"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

156 | maggio/giugno 2018

9788894840346

Mai 68 n’a pas eu lieu*

Il Maggio 68 non ha avuto luogo [1984]

Gilles Deleuze, Félix Guattari, traduzione di Vincenzo Bellizzi

Édition en français
English abstract

Nel cuore di fenomeni storici come la rivoluzione del 1789, la Comune, la rivoluzione del 1917, si trova sempre una parte di evento irriducibile a fattori di determinismo sociale o a serie di causalità. Gli storici non amano molto questo aspetto, in quanto amano invece restituire causalità a posteriori. Ma l’evento stesso è in separazione, o in rottura, con le causalità; è una biforcazione, una deviazione in rapporto alle leggi, uno stato instabile che apre un nuovo campo del possibile. In fisica, Ilya Prigogine ha parlato degli stati in cui differenze minime si propagano anziché annullarsi, e dove fenomeni a tutti gli effetti indipendenti entrano in risonanza, in congiunzione. In questo senso un evento può essere contraddetto, represso, ripreso, tradito, ma ciò non comporta, nondimeno, che resti insuperabile. Sono i traditori a dire: è superato. Ma l’avvenimento stesso, anche se antico, non si lascia superare: è un’apertura del possibile e penetra tanto nell'interiorità degli individui quanto nel profondo di una società.

E ancora: i fenomeni storici a cui facciamo riferimento erano accompagnati da determinismi o da causalità, anche se la loro natura era differente. Il Maggio 68 è piuttosto nell’ordine degli eventi puri, libero da ogni forma di causalità normale, o normativa. Ci sono state molte agitazioni, gesti, parole, idiozie, illusioni nel 68, ma non è questo che conta. Ciò che conta, è che fu un fenomeno di veggenza, come se una società vedesse all’improvviso quel che in essa c'era di intollerabile e allo stesso momento vedesse la possibilità di un’alternativa. Un fenomeno collettivo, sotto forma di un “del possibile, sennò soffoco”. Il possibile non pre-esiste, è creato dall’evento. È in gioco una questione vitale: l'evento crea una nuova esistenza, produce una nuova soggettività (nuovi rapporti col corpo, con i tempi della sessualità, con l’ambiente, la cultura, il lavoro...).

Marginalizzato o caricaturale…

Quando appare una mutazione sociale, non basta trarre conseguenze o effetti dalle linee di causalità economiche e politiche. È necessario che la società sia capace di formare degli investimenti collettivi corrispondenti alla nuova soggettività, in modo tale che essa desideri il cambiamento. È questa, una vera “riconversione”. Il New Deal americano e la crescita economica giapponese sono stati esempi molto diversi tra loro di riconversione soggettiva, con ogni sorta d’ambiguità nonché di strutture reazionarie, ma anche con una buona parte di spirito di iniziativa e di creazione che portava a costituire un nuovo stato sociale in grado di rispondere alle esigenze dell’evento. In Francia al contrario, dopo il 68, i poteri non hanno smesso di vivere con l’idea che “la situazione si sarebbe sistemata”. E in effetti, le cose si sono sistemate, ma in condizioni catastrofiche. Il Maggio 68 non fu conseguenza di una crisi né la reazione a una crisi. Piuttosto è l’inverso. È la crisi attuale, sono le impasses della crisi attuale in Francia a derivare direttamente dall’incapacità, da parte della società francese, di assimilare il Maggio 68.

La società francese ha dimostrato una impotenza radicale nell’operare la riconversione soggettiva a livello collettivo che il 68 esigeva: e con questo, come si potrebbe operare attualmente una riconversione economica in chiave di “sinistra”? Non c'è alcuna proposta rivolta alle persone: né nel campo della scuola, né in quello del lavoro. Tutto ciò che era nuovo è stato marginalizzato o caricaturato. Oggi si vede la gente di Longwy aggrapparsi al proprio acciaio, i produttori di latte alle loro vacche, ecc.: cos’altro potrebbero fare, visto che ogni progetto di una nuova esistenza, di una nuova soggettività collettiva è stato annientato in anticipo dalla reazione contro il 68, da sinistra quasi quanto da destra? Si vedano le radio libere. Ogni volta il possibile è stato arrestato.

