"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

158 | settembre 2018

9788894840537

Segni in piena luce. Sulla mostra “Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà”

In Appendice | Valerio Eletti, Fermare il mare. Quando e perché ho citato Cambellotti

Antonella Sbrilli

English abstract

Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta (1961), 16° edizione, Adelphi, Milano 1993, copertina.

In un cortocircuito fra specie diurne e notturne, rapaci e corvidi, sulla copertina di un’edizione Adelphi del romanzo di Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, si vede un’opera di Duilio Cambellotti dal titolo I corvi.

L’inquietante “civetta diurna” del libro di Sciascia – che, per inciso, di Cambellotti si occupò a proposito delle decorazioni del Palazzo del Governo di Ragusa – non è evocata dalle vivide civette che proprio Cambellotti sagomò per l’omonima Casina di Villa Torlonia a Roma, bensì da tre corvi appollaiati su un albero spoglio e luttuoso.

Tali i voli e le oscillazioni di segni e simboli lungo i decenni del Novecento italiano: Sciascia pubblica Il giorno della civetta nel 1961; Cambellotti era morto l’anno prima; l’edizione Adelphi con in copertina i Corvi dell’artista romano è dei primi anni Novanta, quando la Casina delle Civette veniva restaurata, dopo i danni inflitti dalla guerra e da decenni di abbandono.

Ora, la Casina delle Civette, il Casino dei Principi e il Casino Nobile, tre degli edifici che compongono la storica Villa Torlonia affacciata su via Nomentana, a Roma, ospitano fino all’11 novembre 2018 la mostra "Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà".

Costellata di interventi architettonici e decorativi che riflettono i cambi di proprietà e di gusto nel corso dei secoli, la Villa – che fu residenza di Mussolini fra il 1925 e il 1943 – è un luogo deputato per presentare l’attività di Cambellotti, che nella sua prolifica vita (1876-1960) ha attraversato due conflitti mondiali, intervallati dal ventennio fascista, per poi inoltrarsi nel secondo dopoguerra, fra incarichi di insegnamento, illustrazioni e decorazioni, le ultime scenografie.
Artista poliedrico, genio multiforme in grado di captare e siglare le forme naturali e mitiche nella sintesi bidimensionale del foglio e in quella tridimensionale della scultura, nella dimensione imponente (vetrate, fregi, monumenti, affiche) e nel piccolo formato (gioielli, ex-libris, erinnofili, cioè chiudi-lettera commemorativi), Cambellotti si trovò ad affrontare richieste pubbliche e private, con affacci rilevanti sul teatro e sul cinema, tornando sempre a un nucleo di valori fondativi da cui attingere: il paesaggio agreste, la casa d’abitazione, l’infanzia e l’educazione, il lavoro manuale sul legno e sui metalli.

Serie di vedute della mostra.

La mostra in corso a Roma presso Villa Torlonia "Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà" è aperta fino all’11 novembre 2018( www.museivillatorlonia.it) è curata da Daniela Fonti, responsabile scientifico dell’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti (insieme con gli eredi dell’artista e la Galleria Russo) e da Francesco Tetro, ideatore e direttore del Museo civico “Duilio Cambellotti" di Latina (qui una recensione apparsa in Engramma), che testimonia con la sua collezione l’intensa attività e l’impegno dell’artista nell’Agro Pontino, nelle campagne di assistenza e alfabetizzazione dei braccianti.

Nel catalogo – a seguire le diramazioni della creatività di Cambellotti “scultore, orafo, ceramista, illustratore, pittore, disegnatore di mobili, scenografo teatrale e cinematografico, costumista, fotografo, collezionista di ceramiche popolari” – convergono i saggi specialistici di Giovanna Alatri, Francesca Maria Bonetti, Alberta Campitelli, Carlo Fabrizio Carli, Monica Centanni, Anna Maria Damigella, Daniela De Angelis, Elena Longo, Nadia Marchioni.

Non è un caso che, parlando di Cambellotti, si debba ricorrere a lunghi elenchi descrittivi di attività e appunto di specializzazioni, di tecniche e mestieri. E tanto variegata è la lista, quanto è sintetico, inconfondibile il suo stile, in cui i grafismi della cultura liberty, le sagome tendenti alla simmetria del déco, il cloisonné delle arti orafe e vetrarie, i tratti delle incisioni xilografiche, il germe del movimento convergono e si fondono in una colata vigorosa, da cui emergono i suoi tori, le bufale, i butteri, i bambini, gli dèi e gli eroi del mito, così come i mobili, o le scene delle tragedie classiche.

