"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

136 | giugno-luglio 2016

9788898260812

I Del Banco/Warburg: una impresa errante da Venezia ad Amburgo

Nota sulle origini veneziane della famiglia Warburg

Monica Centanni, Daniela Sacco

English abstract

"Felix Warburg came of a Jewish family which had been settled in Venice, Italy,
where they were bankers and where they bore the surname del-Banco.
The most prominent Jew in Venice in 1507 was a certain Anselmo Del Banco [...].
A few years later the family left Venice because of new restrictions and the
establishment of a Ghetto. They settled in the town of Warburg in Germany
and adopted the name of that town in exchange for their Italian name.
In 1612 they removed to Hamburg and there established a banking firm
which is the oldest private banking firm in the world now in existence".
Cyrus Adler, Necrology. Felix M. Warburg, in memoriam (1937)

1937, Salem Fields Cemetery, New York: Cyrus Adler pronuncia l'orazione funebre per Felix Moritz Warburg (Hamburg, 1871 – New York, 1937), uno dei quattro fratelli di Aby. “Banchiere e filantropo, cultore della musica e delle belle arti”, in campo culturale per la comunità ebraica statunitense è Felix la figura più importante della famiglia Warburg: dal 1949, grazie alla donazione della vedova, la sua casa (NY, 1109, Fifth Avenue) diventa la sede del Jewish Museum di Manhattan.

Stele funeraria di Anselmo Del Banco, Padova, cimitero ebraico.

Proprio nell'incipit dell'orazione funebre per Felix che abbiamo riportato in apertura, Cyrus Adler ricorda le prime origini veneziane nella genealogia di Warburg e, in particolare, la figura dell'avo Asher Meshullam, italianizzato come Anselmo Del Banco. Arrivato a Venezia durante la guerra di Cambrai dopo il saccheggio di Padova (Scuro 2016, 93 con bibliografia), Anselmo è figura di primo piano nel panorama politico-economico e culturale della Serenissima: lo troviamo menzionato spesso nei Diarii di Marin Sanudo, sia nel suo ruolo di rappresentante e difensore dei diritti della comunità ebraica, sia nella sua figura di banchiere e prestatore privilegiato della Repubblica in piena crisi economica a causa della guerra.

"Anselmo Dal Banco à gran poder" troviamo scritto nel marzo del 1515 (Diarii 20, 71): è proprio lui, infatti, a fare da garante presso la Serenissima per l'esazione delle decime, anticipandole per conto dei correligionari. È lui a controbattere alle prime proposte di confinamento in Giudecca, suggerendo la sede di Murano (Diarii 20, 138), ed è sempre lui a porsi quale interlocutore principale della comunità ebraica dopo il decreto di istituzione del Ghetto del 29 marzo 1516 (Bastianello 2016). Per altro, il confinamento in Ghetto non pare danneggiare la sua potenza economica, se nel 1527, in occasione dell'apostasia del nipote Vivian (che diverrà noto con il nome di Paolo Paradiso, professore di lingua ebraica a Parigi), Sanudo lo definisce "primo zudio di richieza di più di 100 milia ducati" (Diarii 46, 501-502).

Stele funeraria di Schönche Del Banco, Hamburg, cimitero ebraico di Altona.

Attraverso una ricerca archivistica e genealogica attualmente in fase di approfondimento, è stato possibile rintracciare la figura dell'antenata Del Banco – Schönche, detta Bella, bisavola di Aby – che nel XIX secolo ad Amburgo sposò un Warburg, famiglia a sua volta collegata con le dinastie bancarie ebraiche toscane emigrate verso la Germania, probabilmente dopo l'inasprimento delle condizioni imposte dal papa Paolo IV con la bolla Cum nimis absurdum del 1555 (Luzzati 1985, in particolare 235 ss.). Gli antenati di Aby, infatti, si trasferirono prima a Kassel e poi, nel 1559, a Warburg (in Assia, Germania centrale), dove adottarono il toponimo come loro nome definitivo (Chernow, Birmingham 1996). Si tratta di una storia di intrecci genealogici multipli e complicati, ancora tutta da indagare, che ben restituisce quel clima di "migrazioni internazionali" che tanta parte avrà poi negli interessi di ricerca del fondatore dell'iconologia.

