"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

141 | gennaio 2017

9788898260867

Experience Bowie!

Un progetto del Dipartimento educativo MAMbo in occasione della mostra David Bowie Is

Veronica Ceruti

English abstract

Un'occasione unica: ospitare al MAMbo David Bowie Is, la mostra prodotta nel 2013 dal V&A, la promessa di attirare a Bologna decine di migliaia di visitatori, nuovi pubblici e di far risuonare il nome del nostro museo in un'eco internazionale senza precedenti.

Lo spazio Experience Bowie! al MAMbo.

Saremo pronti ad accogliere le folle? Subito penso a come accompagnare giovani, meno giovani, gruppi e famiglie nelle sale espositive per riscoprire o incontrare per la prima volta l'universo Bowie, uno spazio abitato da pianeti e creature così diverse, dove ci si esprime con ogni linguaggio e non esistono confini. Ma c’è un impedimento, un ostacolo formidabile alla mediazione tradizionale: la mostra si fruisce solo ed esclusivamente indossando le cuffie, i sensori installati nel percorso espositivo attivano i contenuti audio, sei solo, immerso in musica e immagini, suono, video, oggetti ti circondano e non ti serve altro se non lasciarti condurre dalla voce di Bowie, tra gli spartiti, gli abiti, i film, le performance live...

Allora penso agli artisti, al loro insegnamento, al saper trasformare un limite in opportunità creativa e nasce l'idea di "EXPERIENCE BOWIE!": uno spazio parallelo e distinto, allestito appositamente per consentire una rielaborazione collettiva degli stimoli ricevuti in mostra, attraverso una partecipazione attiva. L'area si sviluppa seguendo tre significative direzioni di senso – Inspiration, Icon, Identity – attraverso un allestimento articolato per rispondere alle diverse modalità di fruizione previste. É un setting low-tech, polifunzionale, strutturato su più livelli per coinvolgere il pubblico in un'esperienza soggettiva, in linea con la tradizione metodologica del Dipartimento educativo MAMbo. I visitatori vi hanno accesso durante tutte le fasce orarie di apertura della mostra e, accolti dagli operatori museali, vivono un'EXPERIENCE costruita a loro immagine e misura.

Inspiration

Ispiratio-onis: ciò che eccita e feconda la fantasia dell'artista, stimoli, suggestioni, incontri e accadimenti che nutrono la creatività.

Due grandi collages lungo le pareti adiacenti all'EXPERIENCE: un viaggio visivo nel tempo, dal bianco e nero degli anni '60 alla psichedelia degli anni'70, per ri-vivere le atmosfere socioculturali che hanno circondato e alimentato la nascita e l'ascesa della star britannica. Quattro celebri canzoni di David Bowie ci indicano altrettante parole chiave, quattro temi fondamentali per leggere e interpretare gli ultimi decenni del '900, illustrati liberamente in questo percorso per immagini, fatto di luoghi fisici come la Swinging London, Carnaby Street e la Berlino del muro, e di luoghi mentali come i sogni di Martin Luther King, o "la strada" della Beat Generation.

SPACE, CHANGES, REBEL, HEROES.... Negli anni Sessanta e Settanta, lo Spazio si fa luogo da esplorare, I Cambiamenti incalzano, i Ribelli divengono Eroi.

Icon

Rivisitazione del costume di Kansay Yamamoto per Aladdin Sane tour.

Icona, Eikón: immagine.

Quando una persona diventa icona? Quando diviene un personaggio emblematico, quando fonda uno stile, un look o un modo di vivere, quando la sua immagine viene diffusa dai media e riprodotta in molteplici contesti, diventando un modello seguito dalla gente comune. Marylin Monroe è l'icona della femminilità, Andy Warhol la ritrae decine di volte, riducendo il suo volto a un insieme di segni caratterizzanti: occhi truccati, labbra sensuali e capelli biondo platino. In semiologia, l'icona è un segno che somiglia alla realtà esteriore, che presenta almeno un elemento o una qualità dell'oggetto significato. La bocca di Mick Jagger nel 1971 ispirò un giovane studente inglese che disegnò la celebre Lips and Tongue: dalla linguaccia del cantante degli Stones nasce l'immagine universalmente riconosciuta come icona del rock, della trasgressione e della libertà sessuale. Un paio di lunghi baffi sottili girati all'insù sono il tratto distintivo di Salvador Dalì, surrealista, icona dell'artista eccentrico tutto genio e sregolatezza. Il flash è David Bowie e Bowie è l'icona, immagine eterna di un'epoca, di uno stile, di una libertà identitaria senza precedenti.

