"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

Le riviste on-line: esperienze e prospettive

Atti del Convegno Luminar 5. Internet e Umanesimo

English abstract


 
luminar 5
Convegno Luminar 5. Internet e Umanesimo. Le riviste on-line: esperienze e Prospettive | Fondazione Querini Stampalia, Venezia, 2-3 febbraio 2006

Sommario

Contributi

Chiara Rabitti (Fondazione Querini Stampalia, Venezia), Le risorse on-line della Biblioteca Querini

Antonella Sbrilli (Università “La Sapienza”, Roma), Presentazione del convegno

Elisa Manacorda (Direttore di “Galileo. Giornale di scienza e problemi globali”), Scienza on-line: dieci anni nella rete

Isabelle Lamy (Université d’Angers), Musea: entre revue électronique et musée virtuel. Un nouveau mode de publication pour les sciences humaines

Simonetta Lux (Università “La Sapienza”, Roma), La rete dell’arte contemporanea. L’esperienza luxflux.org

Maddalena Parise, Tania Vladova (Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris), Riviste on-line, ricerca e politica delle immagini: il caso di “Images re-vues"

Giovanni Sighele (Amministratore unico “Exibart”), L’esperienza di “Exibart" www.exibart.com 

Teresa Nocita (Università “La Sapienza”, Roma), Dieci anni di web. Spolia: dal portale alla rivista elettronica www.spolia.it 

Monica Centanni (Università Iuav, Venezia), Engramma. La tradizione classica nella memoria occidentale, nn. 1-45 (2000-2005)

Tavola rotonda: “Prospettive per le riviste elettroniche: dal sequenziale all’ipermediale”

Valerio Eletti (Università “La Sapienza”, Roma), Coordinamento della tavola rotonda

Andrea Zorzi (Università di Firenze), Presentazione di Rete Medievali www.retimedievali.it

Web copyright

Alessandro Del Ninno, Il regime giuridico delle pubblicazioni on-line

Appunti da Luminar 5 

Appunti e note dalle giornate di Luminar 5 (a cura della Redazione di Engramma)

Atti di Luminar 5

a cura di Antonella Sbrilli

Le risorse on-line della Biblioteca Querini

Chiara Rabitti | Fondazione Querini Stampalia, Venezia

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La direttrice della Fondazione Querini Stampalia, Chiara Rabitti, introduce le giornate di studio focalizzando le potenzialità e le criticità delle riviste on-line. Sottolinea l’impegno del mondo bibliotecario nei confronti della definizione, della selezione e della classificazione di queste nuove entità, le riviste on-line, per le quali i concetti di periodicità, di serialità, di continuità sono in corso di discussione. La ricerca di modalità efficaci e affidabili di conservazione dei periodici digitali sia a livello nazionale che territoriale è al centro di un serrato dibattito ormai da alcuni anni. Relativamente allo stato degli studi su questo tema, Chiara Rabitti mette a disposizione una serie di risorse a stampa ed elettroniche.

Risorse a stampa ed elettroniche

MONOGRAFIE E SAGGI (con collocazione del testo nella Biblioteca della Fondazione Querini Stampalia)

L. Carrada, Scrivere per Internet, Lupetti, Milano 2000
CONS.004.67 CAR

Consorzi di biblioteche e gestione delle risorse elettroniche, [sessione a cura di] T. Giordano, in “Oltre confini e discontinuità. Atti del LXVI Congresso nazionale dell’Associazione italiana biblioteche, Torino 11-13 maggio 2000”, Associazione italiana biblioteche, Roma 2002, pp. 96-115
7 Y 2

B. Cunegatti, Aspetti legali dell’opera multimediale, Guerini e Associati, Milano 2000
CONS.346.0482 CUN

S. Gambari, M. Guerrini, Definire e catalogare le risorse elettroniche. Un’introduzione a ISBD (ER), AACR2 e metadati, saggio introduttivo di P.G. Weston, Editrice Bibliografica, Milano 2002
CONS.025.344 GAM

M. Grasso, Scrivere per il Web. Annotazioni, considerazioni e suggestioni per quanti intendono conoscere la scrittura on line, Franco Angeli, Milano 2000
CONS.808.066005 GRA

ICCU, La catalogazione delle risorse elettroniche in SBN, ICCU, Roma 1999
UFF.BIB.106

G. Lughi, Parole on line. Dall’ipertesto all’editoria multimediale, pref. di M. Ricciardi, Guerini e Associati, Milano 2001
CONS. 070.579 LUG

J. Price, L. Price, Hot text. Scrivere nell’era digitale, McGraw-Hill, Milano (etc.) 2002
CONS. 808.066005 PRI

R. Ridi, Internet in biblioteca, Editrice Bibliografica, Milano 1996
CONS. 004.65 RID

Le risorse elettroniche. Definizione, selezione e catalogazione. Atti del convegno internazionale, Roma 26-28 novembre 2001, a cura di M. Guerrini, con la collaborazione di S. Gambari e L. Sardo, Editrice Bibliografica, Milano 2002
CONS. 025.344 RIS

A. Salarelli, A.M. Tammaro, La biblioteca digitale, Editrice Bibliografica, Milano 2000
CONS. 025.04 SAL

G. Visconti, Giornalista online. Dal web writer al web editor, Franco Angeli, Milano 2002
CONS. 070.40285 VIS

ARTICOLI

“Biblioteche oggi”, collocazione: PER.C. 956

F. Bevilacqua, Usabilità e uso dei periodici elettronici, “Biblioteche oggi” V, 21 (2003) n. 3, pp. 5-12

E. Boretti, I periodici dal possesso all’accesso?, “Biblioteche oggi” V, 15 (1997) n. 10, pp. 63-64

A. Colombo, Biblioteca digitale e gestione dei seriali, “Biblioteche oggi” V. 18 (2000) n. 1, pp. 4-9

A. De Robbio, I periodici elettronici in Internet, “Biblioteche oggi” V. 16 (1998) n. 7, pp. 40-56

T. Giordano, Consorzi per la condivisione di risorse informative elettroniche, “Biblioteche oggi” V. 19 (2001) n. 7, pp. 16-26

L. Lubiana, La fisica sceglie l’e-journal, “Biblioteche oggi” V. 15 (1997) n. 1, pp. 38-45

L. Marquardt, Comportamenti e opinioni degli utenti dei periodici elettronici nella transizione da cartaceo, “Biblioteche oggi” V. 22 (2004) n. 1, pp. 47-61

E. Martellini, Il serials librarian nell’era digitale,"Biblioteche oggi” V. 17 (1999) n. 2, pp. 10-16

E. Pelizzari, Crisi dei periodici e modelli emergenti della comunicazione scientifica, “Biblioteche oggi” V. 20 (2002) n. 10, pp. 46-56

M.C. Perri, Il progetto EPRESS, “Biblioteche oggi” V. 23 (2005) n. 6, pp. 26-29

G. Pili, Biblioteca digitale e informazione professionale, “Biblioteche oggi” V. 16 (1998) n. 1, pp.10-16

A.M. Tammaro, La cooperazione non è più un mito, “Biblioteche oggi” V. 17 (1999) n. 2, pp. 80-86

A.M. Tammaro, Modelli economici per i periodici elettronici, “Biblioteche oggi” V. 16 (1998) n. 5, pp. 58-63

A.M. Tammaro, Periodici elettronici: dai preprint ai portali, “Biblioteche oggi” V. 20 (2002) n. 10, pp. 50-53

A.M. Tammaro, Qualità della comunicazione scientifica: gli inganni dell’Impact Factor e l’alternativa della biblioteca digitale, “Biblioteche oggi” V. 19 (2001) n. 7, pp. 104-107 e V. 19 (2001) n. 8, pp. 74-78

M. Vedaldi, Periodici elettronici: come collaborare tra sistemi bibliotecari?, “Biblioteche oggi” V. 20 (2002) n. 9, pp. 28-31

