"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

57 | maggio 2007

9788898260881

Le nozze di Filologia e di Mercurio

Lucio Cristante

Convegno Luminar 6. Internet e Umanesimo. Mercurio e Filologia: la critica a nozze con il web | Fondazione Querini Stampalia, Venezia, 1-2 febbraio 2007

(De nuptiis Philologiae et Mercurii)
di Marziano Capella

Un matrimonio tardoantico quello tra Filologia e Mercurio che esalta allegoricamente la filologia come nessun altro aveva mai fatto prima e mai farà dopo, eppure incompreso e trascurato proprio dai filologi che non hanno saputo cogliere il messaggio profondo e attualissimo, il significato (o i significati) dell'opera e le sue implicazioni storiche e le suggestioni metodologiche (Filologia è la conoscenza, il sapere conquistato nella sua individualità e totalità, "l'arte dell'esegesi del tutto, non solo dello scritto": P. Ferrarino).

Un'opera famosissima e fondamentale nelle 'tenebre' del Medioevo, ma letta in tempi moderni quasi esclusivamente dai suoi editori e dai suoi pochi (e parziali) traduttori (inaffidabile sotto ogni aspetto la recente, e ancora unica, traduzione italiana integrale).
I nove libri de nuptiis Philologiae et Mercurii (la sequenza dei nomi è significativa) dell'avvocato cartaginese Marziano Capella, probabilmente di età vandalica (V sec.), che ci è noto soltanto come autore di questo 'romanzo' voluminoso ed erudito, oscuro e affascinante, antico e nuovo, mescolano programmaticamente poesia e prosa (come nella tradizione della satura menippea), stile sublime e lingua tecnica, contenuti mitologico-filosofici (legati soprattutto al racconto della preparazione della cerimonia nuziale, libri I-II) e materiali artigrafici (le arti liberali che sono il necessario complemento delle nozze, libri III-IX).
Un impasto linguistico-narrativo complesso, che sfrutta le possibilità retoriche della propria capacità di rappresentazione fino a trasformare la strumentazione delle discipline in elementi simbolici di agnizione e di più avanzata comprensione dei dati descritti.

Una fabula 'filosofica', raccontata dal padre al figlio omonimo, che celebra, di fronte a una nuova cultura e a una nuova visione del mondo oramai dominanti, l'unità della realtà celeste (Mercurio) e umana (Filologia) che si congiunge al divino attraverso la conoscenza di sé e di quanto sta sopra di sé.
Una esaltazione delle capacità dell'intelligenza umana (filologia) che tutto penetra e illumina attraverso la ricerca paziente e diuturna (pervigil immodico penetrans arcana labore, come dirà Apollo della futura sposa), che tutto indaga, tutto interpreta. Per questo la dottissima Philologia ha meriti pari al dio dell'ermeneutica, Hermes (Mercurio per i latini: interpres meae mentis, o nous sacer dirà Giove nell'elogio delle conoscenze e della curiosità dello sposo): i due sono pariles iugales (iungantur paribus, sancirà ancora Giove) e la virgo terrena è degna di essere divinizzata e ascendere al cielo nella mistica unione.
La cerimonia nuziale non può che svolgersi nella curia celeste, nel galattico palazzo di Giove, alla presenza degli dèi tutti, convocati per l'occasione dalla 'messaggera' Philosophia, dove ai due sposi viene chiesto di presentare i loro rispettivi doni nuziali.
La dote offerta da Mercurio alla sposa consiste nella presentazione di nove virgines dotales (le Artes liberales, le nove Disciplinaeriunite dall'enciclopedista Varrone) figlie di Phronesis, come Filologia, che esporranno la disciplina di cui sono eponime davanti al senato degli dèi (Medicina e Architettura taceranno perché si occupano prevalentemente di cose terrene e caduche). Parleranno nell'ordine (nello spazio ciascuna un libro dal III al IX) Grammatica, Dialettica, Retorica, Geometria, Aritmetica, Astronomia, Armonia (la musica dei cieli che gli uomini si sforzano di imitare): i futuri trivio e quadrivio della formazione culturale del medioevo e della cultura occidentale.

La dote di Filologia a Mercurio è rappresentata da sette vergini profetiche che rappresentano le arti della divinazione, mediatrici tra dèi e uomini e permettono ai mortali di conoscere e interpretare i segni e di partecipare del mondo divino. Nella finzione narrativa dell'opera sarà loro concesso di parlare a matrimonio avvenuto.
Prima, e unica, reductio omnium artium ad Philologiam, secondo la geniale interpretazione di Pietro Ferrarino, l'opera del neoplatonico Marziano restituisce alla scienza e alla cultura (rappresentata qui dall'allegoria delle arti liberali) dignità 'divina' attraverso la divinizzazione della terrestre Filologia che tutte le arti riassume in sé e di cui rappresenta il culmine.

Allegoria della ricongiunzione dell'anima all'Uno attraverso la conoscenza, un messaggio - dicevo - attualissimo e un matrimonio antico da consolidare, soprattutto oggi.
La interazione che gli sposi realizzano è più di un'allegoria: il mestiere di filologo ha sofferto l'obsolescenza delle proprie metodiche, ha affievolito l'aspirazione a rinnovarsi, nella cultura contemporanea ha visti offuscati il credito e la necessità che gli erano propri. Ma è proprio la curiosità e la perizia di Mercurio che potrà dare nuova vita e rinvigorire prassi e teorie della ricerca filologica. Resto altresì convinto che proprio da coloro che professano il mestiere di filologo possano arrivare indicazioni importanti per lo sviluppo di tecnologie sempre più utili alla ricerca, come dimostrano questi incontri e i progetti (di cui sperimentiamo l'efficacia), già realizzati unitamente dai filologi e dagli informatici.

L'ideale (non più irrealizzabile) della esaustività (e della molteplice selezione) dei dati, resa possibile dalla strumentazione e archiviazione elettroniche e dal Web, obbliga noi di professione filologi a riconsiderare molte nostre acquisizioni e certezze e a sottoporre a verifica rigorosa (e implacabile) il metodo del nostro lavoro e i risultati delle nostre ricerche, che hanno sempre come fine la storicizzazione e la comprensione totale dei documenti che sottoponiamo all'analisi e le possibilità della loro interrelazione. E proprio a ciò dovrebbe mirare questo rinnovato matrimonio: soltanto così potremo aspirare all'ideale della totalità della conoscenza, ricomporre quella sapienza particolare e complessiva che Filologia aveva conquistato e per la quale era stata scelta come sua sposa dal dio dell'interpretazione.

Per citare questo articolo / To cite this article: L. Cristante, Le nozze di Filologia e di Mercurio, “La Rivista di Engramma” n. 57, maggio 2007, pp. 19-21 | PDF of the article