I figli del Maggio 68, li si ritrova un po’ ovunque, anche se loro stessi sono inconsapevoli di essere tali, e ogni paese ne produce a modo suo di diverso. La loro situazione non è delle migliori. Non sono giovani dirigenti. Sono stranamente indifferenti, e tuttavia molto aggiornati sulla situazione. Hanno smesso di essere esigenti, o narcisisti, ma sanno molto bene che non c'è niente, ora, che soddisfi la loro soggettività, il loro potenziale di energia. Sanno pure che tutte le riforme attuali sono dirette contro di loro. Sono decisi a farsi gli affari propri, finché possono. Mantengono un’apertura, un possibile. Francis Ford Coppola ha proposto un loro ritratto poetico in Rusty James; l’attore Mickey Rourke spiega:

“È un personaggio che è un po’ alle strette, sul bordo. Non è del genere Hell’s Angel. Ha della materia grigia, e in più ha buon senso. Un misto di cultura che gli viene dalla strada e dall’università. Ed è questa combinazione ad averlo reso pazzo. Non vede niente. Sa che non c’è alcun lavoro per lui, perché lui è più bravo di qualsiasi tizio che sia disposto ad assumerlo...” (“Libération”, 15 febbraio 1984).

L'unica soluzione è la creatività

Questo vale per il mondo intero. Ciò che si istituzionalizza, con la disoccupazione, la pensione, la scuola, sono le “situazioni d’abbandono” controllate – con gli handicappati come modello. Le sole riconversioni soggettive attuali, a livello collettivo, sono quelle di un capitalismo selvaggio all’americana, o di un fondamentalismo islamico come in Iran, o delle religioni afro-americane come in Brasile: sono le figure, fra loro in contrasto, di un nuovo integralismo (al quale sarebbe da aggiungere il neopapismo europeo).

L’Europa non ha nulla da proporre, e la Francia non sembra avere altra ambizione che mettersi alla testa di un’Europa americanizzata e iper-armata con il disegno di imporre dall’alto la riconversione economica necessaria. Il campo dei possibili è altrove: sull’asse Ovest-Est, il pacifismo, che si propone di disaggregare i rapporti delle alleanze belliche, di corsa agli armamenti, ma anche le relazioni complicità e i patti di ri-spartizione tra gli Stati uniti e l’URSS; sull’asse Nord-Sud, un nuovo internazionalismo, non più basato soltanto su un’alleanza con il Terzo mondo, ma sui fenomeni di terzo-mondializzalizione presenti negli stessi paesi ricchi (ad esempio l’evoluzione delle metropoli, il degrado dei centri-città, l’ascesa di un Terzo-mondo europeo come analizzato da Paul Virilio). Non c’è altra soluzione se non la creatività. Queste sono le riconversioni creative che potrebbero contribuire a risolvere la crisi attuale e potrebbero prendere le redini di un Maggio 68 inteso nel senso più generale di una biforcazione ovvero di una fluttuazione a cui dare amplificazione.

*Il testo originale è stato pubblicato in “Les Nouvelles litteraires”, 3-9 Maggio 1984, pp. 75-76 e ripubblicato in “Chimères” 2007/2 n. 64, 23-24; una prima traduzione italiana è stata pubblicata in Due regimi di folli e altri scritti, a cura di Deborah Borca, Torino 2010.

English abstract

Deleuze and Guattari's essay overturns the traditional mechanics of cause/effect links and reads the phenomenological profile of French May, as an expression of both the crisis of French and European society and its inability to accept the provocation of that unheeded creativity.

Keywords | Gilles Deleuze; Felix Guattari; French May. 

Per citare questo articolo / To cite this article: Gilles Deleuze, Felix Guattari, Mai 68 n’a pas eu lieu. Il Maggio 68 non ha avuto luogo (1984), tr.it di Vincenzo Bellizzi, “La Rivista di Engramma” n. 156, maggio-giugno 2018, pp. 141-144 | PDF dell’articolo

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2018.156.0001