Damiano Acciarino, Il Laocoonte. Mimesi e metamorfosi nella letteratura italiana dei secoli XVIII e XIX
engrammalettere | 2025
La fortuna del gruppo scultoreo del Laocoonte, oggi in Vaticano, trascende i secoli e permea, in maniera multiforme e penetrante, gli ambiti più disparati della storia della cultura occidentale. Sin dall’antichità, quest’opera si è trasformata in una sorta di punto d’incontro, nel contesto di una dialettica mai del tutto risolta tra domini creativi, di figurazioni artistiche e finzioni poetiche. Ciò accade, con salto quasi bimillenario, da Sofocle e Virgilio fino al Rinascimento, con le molteplici ecfrasi effettuate sulla statua a seguito della riemersione dal sottosuolo di Roma nel 1506. Ma la medesima dinamica si riscontra ancora, e in maniera sorprendente, in epoche posteriori, con particolare proliferazione tra XVIII e XIX secolo. Il presente volume, infatti, indaga un aspetto finora trascurato della ricezione letteraria del Laocoonte, ovvero le ecfrasi poetiche composte in Italia a partire dalla seconda metà del Settecento, fino all’Ottocento inoltrato.
Scaturite con tutta probabilità dalla pubblicazione degli scritti di Winckelmann e Lessing, e rinfocolate dal trasferimento dell’opera al Louvre nel contesto delle spoliazioni napoleoniche (1797-1816), le rappresentazioni poetiche del marmo risultano vieppiù fiorenti e complesse, avendo dato adito ad almeno una trentina di testi che interagiscono variamente con la costellazione culturale dell’Arcadia, con la ricezione del pensiero neoclassico, con la nascente sensibilità romantica, fino a trasformarsi in uno strumento di dialogo con le pulsioni patriottiche dell’Italia unita.
In quest’ottica, ricade la pubblicazione, qui proposta, di tutti i testi fin qui incontrati con commento: lo scopo è quello di creare uno strumento che possa mettere a disposizione dei lettori una nuova serie di fonti primarie a lungo dimenticate, ma comunque partecipi di una vitalità culturale ubiqua. Inoltre, s’intende offrire una lettura di carattere storico e stilistico del fenomeno, con affondi dedicati a ciascun autore e ai vari meccanismi dell’ecfrasi scanditi secondo fasi di mimesi – sovente influenzate dai volgarizzamenti dell’Eneide circolanti al tempo – e metamorfosi, che, per esempio, riplasmano l’immagine di Laocoonte nelle forme di un Prometeo incatenato, un Ugolino dantesco, o secondo i vari snodi della Passione di Cristo.
DOI: 10.82016/EE911
Chiara Pianca, Il Prence Scarozzante. La vicenda compositiva dell’Ambleto di Giovanni Testori
engrammalettere | 2025
Nel 1972, dopo aver scritto una sceneggiatura cinematografica su un Amleto ambientato in una valle alpina, Giovanni Testori decide di dedicarsi a un rifacimento teatrale dello stesso dramma shakespeariano. La scelta di spostare l’ambientazione nella provincia comasca si accompagna all’ideazione di una lingua d’invenzione i cui esiti dirompenti e dissacranti, che sono stati a suo tempo definiti “neobarbarici”, determinano il tenore anche parodico della riscrittura.
Il volume ripercorre la vicenda compositiva dell’Ambleto testoriano, comprese le dinamiche esterne di cui si nutre per approdare a esiti di notevole originalità in anni segnati da intensa sperimentazione teatrale. La ricostruzione della genesi e dell’evoluzione del testo attraverso lo studio dei materiali preparatori si correda anche dell’edizione critica di una prima redazione che presenta profonde differenze rispetto al testo dato alle stampe dal suo autore.
Il titolo Il prence scarozzante, per un verso, allude a come l’indagine punti a svelare il progressivo raffinarsi di un dispositivo linguistico che gioca con la commistione diastratica e la regressione temporale, e, per altro verso, fa emergere il carattere fondativo di quella voce scarozzante che attraversa tutti i personaggi dell’Ambleto e l’intera trilogia degli Scarozzanti, oltreché rappresentare una sorta di matrice per le trilogie teatrali su cui Testori si impegnerà in seguito.
Voce del resto che, grazie alla sua natura parodica, rende ancora possibile, nel secondo Novecento, il riproporsi stesso della tragedia.
DOI: 10.82016/EE874
Giulia Zanon, Mnemosyne 46. Il Passo della ninfa fiorentina
engrammamnemosyne | 2024
Atlante delle immagini dedicato alla memoria, Mnemosyne è l’eredità più originale degli studi di Aby Warburg e rappresenta la summa delle sue ricerche. Un Bilderatlas per indagare i meccanismi di trasmissione della tradizione di immagini, figure e forme dall’antichità fino all’attualità, con particolare riguardo alla ripresa formale dai modelli di moti, gesti, posture e schemi iconografici.
