"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

Passeggiate ateniesi di primo Novecento dello studente d'Accademia Giorgio de Chirico

Michela Santoro

English abstract  

«…benché viva e lavori da tanti anni in Italia,
ogni qualvolta io dico che sono nato in Grecia,
c’è sempre qualcuno che aggiunge: 'Ma allora lei è greco'» 
Giorgio de Chirico, Memorie della mia vita, p. 93

Gli anni greci di Giorgio de Chirico (1888-1906)

Giorgio nasce a Volos, in una Tessaglia 'greca' da appena sette anni, il 10 luglio 1888, da Evaristo de Chirico (figlio di diplomatici dalmati trapiantati a Costantinopoli) e Gemma Cervetto (cantante d’operetta nata a Smirne con sangue greco-turco-italiano nelle vene). La famiglia de Chirico trascorre a Volos questi primi anni di vita di Giorgio, durante i quali l’ingegner Evaristo segue i lavori per la costruzione della rete ferroviaria tessalica. Nel 1891 si trasferiscono temporaneamente ad Atene dove, in quell’anno a marzo muore, a soli sette anni, la sorellina di Giorgio, Adelaide e il 25 agosto nasce il fratello Andrea, alias Alberto Savinio. Quest’ultimo scriverà poi: “Grande privilegio essere nati all’ombra del Partenone… si riceve in eredità una generatrice di luce interna e un paio di occhi trasformatori…” (Savinio [1942] 2005, p. 229). Al rientro a Volos, Giorgio si appassiona al disegno grazie ai precetti del suo primo maestro, l’ingegnere Kostantinos Mavrudis.

Tornati nuovamente nella capitale, Giorgio, dopo un anno al liceo Leonino si iscrive al Politecnico nell’anno accademico 1900/1901. I corsi sono svolti dai maggiori artisti greci dell’epoca, tutti appartenenti alla cosiddetta Scuola di Monaco (da Jakovidis a Ghyzis), data la loro formazione nel capoluogo bavarese. Grazie a essi de Chirico affina le sue doti grafiche e familiarizza con i grandi artisti della tradizione simbolista tedesca: Böcklin, Klinger, von Marées. Al Politecnico conosce Dimitris Pikionis, studente d’ingegneria (“una profonda intelligenza da metafisico”), Kantzikis (“veramente eccezionalmente dotato”) e Jorgos Bouzianis, compagni di corso. Sarà bocciato all’esame finale nel luglio del 1906: “La scossa nervosa in seguito alla morte di mio padre…[aveva fatto] subentrare in me una stanchezza, una malinconia… che influirono notevolmente sul mio lavoro”. Restare in Grecia ormai non aveva più senso: il diciottenne de Chirico parte con la madre ed il fratello per raggiungere l’Italia e, da qui, la Germania.

Nel peregrinare della famiglia de Chirico in Grecia – da Volos ad Atene, di nuovo a Volos, per tornare infine nella Capitale – si alternarono molti domicili: “Si cambiava spesso casa in Grecia; ogni due anni circa avveniva lo sgombero; è una fatalità della mia vita quella di cambiare sempre abitazione” (de Chirico [1945-1963] 2002, pp. 46-47). Tra questi è ricordato quello ateniese a Syntagma: “Si andò ad abitare una casa d’aspetto molto signorile che dal nome del proprietario si chiamava casa Stambulopulos. Questa casa stava di fronte al parco reale, nel quartiere più elegante della città” (de Chirico [1945-1962] 2002, pp. 41-42). Proviamo allora a seguire questo giovane studente, con il nome traslitterato in caratteri greci Ghiorgos Kirikos negli elenchi dell’Accademia di Belle Arti di Atene, nelle sue passeggiate di primo Novecento per la capitale ellenica.