Lo stesso Aby per altro, in vari punti dei suoi Tagebücher, fa riferimento alle proprie origini italiane, a cui ascrive la quota "fiorentina" del suo animo, accanto alla matrice ebraica e amburghese della propria ascendenza (secondo la testimonianza di Gertrud Bing); nell'Archivio del Warburg Institute si trovano tracce del suo interesse per la genealogia italiana della famiglia (richieste di volumi sulla storia degli Ebrei in Italia; richieste di documenti sugli spostamenti di antenati da una città all'altra, con precisi riferimenti a rami della famiglia ancora in Italia nel XVIII secolo; si vedano e.g. alcune lettere del 1929: WIA GC/30852; WIA GC/31082). Non sarà superfluo notare qui che proprio gli schemi relativi alle Wanderungen e alle genealogie dei mercanti-banchieri toscani del Rinascimento, di pugno dello stesso Aby, aprono programmaticamente in tavola A il grande progetto di Mnemosyne.

Nel 1798, più di 250 anni più tardi rispetto alle tracce di questi ebrei erranti del XVI secolo, i fratelli Moses Marcus Warburg e Gerson Warburg, bisnonni di Aby, fondano la M.M. Warburg & Co Bank ad Amburgo, dove la famiglia si era trasferita nel frattempo (Rosenbaum 1979). Agli inizi del XX secolo la Fondazione che fa capo alla banca Warburg è il primo sponsor dell'Università di Amburgo (Levine 2013, 31-35), e dal 1924, su iniziativa di Aby che coinvolge la famiglia nell'impresa, finanzia  l'edificio che sarà la sede della Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg, che diventa subito la più prestigiosa Fondazione culturale della città (sul progetto e la costruzione dell'edificio in Heiligstrasse v. Calandra di Roccolino 2014).

Allo stato attuale degli studi, la storia delle vicende e delle fortune, degli spostamenti e degli approdi della famiglia e dell'impresa Warburg presenta dunque diverse piste interessanti, che risultano ancora tutte da esplorare: obiettivo di questa breve nota è indicare il tracciante tutto italiano, già riconosciuto da Aby, di uno studio in fieri. L'occasione è data dalla ricorrenza di vari anniversari che si incrociano in questo numero di "Engramma": in particolare nel 2016, anno del cinquecentenario della istituzione del Ghetto di Venezia (su cui si veda il saggio di Donatella Calabi), cade anche il centocinquantesimo anniversario della nascita di Abraham Moritz Warburg (Hamburg, 13 giugno 1866), ricorrenza che nei giorni scorsi il Warburg Institute di Londra ha celebrato con la conferenza internazionale "Aby Warburg 150. Work. Legacy. Promise". E, in virtù di queste coincidenze, "Engramma" ha l'occasione di rendere omaggio al ricordo di Aby, facendo riemergere il rizoma veneziano delle radici della famiglia Warburg.

