"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

'Finis ab origine pendet'.

Lorenzo Lotto, George Wither e il puer della rinascita

English abstract

Giulia Camin

Il dipinto di Lorenzo Lotto raffigurante il binomio compositivo putto/teschio è stato oggetto di una lunga serie di interpretazioni molto disparate fra loro: interpretazioni che nella maggior parte dei casi, oltre a creare un’inutile confusione interpretativa, appaiono spesso come forzature. Pur non essendoci un’opinione omogenea al riguardo, l’ipotesi più diffusa è quella che suole vedere in questa tavoletta una raffigurazione della vanitas umana.

In realtà gli elementi che compongono il dipinto, e soprattutto la percezione che deriva dalla sua osservazione, chiedono di mettere in discussione tale chiave di lettura. Certo, l’allusione alla morte è inequivocabile e indiscutibile, ma in realtà la suggestione data dalla corona di alloro (celebrazione di vittoria, ma siamo certi che il trionfo sia quello della morte sulla vita?), il cuscino bianco su cui è poggiato il teschio (poggiato non frontalmente ma lateralmente, particolare tutt’altro che irrilevante) e lo sguardo chino del putto che cerca di stabilire un rapporto dialettico con chi l’osserva, indicando il teschio, sono elementi che ci inducono a non fermarci all’interpretazione di una semplice riflessione sulla morte come fine di tutto: pare delinearsi invece un’allusione alla morte come sonno temporaneo.

Le poche interpretazioni critiche che hanno individuato in questo dipinto un significato diverso da quello della vanitas hanno considerato il putto una raffigurazione di Cupido, o di Amor, che trionfa sulla morte, una sorta di Eros e Thanatos. Ritengo plausibile un’interpretazione più ampia; se realmente Lotto avesse voluto dare questa precisa connotazione, avrebbe aggiunto senza remore dettagli che potessero caratterizzare in modo più specifico il puer come Amor.

Tale chiave interpretativa trova conferma nell’analisi di un emblema più tardo che raffigura lo stesso tema iconografico. L’emblema, tratto da Collection of Emblemes Ancient and Moderne di George Wither, rappresenta infatti un putto in atteggiamento meditativo, con il gomito poggiato su di un teschio, il tutto incorniciato da un serpente che si morde la coda. Tale raffigurazione non avrebbe bisogno di ulteriori elementi per essere colta nel suo significato, ma a renderla ancora più chiara e inequivocabile, il motto 'Finis ab origine pendet', che corre intorno all’immagine, i due versi che la introducono "As soone, as we to bee, begunne; we did beginne, to be undone", e inoltre, peculiarità del testo di Wither, l’epigramma in trenta versi che esplica ciascuno degli emblemi della Collection.

L’epigramma di questo emblema si presenta come una celebrazione della ciclicità della vita, una sorta di inno alla Life-eternall, espresso con una serie di riferimenti e spunti che provengono dal mondo della natura e che non fanno che ribadire il significato positivo della raffigurazione.

L’emblema quindi si presenta senza dubbio come celebrazione della vita eterna: ma questa chiave di lettura è applicabile anche al dipinto di Lorenzo Lotto. Anche il putto con teschio lottesco, che testimonia la stessa ratio compositiva e semantica, propone un’accezione che si allontana decisamente dall’interpretazione di un genius of death, per approdare a quella di puer della rinascita: incoronando il teschio non vuole esprimere una riflessione sulla morte come conclusione di tutto, ma piuttosto sulla morte intesa come sonno temporaneo, oltre il quale c’è ancora vita. Il trionfo quindi non è quello della morte sulla vita, ma esattamente l’opposto. È la vita che vince sulla morte. Interessante notare la somiglianza tra lo sfondo visibile dalla finestra, nel dipinto di Lotto – un vero e proprio Fensterlandshaft – e il borgo sullo sfondo nel paesaggio dell’emblema di Wither.

Il binomio compositivo putto/teschio conobbe una fortuna iconografica significativa soprattutto in ambito germanico, ma una lunga serie di raffigurazioni ne testimonia la diffusione e la persistenza in zone diverse e periodi disparati. Analizzando le immagini a disposizione si deduce un processo semantico per cui tale soggetto è venuto ad assumere, a seconda del periodo e dei contesti storico-culturali, accezioni diversificate.
Già nelle illustrazioni delle Inscriptiones sacrosanctae vetustatis di Appiano del 1534, compare il putto alato col gomito poggiato su di un teschio; accanto a lui un giovane che porta le mani al volto in atteggiamento disperato. Sopra di loro le scritte Cloto, Atropos e Lachesis.

La stessa identica composizione compare nelle Immagini degli dei degli antichi di Vincenzo Cartari del 1571 considerata però come raffigurazione delle Parche. Una moneta di Zuan Boldù riporta invece accanto al putto con teschio la scritta Io son fine, indicando quindi un memento mori vero e proprio.

Nel Seicento tale serie iconografica assume un significato esattamente rovesciato rispetto all’esempio di Wither, come vanitas, alla cui composizione figurativa si aggiunge la clessidra, in quanto allusione all’inesorabile scorrere del tempo e all’inevitabilità della morte. Arriva addirittura ad assumere un valore di scherno, di atteggiamento festoso o di sfida, che si oppone totalmente al memento mori in quanto espressione di quello che si può invece definire più propriamente come un 'mortem non timeo'.

Ma di tutte le raffigurazioni a disposizione l’emblema di Wither, oltre a essersi rivelato un confronto fondamentale per decrittare il dipinto del Lotto, è anche uno dei pochi e fortunati casi in cui l’assoluta certezza interpretativa è supportata da un testo esplicativo.