 ΑΓΕΩΜΕΤΡΗΤΟΣ ΜΗΔΕΙΣ ΕΙΣΙΤΩ “Non entri chi non è geometra”

L’intonazione è quella lapidaria delle fulminanti epigrafi dechirichiane: Ἀγεωμέτρητος μηδείς εισίτω. Il monito, ispirato a Pitagora, campeggiava all’ingresso dell’Accademia platonica di Atene: “Non entri chi non è geometra”, palesando l’attitudine tutta ellenica al ragionar sottile, all’astrazione matematica di chi vuole “misurare il mondo”. L’iscrizione è tramandata da storici e grammatici tardo antichi e greco-medioevali. Tra i primi a citarla è Giovanni Filopono di Alessandria (VI sec. d.C.) nel commentario al De Anima di Aristotele; ne parla anche il dotto bizantino Giovanni Tzetze (XII secolo) nel suo Chiliades (Gaiser, 1963, p. 8). Difficile per un Greco sottrarsi alla seduzione del numero e della geometria: persino il Creatore dei bizantini è raffigurato con un compasso intento ad 'architettare' la Terra.

Figlio di un severo e compassato ingegnere – “Mio padre era un uomo dell’Ottocento; era ingegnere ed era anche un gentiluomo d’altri tempi” (de Chirico [1945-1962] 2002, p.20] – il Pictor Optimus familiarizza sin da fanciullo, nello studio del padre Evaristo, con pantografi e regoli, squadre e archipendoli, ciminiere e locomotive, che disseminerà, da adulto, in un’infinità di sue tele.

Per inclinazione connaturata, gli architetti dell’Attica, nati sotto il segno della sapienziale Atena, hanno fatto del modulo, della proporzione, dei rapporti armonici dati dalla sezione aurea, la cifra estetica del mondo classico, costruendo in questo modo una regione dell’anima della cultura europea.

Con tali presupposti, con siffatto bagaglio ereditario, intimiditi dalla ingombrante presenza delle tangibili testimonianze architettoniche sul campo, gli architetti del XIX secolo ad Atene – tedeschi, danesi, francesi e greci, chiamati a dare assetto moderno alla nuova capitale del neonato Regno di Grecia – hanno dovuto sfidare se stessi in questo impari confronto con Iktìnos e Mnesiklès.

Atene nell’Ottocento

I moti insurrezionali che portano all’indipendenza greca dagli Ottomani hanno il sostegno economico, politico e militare delle grandi potenze europee: Germania, Francia, Inghilterra e Russia. E sono le stesse a scegliere sia la capitale sia il sovrano da insediarvi (Clogg, 1992). Giovanni Capodistria, eroe del Risorgimento greco, fissa la prima sede del governo (1827-1831) nell’isola di Egina. Nel 1832 la capitale è trasferita provvisoriamente a Nauplia nel Peloponneso dove, l’anno successivo, sbarca il diciottenne Ottone di Baviera, primo re di Grecia. Infine nel 1834, liberata anche Atene, è la città dell’Attica a essere proclamata ufficialmente capitale ed è qui che si sposta la corte del Wittelsbach.

Agli inizi del XIX secolo, come riferisce il compagno di viaggio di lord Byron in Grecia John Cam Hobhouse, Atene non è che un choriò, un paese. “Affendi, Affendi to chorio…” indica la guida greca ai due illustri viaggiatori inglesi, alla vista dell’Acropoli in lontananza (Hobhouse [1812] 1817, vol. I, p. 240). Al censimento del 1824 Atene conta 9.040 abitanti, 1605 case, 35 parrocchie (basti pensare che, nello stesso periodo, Salonicco ha sessantamila abitanti, Patrasso quindicimila). Durante gli anni della Rivoluzione, anni Trenta dell’Ottocento, il numero si riduce ulteriormente: Ottone di Baviera entra in una città sfiancata da 11 mesi di assedi, bombardamenti, incendi, evacuazioni (Kallivretakis, 1996, pp. 173-196).

Nella prima metà del XIX secolo, quando si parla del Regno di Grecia di Ottone I (1832-1862) si allude in realtà ad un piccolo primo nucleo geografico che comprendeva Peloponneso, Attica, Etolia, Eubea, isole Cicladi. Costretto a deporre la corona, gli succede il danese Guglielmo-Giorgio Sonderburg-Glücksburg, che assume il nome di Giorgio I (1863-1913). Nella seconda metà dell’Ottocento il regno si espande: del 1863 è l’acquisizione delle isole Ionie; del 1881 l’annessione della Tessaglia. Le ulteriori espansioni (Macedonia, Creta, Tracia, Dodecaneso) sono del secolo successivo tra il 1913 ed il 1947, e portano la Grecia all’estensione che conosciamo oggi.

