"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

198 | gennaio 2023

97888948401

La sopravvivenza dell’antico 

Introduzione alla Biblioteca Warburg (1921)

Fritz Saxl, traduzione di Michela Maguolo

Fritz Saxl, Das Nachleben der Antike. Zur Einführung in die Bibliothek Warburg, “Hamburger Universitäte Zeitunge” W. Sem, 1920/21, n. 4 II Jahrgang, Heft 11, 244-247.

Fritz Saxl nella Biblioteca Warburg di Londra. Foto da "Hamburger Familienblatt", Beilage zu Nr. 51 vom 21. 12. 1933 (Warburg-Archiv, Hamburg).

Sin dai tempi di Winckelmann, il problema dell’influenza dell’antichità greca e romana sulle epoche successive è una questione viva e importante per tutti gli storici. Le opinioni delle ultime generazioni sono state influenzate in modo decisivo da Jacob Burckhardt; infatti, nella Kultur der Renaissance, apparso per la prima volta più di 50 anni fa, egli ci presentò l’ideale di un popolo che era riuscito a far rivivere l’antichità in ogni cosa e in ciascuno. Anche dopo Burckhardt, il pensiero storico non ha smesso di ampliare e approfondire il problema, cosicché la nostra posizione al riguardo è essenzialmente diversa da quella del XIX secolo. Per noi, il Rinascimento italiano e l’umanesimo nordico appaiono solo come una fase del confronto delle culture post-antiche con l’antichità classica. Giacché, proprio come l’opera di Raffaello e Michelangelo, il pensiero degli studiosi e degli artisti della cerchia di Carlo Magno o del cosiddetto periodo gotico del Medioevo era certamente legato alla scienza e all’arte antiche. Abbiamo anche imparato che il problema non è solo europeo. Tracce del pensiero e della forma classica sono state trovate negli ornamenti cinesi e nelle grandi sculture indiane, e ci è stato insegnato a considerare l’arte dei popoli islamici come un confronto con l’eredità ellenistica. In questo modo, la sfera d’influenza dello spirito greco si è ampliata notevolmente. Ora la domanda è: fino a dove si estende la diffusione dell’antichità e qual è l’essenza della sua influenza sui popoli del Medioevo e dell'epoca moderna in modo che la sua elaborazione continui a produrre risultati fruttuosi?

Se, per rispondere a questa domanda, consideriamo innanzitutto la circostanza che l’antichità è un elemento costante nella vita dei popoli, diventa allora chiaro che lo studio della potenza e della natura della sua influenza deve al contempo chiarire ciò che è nuovo e ciò che non lo è, perché questo fornisce allo storico, per così dire, un metro di paragone con cui misurare i cambiamenti in fatti tangibili. La scultura sassanide e l’arte rinascimentale hanno entrambe subito una forte influenza dell’arte antica. Il modo in cui ciascuna di esse ha affrontato questa influenza ci dà una chiara visione delle peculiarità delle due culture. Riuscire ad afferrare il mutevole sulla scala del costante sarà pertanto il primo risultato della nostra indagine.

Il secondo risultato consiste nella possibilità di scoprire le rotte migratorie della cultura; disponendo su una mappa i singoli punti focali della cultura antica e dei suoi eredi, è possibile individuare le correnti della cultura con la massima chiarezza. Già oggi possiamo scorgere distintamente il percorso culturale che da Atene conduce a Toledo, Firenze e Norimberga, passando per Baghdad. E solo quando saremo in grado di riconoscere queste tracce, e la complessità della storia dei nostri sistemi di pensiero diventerà per noi evidente, con i mille fili che corrono avanti e indietro tra Oriente e Occidente e collegano il Nord e il Sud, potremo anche tentare di comprendere la nostra cultura dal punto di vista storico.

Un altro problema che si trova sulla soglia del nostro pensiero, la possibilità di applicare l’idea di sviluppo al divenire storico, non può essere colto senza un intenso impegno intorno alla questione del confronto dei popoli medievali e moderni con l’antichità. Non solo quando avremo chiarito estesamente la sfera di espansione del pensiero classico, ma quando avremo anche risposto al quesito molto più ampio e complesso di quale sia la natura di tale influenza, solo allora saremo in grado di capire se nella storia dell’umanità siamo di fronte a cicli culturali che si sostituiscono l’uno all’altro, e se essi consistono nella giovinezza, maturità e vecchiaia dei gruppi etnici, oppure a uno sviluppo superiore immanente.