  • As soone, as we to bee, begunne, We did beginne, to be Undone
    When some, in former Ages, had a meaning
    An emblem of mortality to make,
    They form’d an infant on a Death’s-head leaning,
    And, round about, encircled with a Snake.
    The child so pictur’d was to signifie,
    That, from our very birth, our dyng springs:
    The Snake her taile devouring, doth implie
    The revolution of all Earthly things.
    For, whatsoever hath beginning, here
    Beginnes immediatly to vary from
    The same it was; and, doth at last appeare
    What very few, did thinke it should become.
    The solid Stone doth molder into Earth,
    That Earth, e’re long, to Water rarifies;
    That Water gives an Airy vapour birth,
    And, thence, a Fiery-Comet doth arise:
    That moves untill it felfe it so impaire,
    That from a burning-Meteor backe againe,
    It sinketh downe and thickens into Aire;
    That Aire becomes a Cloud; then Drops of Raine:
    Those Drops descending on a Rocky Ground,
    There, settle into Earth, wich more and more,
    Doth harden still; so, running out the round,
    It growes to be the Stone it was before.
    Thus, All things wheele about; and each Beginning
    Made entrance to it owne Destruction hath.
    The Life of Nature entreth in with Sinning;
    And is for ever wayted on by Death:
    The Life of Grace is form’d by Death to Sinne;
    And, there, doth Life-eternall straight beginne.

  • Così presto, appena nasciamo,
    noi a morire già incominciamo
    Quando qualcuno, in passato, aveva l’intenzione
    Di creare un emblema sulla mortalità
    Disegnava un bambino su un teschio appoggiato
    Ed intorno ad esso un serpente attorcigliato.
    Il bambino così raffigurato stava a significare
    Che dalla nostra nascita deriva la nostra morte,
    E il serpente con la coda ritorta a simboleggiare
    Il ciclo vitale di tutte le cose terrene.
    Ogni cosa che qui ha origineIncomincia fin da subito a mutare
    Da ciò che era, per trasformarsi infine
    In ciò che pochi avrebbero creduto potesse diventare.
    La solida pietra si fonde con la terra
    E la terra diviene acqua che rarefacendosi
    Dà vita a un aereo vapore
    Da cui sorge una cometa incandescente,
    Cometa che si muove, fino a che distruggendosi cade.
    Da meteora fiammeggiante nuovamente ritorna,
    Precipita a terra e aria diviene
    Da aria a nuvola, e in gocce di pioggia si trasforma;
    Queste gocce, nel terreno roccioso penetrano
    Qui, nella terra pian piano entrano,
    Terra che così lentamente si indurisce
    Per tornare a essere come pietra quando nasce.
    Dunque tutto è ciclico: e ogni principio
    Volge verso la propria fine.
    La vita della natura entra in contatto con il peccato,
    Ed è sempre attesa dalla morte.
    La vita della Grazia è formata dalla morte attraverso il peccato,
    Ed è proprio questa morte che alla vita eterna dà vita.

    *La redazione di engramma ringrazia Gavina Cherchi per le indicazioni su George Wither.

Riferimenti bibliografici
Studi su George Wither
  • Farnsworth 1999
    J. Farnsworth, "An equall and a mutuall flame", George Wither’s Collection of Emblemes 1635 and Carouline court culture in Deviceful Settings: the English Renaissance Emblem and its contexts: selected papers from the Third International Emblem Conference, Pittsburgh, 1993, edited by Michael Bath and Daniel Russel, New York 1999.
  • Hill 1980
    C. Hill, George Wither and John Milton, English Renaissance Studies presented to Dame Helen Gardner for her seventieth Birthday, London 1980.
  • Wither 1985
    G. Wither, Collection of Emblemes Ancient and Moderne, 1635 (rist. anast. con introduzione di Michael Bath, Oxford 1985).
Bibliografia essenziale sul soggetto iconografico putto/teschio
  • Janson 1937
    H. W. Janson, The Putto with the Death’s Head, "Art Bulletin" XIX, 1937, 423-449.
  • Lucco 1998
    M. Lucco, Le fonti figurative in Lorenzo Lotto. Il genio inquieto del Rinascimento, a cura di David Alan Brown, Peter Humfrey e Mauro Lucco (catalogo della mostra), Milano 1998, 15-19.
  • Seznec 1937
    J. Seznec, Youth, Innocence and Death, "Journal of the Warburg and Courtauld Institutes" I, 1937, 298-303.
  • Veca 1981
    A. Veca, Vanitas e il simbolismo del tempo, Bergamo 1981.
English abstract

In 1521, Lorenzo Lotto painted a putto in the act of placing a laurel crown on a skull. Although most critics have interpreted this as a portrayal of Vanity, a close interpretation of the painting reveals it to be an allusion to death as temporary sleep, and not as a memento mori. An emblem from George Wither’s Collection of emblemes ancient and moderne cites the motto Finis ab origine pendet. The emblem itself depicts, inside an image of a snake biting its tail, a putto, in meditative pose, leaning on a skull. This image, supported by the clarity of the verses that accompany it, leaves no doubt about its significance as a celebration of eternity, of the cyclical nature of life. This reading is, therefore, useful for finding a more accurate interpretation for Lotto’s painting. Indeed, the putto is portrayed not as a genius of death, but as a genius of rebirth, who, by crowning the skull, celebrates not death as the end of all, but the life that will begin at the end of physical death.

keywords | Emblem, Lotto, Wither

Per citare questo articolo/ To cite this article: G. Camin, ‘Finis ab origine pendet’: Lorenzo Lotto, George Wither e il puer della rinascita, ”La Rivista di Engramma” n. 18, luglio/agosto 2002, pp. 7-19 | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2002.18.0002