La popolazione di Atene che già nel 1861 è passata a oltre quarantunomila abitanti, alla fine del secolo è più che triplicata (nel 1899 gli Ateniesi sono centotrentamila). Una simile espansione urbana esigeva una pianificazione che da subito fu nei programmi dei giovani sovrani. Nel 1837 si costruiscono le prime condutture idriche. A sovrintendere, tra il 1857 ed il 1862, lavori pubblici e infrastrutture, è chiamato l’ingegnere francese P. E. Daniel. Al 1857 risale la prima illuminazione a gas; al 1869 l’inaugurazione della linea ferroviaria Atene-Pireo. Dal 1882 circolano i primi tram a cavallo. Il canale di Corinto è inaugurato nel 1893 e a beneficiarne è il Pireo, porto della Capitale, che diventa così primo scalo di Grecia (Chatzis, 2004, pp. 3-23).

Nel 1896 Atene ospita le prime Olimpiadi dell’era moderna, un evento che catapulta la capitale greca – sessant’anni prima, poco più che un villaggio – nel circuito delle grandi metropoli europee. L’avvenimento sportivo-mondano anima ed entusiasma la quieta, sonnacchiosa vita cittadina, la cui eco è rievocata vivida nelle pagine di entrambi i fratelli de Chirico. Così Alberto Savinio: “Nel 1896 Atene si preparava a celebrare la ripresa dei giochi olimpici. Nivasio Dolcemare ebbe la ventura di assistere a questo memorabile avvenimento, e benché gli anni della sua età si contassero sulle dita di una mano sola, quei fatti brillano ancora nella sua memoria come un paesaggio di fosforo sotto un cielo di velluto nero” (Savinio [1941] 1998, p. 140). Di rimando de Chirico nelle sue Memorie: “Sempre durante il nostro soggiorno in casa Stambulopulos ebbero luogo i primi giochi olimpici. Atene era in festa; archi coperti di fiammelle a gas scavalcavano le vie del centro, illuminato a giorno” (de Chirico [1945-1962] 2002, p. 45). Giorgio all’epoca aveva otto anni, il fratello Andrea, alias Savinio, solo cinque.

L’architettura neoclassica di Atene

Ottone I, appena insediato, affida il progetto urbanistico della città all’architetto bavarese Leo von Klenze che ne traccia lo schema a impianto triangolare, con via Ermoù come base, le vie Pireòs e Stadìou ai lati e piazza Omonìas al vertice (fig. 1). Il neoclassicismo, dopo avere attraversato epoche e culture, reinterpretato nelle brume settentrionali, fa ritorno nella sua terra natale, al clima che gli è congeniale. Il piano di von Klenze è del 1834 e orienta la città a nord dell’Acropoli e dei vecchi quartieri popolari di Plaka e Monastiraki. Dopo il 1860 si costruiscono i quartieri ad est di piazza Syntagma e sopra Omonia, lungo odòs Patissìon (fig. 2).
 

1. Leo von Klenze, piano della città di Atene, 1834

2. Atene nel 1861

Allo stesso Leo von Klenze viene commissionata la chiesa cattolica di San Dionigi Areopagita, il cui disegno progettuale è del 1844. La sua costruzione (iniziata nel 1854, terminata nel 1863) è seguita dall’architetto greco Kaftantzoglou al quale si deve il portico di facciata, in stile neo-rinascimentale (fig. 3). De Chirico ne rievoca gli interni affrescati dal bolognese Bellincioni, conosciuto personalmente negli anni della sua infanzia ateniese: "Era venuto in Grecia per dipingere tutta la cupola sovrastante l’abside della chiesa cattolica dedicata a san Dionigi l’Areopagita; oltre alla cupola il Bellincioni affrescò pure le pareti laterali. La pittura principale rappresentava l’assunzione in cielo di san Dionigi. Ricordo benissimo questa pittura; certo non era né un Tintoretto né un Tiepolo…" (de Chirico [1945-1962] 2002, p. 49). Ed è la chiesa ove hanno luogo i funerali del padre Evaristo (de Chirico[1945-1962] 2002, p. 63).