“Bibliotime”

Atti del convegno I periodici elettronici in biblioteca, Bologna 28 febbraio 2000, 1a parte, “Bibliotime” a. 3 (2000) n. 1

Atti del convegno I periodici elettronici in biblioteca, Bologna 28 febbraio 2000, 2a parte, “Bibliotime” a. 3 (2000) n. 2

R. Badoer, A. De Robbio, On the road of e-journals: paesaggi in movimento nell’evoluzione dei periodici elettronici, “Bibliotime” a. 2 (1999) n. 3

A. De Robbio, I periodici elettronici nel ciberspazio, “Bibliotime” a. 4 (2001) n. 3

“Bollettino AIB”, collocazione: PER. C. 40

M.S. Malinconico, Biblioteche digitali: prospettive e sviluppo, “Bollettino AIB” v. 38 (1998) n. 3, pp. 275-299

E. Martellini, I periodici elettronici in biblioteca, “Bollettino AIB” v. 38 (1998) n. 3. pp. 325-332

W. Reinhardt, I consorzi di biblioteche nella repubblica federale tedesca: l’acquisizione di periodici elettronici e banche dati all’inizio del nuovo millennio, “Bollettino AIB” v. 40 (2000) n. 4, pp. 459-469

J.-P. Schmitt, Cooperin: nascita e sviluppo di un consorzio universitario in Francia, “Bollettino AIB” v. 41 (2001) n. 4, pp. 294-295

“Library Trends”, collocazione: PER.C.1833

J.H. Barnes, One giant leap, one small step. Continuing the migration to electronic journals, “Library Trends” v. 45 (1996/1997) n. 3, pp. 404-415

A.P. Bishop, Scholarly journals on the net: a reader’s assessment, “Library Trends” v. 43 (1994/1995) n. 4, pp. 545-570

M.E. Stoller, Electronic journals in the humanities. A survey and critique, “Library Trends” a. 40 (1991/1992) n. 4

“ESB Forum”

R. Giangrande, Electronic journals: a literary review 1995-1999, “ESB Forum”, dicembre 2002

E. Martellini, Ritorno al futuro: I periodici elettronici dal web al catalogo della Scuola normale superiore, “ESB Forum”, novembre 1999

G. Mazzitelli, Informazione elettronica in biblioteca, “ESB Forum”, giugno 1999

REPERTORI DI RIVISTE ON-LINE

ACNP Catalogo italiano dei periodici

ARL Directory of Electronic Journals 

CILEA Virtual Library

DOA Directory of Open Access Journals

Newz.Info Newspapers & Newspapers on-line

OCLC Journal titles available in Electronic Collections Online         


Presentazione di Luminar 5

Antonella Sbrilli | Università “La Sapienza”, Roma

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Antonella Sbrilli coordina la prima giornata di interventi. Ringrazia la Fondazione Querini Stampalia e il Prof. Paolo Morachiello, direttore del Dipartimento di Storia dell’Architettura dello Iuav, che hanno contribuito alla realizzazione del convegno. Porta i saluti e le scuse di Gianfranco Crupi, docente di Informatica Umanistica all’Università “La Sapienza” di Roma, per non essere presente al convegno per motivi di forza maggiore. Dopo aver proposto un accostamento fra l’attuale situazione editoriale e quella dei primi anni del Settecento, quando la diffusione di giornali come lo Spectator ha introdotto nuove tipologie pubblicistiche, presenta sinteticamente alcuni dei punti salienti dell’incontro, notando come molti degli interventi in programma si riferiscono a esperimenti di editoria on-line partiti una decina di di anni fa. Dal 1996 a oggi, l’esperienza maturata porta a interrogarsi sui seguenti punti: l’identità bibliografica delle riviste on-line; il problema del copyright; la verifica dell’affidabilità dei contenuti; l’allargamento dell’area degli autori; la modificabilità del pregresso; il nodo della conservazione e della futura fruibilità dei formati.

Scienza on-line: dieci anni nella rete

Elisa Manacorda | Direttore di “Galileo. Giornale di scienza e problemi globali”

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“Galileo. Giornale di scienza e problemi globali” è la prima rivista italiana nata su Internet per raccontare e aiutare a comprendere i temi della ricerca scientifica e tecnologica e i problemi politico-sociali globali come la tutela dell’ambiente, i diritti umani e la pace. Il giornale è stato fondato a Roma nel gennaio del 1996 da un gruppo di scienziati e di giornalisti scientifici, e ha subito nel corso di un decennio notevoli trasformazioni, che lo hanno portato a modificarsi da ‘struttura’ suddivisa in aree specifiche e con una cadenza fissa, a un ‘contenitore’ in cui le informazioni hanno forma più fluida, quotidianamente aggiornata. Il Comitato Scientifico della rivista, di cui fanno parte alcuni tra i più importanti scienziati italiani, europei e statunitensi, garantisce l’attendibilità delle notizie pubblicate, mentre il Comitato Editoriale, composto dalle firme più prestigiose del giornalismo scientifico italiano, garantisce la corretta informazione del giornale.

Musea: entre revue électronique et musée virtuel. Un nouveau mode de publication pour les sciences humaines

Isabelle Lamy | Université d’Angers 

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“Musea” est un site internet édité par l’Université d’Angers (France). Il publie sous la forme d’“expositions virtuelles” des recherches en sciences humaines sur le genre (féminin/masculin).

L’origine du projet 

Au départ, “Musea” ne devait pas être un musée virtuel mais un musée “en dur". En 2001, une association de chercheurs et de chercheuses, La Cité des femmes, souhaitait en effet créer un véritable musée sur l’histoire des femmes et du genre. L’objectif était de transmettre au grand public les résultats de recherches sur l’histoire des femmes et du genre à travers des collections et des expositions spécialisées. Alors que ce type d’institution existait depuis une vingtaine d’années dans de nombreux pays (Etats-Unis, Danemark, Allemagne, Vietnam, etc.), un tel musée aurait été le premier en France.

Malheureusement, la recherche de partenaires financiers s’avèra infructueuse. C'est à ce moment qu'émergea l’idée d’un musée virtuel, projet dont la réalisation et l’édition furent proposées à l’Université d’Angers en 2003, à l’initiative de Christine Bard, membre de l’association La Cité des femmes et maîtresse de conférences en histoire contemporaine dans cette université. L’intérêt était de renforcer le pôle de recherche sur l’histoire des femmes et du genre qui existait déjà à Angers: le département d’histoire et le centre de recherche en histoire (HIRES) de l’université étaient tournés vers cette discipline depuis quelques années et la bibliothèque universitaire hébergeait un Centre des Archives du Féminisme (CAF) depuis 2001.

Par ailleurs, l’Université d’Angers était particulièrement attentive à la médiation des recherches scientifiques au moyen des technologies de l’information et de la communication: elle était associée à l’Université Virtuelle en Pays de la Loire (UVPL) pour le développement de la formation ouverte et à distance et disposait d’un Service des Technologies de l’Information et de la Communication (STIC). Grâce au soutien financier de l’UVPL, la réalisation du site a donc été confiée au STIC, et en particulier à une équipe comprenant une chef de projet, trois informaticiens et une graphiste. À partir de ce moment, “Musea” devait devenir non seulement un outil de valorisation des recherches en sciences humaines sur le genre mais également une ressource pédagogique multimédia pour les enseignants et les étudiants.

La réalisation de “Musea” s’est échelonnée de juillet 2003 à décembre 2004: la structure informatique du site a donné lieu à la création d’un logiciel d’édition web, WEBLINE, spécialisé dans la mise en ligne de médias et comprenant notamment la gestion des droits d’auteurs et des droits de reproduction des documents intégrés. Dès mai 2004, “Musea” a été mis en ligne avec trois premières expositions. Aujourd’hui, le site comporte onze expositions virtuelles, deux galeries d’art contemporain, deux dossiers pédagogiques et un jeu éducatif.