Bibliografia essenziale
  • Bastianello 2016
    E. Bastianello, Decreto per l’istituzione del Ghetto di Venezia, scheda n. 8, in Calabi 2016b, 104-109.
  • Bellavitis 2001
    A. Bellavitis, Identité, mariage, mobilité sociale. Citoyennes et citoyens à Venise au XVIe siècle, Roma 2001.
  • Braunstein 1983
    P. Braunstein, Les prêts sur gage à Padoue et dans le Padouan au milieu du xve siècle, in Gli Ebrei a Venezia, secoli XIV-XVIII, Atti del Convegno, Venezia 1983, 651-669.
  • Calabi 2016a
    D. Calabi, Il ghetto di Venezia. Cinquecento anni del "recinto degli ebrei", Torino 2016.
  • Calabi 2016b
    D. Calabi (a cura di), Venezia, gli Ebrei e l'Europa. 1516-2016, Catalogo della mostra, Palazzo Ducale, Venezia, 2016.
  • Calandra di Roccolino 2014
    G. Calandra di Roccolino, Aby Warburg architetto. Nota sui progetti per la Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg ad Amburgo, "La Rivista di Engramma" 116 (2014).
  • Calimani 1985
    R. Calimani, Storia del Ghetto di Venezia, Milano 1985.
  • Calimani 2013
    R. Calimani, Storia degli ebrei italiani. Dalle origini al XV secolo, Milano 2013.
  • Calimani 2014
    R. Calimani, Storia degli ebrei italiani. Vol. 2: Dal XVI al XVIII secolo, Milano 2014.
  • Calimani 2016
    R. Calimani, Storia del Ghetto di Venezia (1516-2016), Milano 2016.
  • Carpi 2002
    D. Carpi, L’individuo e la collettività. Saggi di storia degli ebrei a Padova e nel Veneto nell’età del Rinascimento, Firenze 2002.
  • Crippa, Veronese, Vivante 2002
    B. Crippa, A. Veronese, C. Vivante, La comunità ebraica di Venezia e il suo antico cimitero ebraico, Milano 2002.
  • Jacoby 1963
    D. Jacoby, Les juifs à Venise du XIVe au milieu du XVIe siècle, in H. G. Beck, M. Manoussacas, A. Pertusi, Venezia, centro di mediazione fra Oriente e Occidente (secoli xv-xvi), Atti del Convegno, Firenze 1977, vol. I, 163-216. 
  • Luzzati 1985
    M. Luzzati, La casa dell'ebreo. Saggi sugli ebrei in Toscana nel Medioevo e nel Rinascimento, Pisa 1985.
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    B. Pullan, Jewish Moneylending in Venice: from Private Enterprise to Public Service, in Gli Ebrei a Venezia, secoli xiv-xviii, Atti del Convegno, Milano 1987, 671-86.
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    B. Pullan, Rich and Poor in Renaissance Venice, Oxford 1971.
  • Pullan 1987
    B. Pullan, The Jews of Europe and the Inquisition of Venice 1550-1670, Oxford 1983.
  • Roth 1930
    C. Roth, Jewish Communities Series, Philadelphia 1930.
  • Roth 1946
    C. Roth, The History of the Jews of Italy, Philadelphia 1946.
  • Scuro 2016
    R. Scuro, Banchi ebraici a Mestre e nella Terraferma veneta alla fine del Medioevo, in Calabi 2016b, 90-93.
  • Varanini, Mueller 2005
    G. M. Varanini, R. C. Mueller (a cura di), Ebrei nella terraferma veneta del Quattrocento, Atti del convegno, Firenze 2005.
Sulla famiglia e l'impresa della banca Warburg
  • Adler 1937
    C. Adler, Felix M. Warburg in Memoriam, "Bulletin of the American Schools of Oriental Research" 68 (1937), 2-4.
  • Attali 1987
    J. Attali, A Man of Influence: The Extraordinary Career of S.G. Warburg, Chevy Chase (Maryland) 1987.
  • Birmingham 1996
    S. Birmingham, Our Crowd: The Great Jewish Families of New York, Syracuse (New York) 1996.
  • Chernow 1994
    R. Chernow, The Warburgs: The Twentieth-Century Odyssey of a Remarkable Jewish Family, New York 1994.
  • Chernow 1995
    R. Chernow, The Warburgs: a Family Saga, London 1995.
  • Farrer 1975
    D. Farrer, The Warburgs: The Story of a Family, New York 1975. 
  • Klessmann 2004
    E. Klessmann, M. M.Warburg & CO (1798-1998): Die Geschichte des Bankhauses, Hamburg 2004.
  • Levine 2013
    E. Levine, Dreamland of Humanists: Warburg, Cassirer, Panofsky, and the Hamburg School, Chicago 2013.
  • Rosenbaum 1962
    E. Rosenbaum, M. M. Warburg & CO, Merchant Bankers of Hamburg; A Survey of the First 140 years, 1798 to 1938, London 1962.
English abstract

Asher Meshullam, Italianised as Anselmo Del Banco (died 1532), is recognised as the head of the Warburg family and as a leading member of the Venetian Jewish community during the crucial years of the Ghetto’s creation. In fact, in February of 1510 he became responsible for the distribution of the tax burden due to the Jews. Later, in 1559 the Del Banco family decided to leave the city and move to Warburg (near Kassel in Hesse, central Germany), where they adopted the name of the city as their new last name.

250 years later, in 1798, the brothers Moses Marcus Warburg and Gerson Warburg, great-grandparents of Aby Warburg, founded the M. M. Warburg & Company Bank in Hamburg, where the family had moved in the meantime. In the 19th Century, thanks to Aby’s drive and incentive, the Warburg family will be the first sponsor of the University of Hamburg, and from the banking institution Aby will later attain the building that will become the headquarters of the city’s most prestigious Cultural Foundation.

The historical origins of the family that still today greatly lack in documentation: the provenance, on which have been made only unproven speculations; the period of life in the Ghetto of Venice: the complexity of the historical, social, political, economic and cultural Venetian reality of the time; the period of stabilisation in Germany and the foundation of the Bank in Hamburg.

keywords | Venice; Warburg; Anselmo Del Banco; Venetian Jewish community.

Per citare questo articolo: Monica Centanni, Daniela Sacco, I Del Banco/Warburg: una impresa errante da Venezia ad Amburgo. Nota sulle origini veneziane della famiglia Warburg, “La Rivista di Engramma” n. 136, giugno/luglio 2016, pp. 270-276. | PDF dell’articolo

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2016.136.0011