L’impronta moderna di Atene, la sua immagine di città occidentale è quella cui la conformano architetti tedeschi o danesi, parallelamente all’alternarsi di case regnanti del nord Europa. Friedrich von Gärtner dalla corte bavarese di Ludwig I è chiamato in Grecia per costruire il palazzo reale. A lui si deve la realizzazione dell’imponente volume architettonico in piazza Syntagma, completato nel 1842, oggi sede del Parlamento, originariamente residenza del primo sovrano del nuovo stato greco (fig. 4). L’edificio si staglia maestoso nel paesaggio urbano, e de Chirico lo ripropone in certe sue composizioni degli anni Venti, evocanti – come in una maquette – la città della sua adolescenza (figg. 28, 29, 30).

Stamatios Kleanthis (finalmente un nome greco), che aveva studiato in Germania, ad Atene lega il proprio nome alla villa sull’Ilisso (fig. 5), in stile neorinascimentale toscano, per quel pittoresco personaggio che fu la cosiddetta Duchessa di Piacenza, la francese Sophie de Marbois (coniugata Lebrun, da cui acquisisce il titolo). Completata nel 1849, la villa diventa presto un ambìto salotto della capitale. È stata successivamente trasformata nell’odierno museo di arte cristiano-bizantina.

3. Leo von Klenze e Lysandros Kaftantzoglou, S. Dionigi Areopagita

 4. Friedrich von Gärtner, Palazzo Reale

5. Stamatios Kleanthis, villa Ilissia della Duchessa di Piacenza

Con Giorgio I, regnante di casato danese, è la volta degli scandinavi fratelli Hansen: Christian (1803-1883) e Theophil (1813-1891). Il maggiore, Christian Hansen, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti della natia Copenaghen, si stabilisce ad Atene nel 1833, chiamato da Ottone I, ove resta diciassette anni. Nel 1835 costruisce l’edificio che oggi è il Centro Culturale del Comune (fig. 6), ma la notorietà arriva quando gli viene commissionato il progetto per l’Università di Atene (fig. 7), iniziato nel 1839 e completato solo nel 1864. In pregiato marmo pentelico, è un vero e proprio manifesto dell’architettura neoclassica in Grecia. Il complesso costituisce il quadro centrale della cosiddetta 'trilogia ateniese' degli Hansen, con prospetto su odòs Panepistimìou. Completano il trittico, ai due lati, l’Accademia di Scienze (1859-1887) e la Biblioteca Nazionale (1887-1902), entrambe opere del fratello minore Theophil (figg. 8, 9). Questi, che aveva raggiunto Christian nella capitale greca, lascia la sua firma anche allo Zappion, l’elegante e sontuosa residenza dei cugini Zappas, costruita tra il 1874 ed il 1888 (figg. 10, 11).

6. Christian Hansen, Centro culturale del Comune di Atene

7. Christian Hansen, l’Università

8. Theophil Hansen, l’Accademia

9. Theophil Hansen, la Biblioteca

10. Theopil Hansen, Zappion

11. Theophil Hansen, Zappion, peristilio

Del greco Lysandros Kaftanzoglou è il Politecnico di Atene (1861-1876), grandioso complesso neoclassico articolato in tre edifici, ciascuno per i diversi rami d’insegnamento (figg. 12, 13). Proprio qui de Chirico frequenta, negli anni ateniesi della suo giovinezza, la scuola di Belle Arti, stringendo amicizia con Pikionis e Bouzianis, come si evince dalle sue Memorie e dagli scritti dei due artisti greci. Dello stesso Kaftantzoglou è il rinomato Arsakion (1846-1855) prestigiosa scuola femminile della capitale greca, in cui convergono elementi eclettici (fig. 14).

12. Lysandros Kaftantzouglou, complesso del Politecnico

13. Lysandros Kaftantzoglou, il Politecnico, corpo laterale

14. Lysandros Kaftantzoglou, Arsakion


All’architetto francese François-Louis-Florimond Boulanger si deve la primitiva sede del Parlamento, oggi sede del Museo Storico ed Etnologico, imponente edifico neoclassico, costruito fra il 1858 e il 1871, con interventi dell’architetto greco Panages Kalkos (fig. 15). Il vecchio Parlamento prospetta sulla centrale piazza Kolokotronis, la cui statua equestre del 1904 campeggia al centro. L’eroe a cavallo – che de Chirico non poté non vedere prima della partenza per l’Italia – ha la posa che ritroverà nelle statue equestri di Torino, quando spuntano inquietanti dietro le quinte urbane di molti suoi estraniati paesaggi metafisici. Il menzionato Kalkos lavora anche al Museo Nazionale (fig. 16), iniziato nel 1866 su progetto di Ludwig Lange, terminato nel 1889 con le sistemazioni di Ernst Ziller.