Pourquoi un musée virtuel?

La dimension pédagogique de “Musea” imposait dès le départ le développement d’un site qui ne soit pas seulement un outil pour publier des articles en ligne. L’idée de transmettre ces recherches devait être au cœur de la conception de “Musea". L’objectif était en effet d’établir un pont entre recherche et enseignement pour permettre aux enseignants et aux élèves (de l’école primaire au lycée) de consulter facilement des études universitaires. Au final, il s'agissait de renouveler l’histoire enseignée en donnant les clés qui permettent d’enseigner une histoire “mixte”, c’est-à-dire une histoire où la place des femmes soit réenvisagée et la construction des identités masculines et féminines prise en compte.

D’un point de vue pragmatique, cet effort de médiation s’est traduit par la mise en ligne d’une collection virtuelle de documents historiques (images, documents audio, vidéos), commentés et mis en valeur à travers des expositions virtuelles qui permettent une appréhension totale de ces documents.

La conception de “Musea” et ce travail sur la notion de médiation se sont appuyés sur l’analyse des musées virtuels existants. Dans le domaine de l’histoire des femmes et du genre, un certain nombre de musées américains diposent de sites internet. Mais ces sites sont davantage des vitrines électroniques de leurs activités que de réels musées virtuels. Il a donc fallu se tourner vers des musées virtuels traitant d’autres sujets.

Parmi les modèles que nous avons retenus, citons en premier lieu le Musée Virtuel du Canada. Plus qu’un portail, il est une véritable passerelle pour tous les musées canadiens qui souhaitent fédérer leurs expositions virtuelles sur un seul site. La structure du MVC est très intéressante: elle propose une rubrique comportant les expositions virtuelles (avec une grande diversité de modèles de présentation pour chaque exposition), une rubrique composée de galeries d’images (qui fonctionne comme une base de données), des rubriques pour les enseignants et les enfants, et la fonctionnalité “mon musée personnel".

En France, la structure des expositions virtuelles de la Bibliothèque Nationale a particulièrement retenu notre attention. Chaque exposition est complétée par un dossier pédagogique aux contenus exhaustifs. Le site L’Histoire par l’image est également un modèle précieux. On y retrouve la possibilité de se créer son espace personnel avec sa propre collection d’images et de commentaires. De plus, le site se compose d’analyses d’images divisées en trois temps dans une perspective pédagogique: la description du contexte, l’analyse et l’interprétation. Enfin, l’interactivité du site est enrichie par la création d’animations visuelles (en flash) à partir des images commentées.

Pourquoi une revue électronique?

La dimension scientifique de “Musea” était également essentielle dès l’origine du projet. Il s’agissait de créer un outil de publication original pour les chercheurs et les chercheuses sur le genre dont les études s’appuient sur l’analyse de l’image, du texte ou de la vidéo. Le site devait donc répondre aux exigences d’une revue électronique en s’adressant à un public d’experts et en garantissant une valeur scientifique à la publication en ligne.

Les revues électroniques qui intègrent des reproductions d’œuvres, de documents d’archives ou des vidéos ne sont pas encore très nombreuses. En 2003, moment où la réalisation de “Musea” a commencé, Images Re-vues n’existait pas encore. En revanche, on peut mentionner deux sites internet édités par l’Université Paris 1. Le premier, MUCRI (Musée critique de la Sorbonne) est une véritable revue électronique qui met en ligne des articles d’analyse d’œuvres d’art. Les œuvres sont reproduites sur le site, en marge des articles. Le second, ImagesAnalyses propose un mode de publication plus élaboré que le précédent. Chaque article constitue là encore une analyse d’image mais il est complété par une description de la méthode utilisée pour analyser l’image, des fiches “en savoir plus” développant certains points de l’analyse, des animations en flash à partir des images analysées, et parfois une version “enfants” de l’analyse.

“Musea”: permettre une appréhension totale des thèmes abordés

“Musea” s’est nourri de l’ensemble de ces modèles pour proposer un site dont l’objectif principal était de permettre une appréhension totale des thèmes abordés dans les publications mises en ligne.

Le site est ainsi construit autour des expositions virtuelles (rubrique “Expositions”). Quasiment tous les contenus gravitent en effet autour des thèmes abordés dans ces expositions. Par exemple, chaque dossier pédagogique ou jeu éducatif de la rubrique “Education” est en relation avec une exposition en particulier. De même, les recueils de textes ou les galeries d’art contemporain de la rubrique “Médiathèque” sont créés sur le thème d’une exposition.

Toutes les expositions fonctionnent selon le même principe. Elles se composent d’une succession de notices auxquelles on peut accéder de manière linéaire ou non. Chaque notice comporte un document et un texte court de commentaire. Le document de la notice principale peut être agrandi (s’il s’agit d’une image) et est accompagné d’une légende exhaustive. Les notices constituent en quelques sortes le premier niveau de lecture d’une exposition.

Le texte de commentaire peut comporter des liens vers des notes qui apparaissent en info-bulles ou vers des notices « en savoir plus » (développement d’un point précis du commentaire) ou « textes » (publication de citations, de textes sources, ou d’études en relation avec le commentaire). Ces développements constituent le second niveau de lecture d’une exposition et s’adressent davantage à un public d’experts (chercheurs, enseignants). Ce public peut consulter également la bibliographie de l’exposition, imprimer en intégralité les textes de l’exposition et accéder au « recueil de textes » associé à l’exposition.

Il existe par ailleurs un troisième niveau de lecture, que l’on pourrait appeler “pédagogique". Chaque exposition présente en effet une liste de définitions des notions-clés du thème abordé. Elle peut également être associée à un dossier pédagogique, à une galerie d’art contemporain (créée pour “Musea” sur le thème de l’exposition, de manière à enrichir d’un point de vue artistique le contenu historique de l’exposition), ou encore à un jeu éducatif réalisé à partir des contenus de l’exposition. Toujours dans cette perspective, certains documents des expositions font l’objet d’animations en flash qui complètent de manière audiovisuelle le commentaire textuel qui en est fait.

“Musea”: fonctionnement et enjeux

Le fonctionnement de “Musea” s’appuie sur un comité scientifique et un comité de lecture coordonnés par Christine Bard, professeure d’histoire à l’Université d’Angers. Le rôle de ces comités est de sélectionner les thèmes des expositions du site à partir des propositions faites par des chercheurs. Une fois un thème accepté, le chercheur commence par établir la liste des documents qu’il souhaite utiliser. Il est en effet nécessaire de négocier au préalable les droits d’auteurs et de reproduction des documents pour être certain qu’ils pourront être intégrés à l’exposition dans leur ensemble. Ce travail de négociation est réalisé par le webmaster de “Musea". Une fois ce travail réalisé, l’auteur de l’exposition peut réellement commencer la rédaction de son exposition (via un formulaire au format word qui met en évidence l’arborescence de l’exposition entre notices, fiches “en savoir plus” et fiches “textes”). Lorsqu’il aura terminé, il transmettra les contenus au comité scientifique pour relecture et le webmaster se chargera ensuite de la mise en ligne de l’exposition.

Comme on peut le constater, le webmaster a un rôle pivot dans le fonctionnement du site. Or, si les auteurs et les membres du comité scientifique participent gracieusement à “Musea” – leur participation étant reconnue comme l’une de leurs activités universitaires (même si dans les faits ce n’est pas toujours le cas) –, le webmaster ne peut être que salarié compte tenu du travail que suppose la négociation des droits d’une part et l’intégration des contenus d’autre part.

Du point de vue de la négociation des droits, le travail du webmaster pourrait pourtant être limité si la législation clarifiait la situation. En effet, il existe aujourd’hui un flou juridique qui permet à chaque institution détentrice des droits d’auteurs et de reproduction de documents d’établir ses propres réglementations, et en l’occurrence ses propres tarifs. On doit donc négocier au cas par cas la mise en ligne de chaque document alors que les caractères scientifique, éducatif et sans but lucratif des publications devraient suffir à légitimer une autorisation gracieuse de ce point de vue.