Warburg, nei grandi pannelli neri in cui appuntava le immagini, in una sintassi effimera e sempre precaria, vedeva la figura dell’arena: un campo in cui non si ricostruiscono progressi lineari, deduzioni certe, ma si rendono visibili le trasformazioni, gli attriti e i conflitti che ogni epoca esprime. Tra le Tavole di Mnemosyne, Tavola 46 per il suo tema nevralgico (la Ninfa), oltre che per la sua particolare completezza strutturale e
formale, offre una traccia chiara per guidarci nell’Atlante, un filo per affrontare il labirinto di Mnemosyne.
“Tu ti senti pronto a seguire la Ninfa come una idea alata attraverso tutte le sfere in una amorosa ebbrezza platonica, mentre io mi accontento di volgere il mio sguardo filologico sul terreno dal quale è emersa, e a chiedermi con stupore: questa strana e delicata pianta ha davvero le sue radici nell’austera terra fiorentina?”.
DOI: 10.82016/EE492
Giulia Zanon, Mnemosyne 46. The Florentine Nymph’s step
engrammamnemosyne | 2024
Mnemosyne is the most original legacy of Aby Warburg’s studies and represents the culmination of his research. It is an Atlas of images designed to explore the mechanisms of transmission of the tradition of images, figures and forms from antiquity to the present, with particular attention to the formal revival of models of movement, gestures, postures and iconographic schemes.
Warburg saw the figure of the arena in the large black panels on which he fixed the images in an ephemeral and always precarious syntax: a field in which linear progressions or definitive conclusions are not reconstructed, but in which the transformations, frictions and conflicts expressed by each era are made visible.
Among the Panels of Mnemosyne, Panel 46, because of its crucial theme (the Nymph) and its particular structural and formal completeness, offers a clear thread to guide us through the Atlas, a thread to confront the labyrinth of Mnemosyne.
“While it tempts you to follow her like a winged idea through all the spheres in a Platonic rapture of love, I feel compelled to turn my philological gaze toward the soil from which she arose and, marvelling, ask: is this strangely delicate plant really rooted in the arid Florentine earth?”.
DOI: 10.82016/EE591"
Concetta Cataldo, Roberto Indovina, a cura di, Per una filologia delle immagini
engrammaclassica | 2024
con saggi di Monica Centanni, Alessandro Grilli, Ludivico Rebaudo, Miriam Sabbatucci, Oliver Taplin, Rocco D. Vacca
Il filone di ricerca, radicato nell’eredità del progetto Pots&Plays avviato nel 2010, trova nuovo impulso nel seminario Filologia delle immagini. Grazie al dialogo tra studiosi di diversa formazione, offre un esempio concreto di come il confronto tra discipline possa generare interpretazioni più ampie e condivise. I contributi raccolti delineano un avanzamento metodologico in evoluzione che indaga la costruzione e la riattivazione mitografica, la tecnica e la creatività artistiche, le modalità della comunicazione visuale nell’antichità.
Parole chiave come filologia, mito, teatro e intermedialità non sono qui semplici strumenti analitici, ma dispositivi narrativi mediante i quali interpretare le immagini. Così, il volume alimenta il dibattito accademico e rende manifesto come il passato, rianimato nella sua essenza più vitale, possa instaurare un dialogo fecondo e incessante con il presente, rinnovandone continuamente prospettive e significati.
Il volume si muove lungo le traiettorie che collegano i testi del teatro attico alle immagini della pittura vascolare del V-IV secolo a.C., proponendo una riflessione sulle connessioni profonde e le differenze imprescindibili tra testo e immagine. Pur rispettando l’autonomia dei codici, il rapporto tra questi ambiti è analizzato attraverso un approccio interdisciplinare che intreccia filologia e iconologia, mettendo in luce interferenze, traduzioni e riscritture.
DOI: 10.82016/EE638
Monica Centanni, La nascita della politica. La costituzione di Atene
engrammaclassica | 2024
L’idea di democrazia nasce nel segno di una profonda contraddizione: mettere insieme il termine ‘popolo’ e il termine ‘potere’ suona in greco come un ossimoro. La democrazia – dirà Socrate – è il principio paradossale per cui nell’arte più difficile e più importante, l’arte del governo, non si richiede alcuna specifica competenza tecnica.
L’Alcibiade tucidideo definisce il sistema democratico “una riconosciuta follia”: ma si tratta – Alcibiade lo sa bene – di una follia che coincide con il pandemico e generoso eccesso di passione civile che innerva progressivamente di energia la città, consentendo la fioritura della polis attica. Atene, nel V secolo a.C., supera in grandezza e potenza le altre città greche governate da regimi tradizionali, e da esperienza eccentrica diventerà modello paradigmatico.
L’Autore della Costituzione di Atene (il primo testo in cui forse compare il termine democrazia) testimonia e descrive il problema della polis, quell’attrito interno che è anche il segreto dell’efficace e precario equilibrio del vivere politicamente. La sua scrittura è attraversata dalla tensione tra la critica alla democrazia e la rivendicazione di quell’etica aristocratica sulla quale Pericle ha conformato il regime del demos.