15. François-Louis-Florimond Boulanger, il vecchio Parlamento

16. Ludwig Lange, Museo Archeologico

Ernst Ziller è l’altro nome di spicco nella seconda metà del secolo, e ad Atene è cospicuo il numero di edifici, pubblici o privati, costruiti su progetto dell’architetto tedesco. Dal lungo elenco va citata la raffinata Iliou Melathron (fig. 17), residenza dell’archeologo Schliemann il quale volle chiamare la sua casa con il nome della reggia di Troia, movimentata da un doppio loggiato d’ordine ionico (1879). Anche il Teatro Regio (oggi Nazionale) è su progetto di Ziller; costruito tra il 1891 ed il 1901, è in stile neorinascimentale palladiano (fig. 18) ed ha come modello quello di Vienna. A chiudere questa passeggiata nell’Atene fin-de-siecle, l’elegante e manierato palazzetto Stathatou, del 1895 (fig. 19). Ormai Ziller è architetto conteso dalle facoltose famiglie della borghesia della Capitale (fig. 20).

17. Ernst Ziller, Casa Schliemann

18. Ernst Ziller, Teatro Regio

19. Eernst Ziller, Casa Stathatou

20. Eernst Ziller, disegno di progetto per casa Vasilaki

Sin qui l’Atene monumentale, quella delle grandi commissioni e dei prestigiosi architetti neoclassici venuti dall’Europa. Di riverbero, anche l’architettura di seconda fila, quella delle nuove case dei ceti borghesi emergenti, segue la traccia indicata dai modelli colti. È un idioma architettonico che, un po’ come avviene per la lingua, punta al lustro e alla garanzia rassicurante della katharèvousa, del parlar forbito e della bella maniera. Il risultato è quello di un dignitoso decoro che conferisce alla città un’immagine, quale sopravvive nelle foto d’epoca, di signorile eleganza.

Purtroppo moltissime case, interi isolati sono stati demoliti nel secondo dopoguerra del secolo scorso, per fare posto a una sregolata e insipiente espansione urbana di Atene. Esempio emblematico il delizioso edificio ispirato al monumento di Lisicrate – d’angolo tra le vie Pireòs e Menàndrou – avventatamente abbattuto per far posto ad un anonimo fabbricato condominiale, del quale non resta che una nostalgica testimonianza fotografica (fig. 21). Fortunatamente negli ultimi decenni è subentrata una maggiore sensibilità, una presa di coscienza che ha indotto urbanisti e amministratori a una più avveduta politica di recupero e restauro degli scorci più pittoreschi e suggestivi dell’Atene che fu (figg. 22, 23, 24).

21. Vecchio edificio, demolito, tra le vie Pireòs e Menàndrou 

22. Scorcio di piazza Lisikràtous a Plaka, nel cuore della vecchia Atene

23. Palazzetto neoclassico a piazza Heroon, quartiere di Psirrì

24. Casa Coletti, abitazione neoclassica a Plaka

Con questo sintetico excursus si è cercato di compendiare il panorama architettonico della capitale greca quale doveva presentarsi agli occhi di un ragazzo, incuriosito cacciatore di immagini e attento rielaboratore di emozioni, come poteva essere il nostro de Chirico ragazzo, nel suo gironzolare tra Syntagma (fig. 25) verso Patissìon, lungo i lindi e ampi boulevards della città moderna (fig. 26) o nel dedalo dei vecchi quartieri. Ovunque e comunque con il profilo dell’Acropoli o del Licabetto e la sagoma del Partenone (fig. 27) immancabilmente, inesorabilmente sull’orizzonte, stigma di un passato che – al variare della traiettoria del sole – allunga la sua ombra sul presente, sotto un cielo che trascolora dal verde al viola, come in certi fondali da mise en scène metafisica.