Metamorfosi, metamórphosis: trasformazione.

In biologia per metamorfosi si intende la modificazione strutturale o funzionale di un organismo vivente. La trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa è tipica in racconti mitologici dove personaggi antropomorfi, ora per punizione ora per essere immortalati o salvati, vengono trasformati da dei o da stregoni in piante, animali, rocce, sorgenti o stelle. Stella del firmamento. Star: traduzione inglese di stella, parola universale per indicare un personaggio di grande fama e successo, una celebrità. Le prime Star cominciarono a brillare all'inizio del XX secolo, illuminate dalla luce del cinema, il principale medium creatore di divi e dive, moderni semidei. A partire dalla seconda metà del '900, sono altri i media che conducono nell'Olimpo moderno le celebrità: radio e televisione, giradischi e vinili riproducono immagine e voce delle Rock Star, idoli che incarnano la contro cultura, l'ascesa dei valori giovanili e la rivolta studentesca. Ragazzi comuni imbracciano la chitarra, trasformano il proprio aspetto, si truccano come maschere di un teatro postmoderno, affermano una nuova identità, si trasformano in ICONE.

In questa sezione sono stati protagonisti gli abiti e gli accessori realizzati dagli studenti del corso di Fashion Design dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, che guidati dalla Prof.ssa Rossella Piergallini, hanno studiato i tanti look di Bowie reinterpretandoli e mettendo a disposizione del pubblico decine di outfit inediti: giacche, kimono, tute, borse, cravatte, cappelli, progetti originali per riletture di costumi straordinari, da mescolare tra loro in ibridi personalizzati. E poi il trucco: insieme a La Truccheria di Bologna abbiamo prototipizzato una serie di make up, fulmini, bolle dorate, tanto glitter per segni glam e nuovi sguardi. Per settimane e settimane ho visto persone di ogni età e provenienza travestirsi, farsi truccare, mettersi in posa, on stage. Chi partiva deciso, chi esitava, inizialmente impacciato e visibilmente in imbarazzo, ma poi abbatteva il muro della timidezza e si lasciava andare, indossando, provando e riprovando, reinterpretando se stesso e dando libero sfogo al desiderio di apparire e di lasciar emergere un io nascosto anestetizzato dal quotidiano o frustrato dalle convenzioni, dal ruolo, dalle aspettative altrui.

Identity

Identità, idem: stesso, medesimo.

È davvero possibile essere sempre uguali a se stessi? O forse l'identità è qualcosa di più sfaccettato, di più ibrido? Artisti, poeti, scrittori hanno esplorato la complessa relazione tra l'Io e l'Altro in un continuo gioco di ruoli, di 'altri io'. In ambito teatrale ogni maschera, ogni personaggio mostra, enfatizzato, un lato della personalità umana: Arlecchino rappresenta il giovane furbo e irriverente, mentre Pierrot è il suo 'gemello' romantico e sognatore. Nella letteratura e nei fumetti l'alter ego rappresenta spesso il 'doppio', ovvero un lato nascosto del protagonista: l'oscuro Mr. Hide è l'alter ego di Dr. Jeckyll, dal 1962 Spiderman è l'alter ego del timido Peter Parker. Tony Oursler realizza video-sculture dall'aspetto perturbante: sul volto di manichini, pupazzi e bambole di pezza proietta elementi di volti umani dando vita a inquietanti creature postmoderne. Ziggy Stardust, il Duca Bianco, Aladdin Sane, sono alcuni degli alter ego con cui David Bowie ha "vestito" la propria identità, in continua ricerca di un 'altro sé' e di un 'altrove'.

Identity: la costruzione della maschera.

In questa sezione la costruzione di una maschera, la propria 'persona' prendeva vita tagliando, incollando e assemblando elementi provenienti da mondi diversi, mitologici, organici, animali. Un elaborato manuale, dedicato al pubblico più giovane che si è messo in gioco alla ricerca di un nuovo volto, di una rappresentazione altra di sé, da riguardare allo specchio: una parete di specchi deformanti alteravano la percezione della propria fisionomia, potenziando l'apparire del proprio alter ego mascherato.

