"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

5 | gennaio 2001

9788894840032

EUREKA! | gennaio 2001

1542 circa: fonti concordi sulla reinvenzione dello specchio di vetro

Dalla scoperta tecnica ai riflessi in un'impresa di Pittoni e in un quadro di Tintoretto

Giovanna Pasini

“Gli specchi di cristallo raggiunsero, a Venezia, il massimo grado di perfezione tecnica quando, […] si pensò di eliminare le inevitabili irregolarità di superficie […] con un trattamento di levigatura analogo a quello adottato per la finitura degli specchi di metallo. L’idea venne proprio ad un fabbricatore di ‘spechi d’azal’ (così venivano detti a Venezia gli specchi metallici), il veneziano Vincenzo Redor, intorno al 1540. La ‘mariegola’ [statuto] dei merciai, dei quai facevano parte allora gli specchiai, lo chiama ‘primo inventor et fondator di spechi cristalini in questa nobilissima Città di Venetia” (ASV, Mariegola dei Marceri, Sala Diplomatica) 
Paolo Zecchin, Gli specchi Veneziani, “Rivista della stazione sperimentale del vetro”, n. 6, 1993.

“Che a quelli dell’Arte degli Specchieri de Cristallo di questa città sia concesso che possino levar Scuola , la qual Scuola debba esser eretta con tutte le altre condition et obligationi delle Scuole piccole de questa Città, come ad altre Arti simili è stato concesso” .
BMC, Mariegola degli Specchieri (Ms. IV, 35; cod. Cicogna), 18 agosto 1569.

“Perché ferisca co’ suoi raggi il Sole
Specchio d’acciaio, o di cristallo eletto,
In parte alcuna danneggiar no’l suole,
Anzi quel ne riman purgato e netto.
Tal, ch’in chiara virtù specchiar si suole;
Purga ogni macchia, et ogni suo difetto:
E col lume, che trae da raggi sui
Fa di se stesso paragone altrui”.

Ludovico Dolce, in Battista Pittoni, Imprese di diversi principi, Duchi, Signori e d'altri personaggi et huomini letterati et illustri, Venezia 1567, tav. XXXV, impresa Del Magnifico M. Bernardo Nani

“Tutte le linee di fuga si riuniscono a fascio in un unico punto (al di fuori del margine del dipinto) [...]. Uno degli assi visivi virtuali passa attraverso lo specchietto di Venere, così come questo si riflette nella rondaccia, e termina nell'utensile da toletta posto in primo piano sul modello, passando così dal piano dell'oggetto fittizio a quello dell'oggetto reale [...] [è] il raggio di luce rivelatore di Apollo”. 
Erasmus Weddigen, Nuovi percorsi di avvicinamento a Jacopo Tintoretto. Venere, Vulcano e Marte: l'inquisizione dell'informatica, in Atti del convegno internazionale di Studi (Venezia, 24-25 novembre 1994) Jacopo Tintoretto

  

 

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