25. Piazza Syntagma illuminata a festa in una cartolina di fine Ottocento

 26. Atene 1890 ca.: il Licabetto da Vasilissa Sophia

27. Atene oggi

28. G. de Chirico, La casa nella casa, 1924, collezione privata

29. G. de Chirico, La ville dans la chambre, 1927, collezione privata

30. G. de Chirico, Veduta di Atene, 1970, Fondazione de Chirico, Roma

Le immagini perdute di Atene e della Grecia (figg. da 31 a 44), segni importati dall’infanzia, riaffiorano dissimulate tra le Piazze d’Italia; l’autore le ritrova nelle fabbriche di Ferrara, le case di Roma e i portici di Firenze, e le dissemina – a volte in modo evidente, altre volte più nascostamente – in un raffinato gioco intellettuale, una sfida da enigmista.

31. Atene, monumento a Lisicrate, 1907

32. G. de Chirico, L’enigma dell’arrivo e della sera, 1912

33. G. de Chirico, Paesaggio romano, 1922, collezione privata, New York 

34. Torre dei venti, Atene, 1854

35. G. de Chirico, Il tributo dell’oracolo (part.), 1913

36. Inserzione pubblicitaria della fabbrica Glavànis di Volos, 1896 ca.

37. G. de Chirico, Interno metafisico (con grande officina), 1917, Staatsgalerie, Stoccarda 

38. G. de Chirico, La tour rouge, 1913, Peggy Guggenheim Foundation, Venezia

39. L. Sochos, Monumento equestre a Theodoros Kolokotronis, 1900, odòs Stadìou, Atene

40. Lefkòs Pyrgos (Torre Bianca) a Salonicco, in una cartolina del 1917

41. Bagni della spiaggia di Ànavros, presso Volos, 1900 ca.

42. G. de Chirico, Mythologie (Bagni misteriosi), 1934 

43. Monaci armati e soldati alle Meteore, 1897, immagine stereoscopica 

44. G. de Chirico, Centauro morente, 1909, collezione Assitalia, Roma

Note biografiche

Si riportano di seguito i dati biografici essenziali degli architetti tedeschi, danesi, greci, francesi, noti e meno noti, attivi ad Atene nel XIX secolo e menzionati nel presente saggio. Per le notizie di base si è fatto riferimento a: AA.VV., Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica (diretto da P. Portoghesi), Istituto Editoriale Romano, Roma 1969. Per un panorama d’insieme dell’architettura neoclassica nella Grecia dell’Ottocento e per una approfondita bibliografia si veda: Anthologhia Ellinikìs Architektonikìs, i katikìs stin Ellada apò to 15° ston 20° eona (Antologia di architettura greca, l’abitazione in Grecia dal 15° al 20° secolo), a cura di Iordanis Dimarkopoulos, Ipourghìo Politismoù kie Epistimòn, Athina 1981; A. Papagheorghìou-Venetàs, Athina. Ena òrama tou klassikismoù (Atene. Uno sguardo sul classicismo), Kapon, Athina 2001; Athens 1839-1900 a photographic record, Benaki Museum, Athens 2004; M. Biris, M. Kardamitsi-Adami, Neoclassical Architecture in Greece, Getty Publications, Los Angeles 2004; Athens 1839-1900 a photographic record, Benaki Museum, Athens 2004

Leo von Klenze
Architetto, pittore e incisore tedesco (Schladen 1784-Monaco 1864) già alla corte di Ludwig I di Baviera, per il quale aveva progettato a Monaco la Gliptoteca e l’Alte Pinakothek, il Walhalla a Ratisbona (1831-42), Leo von Klenze fu chiamato ad Atene da Ottone di Wittelsbach. Di ritorno a Monaco lavorò per dare un assetto neoclassico alla città tedesca, con l’obiettivo di farne l’Atene di Germania. Suoi sono, sempre a Monaco, il Tempio della Fama (1843-53) e i propilei di Königsplatz (1846-63). A Sanpietroburgo attende agli ampliamenti neoclassici dell’Hermitage (1839-49).

Friedrich von Gärtner
Nato a Coblenza nel 1791, morto a Monaco nel 1847, costruisce nella capitale della Baviera, dove è famosissimo, la Feldherrnhalle, alcuni edifici della città universitaria, la Biblioteca. Ad Atene è sua l’imponente mole del Palazzo Reale, l’odierno Parlamento.