Quant à la question de l’intégration des contenus, là encore, il serait possible de réduire le travail du webmaster. “Musea” a en effet été conçu tel que les auteurs puissent intégrer eux-mêmes les contenus de leur exposition. En effet, comme dans le cas d’un CMS (Content Management System), l’outil d’administration du site permet à plusieurs rédacteurs de collaborer à travers une interface personnelle. Mais pour le moment, force est de constater que la plupart des chercheurs, en particulier en sciences humaines, ne sont pas encore prêts pour une intégration directe de leurs publications sur un site internet.

Conclusion

D’une certaine manière, “Musea” renouvelle la communication scientifique traditionnelle en sciences humaines et soutient par la même occasion une orientation méthodologique particulière. En effet, en proposant un moyen de publication adapté à la mise en ligne de documents multimédias et fonctionnant sur la base de plusieurs niveaux de lecture, selon un mode non linéaire, le site encourage les chercheurs à pratiquer davantage le commentaire de documents et incite peut-être aussi à “penser autrement” (Nicole Pellegrin, auteure de l’exposition virtuelle Les genres de Jeanne d’Arc).

Mais “Musea” est également un exemple de projet universitaire où les aspects innovants se confrontent aux problèmes financiers. Pour le moment, il est difficile de faire fonctionner le site sans un webmaster aux nombreuses responsabilités. Se pose également le problème du coût des documents et de leurs droits. “Musea” fonctionne aujourd’hui grâce au soutien de différentes subventions publiques. Le site bénéficie notamment d’un soutien du Fonds Social Européen “égalité des chances” en 2005 et en 2006 en tant que ressource pédagogique utile pour faire évoluer les mentalités en faveur de l’égalité des chances entre les femmes et les hommes. Toutefois, la question de la pérennisation de “Musea” reste posée.

Du point de vue de la conservation du site, un nouveau programme vient d’être développé pour permettre de transférer une ou plusieurs expositions du site sur CD-Rom. La réalisation de cette fonctionnalité a également été motivée par des raisons promotionnelles et financières. Il s’agit en effet de se donner la possibilité d’éditer des CD-Rom de démonstration de “Musea” qui puissent être distribués dans le milieu éducatif, notamment à destination des établissements qui ne disposent pas d’internet à haut débit. Il est également possible d’envisager la diffusion du CD-Rom d’une exposition tel que “Musea” bénéficie pour ce projet précis du soutien financier d’une institution attachée à la promotion du thème de cette exposition.

Il est encore difficile de mesurer l’impact de “Musea” dans le milieu de l’enseignement et de la recherche. L’évaluation de “Musea” du point de vue de ses utilisateurs n’en est qu’à ses débuts. Pour information, 20.000 visiteurs sont venus sur “Musea” en 2005, ce qui est très peu comparé à un site comme Galileo.net qui compte 25.000 visiteurs par mois! Bien entendu, Galileo a une histoire un peu plus ancienne… Un questionnaire mis en ligne sur le site au début de l’année 2006 doit permettre de mieux cerner les profils des utilisateurs de “Musea” et de mieux évaluer leur satisfaction. À suivre donc.

La rete dell’arte contemporanea. L’esperienza luxflux.org

Simonetta Lux | Università “La Sapienza”, Roma

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“Luxflux” è il risultato di un’esperienza partita nel 1996 col nome di “Rete reale/virtuale dell’arte contemporanea”. Basata sulla convinzione che esista una rete vivente di artisti, ricercatori, studenti e studiosi attivi in luoghi istituzionali e alternativi, e che tale rete costituisca una fonte strategica e competitiva delle moderne catene di valore, anche economico, in dieci anni, con finanziamenti regionali e universitari, questo progetto ha dato vita a mostre ed eventi, a una collana di libri, a una rivista cartacea prototipale e a un portale-rivista on-line. “Luxflux” è un sito dinamico, sperimentale, accessibile ma anche elusivo. Vi trovano spazio articoli, video, opere d’arte pensate apposta per il web, documenti, progetti per la formazione permanente e per il supporto degli aspetti creativi e immateriali dell’economia. A questa rete virtuale corrisponde un progetto di azione e conoscenza che si dispiega nei luoghi fisici della rete stessa, per compensare la perdita di esperienza reale, che è un portato dei mutamenti tecnologici della società odierna.

Riviste on-line, ricerca e politica delle immagini: il caso di “Images re-vues”

Maddalena Parise, Tania Vladova | Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris

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Vorremmo presentare l’esperienza editoriale di “Images re-vues” come punto di partenza concreto per discutere sulle possibilità e difficoltà che la rete offre alla ricerca scientifica nel campo delle scienze umanistiche. In particolar modo vorremmo esaminare le questioni poste dalla circolazione delle immagini sul web.

La ‘sfida’ di “Images re-vues” è stata quella di riuscire a dar vita a un periodico che corrisponda alle caratteristiche e alla serietà di una rivista scientifica e che sfrutti allo stesso tempo l’elasticità del supporto digitale. Una delle prime riviste in lingua francese di storia, teoria ed antropologia dell’arte unicamente in rete, “Images re-vues”, volendo offrire uno spazio di ricerca rigoroso sulla teoria e sulla sua funzione delle immagini, pubblica articoli che richiedono generalmente illustrazioni di qualità. Nelle domande dei diritti di tali immagini abbiamo dovuto constatare che il caso di una rivista scientifica con un supporto interamente on-line è ancora scarsamente preso in considerazione. Le istituzioni culturali, infatti, sono spesso sprovviste di una chiara politica editoriale nei nostri confronti e spesso chiedono, per esempio, il pagamento di somme difficilmente sostenibili per un periodico senza fini di lucro.

La grande libertà e malleabilità offerte dalle tecnologie digitali che ci hanno spinto a servirci di questo supporto, si scontrano, in effetti, con un irrigidirsi delle norme di pubblicazione e diffusione delle immagini che rischia di compromettere l’esistenza stessa di soggetti editoriali come il nostro e, più in generale, della ricerca in campo storico artistico. Le proposte di legge sul diritto d’autore recentemente in esame al parlamento della Comunità Europea restringono infatti, sempre più, il diritto di citazione e rischiano di limitare seriamente quei campi della ricerca scientifica che si rivolgono alla rete come mezzo per l’insegnamento e la diffusione. Vorremmo proporre, dunque, nell’ambito del convegno, un approfondimento di questo nodo dell’editoria on-line perché pensiamo sia necessario interrogarsi e prendere posizione sul paradosso che sta nascendo dall’incontro della ricerca in scienze umanistiche con le nuove tecnologie digitali. 

L’esperienza di “Exibart”

Giovanni Sighele | Amministratore unico “Exibart” www.exibart.com

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“Exibart” è una rivista-portale di informazione sull’arte contemporanea dedicata all’attività di musei, gallerie, enti e associazioni culturali. A differenza delle riviste on-line di tipo ‘accademico’, “Exibart” trae un ritorno economico dalla pubblicità che ospita nel sito, nelle newsletter, in e-mail dedicate a eventi specifici e dagli abbonamenti della parallela rivista cartacea (“Exibart on paper”). La specificità di “Exibart” risiede nella struttura, basata su reti di collaboratori sul territorio nazionale e su un’organizzazione stratificata dei contenuti, in vista della loro offerta su piattaforme diversificate (carta, web, telefono cellulare).

Dieci anni di web. Spolia: dal portale alla rivista elettronica www.spolia.it 

Teresa Nocita | Università “La Sapienza”, Roma

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Permettetemi di iniziare con un sincero ringraziamento per l’invito a partecipare a questa manifestazione, e vi prego di credere che non si tratti di una frase di prammatica, perché è nell’occasione di questo incontro che abbiamo l’onore di poter ‘festeggiare’, e lo facciamo con grande soddisfazione, il nostro decimo compleanno.

