Un disperato tentativo di scongiurare la guerra
Saggio e prima riproduzione digitale de “La guerra del 1914-1915”, rivista illustrata sponsorizzata da Aby Warburg*
Elisa Bastianello
Nei suoi Ricordi personali di Warburg, Carl Georg Heise ha a lungo insistito sulla “sofferenza indescrivibile” che Warburg provava davanti a quella che chiamava Weltkatastrophe, la “catastrofe del mondo” della Prima guerra mondiale (Carl Georg Heise, 1947). L’8 settembre 1918 Warburg scrive al suo medico, Heinrich Embden:
Dopo 4 anni di accanito lavoro sulla guerra, con un ritmo di 9-10 ore al giorno, mi ritrovo in un tale stato di eccitazione latente che ho dovuto prendermi almeno tre settimane di “vacanza dal mondo” e perciò non avrei dovuto avere contatto con persone e giornali di nessun genere, affinché il trauma della guerra non si ripresentasse sempre di nuovo nella mia fantasia.
Alla guerra tra Italia e Germania, le due patrie di Warburg – “amburghese di cuore, d’anima fiorentino” come egli stesso si era definito – si lega la disforia che lo conduce infine alla malattia mentale:
Sembra probabile che il Warburg fosse consapevole per tutta la sua vita di una minaccia che sovrastava il suo equilibrio mentale: camminava come un uomo che si trovasse in un luogo buio e pericoloso, con le sue facoltà di penetrazione acuite da una insolita sensibilità per i pericoli fisici e morali. I suoi diari degli anni della guerra 1914-18 mostrano come, dal principio alla fine, egli fosse profondamente critico dinanzi al modo di condurre la guerra adottato dalla Germania, e alieno da compromessi nel giudicare le conseguenze che la Germania stessa si era attirata spregiando il diritto internazionale. La sua malattia esplose alla fine della guerra e lo tenne chiuso per sei anni in una casa di salute. (Gertrud Bing, 1966)
Lo stesso Embden, nel 1920, si sarebbe rivolto in questi termini allo psichiatra Hans Berger:
Egli credeva che una governante francese e amica di famiglia, rimasta durante i primi mesi della guerra ad Amburgo, fosse ‘il capospia di Lloyd George’. E che perciò lui, Warburg, sarebbe stato considerato responsabile e punito per l’esito sfavorevole della guerra. Si aspettava da un momento all’altro una catastrofe (arresto ac sim.), e le agitazioni inerenti a tale complesso portarono all’eclatante e manifesto esordio della sua psicosi.
Warburg, insomma, negli anni del più profondo malessere psichico, proiettava su di sé il peso della responsabilità della guerra. Il conflitto, la malattia, la guarigione: dopo il ricovero nella clinica psichiatrica di Bellevue, in Svizzera, Warburg trova un mondo radicalmente mutato. Anche da queste esperienze ha origine il progetto Mnemosyne (sul punto si veda il contributo di Silvia De Laude “Symbol tut wohl!” in "Engramma" 125, marzo 2015).
Una “rivista istruttiva” nel vano tentativo di scongiurare la guerra
Tra l’agosto del 1914 e il maggio del 1915 Warburg concepisce e promuove il progetto di una “rivista istruttiva” (così la definisce nel suo epistolario): l’obiettivo era evitare che l’estensione della guerra coinvolgesse l’Italia nel fronte nemico della Germania.
L’intenzione della rivista era di “squarciare la nebbia della propaganda bellica attraverso un cross-reading di quotidiani, corrispondenze e telefonate, quindi attraverso una attiva e critica ricerca di informazioni” (Ulrich Raullff). La rivista doveva fare contro-informazione, smontare la propaganda, e far presente agli italiani il punto di vista tedesco: “A chi desideri conoscere/ il pensiero e l’azione della Germania/nella sua guerra/ questa raccolta di voci e d’immagini/ dedicano gli editori/ Amburgo 1° novembre 1914”. La rivista raccoglieva e traduceva in italiano articoli già apparsi in altre lingue, indicandone le fonti. Warburg figura nel colophon come “editore”, insieme a studiosi suoi amici conoscenti: il prof. Thilenius, il dott. Giulio Pancocelli-Calzia e il dott. Hübner.
