"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

Entrare nelle città. A parole

Recensione di: Arthur Duff, Borrowing You, Castelfranco Veneto, 4 settembre-5 ottobre 2008*

Katia Mazzucco

Entrare/città/parole. Per l'opera di Arthur Duff a Castelfranco Veneto si propongono (qui) tre termini di discussione.

Entrare: l'installazione di Duff, di fatto, non alimenta alcuna retorica dell'ingresso. L'opera non entra nella città, vi si proietta. Il progetto finito consiste di 15 minuti di proiezione, al crepuscolo, di un raggio luminoso mobile che dalla torre dell'orologio si infrange su strade, tetti, pareti di Castelfranco. Il processo creativo cela una ulteriore negazione dell'idea di entrata, una negazione di secondo livello: il raggio verde restituisce alla città immagini-parole sue proprie, ovvero frammenti di conversazioni cittadine registrate (trafugate) dall'artista, trascritte in un diario segreto di lavoro, tradotte in immagini e riprodotte in segmenti e sequenze casuali dal sofware per la gestione del laser di proiezione. L'opera non entra nella città: è presente dentro le sue mura, è ad essa contestuale.

Città: tra il 4 settembre e il 5 ottobre 2008 i minuti luminosi di Duff sono (stati), sulla soglia tra il giorno e la notte, la misura dello spazio della città. Per quanto si insista a chiedere all'opera contemporanea di gettare nuova luce sul passato, la città storica e "città d'arte" di Castelfranco Veneto non acquisisce nuove prospettive da questo gesto artistico. Il desiderio neo-romantico e Metafisico - con De Chirico - di vedere trasfigurati scorci e aree urbane resta inappagato, per fortuna. Questa visione trasfigurante spetterà ai cittadini e agli amministratori, disorientati e quindi dotati di una inedita misura del tessuto storico chiuso dentro le mura.

Parole: ovvero immagini. I frammenti di (normali, banali, quotidiane) conversazioni registrati per Borrowing You all'interno del processo creativo si prestano - appunto - a una conversione in immagine-grafema. Il risultato è, letteralmente, di scarsa leggibilità, pur innescando nel pubblico un processo irresistibile di riconversione delle parole proiettate in suono-sintagma. Ma non si tratta di densità o impenetrabilità concettuale, bensì visiva: i volumi e le superfici della città si oppongono concretamente, fisicamente, alla lettura, spezzando le sequenze e distorcendo le figure alfabetiche, appropriandosene e facendone - di diritto - cosa propria.

Borrowing You accade nel pieno Veneto dei Capannoni: somewhere over the rainbow.

* Regione del Veneto (attività di valorizzazione dell'arte contemporanea, art. 45 della L.R. 1/2004); progetto dell'associazione culturale Startup in collaborazione con: Comune di Castelfranco Veneto, Centro Cultura Contemporanea C4 di Caldogno; con il supporto di: studio duebarradue, Private Wealth Management Deutsche Bank, Provincia di Treviso, Lightco, Ditregroup, Fonderia Artigiana Bon; scatti: Fototecnica; catalogo a c. di Edoardo Gamba, Davide Pesavento (in corso di stampa). Informazioni sul progetto Borrowing You e su Arthur Duff sono disponibili nel sito del Comune di Castelfranco Veneto. Sulle attività del Centro Cultura Contemporaneo Caldogno si veda C4

English abstract

Borrowing you is the first work of the "Castelfranco Veneto città d'arte. Contemporanea" project, promoted by Associazione culturale startup and the Veneto Region. From 5 September to 5 October 2008, every day, at sunset, a moving beam of light projected from the clock tower returns to the city fragments of city conversations recorded (stolen) by the artist Arthur Duff, and returned in the form of segments and random sequences by the software for the management of the projection laser, animating the streets, walls and surfaces of the historic center of the Venetian town.

keywords | Arthur Duff; Castelfranco Veneto; installation art; Borrowing you.

Per citare questo articolo / To cite this article: K. Mazzucco, Entrare nelle città. A parole. Recensione di: Arthur Duff, Borrowing You, Castelfranco Veneto, 4 settembre-5 ottobre 2008, “La Rivista di Engramma” n. 66, settembre/ottobre 2008, pp. 157-158 | PDF