistema di comunicazione ad aria compressa, montacarichi e sistemi di proiezione) di cui la Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg era dotata già nel 1926 e di cui purtroppo nulla è rimasto nella recente ricostruzione.

Per quanto riguarda la composizione architettonica della biblioteca, è necessario indagare ancora a fondo su quale sia stato il ruolo degli architetti protagonisti della vicenda progettuale, Schumacher e Langmaak, ma anche e soprattutto comprendere fino a che punto il loro lavoro fu indirizzato e condizionato dalla volontà del loro committente.

Bibliografia essenziale
English abstract 

In an upmarket quarter of Hamburg, blending perfectly into the surrounding middle-class houses, the Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg still rises to this day. In the intentions of Aby Warburg, the building was to become the point of reference for History of Art scholars from the recently formed University of Hamburg, as well as the experimental laboratory to put the new methodological approach that he developed into practice. The composition of the space reflects this very method of working and is the result of a collaboration between Fritz Schumacher – the greatest architect in Hamburg at that time – and Aby Warburg, who supervised the project in every detail. From 1925, the responsability for the construction was officially passed to Gerhard Langmaak who, negotiating every decision with Warburg, realised further changes to the project and brought the building to conclusion. The heart of the Library, the elliptical reading and seminar room, reflects Warburg’s Weltanschauung. The library re-opened after a long renovation period that gave this institution back to the city again.

To cite this article: G. Calandra di Roccolino, Aby Warburg architetto. Nota sui progetti per la Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg ad Amburgo,  “La Rivista di Engramma” n. 116, maggio 2014, pp. 54-65 | PDF of the article 

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2014.116.0005