Era infatti il 1996 quando un gruppo di ‘sodali’, o, per essere più aderenti alla realtà, di colleghi di studio e di ricerca, decise, nei rumorosi corridoi de “La Sapienza”, di invadere il territorio, se non del tutto vergine, certo però ancora piuttosto vacuo, della rete. Cosa fosse Internet in quegli anni lo ricordiamo in molti: sfondi grigi e austeri link azzuri e rossi, in una realtà nella quale certo a primeggiare era ancora la scrittura digitale, piuttosto che le immagini o i suoni. Poche società di servizi e molto modeste le transazioni commerciali: i siti ‘vetrina’ conoscevano allora il loro debutto e lo spazio virtuale era ancora appannaggio sicuro per iniziative culturali, anche qualora si sviluppassero al di fuori dei binari istituzionali. Così è stato per “Spolia”. La provenienza (e la permanenza) nei ranghi universitari di molti dei suoi redattori non deve infatti trarre in inganno. Nel 1996 non sapevamo ancora cosa avremmo fatto con la nostra laurea in lettere; certo la ricerca ci appassionava, ma non potevamo (e non volevamo) fare appello alla tutela dell’ateneo per una scelta arbitraria e dettata più dall’entusiasmo, che da una ponderata decisione, come quella di fondare un sito dedicato agli studi medievali. Si opponeva inoltre come difficoltà oggettiva l’assetto multidisciplinare dello spazio: a chi chiedere allora una sovvenzione? Alla cattedra di Storia Medievale o a quella di Filologia Romanza? Le anguste logiche di retribuzione dei fondi di ricerca sarebbero sicuramente cadute in imbarazzo. Decidemmo pertanto di allestire uno spazio autonomo, che traesse elementi di forza dalla sua collocazione ai margini del sistema universitario.

Primo vantaggio fra tutti, a nostro giudizio, è il già ricordato assetto multidisciplinare del sito, nel quale riconosciamo l’imprescindibile presupposto per un proficuo scambio culturale tra saperi diversi; rifiutando di limitarsi all’informazione relativa a una singola disciplina, “Spolia” si apre ancora oggi a ospitare contributi di letteratura, linguistica, musica, arte, archeologia, filosofia, filologia, informatica umanistica, musica, paleografia, codicologia e storia.

Attraverso il nuovo medium la nostra voce voleva superare i confini della dimensione geografica italiana; con Internet miravamo al coinvolgimento di studiosi europei e d’oltreoceano in un dibattito scientifico che potesse offrire motivi di confronto e di contatto utili allo sviluppo delle ricerche.

Non volevamo però precludere la fruizione dei materiali all’utenza generica e abbiamo sempre tentato di soddisfare le curiosità degli appassionati, senza indulgere però alla divulgazione, ma conservando uno standard informativo di carattere specialistico e scientifico.

Rispetto ai più famosi modelli americani (Labirinth, Netserf) che nel 1996 si imponevano come riferimento obbligato, si è deciso da subito di non aderire in modo ortodosso alla forma del portale, ovvero del sito collettore di indirizzi Internet, reputando tale struttura certo utile agli utenti come guida per la rete, ma forse poco adatta per la trasmissione di contenuti.

Il sito è stato perciò concepito come un indirizzo telematico che, piuttosto che ‘smistare’ il traffico dei medievisti in rete, potesse ospitare notazioni sintetiche, di carattere giornalistico, alle quali, sfruttando le potenzialità di Internet, si potesse garantire una diffusione anticipata rispetto ai canali convenzionali di pubblicazione, nella maggior parte dei casi cartacei. Mi riferisco in particolare alle segnalazioni di ricerche in corso di svolgimento, ai resoconti da convegni e mostre, apparsi in “Spolia” molto spesso prima della pubblicazione degli atti o dei cataloghi delle esposizioni, e alle recensioni di articoli e libri, che abbiamo cercato di fornire in tempi brevi rispetto alla data di pubblicazione degli stessi.

Per dare risalto all’informazione normalmente meno valorizzata, ma non di scarso rilievo, abbiamo volentieri ospitato abstracts di tesi di laurea e di dottorato, aprendo il nostro spazio a quella “letteratura grigia” di difficile reperimento, la cui memoria viene spesso, ingiustamente, dannata.

Non sono mai mancate in “Spolia” comunicazioni più articolate, quali contributi inediti, ovvero veri e propri studi di carattere monografico. Questi ultimi rispondono spesso, nella settorialità degli argomenti affrontati (basti pensare alla sezione archeologica dedicata alla Storia del Lavoro o a quella storica di Diritto Canonico), a quei requisiti di specificità propri dell’informazione scientifica più precipua, oggi messa duramente a repentaglio dalla crescente mole di risorse didascaliche genericamente illustrative (penso al superficiale enciclopedismo di certi indirizzi culturali e alla conseguente riduzione dell’esplicazione a formule orecchiate di carattere mnemonico).

Ci è stato spesso, e proprio recentemente, imputato di non garantire un aggiornamento esaustivo in materia di novità bibliografiche. La sezione dedicata alle riviste specializzate e alle principali case editrici si presenta in effetti, e volontariamente, come uno spazio selettivo, nel quale trovano posto solo quei titoli che hanno sollecitato l’interesse dei redattori. Non crediamo rientri tra i fini che ci siamo prefissi quello di spogliare indiscriminatamente riviste e cataloghi editoriali. Il pulpito di “Spolia” vuole provocatoriamente portare alla ribalta non ‘l’universo mondo’ ma quanto di esso possa significativamente stimolare la riflessione e la discussione (e per questo abbiamo scelto un mezzo interattivo come la rete).

Pensiamo inoltre che selezionare le testimonianze in base a criteri di importanza e rappresentatività (seppure secondo il giudizio opinabile della redazione) possa fornire un concreto aiuto all’utente di Internet, spesso sommerso da una mole di informazioni che risultano difficili da gestire, perché disordinate e particolarmente numerose, di dubbia attendibilità e, soprattutto, difficili da verificare.

Ci è sembrato invece opportuno assolvere da subito le funzioni di un bollettino riguardo alle più diverse manifestazioni medievali in corso (convegni, mostre, concerti, spettacoli), che vengono spesso poco pubblicizzate oppure divulgate tardivamente, con conseguente danno per la riuscita degli eventi.

Come appare dall’indice, il sito è articolato in sezioni e sottosezioni dirette da diversi responsabili. Questi ultimi coordinano gli spazi come dei contenitori aperti ad ospitare l’attività di più collaboratori, in modo da garantire ricchezza e continuità all’informazione, ed esercitano inoltre un rigido controllo sulla qualità delle comunicazioni. I contributi di “Spolia” si caratterizzano infatti, lo ripeto, per la loro attendibilità scientifica, e, sviluppandosi per lo più come riflessioni a margine dell’attività di ricerca dei singoli collaboratori, hanno un carattere strettamente specialistico. È per questa ragione che ogni segnalazione, anche quelle di carattere più strettamente informativo, è di regola accompagnata da una minima nota critica e bibliografica. Tutti i contributi sono firmati.

Pur non essendo stati sostenuti economicamente da alcuno sponsor pubblico o privato, il sito ha registrato da sempre un buon indice di frequentazione. Due anni fa, avvertita l’esigenza di una migliore definizione della natura della risorsa, abbiamo preferito assumere ‘ufficialmente’ l’assetto di una rivista telematica e recidere definitivamente il legame con quella forma ibrida di “portale arricchito dalla pubblicazione di contributi” che ci aveva caratterizzato dagli esordi. La periodicità indicata sui documenti di registrazione presso il tribunale ci dichiara un quindicinale. In realtà crediamo sia una prerogativa da non disattendere per un e-zine quella di poter approfittare della relativa facilità della pubblicazione degli aggiornamenti per garantire una divulgazione anche più serrata dei testi (senza arrivare comunque a sovrapporsi ai quotidiani).

