"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

83 | settembre 2010

9788898260287

Presentazione alla collana classicA, Cafoscarina editore

Redazione di Engramma

English abstract

Dioniso baloccandosi con lo specchio, il giocattolo dono dei Titani, lo rompe e, riflettendosi nei molti frammenti in cui lo specchio si frantuma, scopre che il mondo è plurale. La tradizione classica è un repertorio variegato di forme e di parole che, nel corso di una storia millenaria, ha impresso i propri caratteri a opere letterarie, artistiche, architettoniche: impronte e immagini che di epoca in epoca si ripropongono come segni forti e tenaci, sempre vive di nuove rinascite, mai inattuali.

Frutto delle ricerche del Centro studi Architettura Civiltà Tradizione del Classico dell’Università IUAV di Venezia e del laboratorio della rivista ‘Engramma’, la collana ClassicA propone in piccolo formato, di agile lettura, saggi e testi di rigoroso approfondimento sui temi e le opere che formano la costellazione di riferimento della memoria occidentale.

A settembre 2010 sono in libreria i primi due titoli.

Ara Pacis Augustae
L’Altare della Pace fu realizzato, su committenza del Senato romano, nel Campo Marzio (una spianata dove si tenevano sopratutto esercitazioni militari), per celebrare il ritorno di Augusto dalla “campagna di pacificazione” della Spagna e della Gallia, nel 13 a.c.
Il monumento, che consacrava la politica dell’imperatore Augusto come simbolo e modello  di  buon governo e  ostinata  ricerca della pace, venne inaugurato quattro anni dopo: il 30 gennaio del 9 a.c.
In questo agile e accurato volumetto si ricostruiscono in modo esaustivo le origini  del  singolare monumento e le sue caratteristiche artistico-architettoniche.

Particolarmente  originale risulta   la parte che traccia la storia  successiva dell’Ara Pacis: dal suo progressivo sprofondamento sotto terra e all’oblio, fino al rinvenimento dei suoi frammenti durante gli scavi archeologici negli ultimi anni del XIX secolo.
Il Fascismo si appropriò poi di queste vestigia, considerandole la massima espressione dell’opera civilizzatrice di Roma. Così, nel 1938, il monumento venne ricostruito, restaurato e ricollocato dentro una prima teca  (per difenderlo dalle intemperie) posta tra il Tevere e le rovine del Mausoleo di Augusto.
Nel 2006 infine fu costruita una nuova teca, progettata dall’architetto americano Richard Meier, che provocò, e ancora suscita, accese discussioni.

Origini e sviluppi del tempio greco XII-V secolo a.C.
Ogni divinità dell’antica Grecia, pur potendo vagabondare e manifestarsi ovunque, possedeva luoghi prediletti, legati alle vicende del proprio mito. I luoghi in cui il dio amava sostare o presentarsi, o quelli in cui si riteneva si fosse un tempo presentato, furono presto considerati sacri. Per separarli dalla comune terra degli uomini – fossero pendici di monti, labirintiche cavità rocciose, dintorni di sorgenti, boschi o litorali, alture al centro di un nucleo abitato – tali luoghi furono circondati inizialmente da un recinto, che indicava il confine del “territorio di un dio”.

Dove si offrivano sacrifici animali, si consumavano banchetti liturgici comuni, si celebravano feste, si eresse in seguito una casa per invogliare gli dei a sostare e a ritornare, richiamati da simboli di varia natura. Nella propria dimora, presente nella sua effigie – al centro della pòlis o nel mezzo o ai confini della regione corrispondente – il dio vegliava sulla vita comune o individuale dei cittadini, proteggeva la comunità che lo aveva eletto a patrono.
Fu così il tempio (dapprima di legno e laterizio, poi in pietra) a manifestare la grandezza e la ricchezza della pòlis che lo aveva innalzato.  Ed è il tempio a rappresentare agli occhi dei posteri l’immagine prima dell’architettura e, forse, dell’intera civiltà greca.

Giulia Bordignon
è dottore di ricerca in Storia della tradizione classica. Lavora all’Università IUAV di Venezia ed è membro della redazione della rivista on line “Engramma”. Ha pubblicato diversi articoli e saggi fra i quali: Le Muse, figlie di Mnemosyne, in AA.VV., L’originale assente, Bruno Mondadori 2005; Epifanie delle Muse dal Medioevo al Rinascimento italiano, in AA.VV., Musa pensosa, Electa 2006.

Paul Zanker
è stato professore di Archeologia classica alle Università di Gottinga e Monaco, e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Tra le sue opere in traduzione italiana ricordiamo Augusto e il potere delle immagini,  Bollati Boringhieri 2006 e Vivere con i miti. L’iconografia dei sarcofagi romani, Bollati Borignhieri 2008.

Paolo Morachiello
insegna Arte e Architettura greca e romana presso l’Università IUAV di Venezia. I suoi studi riguardano principalmente la figura dell’ingegnere in età moderna e contemporanea, capitoli della civiltà veneziana, l’architettura greca e romana. Tra le sue pubblicazioni sul mondo antico: Vitruvio e Raffaello, Officina 1976,  La città greca, Laterza 20083; L’architettura del mondo romano, Laterza 2009.  

Cristiano Tessari
è docente di Storia dell’Architettura presso l’Università di Udine. Tra i suoi studi ricordiamo quelli dedicati all’architettura spagnola del siglo de oro, alla biografia e all’opera di Baldassarre Peruzzi. Tra le sue pubblicazioni: Baldassarre Peruzzi: il progetto dell’antico, Electa 1995 e la cura del volume San Pietro che non c’è. Da Bramante a Sangallo il Giovane, Electa 1996.

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The article introduces the classicA series created with Cafoscarina publisher.

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Per citare questo articolo / To cite this article: Redazione di Engramma, Presentazione alla collana classicA, Cafoscarina editore, “La Rivista di Engramma” n. 83, settembre 2010, pp. 26-28 | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2010.83.0008