Dromenon, come comportamento ritualizzato

Una definizione della sezione della Biblioteca di Warburg

Salvatore Settis

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Nota introduttiva, a cura di Ada Naval e Giulia Zanon

In questo numero di Engramma ripercorriamo la storia della Biblioteca Warburg dalla sua costituzione, pubblicando un’antologia di testimonianze di protagonisti assoluti della vicenda come Gertrud Bing, Fritz Saxl, Edgar Wind. Nel fare ciò, riteniamo sia di fondamentale importanza dare un posto di rilievo a quello che è, senza dubbio, il primo e più completo studio critico sulla Biblioteca Warburg. Così come Saxl negli anni Trenta scriveva che “la Biblioteca e i suoi scritti costituiscono l'unità dell'opera di Warburg”, Salvatore Settis ci ricorda il valore della Bibliothek come parte integrante (e viva) del corpus dei lavori intellettuali di Aby Warburg. 

Nel 1985 Salvatore Settis pubblica Warburg continuatus. Descrizione di una biblioteca, in “Quaderni storici” n.s. 58/a. XX, 1 (aprile 1985), 5-38. Il saggio è a oggi uno dei punti di riferimento per gli studi warburghiani, dove Settis elabora un percorso per comprendere gli sviluppi della Biblioteca e l’importanza ermeneutica della collocazione dei suoi volumi, seguendo quattro piante, quattro piani, quattro punti di riferimento. Pubblichiamo qui una breve riflessione, estrapolata dalla Nota finale che Settis aggiunge nel 1995 al suo testo originale (in Le pouvoir des bibliothèques. La memoire des livres en Occident, ed. par M. Baratin et C. Jacob, Paris 1996, 150-163) sul significato di Dromenon, una delle ‘parole-chiave’ che corrispondono al ‘pensiero vivente’ di Warburg, quella riferita all’azione o ancor meglio, come suggerisce qui Settis, al ‘comportamento ritualizzato’.

Il testo di Warburg continuatus (1985) e, nella sua prima traduzione italiana, della Nota finale (1995) sono pubblicati in M. Centanni (a cura di), Warburg e il pensiero vivente, Dueville 2022, 169-228 e tradotti in inglese in M. Centanni (ed. by), Warburg and Living Thought, Dueville 2022, 171-230.

Dromenon, come comportamento ritualizzato

La sequenza delle ‘parole d'ordine’ ad Amburgo nel 1932, subito prima del trasferimento, era:

Orientierung (I piano)
Wort (II piano)
Bild (III piano)
Dromenon (IV piano)

L’ultima parola indica una direzione interpretativa, poiché è tolta dal linguaggio greco dei misteri, in particolare eleusini. In essi, i testi antichi distinguono ‘ciò che è mostrato’ durante i riti misterici (δεικνύμενον), ‘ciò che viene detto’ (λεγόμενον) e ‘ciò che viene fatto, performed’ (appunto, δρόμενον).

Schema dell’evoluzione delle quattro sezioni a ‘parole d’ordine’ della Biblioteca Warburg.

Il gioco fu probabilmente di alludere a Bild e a Wort attraverso il richiamo implicito, rispettivamente, a δεικνύμενον e a λεγόμενον. In tale sequenza, la ricerca di Orientierung da parte dell’uomo nel mondo mediante la costruzione emotiva e/o intellettuale di determinate rappresentazioni del cosmo e di corrispettivi meccanismi di conoscenza, di controllo e di comportamento è presentata come il presupposto della produzione di parole (Wort) e di immagini (Bild); mentre i modelli dell’organizzazione sociale e i fatti della storia sono presentati, nella sezione Dromenon come conseguenti a quella Orientierung, in un mondo, per così dire, già popolato di parole e di immagini. Nella sezione Orientierung, trovano posto la religione e la filosofia, ma anche la scienza: la storia della magia e della cosmologia, che illustra lo sviluppo dall’alchimia alla chimica, dalla stregoneria alla medicina, dall’astrologia all’astronomia.

Religione, filosofia e scienza sono dunque meccanismi di controllo dell’uomo sul mondo, che orientano le sue azioni, e l’espressione (per immagini o per parole), Ausdruck, trova il suo quadro interpretativo nello studio dei meccanismi della memoria sociale, che si muovono fra i poli opposti di Orientierung e Dromenon.

Per citare questo articolo / To cite this article: S. Settis, Dromenon, come comportamento ritualizzato. Una definizione della sezione della Biblioteca di Warburg, “La Rivista di Engramma” n. 198, gennaio 2023, pp. 183-185 | PDF of the article