Stamatios Kleanthis
Nato in Tessaglia nel 1802, muore ad Atene nel 1862. Progetta, nella capitale greca, oltre a diverse abitazioni private, anche l’ambasciata d’Inghilterra e la chiesa anglicana. Notevole la villa sull’Ilisso per la Duchessa di Piacenza.

Christian Hansen
Nasce a Copenhagen nel 1803, muore a Vienna nel 1883. Dopo un viaggio di formazione in Italia, approda ad Atene dove lega il suo nome all’edificio dell’Università.

Theophil Hansen
Nato a Copenhagen nel 1813, raggiunge il fratello ad Atene e qui costruisce l’Accademia (1861) e la Biblioteca. Suo è anche lo Zappeion. Muore a Vienna nel 1891.

Lysandros Kaftanzoglou
Nato a Salonicco nel 1811, dopo gli studi a Roma e in Francia, si stabilisce ad Atene nel 1838 dove collabora con i più affermati architetti stranieri. Termina la chiesa di San Dionigi iniziata da von Klenze. Progetta il Politecnico e il liceo femminile Arsakion. Sue sono le chiese di S. Irene e di S. Costantino. Muore ad Atene nel 1885.

François-Louis-Florimond Boulanger
Nato a Douai nel 1807, Grand Prix de Rome nel 1836, Boulanger muore a Parigi nel 1875.

Ludwig Lange
Architetto tedesco, Lange nasce a Darmstadt nel 1808, muore a Monaco nel 1868. Ad Atene suo è il progetto del Museo Nazionale (con il greco Panages Kalkos).

Ernst Ziller
Nato in Sassonia a Oberlößnitz (Radebeul) nel 1837, Ernst Moritz Theodor Ziller muore ad Atene nel 1923, nel paese che gli aveva dato gloria e successo e di cui ottenne anche la cittadinanza. Oltre al nutrito curriculum ateniese (Casa Schliemann, il Teatro Regio, un infinità di palazzetti signorili), a lui si devono: il teatro Apollon di Patrasso; il Municipio di Ermoupolis nell’isola di Siros e quello di Pyrgos nell’Elide; chiese ed edifici ad Aigion, in Acaia. 

Riferimenti bibliografici

Hobhouse 1812
J.C. Hobhouse, A Journey through Albania and other provinces of Turkey in Europe and Asia to Costantinople during the years 1809 and 1810, [London 1813], Carey and son, Philadelphia 1817, vol. I

Savinio 1941
A. Savinio, Infanzia di Nivasio Dolcemare [1941], Adelphi, Milano 1998

Savinio 1942
A. Savinio, Narrate, uomini la vostra storia, 1942, Adelphi, Milano, 2005

de Chirico [1945-1962] 2002
G. de Chirico, Memorie della mia vita [Astrolabio, Roma 1945; II edizione ampliata: Rizzoli, Milano 1962]. Bompiani, Milano [1988] 2002

Gaiser 1963
K. Gaiser, Testimonia Platonica. Quellentexte zur Schule und mündlichen Lehre Platons, Stuttgart 1963; trad. it. Testimonia Platonica, le antiche testimonianze sulle dottrine non scritte di Platone, Vita e Pensiero, Milano 1998

Clogg 1992
R. Clogg, A concise history of Modern Greece, Cambridge 1992; trad. it. Storia della Grecia moderna. Dalla caduta dell’impero bizantino a oggi, Bompiani, Milano 1998

Kallivretàkis 1996
L. Kallivretàkis, I Athìna toù 19ou eòna: apò eparchiakì tìs Othomanikìs aftokratorìas, protèvousa toù Ellenikoù vasilìou [Athens in 19th century: a provincial town of the Othoman Empire becomes the capital of the Greek Kingdom] in Archeologhìa tìs pòlis tòn Athinòn, National Hellenic Research Foundation, Athens 1996

Chatzis 2004
K. Chatzis, La modernisation technologique de la Grèce, de l’indépendence aux anées de l’entre-deux-guerres: faits et problèmes d’interprétation, in “Balkan Studies” n. 3/2004, Institut po balkanistika, Sofia 2004

English abstract

Young Giorgio de Chirico walking in Athens by Michela Santoro

The painter Giorgio de Chirico was born in Volos, Thessaly, in the north of Greece, from parents of Italian origins. The father Evaristo was an engineer who attended the realization of the railway line and train stations in that region. Therefore the artist used to tell that, despite he lived in Italy since many years, when he said of his birth in Greece, always someone asked: “So you are Greek?”.