Da una costola della rivista ha avuto origine l’anno scorso un nuovo servizio di editoria elettronica. Le Edizioni Spolia, per la distribuzione di monografie in formato e-book, tendono a supplire all’impossibilità del periodico di ospitare contributi lunghi e articolati, che mal si collocherebbero tra le sezioni di una rivista telematica. L’iniziativa nasce in risposta a diverse sollecitazioni dell’utenza Internet ed è pertanto concepito come implementazione delle possibilità di divulgazione di materiali scientifici, offerta dal sito omonimo.

Primo titolo pubblicato nel 2005 è stato Il “Bestiario” di un autore trecentesco. Repertorio ipertestuale delle occorrenze zoonime nelle opere volgari di Giovanni Boccaccio, di Valeria Mouchet, che ha inaugurato la collana “Media Aetas”, dedicata agli studi medievali e da me diretta.

Per ogni monografia garantiamo la consultazione parziale dei contenuti, in una vetrina di testi on-line scaricabili gratuitamente, che è possibile raggiungere in “Spolia”. L’accesso alla versione integrale degli e-book è invece consentito previa prenotazione delle copie in formato e-book, che vengono scaricate dalla rete oppure distribuite su CD-Rom e recapitate all’utente a domicilio.

Analogamente alla rivista la casa editrice omonima si propone di rispondere alle esigenze di un pubblico di lettori/autori quanto mai vario, cercando di soddisfare le curiosità dell’erudito e nel contempo prefiggendosi di assolvere alle necessità formative di studenti della scuola secondaria e dell’università, senza disattendere le aspettative di quanti sono impegnati nella ricerca scientifica.

La varietà di modalità espressive e divulgative di scrittura digitale che abbiamo tentato di garantire, tanto con la rivista quanto, adesso, con le edizioni, era in un certo senso connaturata alla polisemia implicita nel titolo che avevamo scelto per la nostra prima incursione nella rete: spolia.

Manufatto antico fisicamente traslato in un nuovo contesto, ovvero citazione colta attuata mediante processi di riproduzione/imitazione, lo spolium è espressione autentica e originale del mondo medievale. Letteralmente spolia sono i ‘beni strappati in guerra agli avversari’, ai quali possono essere assimilate le testimonianze artistiche, letterarie e storiche del passato medievale, se considerate come una preda sottratta allo scorrere del tempo, nemico della memoria.

Ma è con l’accezione assunta in archeologia che il termine spolia si carica di un significato aggiuntivo e seducente. Con questa denominazione si intende definire quei frammenti di monumenti antichi che, inseriti in ambienti architettonici diversi da quello originale, vengono così impiegati per realizzare nuove costruzioni. A questa operazione di ‘reimpiego’, tipica della tecnica di edificazione medievale, si accompagna spesso una rilettura dello spolium che, nel nuovo contesto, assume anche un nuovo significato.

Analoga ci pare la dialettica di tradizione/innovazione all’origine della composizione delle opere artistiche e letterarie. La citazione, l’allusione e le altre forme dell’intertestualità misurano infatti il legame con i contemporanei e con i predecessori reinterpretando le testimonianze attraverso la loro collocazione in un nuovo spazio semantico, letterario o artistico, e quindi visivo, che sia. Simile è pure l’operazione della critica, che ha costruito e continua a sviluppare letture ed interpretazioni diverse, contestualizzando i documenti del passato all’interno di ipotesi critiche differenti.

Il termine spolia racchiude dunque i tre aspetti che abbiamo sempre inteso sottolineare nella presentazione dei materiali: quello di documenti storici, innanzitutto, quello di opere artistiche nate dal processo tradizione/innovazione e quello di oggetti di riflessione critica.

Il fenomeno degli spolia, nella ricchezza di valenze semantiche e implicazioni storico-culturali, è stato perciò scelto a denominare le nostre iniziative digitali. 

Engramma. La tradizione classica nella memoria occidentale, nn. 1-45 (2000-2005)

Monica Centanni | Università Iuav, Venezia

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“Engramma” è la rivista on-line a cadenza mensile del Seminario di Tradizione Classica: un laboratorio di ricerche costituito da studiosi e da giovani ricercatori, nato nel 2000 e attualmente attivo presso il Dipartimento di Storia dell’Architettura dell’Università Iuav di Venezia.
Al centro delle ricerche di “engramma” è la tradizione classica nella cultura occidentale: persistenze, riprese, nuove interpretazioni di forme, temi e motivi dell’arte e della letteratura antica, nell’età medievale, rinascimentale, moderna e contemporanea. Una delle coordinate metodologiche di “engramma” è la lezione dello storico della cultura Aby Warburg (1866-1929), e del suo Atlante di immagini, Mnemosyne, una sorta di ‘incunabolo’ dell’ipertesto che viene studiato e trova applicazione nella pagine della rivista.

I contributi pubblicati in “Engramma” sono raggruppati in otto rubriche: Saggi (studi e contributi inediti); Gallerie (repertori iconografici); Peithò&Mnemosyne (immagini e temi classici nella pubblicità); Esperidi (tavole iconografiche e saggi per immagini); Aranea (fonti e risorse on-line); News (recensioni e segnalazioni).

I lavori di ricerca più organici e continuativi che si svolgono all’interno del Seminario di Tradizione Classica sono stati indicizzati anche in sezioni tematiche: Warburg e l’Atlante, La Calunnia di Apelle, Internet e Umanesimo.

La rivista presenta una versione inglese e una versione latina della testata sommario di ogni numero.

Coordinamento della tavola rotonda: “Prospettive per le riviste elettroniche: dal sequenziale all’ipermediale”

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Valerio Eletti | Università “La Sapienza”, Roma

Intervento in file power point

Presentazione di Reti Medievali 

Andrea Zorzi | Università di Firenze

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www.retimedievali.it

 Il regime giuridico delle pubblicazioni on-line

Alessandro Del Ninno

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(pdf documento pdf, 156kb)

Appunti e note dalle giornate di Luminar 5

a cura della Redazione di Engramma

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Cosa è una rivista on-line? Per ora soltanto (o poco più di) una traduzione di una rivista cartacea. Metafora: siamo a una fase protostorica, come quando ai primi del Novecento fare cinema significava portare il linguaggio del teatro dentro il cinema – e non si sapeva, per fare l’esempio più banale, cosa poteva apportare in più alla nuova arte cinematografica un passaggio fondamentale come il montaggio. Si evoca anche la più abusata metafora della galassia Gutenberg e i cambiamenti gnoseologici e pratici che essa ha determinato.

Difficile comunque compiere il salto mentale necessario e assimilare pienamente lo scarto che la scrittura in rete implica, dal sequenziale all’ipertestuale, e da questo all’ipermediale. Siamo ancora ai primordi del genere: da esplorare le caratteristiche e le numerose (e non ancora chiare) potenzialità.

Primi passi in questa direzione si posso fare su due fronti concreti e immediatamente affrontabili:
a) esplorare altre forme di fisicità, e in particolare un’altra estetica della temporalità: un nuovo concetto della periodicità e dei ritmi di lettura;
b) ridefinire le categorie delle riviste on-line: riviste di informazione e/o di divulgazione scientifica (che producono rete di notizie e ritorno economico – più o meno consistente: cfr. “Exibart” e “Galileo”); riviste di ricerca e/o di approfondimento (che sono destinate all’aggiornamento di comunità di studio o di lavoro: cfr. “Engramma”);
c) valutare le implicazioni di tali categorie: in concreto, dal punto di vista del back-office, entrambe le categorie possono produrre professionalità; e la produzione di reddito è limitata solo alla prima categoria?