I più grandi, adolescenti, adulti e fan di Bowie hanno sperimentato la postazione In Words, dedicata alle liriche, al processo di scrittura e alla pratica creativa desunta dal Dadaismo e riscoperta da Burroughs: il cut up, frammenti di testo da ricomporre eludendo i confini spazio tempo e le convenzioni compositive. In mostra era documentato in modo efficace il lavoro di Bowie, alla continua ricerca di mezzi e strumenti per sperimentare nuove modalità di scrittura, in grado di allinearsi a un pensiero non lineare e a una coscienza quanto mai fertile se non sempre vigile. Una pulsione di curiosità, genialità e progresso ha sempre guidato la sua arte, negli anni '90 ha lavorato a Verbizer, un software che sfruttava il cut up riproducendolo sul computer tramite un'applicazione, utilizzata dall'artista per comporre il disco Outside del 1995. Negli spazi dell'EXPERIENCE, le liriche di Bowie, il loro significato, le storie raccontate, i luoghi descritti e i personaggi che li animano erano a disposizione del pubblico. Qui si poteva ricostruire la parabola dei tre alter ego più celebri creati dall'artista inglese: Major Tom, Ziggy Stardust e Aladdin Sane. Nei cassetti, i testi in italiano e inglese, per completare le parti mancanti, unire estratti da canzoni differenti tracciando il profilo di un personaggio attraverso gli album e le canzoni, magari deviandone il corso, modificandone le sorti e il destino. Nuove narrazioni, proiettate a parete, frammenti lirici composti in immagini di luce.

Durante i quattro mesi di David Bowie Is, la libertà di espressione ha contagiato i visitatori dell'EXPERIENCE, più di 10.000 scatti fotografici nell'apposito set e migliaia di istantanee stampate, icone immortalate su carta fotografica. In mostra Bowie si esibiva, affermando un sé potente e poliedrico, mostrandosi senza indugio, manifestando apertamente il diritto a essere unici, diversi, autonomi nel pensiero e nella forma. Diventa ciò che sei, puoi essere ciò che vuoi e mostrarlo al mondo.

EXPERIENCE BOWIE!
Un progetto del Dipartimento educativo MAMbo in collaborazione con 'Senza titolo'
Ideazione - Veronica Ceruti, Responsabile servizi educativi e mediazione culturale Istituzione Bologna Musei
Coordinamento generale - Anna Caratini, 'Senza titolo'
Coordinamento e produzione contenuti didattici - Ilaria Del Gaudio
Progetto allestimento - Andrea Montesi in collaborazione con Studio Bartoletti Cicognani
Progetto grafico e immagine coordinata - Nicola Benetti
Hanno collaborato alla realizzazione degli allestimenti e della grafica Alessandra Bucchi e Francesco Piazza.
Set fotografico e collage “Inspiration”: Benoit Lorent e Julie Guiches, Studio public
Abiti e accessori ideati e realizzati dagli studenti di Fashion Design dell'Accademia di Belle Arti di Bologna con il coordinamento della Prof.ssa Rossella Piergallini

Scatti dal laboratorio Experience Bowie!, Bologna, MAMBo 2016.

English Abstract

MAMbo’s Educational Department, in response to the David Bowie Is exhibition, offered an opportunity for children, families and adults to research and experiment within the field of edutainment. The David Bowie Is exhibition was conceived as a high-tech, multimedia immersion into the artist’s lyrical and performative universe. EXPERIENCE BOWIE! is a distinct, parallel space in which the visitors, individually or as a group, are able to reprocess the exhibition material though their active participation. EXPERIENCE BOWIE! follows three conceptual directions (inspiration, icon, identity) and is set up in order to meet the different conditions laid down for its use.

keywords | Bowie; Exhibition; MAMbo; Experience Bowie.

Per citare questo articolo: V. Ceruti, Experience Bowie! Un progetto del Dipartimento educativo MAMbo in occasione della mostra David Bowie Is, “La Rivista di Engramma” n. 141, gennaio 2017, pp. 113-118 | PDF dell’articolo

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2017.141.0006