Il lavoro preparatorio consisteva nella lettura quotidiana di dieci autorevoli testate internazionali. Gli articoli venivano ritagliati, commentati e ordinati in varie rubriche. Di questo lavoro compulsivo, durato oltre otto mesi, dà conto anche Ernst Gombrich nella sua Biografia intellettuale di Warburg:
Coerentemente con la sua formazione e il suo temperamento di studioso, cominciò a raccogliere ritagli di giornale e a ordinarli in rubriche. La sua famiglia dovette collaborare a questo sforzo di Sisifo, che tuttavia non portò ad alcun chiarimento.
Warburg considerava questo suo impegno come una “attività scientifica”. Il materiale doveva essere collazionato per comporre una sorta di “Manuale della menzogna” (così una lettera alla “Frankfurter Zeitung”, 2 febbraio 1915): dopo lo scoppio della guerra, infatti, la “lotta contro la menzogna” doveva essere “intrapresa scientificamente con tutte le energie” (lettera alla “Norddeutschen Allgemeinen Zeitung”, 27 febbraio 1915).
Già il 14 novembre 1914, Aby scriveva al fratello Paul:
Una informazione non tendenziosa è amaramente necessaria, quando la diretta rottura del tessuto della menzogna è resa impossibile dallo stupro praticato dal filo telegrafico.
Così leggiamo negli appunti per la conferenza tenuta alla Hamburger Gesellshaft für Bücherfreunde del 15 luglio 1919:
Parole e immagini diffuse attraverso la stampa sono da interpretare proprio come le vere armi per il combattimento in quella guerra civile dell'intelletto che l'Italia doveva combattere per la salvaguardia della neutralità nell'inverno 1914-15.
Della rivista uscirono soltanto due numeri, nel 1914 e nel 1915: "La guerra del 1914. Rivista illustrata dei primi tre mesi, agosto settembre ottobre" e "La guerra del 1914-15. Rivista illustrata dei mesi novembre dicembre gennaio". L’entrata in guerra dell'Italia, il 23 maggio 1915, rese vano il senso dell’operazione.
“La guerra del 1914”. Rivista illustrata dei primi tre mesi, agosto settembre ottobre"
Proponiamo qui la prima edizione digitale dei due numeri (pubblicati tra l'estate del 1914 e il gennaio del 1915) della rivista sponsorizzata da Warburg che avrebbe dovuto scongiurare l'entrata in guerra dell'Italia: “La guerra del 1914” (agosto, settembre, ottobre); e “La guerra del 1914-1915” (novembre, dicembre, gennaio). Questa pubblicazione va ad arricchire il regesto dei contributi di Aby Warburg disponibili online, di cui avevo trattato nel mio articolo in Engramma n. 80 (maggio 2010); in Engramma si veda anche la pagina “Testi inediti e rari di e su Warburg”.
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“La guerra del 1914-15”. Rivista illustrata dei mesi novembre dicembre gennaio
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Riferimenti bibliografici
- De Laude, 2015
S. De Laude, "Symbol tut wohl!", "La Rivista di Engramma, 125, marzo 2015. - Gombrich [1970] 1983
E.H. Gombrich, Aby Warburg. Una biografia intellettuale [ed. or. 1970], tr. it. di Alessandro Dal Lago e Pier Aldo Rovatti, Milano 1983. - Heise [1947] 2005
C. G. Heise, Persönliche Erinnungen an Aby Warburg, a c. di B. Biester e H.-M. Schäfer, Wiesbaden 2005.
*Questo lavoro è nato all'interno delle ricerche del Seminario Mmemosyne e in particolare alle ricerche preparatorie per la mostra “Figli di Marte” (v. il catalogo, a cura di Silvia De Laude). Il mio ringraziamento va in particolare di Monica Centanni, Silvia De Laude e Giacomo Calandra di Roccolino che mi hanno prestato la loro preziosa collaborazione per il reperimento e il primo studio dei materiali qui pubblicati.
Per citare questo articolo / To cite this article: Elisa Bastianello, Un disperato tentativo di scongiurare la guerra. Saggio e prima riproduzione digitale de “La guerra del 1914-1915”, rivista illustrata sponsorizzata da Aby Warburg, “La Rivista di Engramma” n. 127, maggio-giugno 2015, pp. 219-227 | PDF dell’articolo