At the beginning of the XX century the family de Chirico settles in Athens where the young Giorgio enrolls at the Polytheknìo, the Academy of Fine Arts of the Greek Capital, where the Masters are famous painters as Jakovidis and Ghyzis, of German education, and where he becomes friend of mates as Pikionis, Bouzianis, Kantzikis, all mentioned with respect in his autobiography “Memories of my Life”. In 1906, after his father’s death, de Chirico fails the final test, too distract by the familiar problems. In the autumn of the same year, Giorgio, eighteen years old, his mother Gemma and the brother Andrea (better known as Alberto Savinio) leave Greece for Italy and then Germany.

Now we try to retrace the suggestions and the influence, formal and cultural, of the Greek experience, so deep in the background of this artist. The stock of images, landscapes, atmospheres, architectures of his Athenian period will return in the paintings of the following years. We are going to wander, together with a young student of Academy, along the boulevards, clean and solitary, of the new Capital, planned from European architects called in Greece from Germany, Denmark, France to give a neoclassical aspect to the city.

At the beginning of XIX century, as related by John Cam Hobhouse, Lord Byron’s partner in his travel in Greece, Athens was just a choriò, a village of 9.040 inhabitants. In the thirties of 1800, during the revolution, even less: Otto Ist of Bavaria entered in a town weakened by 11 months of siege, bombings, fires and evacuations. In the first half of XIX century, when speaking about the Kingdom of Greece, Otto Ist refers to a core including Peloponnesus, Attica and few islands. Forced to abandon the crown, the Danish William-George Sonderburg Glucksburg succeeded him, taking George I as a name. In the second half of 1800 the kingdom expanded: in 1863 the Ionian Islands and in 1881 Thessaly were acquired, while nowadays extension was reached in the following century. Athens population at the end of the XIX century is tripled: such urban expansion needed a plan immediately programmed by the sovereigns. In 1896 Athens hosts the first Olympic games of modern era, an event that puts the town in the circuit of the big European metropolises, encouraging and filling with enthusiasm the quiet city life, as written in the pages of both de Chirico brothers.

Otto Ist gives the urban planning to the Bavarian architect Leo Von Klenze who tracks the triangular pattern with Ormoù street as base, Pireòs and Stadìou streets as double sided and Omonìas square as the summit. Neoclassicism reinterpreted by north European views comes back to his type, to a proper climate. As a reflection, middle class architecture follows the track of cultured models. But many houses and entire districts are demolished after World War II and replaced by an unregulated urban expansion of Athens. Fortunately in the last decades grew up a major sensibility who made administrators adopt a policy of recovering and restauration of the most picturesque and suggestive sights of the old Athens. We tried to abstract the architectonical outlook of the Greek capital which appeared to the eyes of a boy, curious hunter of images and re-elaborator of emotions like our young de Chirico walking around Athens, through the streets and squares of the modern town or in the labyrinth of the old neighborhoods. Everywhere and anyway with the profile of the Acropolis or Lycabettus Hill and the shape of the Parthenon as a theatrical scenery.

This essay is like a walk among the same buildings the young Giorgio de Chirico could see going from Syntagma, where he lived, to the Politheknìo, where he studied: the Royal Palace by von Gärtner; the catholic church of St. Dionysios, where Evaristo’s funeral took place; the University, the Academy and the Library by the Danish brothers Hansen; the buildings by Kaftanzoglou; the old Parliament by Boulanger; the elegant villas by Ziller; the National Museum by Lange. The lost images of Athens and Greece, important signs of the childhood, surface covered up among Italian squares; the author finds them back in the factories of Ferrara, the houses of Rome, the arcades of Florence or Turin and he spreads them, sometimes shown up, sometimes hidden, in a refined intellectual game, an enigma, the challenge of an inventor of riddles.

 

keywords | Giorgio de Chirico; Greece; Visions; Architecture.

Per citare questo articolo / To cite this article: M. Santoro, Passeggiate ateniesi di primo Novecento dello studente d’Accademia Giorgio de Chirico, “La Rivista di Engramma” n. 93, settembre/ottobre 2011, pp. 33-46 | PDF of the article 

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2011.93.0008