La mostra è molto ricca e si snoda – come accennato all’inizio – fra il Casino dei Principi, il più affollato di opere: disegni, quadri, sculture, bozzetti per affiche, fotografie, oggetti d'arredo, in rappresentanza di sessant’anni di lavoro su commissione e di ricerca; la Casina delle Civette, dove sono visibili – nell’impianto decorativo a cui concorsero diversi autori coevi – le vetrate ideate da Cambellotti e realizzate – fra il 1908 e gli anni Trenta – dal maestro vetraio Cesare Picchiarini; e infine il Casino Nobile di Villa Torlonia che raccoglie una galleria di sculture e una scelta della produzione teatrale, con maquette, cartelloni e costumi provenienti dall’Archivio Fondazione INDA. Su Engramma, la lunga collaborazione di Cambellotti (1914-1948) col Teatro greco di Siracusa è ripercorsa in diversi contributi, in corrispondenza di mostre seminali, fra cui quella del 2005 Artista di Dioniso, Duilio Cambellotti e il Teatro greco di Siracusa (1914-1948) (Palazzo Greco – Museo e Centro studi INDA, Siracusa).

La produzione per il teatro – condotta da Cambellotti a tutto tondo, dalle scene ai costumi, ai cartelloni pubblicitari – permette di seguire la trasformazione progressiva del suo approccio, da una iniziale aderenza descrittiva al dettaglio archeologico alla ricerca concettuale e sintattica di “linee pulite ed essenziali che riassumano, nell’andamento rettilineo o curvo, la piega concettuale del dramma”.

Serie di vedute della mostra.

E l’ariosa sala centrale del Casino Nobile offre un campione formidabile di questo percorso: i materiali dell'attività di Cambellotti per il Teatro greco di Siracusa sono rappresentati in mostra attraverso alcuni esemplari preziosi: fra gli altri, il manifesto per Baccanti ed Edipo Re del 1922; la maquette per Trachinie del 1933; la riproduzione del costume per la Medea del 1927.

Se in Italia la grandezza di Cambellotti è ampiamente riconosciuta (anche dal mercato), la sua risonanza internazionale può crescere, agganciata alla sua posizione originale nel panorama storico-artistico coevo, all’interpretazione di iconografie e temi locali e globali (i butteri, la tensione fra campagna e urbanizzazione, l’educazione); e anche agli esiti del suo stile, mirato a una sorta di “immagine coordinata”, al racconto visivo, al timbro che sfronda la varietà incostante del reale in una informazione binaria di bianchi e neri, vuoti e pieni, altamente riproducibili e in grado di attraversare i decenni e le mode.

Fermare il mare. Quando e perché ho citato Cambellotti

Valerio Eletti

V’Eletti, Marchio per Ulisse, La Repubblica, 3 agosto 1982, p.12. 
Duilio Cambellotti, frontespizio di La furia dormente, Roma, Tip. Editrice Nazionale, 1911.

Anche Pasolini, vidi più tardi, si sovvenne delle tavole di Cambellotti quando sceneggiò da grande poeta il vecchio testo persiano: e il fatto ancora una volta dimostra quanta parte dell’immaginazione del nostro secolo, almeno qui in Italia, sia dovuta al genio ad un tempo realistico e visionario di Duilio Cambellotti.

Sono parole di Giulio Carlo Argan, nell’introduzione al volume Il buttero cavalca ippogrifo. Duilio Cambellotti (Cappelli editore, Bologna 1978) della preziosa collana “Cento Anni di Illustratori” diretta da Paola Pallottino. E in effetti, negli anni tra la metà dei ‘70 e la metà degli ‘80 del Novecento, quando realizzavo le illustrazioni per la Repubblica e altre testate nazionali anch’io sono stato affascinato “dal genio ad un tempo realistico e visionario di Duilio Cambellotti” e ho attinto diverse volte alle sue magistrali opere grafiche, per allestire i disegni che mi venivano commissionati.

Il segno delle opere grafiche di Cambellotti entrava infatti in risonanza, in maniera particolarmente efficace, con il tratto in bianco e nero delle citazioni che prelevavo da disegni liberty o pop, dalle creazioni della optical art o dalla pittura vascolare greca, dalle xilografie medievali o dalle antiche stampe giapponesi, per creare quella sorta di scenografie postmoderne che caratterizzavano le mie illustrazioni di quegli anni (su questo, si può leggere in Engramma l'articolo DA1A1. 1980, in viaggio tra immagini e associazioni di idee).

Per rendere il senso di questa operazione e della forza fuori dal tempo del lavoro di Cambellotti, propongo qui qualche esempio tratto da una sequenza di composizioni grafiche che realizzai nell’estate del 1982 per illustrare due serie di articoli settimanali di viaggio “Sulle orme di Ulisse e del grande Alessandro”, a firma rispettivamente di Paolo Guzzanti e Stefano Malatesta.