Ognuno degli esempi presentati in “Luminar 5” fa i conti con la definizione delle coordinate di metodo e con le finalità: imparando, sperimentando, tentando continuamente forme, prospettive e organizzazioni diverse. Si rileva una attenzione costante al rapporto tra forma e contenuti, ovviamente declinato in modo diverso, a seconda delle esigenze e obiettivi della rivista.

Scenario epico

Dall’immagine e dagli scenari del caffè letterario e del salotto ottocentesco (immagini che tornano anche nei titoli delle prime riviste cartacee) si passa ora alla figura della navigazione, dell’impresa. Dallo scenario borghese allo scenario epico. Alcuni dati caratterizzanti:
- marginalità (economica, accademica, disciplinare);
- ibridazione dei generi (trasversalità, localizzazione sui confini);
- governo diretto del mezzo;
- coinvolgimento e interazione con il lettore (appiattire verso l’alto);
- istanza etico-politica di comunicazione culturale.

In questa fase epica, di sforzo prometeico, pare forse insensato distinguere nettamente tra comunicazione, informazione e formazione, come se in ognuna di queste categorie non ci fosse in realtà anche un ricordo, una traccia delle altre. Certo per alcune riviste è più facile segnare un confine, ma forse il non dover segnare confini troppo definiti è una delle possibilità del mezzo: è una delle libertà acquisite.

Lo scenario è in sé protoepico: l’impresa collettiva e le forme di rapporto intersoggetivo da un lato e di approccio alla ricerca dall’altro.

Oltre alle diverse tipologie dello stare ‘tutti su una stessa barca’, è importante riflettere sulle nuove forme e i nuovi modi di produzione, gestione, condivisione, diffusione e aggiornamento della conoscenza che questo implica: su tale questione, la strutturazione di un progetto come “Musea” rappresenta un buon esempio.

Anche il fatto che le modalità di realizzazione siano molto diverse denuncia lo scenario epico. Chi si trova tutti i mercoledì, chi ha una redazione solo virtuale, disseminata nel mondo, chi fa redazioni un po’ “selvagge” (come dichiara un relatore a proposito del suo lavoro), chi propone i temi “dall’alto”, chi fa emergere i temi dalle discussioni redazionali... Comunque tutte queste modalità in qualche modo funzionano, producono, creano un movimento che è contemporaneamente verso l’alto e in orizzontale.

Luminar 5 ha fatto emergere un altro dato: una rivista on-line è anche la punta emersa di una comunità di utenti (nicchie più o meno estese e specializzate), che sono in grado di interagire con essa in modo dinamico: e questa è una novità tecnica e teorica rispetto alle riviste su carta. La rivista on-line come collettore di bisogni culturali, di identità e dialogo, di scambio dei ruoli fra lettori e autori.

Interessante il fatto che questa definizione vada bene per “Exibart” (rete orizzontale di collaboratori), per “Engramma”, “Images-revue”, “Musea” (comunità trasversale di specialisti), per “Galileo” (rete orizzontale di collaboratori specialisti), per “Spolia” e “Reti Medievali” (comunità monografica di specialisti), per “Luxflux” (comunità di artisti, lettori, autori).

In rete ha luogo un continuo scambio.

Dietro un ‘rotolo’, dietro una serie di pagine in fila, dietro un sito, dietro le quinte ci sono sempre una serie di soggetti che affrontano un’impresa propria e collettiva, ma il loro modo di coordinarsi dipende da come è strutturata la scena. Come si sarebbero comportati i tecnici del teatro totale di Kantor, e gli spettatori stessi che scarto di esperienza vissuta avrebbero avuto?

Caratteristiche

Le riviste on-line (analogamente alle riviste cartacee, ma spesso indipendentemente da una ricaduta economica) mirano a un duplice obiettivo:
- visibilità <> credibilità (fattori interrelati: v. il caso “Exibart”)
- ovvero a una ‘tradizione’ (il che è abbastanza paradossale se si pensa al tipo di mezzo coinvolto).

Si tratta di due fattori connessi anche a elementi di ‘resistenza’ alla modificabilità/labilità del supporto virtuale, già messi in luce sopra:
- registrazione/conservazione ufficiale della rivista (ISBN, tribunale, presenza della rivista in ‘portale’ istituzionale, etc.);
- sua permanenza (stratificazione seriale) in rete;
- appello a una comunità (più o meno consolidata);
- serietà (e originalità) scientifica.

Un meccanismo che potrebbe catalizzare la dinamica visibilità<>credibilità per le riviste di ricerca/formazione potrebbe essere in genere quello del peer-review (di cui a Luminar si è accennato, senza però approfondire), ovvero la creazione una community non solo di lettori/autori ‘affezionati’ (in questo senso l’idea di “appuntamento con il lettore” che si presenta come attardata e obsoleta può avere una funzione anche in rete), ma anche di colleghi revisori: opportunità di tenere stretti i contatti tra riviste/siti reciprocamente ‘simpatetici’ (non solo tra singoli autorevoli lettori) e tenersi aggiornati sulle rispettive ricerche.

La visibilità<>credibilità della rivista on-line si acquista anche mediante altre attività (organizzazione di eventi e altro). Il lavoro virtuale pare avere spesso necessità di riscontro ‘tangibile’ e concreto, che a volte viene realizzato mediante pied-à-terre cartaceo (Firenze University Press per “Reti Medievali"; Spolia Edizioni; “Exibart on paper”); mentre altre volte rifiuta senza danni la 'concretezza' della versione cartacea ("Galileonet” e “Images-revue”, per esempio, si propongono esclusivamente in forma virtuale).

Ancora sulla credibilità scientifica: la rivista on-line consente un ‘ritorno al futuro’ (correzioni/revisioni retroattive sui vecchi numeri). E dunque a questo proposito:

- quali sono le possibilità delle riviste on-line?
- si modifica anche il passato (o soltanto il futuro)?
- va comunque garantito funzionamento e leggibilità del materiale stratificato?

E infine 
– ha senso avviarsi verso una configurazione dinamica (basi di dati interrogabili da motori di ricerca) dei siti-riviste?

La preparazione informatica dei redattori, specie di riviste che hanno a che fare con immagini, risulta imprescindibile: se è vero che il giornalista cartaceo non deve essere tipografo, per le riviste ‘iconofile’ on-line è invece opportuno già pensare i pezzi in formato iper-testuale/mediale: cfr. dinamiche redazionali di “Musea”.

Se è corretto che ci sia adeguamento della forma (tecnologica) all’idea – e non viceversa! – è però anche la conoscenza delle possibilità tecniche a permettere di dare forma più perspicua a determinati contenuti.

Le distinzioni tra le diverse tipologie di riviste on-line, per quanto dedotte a posteriori e soggette a sconfinamenti, aiutano a tracciare una prima mappa della situazione attuale e dei possibili sviluppi. Siamo partiti con un elenco di caratteristiche (anche problematiche) che definiscono le riviste on-line: periodicità, serialità, criteri di controllo e direzione, modificabilità del pregresso da parte degli autori, standard/griglie di inserimento dati.

Nel corso di Luminar, si sono affiancati altri concetti che riguardano il riscontro degli utenti, la trasferibilità dei contenuti su piattaforme tecnologiche diverse, il grado di intenzione informativa e formativa, l’obiettivo etico e politico-culturale. Tutte queste caratteristiche (tecnico-formali e sostanziali) costituiscono la matrice dentro la quale ciascuna rivista occupa più posizioni contigue e interrelate.

Le riviste scientifiche cartacee erano/sono ridotte al ruolo di produzione di titoli accademici e di comunicazione iperspecialistica. La rivista on-line si ripropone (nuovamente) un fine di comunicazione del sapere. Istanza etica: ricerca + didattica + comunicazione. È connubio di ethos e pathos giustamente mixati.

La rivista on-line si propone anche la rappresentazione della ricerca in atto. Come il progetto Mnemosyne e le tavole di Warburg: il tavolo dello studioso alzato in verticale ed esibito.