Il problema che cerchiamo di definire è quindi indubbiamente ricco di possibili soluzioni. In strano contrasto con ciò, la ricerca su queste questioni è ancora agli inizi, soprattutto perché non siamo ancora in grado di liberarci dai vecchi problemi. Per Winckelmann – proprio come per il Rinascimento – l’antichità era essenzialmente qualcosa di uniforme. Ora riconosciamo la ricchezza e la diversità del pensiero greco, vediamo vividamente l’uomo del V secolo davanti a noi e, a grande distanza da lui, l’uomo della tarda antichità. Vediamo chiaramente, accanto alla religione di Fidia, la religione del popolo – eppure parliamo in modo generico dell’influenza dell’antichità. Separare queste diverse sfere di influenza richiederà un grande impegno. Atene ha influenzato il Rinascimento tanto quanto Alessandria, mentre le culture bizantina, araba e paleocristiana sono influenzate principalmente dall’ellenismo e dalla tarda antichità. Tuttavia, non dovremo solo dividere in senso storico, ma anche distinguere i diversi strati, perché stiamo iniziando a renderci conto dello straordinario potere di sopravvivenza di quegli strati della vita intellettuale greca che a noi possono sembrare più profondi: la magia e la stregoneria. In questo caso, la grecità non è tanto ciò che ha dato vita, quanto ciò che ha conservato e plasmato le più primordiali visioni dell’umanità.

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È impossibile, in così poche pagine, dare anche solo un’idea dell’estensione della portata e della natura avvincente del nostro problema. Ora, alcuni potrebbero aver già riconosciuto l’entità del problema senza trovare una guida in questo labirinto. Dopotutto, sembra quasi impossibile che una persona da sola riesca a orientarsi in un campo tanto vasto, così da poter trovare il punto che gli offra un solido appoggio e l’opportunità di iniziare la propria ricerca. È qui che la Biblioteca Warburg può guidarlo. Da quasi trent’anni, il professor Warburg si occupa delle questioni che per primo ha formulato in questi termini. Nelle sue indagini prende spunto dalla storia dell’arte, perché il pensiero eminentemente plastico dei Greci vive soprattutto nell’immagine. Già nella sua prima opera si proponeva di rispondere alla domanda sulla natura dell’influenza dell’antichità sull’artista del primo Rinascimento, e nella sua opera più recente arriva a tracciare, da un lato, gli itinerari del pensiero antico attraverso l’Oriente e l’Occidente e, dall’altro, i percorsi di rivelazione di quegli strati della psiche umana che si manifestano nella magia e nell’astrologia, da Roma a Wittenberg, dall’augure pagano a Lutero. Per svolgere questo lavoro, è stato necessario creare innanzitutto il laboratorio, una Biblioteca che delineasse un campo di indagine molto specifico sulla vita spirituale dei popoli. Il fatto che una Biblioteca che traccia la sopravvivenza dell’antichità debba essere orientata soprattutto verso la storia delle immagini non ha bisogno di ulteriori discussioni. Tuttavia, data l’intima connessione tra pensiero formativo e religioso, deve essere orientata anche verso la storia della religione.

La storia della religione e la storia dell’arte sono quindi i due rami principali della Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg (Biblioteca di Scienza della cultura Warburg). La sezione sulla storia della religione, che copre lo sviluppo da Babilonia all’epoca della Riforma, offre come nucleo centrale una ricca raccolta di studi su quei fenomeni della religione antica la cui vita successiva è già stata riconosciuta dalla ricerca. Il fatto che nella sezione storico-artistica sia predominante la letteratura rinascimentale è evidente alla luce della storia del nostro problema (Burckhardt). Dalla consapevolezza che il libro illustrato è stato un veicolo principale del pensiero antico, anche la sua storia è riccamente rappresentata nella Biblioteca. La base generale per il tema specifico è fornita da una collezione di opere bibliografiche e biografiche, che da sole permettono di avere una visione d’insieme del tema nella sua vastità.

Il professor Warburg mette la sua Biblioteca a disposizione di tutti coloro che sono seriamente impegnati in un lavoro scientifico, perché essa non vuole essere solo lo strumento del suo mestiere, ma anche un nucleo centrale di ricerca sulla questione dell’influenza dell’antichità; e si spera che intorno alla Biblioteca si riunisca un circolo di persone che metteranno il loro lavoro al servizio della risposta a questa domanda che sta al centro di tutta la ricerca storica.

La Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg (Amburgo, Heilwigstraße 114) è aperta agli studiosi tutti i giorni feriali dalle 17 alle 19. Il nucleo centrale della Biblioteca – circa 20.000 volumi – è la collezione sui temi sopra descritti; c’è inoltre una collezione di articoli sulla guerra di circa 1500 numeri e un catalogo di circa 100.000 schede, che costituiscono l’indice delle annate di guerra di una quindicina di giornali tedeschi.

English abstract

Fritz Saxl’s first article on the Warburg Library, Das Nachleben der Antike. Zur Einführung in die Bibliothek Warburg, was written for the “Hamburger Universitäte Zeitunge”, W. Sem, 1920/21, n. 4 II Jahrgang, Heft 11. The article briefly summarises the salient aspects of the Warburg Library, highlighting a multidisciplinary approach to the study of Antiquity. The text has been translated in Italian by Michela Maguolo.

keywords | Fritz Saxl; Aby Warburg; Warburg’s Library.

Per citare questo articolo / To cite this article: F. Saxl, La sopravvivenza dell’antico. Introduzione alla Biblioteca Warburg (1921), traduzione di M. Maguolo, “La Rivista di Engramma” n. 198, gennaio 2023, pp. 29-33 | PDF of the article 

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2023.198.0006