Così, il marchio utilizzato, settimana dopo settimana, accanto alla testatina per la serie di articoli sulle orme di Ulisse, l’ho realizzato citando l’illustrazione di Cambellotti per il frontespizio de La furia dormente di Fausto Salvatori (Roma, Tip. Editrice Nazionale, 1911).

V’Eletti, illustrazione per E accanto al tumulo di Achille Pie’ veloce i generali turchi giocano alla guerra, di Paolo Guzzanti, La Repubblica, 3 agosto 1982, p.12.
Duilio Cambellotti, tavola f.t. II de Il vello d’oro, in Storie meravigliose, Milano, Ist. Edit. Italiano s.d. (1912-13).

E nel disegno che illustrava l’articolo E accanto al tumulo di Achille Pie’ veloce i generali turchi giocano alla guerra, pubblicato su “La Repubblica” del 3 agosto 1982, a pag. 12, “il diretto riferimento della barca che esce dalla cartina sulla sinistra è nell’illustrazione di Cambellotti per Il Vello d’oro, da cui è ripreso anche, pari pari, il mare” (cfr. testo di Agnese Bolzoni nel catalogo Valerio Eletti, pubblicato dal Csac dell’Università di Parma nel 1985, p. 69).

Quel mare a chiazze nere e bianche, che si inarca morbido nella fluidità delle onde calme e ampie, mai increspate, è un piacere per gli occhi, ma soprattutto è una sfida, un gioco, una sirena per la mano di chi disegna, citando l’invenzione grafica che si ritrova nella Conca dei Nuotatori pubblicata da Cambellotti nel 1910.

Duilio Cambellotti, Conca dei nuotatori, 1910.

Duilio Cambellotti, tavola f.t. V de Il melograno, in Storie meravigliose, Milano, Ist. Edit. Italiano s.d. (1912-13).
V’Eletti, illustrazione per Tra gli affascinanti Kafiri, di Stefano Malatesta, La Repubblica, 18 agosto 1982, p. 7.

Ultimo esempio, la composizione che feci per la sesta puntata del viaggio sulle orme di Alessandro Magno, intitolata Tra gli affascinanti Kafiri (Stefano Malatesta, La Repubblica, 18 agosto 1982, pag. 7): qui il fondale nero è sovrastato da una silhouette inquietante ed evocativa che si rifà alla “citazione di Cambellotti de Il melograno, associata a elementi dell’archeologia classica collocati in primo piano in forte evidenza visiva” (Agnese Bolzoni, Valerio Eletti, Edizioni Csac, Università di Parma, 1985, pag. 70).

Nota editoriale

Di seguito una scelta di articoli apparsi in Engramma su Duilio Cambellotti, e in particolare sui suoi rapporti con il mito e la tragedia classica:

Simona Dolari
Il nuovo Museo Cambellotti a Latina. Recensione a Museo Duilio Cambellotti, Latina, Piazza San Marco, Palazzo della Cultura
Engramma n. 45, gennaio 2006

Simona Dolari
Cambellotti a Palermo. Recensione della mostra Artista di Dioniso. Duilio Cambellotti e il Teatro greco di Siracusa (1914-1948), Palermo, Teatro Politeama, 29 marzo/25 settembre 2005
Engramma n. 41, maggio/giugno 2005

Redazione di Engramma
Accettare e tradurre quel tanto di passato che aderisca allo spirito del dramma. Recensione della mostra: Artista di Dioniso, Duilio Cambellotti e il Teatro greco di Siracusa (1914-1948)”, 23 maggio 2004 - 9 gennaio 2005; Palazzo Greco – Museo e Centro studi INDA, Corso Matteotti 29, Siracusa; catalogo Electa 2004
Engramma n. 34, giugno/luglio 2005

Monica Centanni, Peppe Nanni
Il vetro di Atena: Duilio Cambellotti, un esperimento italiano di arte totale. Presentazione alla mostra: Duilio Cambellotti. Opere dall'archivio”, Ragusa, Castello di Donnafugata, 27 aprile / 17 luglio 2003
Engramma n. 26, luglio-agosto 2003

English abstract

In the last years, Engramma ha dedicated several contributions to the Roman artist Duilio Cambellotti (1876-1960), following the rediscovery of his work as an illustrator, as scenographer for the Greek Theater of Syracuse, as interpreter in a modern key of a corpus of images of classic tradition. This review presents the exhibition Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà, open until November 2018 at Villa Torlonia (Rome). An exhibition full of works that testify the versatility and consistency of Cambellotti’s style, poetics and intentions.

keywords | Duilio Cambellotti, illustrator, scenographer, Greek Theater of Syracuse, mythology, exibition, Villa Torlonia. 

Per citare questo articolo / To cite this article: A. Sbrilli, con uno scritto di V. Eletti, Segni in piena luce. Sulla mostra “Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà”, ”La rivista di Engramma” n.158, settembre 2018, pp. 135-146 | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2018.158.0014