L’espediente ricorda anche il tipo di operazione che molti critici modernisti ravvisavano anche in Pollock: nelle tele di Pollock come nella biblioteca e nell’Atlante di Warburg non si ha più a che fare con le due dimensioni, ma con dimensioni molteplici e con i loro molteplici punti d’intersezione. Ancora una volta è da tenere come esempio l’esperienza di “Musea”, con il suo paradigma di “visita” piuttosto che di “lettura”, e la sua griglia di gestione di contenuti che diventa una sorta di kit in mano all’utente finale.

Ufficializzazione delle testate on-line e archiviazione dei dati

Difficoltà del riconoscimento dello statuto ufficiale delle riviste on-line.

Oltre alla registrazione ufficiale (non solo numero ISBN), necessità di archiviazione dei dati (per deperimento supporti, etc.).

Diritto all’immagine

Problemi di giurisdizione dei diritti: obsolescenza delle norme del secolo scorso rispetto alla novità del fenomeno. La questione ha anche a che fare con il problema teorico della relazione tra originale e copia nelle rappresentazioni di tipo digitale invece che analogico.

Sarebbe opportuno produrre un documento, una carta, e diffonderla come protocollo – per sollecitare provvedimenti legislativi giusti e aggiornati, ma anche per trovare condivisione intorno a questi temi: stilare a breve un documento di respiro internazionale e interdisciplinare sul problema dei diritti delle immagini e anche un testo che richiami con chiarezza il principio legislativo dell’equiparazione delle pubblicazioni on-line a quelle cartacee, ai fini, per esempio, dei concorsi.

Questi due testi potrebbero rappresentare il ‘documento di uscita’ di Luminar 5. La “Carta Luminar” sul diritto delle immagini potrebbe diventare l’impresa prima del sodalizio tra le riviste che si sono incontrate a Venezia.

Trovare una formula valida (possibilmente non solo per l’Italia), da condividere: ma, intanto, “occupiamo i castelli”.

Target e comunicazione: carta vs web

Dalle relazioni e dalla discussione è emerso un punto importante: la questione target. Nel cartaceo ogni rivista (free-press o a pagamento) ha un suo pubblico specifico su cui si costruisce calibrando scelta degli argomenti da trattare, linguaggio, immagini, inserzioni pubblicitarie etc. (client-oriented). Obiettivo principale è colpire con il giusto mix di ingredienti il pubblico di riferimento e se possibile incrementarlo.

Nel caso di “Exibart”, Sighele ha illustrato un processo del genere: “Exibart” è un prodotto rivolto a un gruppo ben definito di lettori di cui si conoscono con precisione caratteristiche ed esigenze, a cui si tenta di rispondere almeglio (ad es. Le pubblicità comunicate tramite newsletter sono selezionate con oculatezza, in modo da risultare interessanti per il destinatario e non venir percepite come invasive).

Anche “Reti Medievali” coltiva attenzione, esprime interesse nei confronti dei fruitori ed esercita attenzione rispetto alla tipologia degli accessi (valutazione quantitativa e qualitativa).

Altro punto interessante: come il pubblico arriva a una rivista on-line, come viene a conoscenza della sua esistenza. Per la rivista cartacea esistono luoghi precisi dove il lettore può recarsi (edicole ed emeroteche) certo di trovare una determinata tipologia, di trovare il prodotto (la rivista, appunto) disposto per argomento, sceglierne una e consultarla/acquistarla operando una scelta consapevole.

Sul web non esiste una vetrina di questo genere che raggruppi tutte le riviste, una sorta di chiosco on-line che consenta al lettore di avere un panorama completo dell’offerta disponibile in rete e di scegliere quella di cui ha bisogno (in questo senso la locandina di Luminar 5 è immagine di una astrazione sintetica tra carta e web). E anche quando qualche struttura tipo ‘chiosco on-line’ esiste, la visibilità della rivista non dipende dall’espositore.

E inoltre: come il lettore apre e sfoglia una rivista on-line? Nella maggior parte dei casi l’incontro sembra essere piuttosto casuale, una ricerca per argomento su un motore di ricerca porta a un articolo pubblicato in una rivista on-line.

La rivista cartacea normalmente avverte il lettore della sua esistenza attraverso strategie pubblicitarie legate all’adv classico (oltre che attraverso la sua presenza fisica sugli scaffali/espositori sopraccitati); sarebbe interessante capire le “strategie di comunicazione” delle riviste on-line: se esistano e, in caso contrario, come si potrebbero articolare.

Apocalittici & Integrati

Nessuno sta a guardia dei confini o vuole preservare gerarchie e strutture conoscitive consolidate; ma è importante segnalare un pericolo: le tecnologie di recupero delle informazioni sono sempre più in mano a colossi privati non controllabili con trasparenza, proprio nel momento in cui la rete dà l’impressione di una massima espansione orizzontale. In questo senso è stato sottolineato che la natura del nostro “ecosistema informativo” fa perno su motori di ricerca che sono “luoghi non trasparenti”, aggregati per nebulose dove sono stipati gli oggetti e tutti i loro metadati senza l’applicazione di generali paradigmi di chiarezza, trasparenza e, forse sì, anche autorevolezza.

Si apre qui la voragine dell’alto rischio di modificabilità dell’informazione, del suo vaglio, della necessità di nuovi mezzi di controllo. Sentiamo la nostalgia di un Fort Knox – ma nel contempo ci si chiede se non sia questa, della fortezza dove sta l’oro ‘vero’ e concreto, una immaginazione desueta e fuorviante, il tentativo di tradurre in un immaginario familiare (ma già passato) valori nuovi. d’altronde lo stesso valore della moneta è di fatto slegato dalla fisicità materiale (il ‘valore vero’ in oro che rimane però come una garanzia di affidabilità e come un feticcio dell’immaginario, non solo economico).

Tra chi vede nella nebulosa di Internet un pericolo di crollo dei ‘valori’ e delle gerarchie sapienziali organizzate ad albero, e chi invece pensa di sfruttare le nuove opportunità adeguando il sapere al mezzo, c’è una terza, possibile, via: pensare che nelle nebulose si possono sempre disegnare costellazioni. Che anche a Eumeswil, come ci insegna Ernst Jünger, si può allestire (e tenere in funzione) un Luminar: è la via difficile della cura prometeica della rivoluzione tecnologica.

Si tratta di una complessa anarchia in cui vengono rimescolate le carte del ruolo, della figura e della posizione dell’intellettuale, dove non può più sussistere la chiusura nella torre d’avorio della rivista specialistica di ambito accademico, un luogo dove informazione, formazione e comunicazione non sono ancora irrigidite in canali predefiniti.

Nell’era (preistorica) degli Eroi

Si attende ora tra l’altro anche l’era della multimedialità in rete: il ritorno alla qualità dei CD-Rom prima maniera (sperimentali e sinestetici). Si cerca di immaginare il momento in cui non solo evocheremo le immagini come in Eumeswil, ma le toccheremo, le combineremo e le faremo parlare come in Minority Report.

Comunque pare che ancora le più straordinarie innovazioni promesse dalla rete siano quelle relative al rapporto con il tempo e con le immagini/suoni (più che con i testi scritti).

Ma siamo ancora a Manuzio e ai fratelli Lumière… Siamo nell’era eroica e preistorica – in attesa del passaggio dall’oralità alla scrittura, componiamo rapsodie epiche per il futuro.

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English abstract

This contribution contains Luminar 5 conference materials and notes. Internet and Humanism. On-line journals: experiences and perspectives | Querini Stampalia Foundation, Venice, February 2-3, 2006.

  

keywords | Luminar 5; Internet; On-line journals; Conference papers.

Per citare questo articolo / To cite this article: Redazione di Engramma, Le riviste on-line: esperienze e prospettive. Atti del Convegno Luminar 5. Internet e Umanesimo, “La Rivista di Engramma” n. 49, giugno 2006, pp. 3-33 | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2006.49.0006