Come ci insegnano Aristotele e Hannah Arendt, la vita umana è vita politica: perché fuori della dimensione politica stanno soltanto le bestie e gli dei.
DOI: 10.82016/EE072
Magda Campanini, Giulia Delogu, Massimo Stella (a cura di), Arcadie. Rinascimento straniero III
engrammastudi | 2023
Il volume si concentra sul tema dell’Arcadia come paradigma immaginario che, dalla classicità fino alla modernità, ha influenzato profondamente la letteratura, le arti visive, la musica e più in generale le rappresentazioni culturali e politiche. Questo topos, inteso sia come luogo simbolico che come pratica poetica, è stato oggetto del terzo incontro del gruppo di ricerca “Rinascimento straniero”, nato nel 2017 da un dialogo interdisciplinare tra studi di letteratura italiana, comparata e anglistica. Dopo i primi convegni dedicati ai rapporti tra grandi autori europei e al dialogo culturale tra Italia e Inghilterra, il progetto ha scelto di indagare l’“oggetto Arcadia”, concepito nella pluralità delle sue declinazioni: poetiche, narrative, drammaturgiche, visuali, musicali e utopico-eterotopiche.
Il convegno del 2022, intitolato significativamente “Arcadie”, ha mirato a esplorare le molteplici migrazioni e trasformazioni del paradigma arcadico tra Cinque e Settecento, fino a giungere a rivisitazioni novecentesche. L’approccio è stato volutamente comparativo e interdisciplinare, inteso a mostrare il Rinascimento e i suoi lasciti come processi di transfert culturale più che come fenomeni circoscritti.
I saggi raccolti affrontano il tema da angolazioni diverse: dalle rielaborazioni teorico-poetiche alle interpretazioni utopiche e politiche, dalle riscritture visive e musicali alle declinazioni drammaturgiche in contesti nazionali differenti. Emergono così Arcadie molteplici: spazi idilliaci ma anche luoghi di conflitto, dispositivi simbolici di costruzione del sé moderno, scenari di sperimentazione teatrale e letteraria, forme ibride tra sogno allegorico e realtà politica.
Il percorso si chiude con l’approdo al Novecento, dove l’immaginario pastorale viene reinterpretato in chiave simbolica e biblica, dimostrando come l’Arcadia, lungi dall’essere un mero residuo del passato, continui a costituire un dispositivo culturale vitale, capace di rinnovarsi e di riflettere tensioni storiche, estetiche e identitarie.
DOI: 10.82016/EE539
edizioniengramma | presentazione
La casa editrice edizioniengramma, sostenuta da Associazione culturale Engramma e diretta da Damiano Acciarino, accoglie nelle sue collane monografie, saggi, testi e atti di convegno tematicamente consonanti con le linee di ricerca della Rivista di Engramma e del centro studi classicA-Iuav. I contributi sono sottoposti a valutazione da parte del Comitato scientifico, composto da studiosi riconosciuti a livello internazionale.
Queste le collane di ee:
o engrammaclassicA, collana diretta da Maddalena Bassani, propone saggi, testi e volumi collettanei esito delle ricerche, dei seminari e dei convegni del centro studi classicA dell’Università Iuav di Venezia;
o engrammamnemosyne, collana diretta da Giulia Zanon, pubblica ricerche e contributi sulle tavole dell’Atlante Mnemosyne di Aby Warburg;
o engrammalettere, collana diretta da Damiano Acciarino, dedicata a saggi, testi e volumi di letteratura e teatro;
o engrammaarti, collana diretta da Maria Bergamo, raccoglie saggi e testi originali di arti;
o engrammaarchitettura, collana diretta da Christian Toson, pubblica saggi e volumi di architettura;
o engrammasirio, collana diretta da Alessandro Metlica, pubblica ricerche sulla produzione culturale dell’Europa dei secoli XV-XVII, privilegiando, in particolare, le intersezioni e le sovrapposizioni tra linguaggi, codici e media;
o engrammastudi, collana diretta da Daniela Sacco, accoglie monografie, testi e atti di convegno.
Tutte le pubblicazioni di edizioniengramma sono disponibili gratuitamente in modalità open access. Accanto alla pubblicazione digitale è disponibile una pubblicazione cartacea, stampata e distribuita attraverso il servizio print on demand di Amazon: edizioniengramma utilizza Amazon come tipografo e distributore in tutto il mondo.
L’uso delle opere pubblicate da edizioniengramma è disponibile secondo i termini della licenza Creative Commons BY 4.0, con l’integrazione relativa alle condizioni del FAIR use di cui all’art. 70 della legge 633/41 e successivi aggiornamenti.
La proprietà intellettuale dei contenuti resta agli autori, ai curatori e ad Associazione culturale Engramma, che, al momento della pubblicazione, provvede sia all’attribuzione del DOI tramite la piattaforma mEDRA che all'archiviazione a lungo termine in un repository convenzionato ad accesso aperto.