"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

149 | settembre 2017

9788894840254

Casi di Malinconia. Editoriale

Daniele Pisani, Daniela Sacco

Con “Casi di Malinconia” Engramma dedica un nuovo numero monografico al tema della malinconia, rilevante nel contesto degli studi del Seminario Mnemosyne (si rimanda qui ai precedenti n. 140 “Figure della Malinconia”, n. 144 “Memorie della Malinconia”, e alle ricerche già avviate dal Seminario Mnemosyne 2000b; e dal Seminario Mnemosyne 2002b).

In un'ottica che va ad ampio raggio dall'antichità alla contemporaneità, il tema della melanconia è affrontato in questo numero da molteplici prospettive. A cominciare dal legame tra melanconia e stoltezza, preso in considerazione nel contributo di Fabrizio Lollini “Quasi stupida laetitia” che propone una interpretazione di Stultitia dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, all’interno del ciclo dei Vizi e delle Virtù:
la stoltezza come caso di alienatio mentis, secondo la etiologia che ne dà Arnau de Vilanova nel De parte operativa, rientrerebbe all’interno della categoria che include anche la malinconia tra le sue possibili varianti.Ma anche Prudencia, che nella Cappella è speculare a Stultitia, può essere associata alla melanconia lungo la via della tradizione medica di derivazione aristotelica professata da autori quali Gaspar Caldera de Heredia o Giovanni Battista Della Porta.

La melanconia è presa in esame da Enrico Fenzi in relazione al significato di Acedia nell'opera di Petrarca: a partire da una rilettura di Secretum, in particolare, l’autore osserva come Petrarca si sia distaccato dalla tradizione cristiana più comune in epoca medioevale (Evagrio, Cassiano, Gregorio Magno), dove l’acedia era una malattia del religioso, un disprezzo nei confronti dei doni ricevuti da Dio e; perciò, un peccato mortale, per ricondursi invece, via Agostino, a un significato di acedia affine alla Aegritudo
classica, di Cicerone e Seneca. Sensibile a questa accezione, per Petrarca l’acedia definisce il radicale e totalizzante male di vivere in cui il pensiero si trova quando va al fondo delle cose.

Sensibili al rapporto tra melancolia e musica contemporanea sono i duesaggi di Maurizia Paolucci e Luca Capriotti. In British Poets and American Rockstars di Paolucci, a essere ricondotti ai temi della famosa incisione di Dürer, filtrata dalla lettura che ne dà Frances Yates, sono gli Smashing Pumpkins, e in particolare il loro album Mellon Collie and the Infinite Sadness (1995). Questo “concept album” è messo a confronto con il poema di George Chapman The Shadow of Night (1594). La copertina dell’album in stile vittoriano è inoltre l'occasione per una riflessione sulle immagini dell’incarnazione femminile della melancolia. In Or all this love, will be in vane Capriotti, una volta elucidata la differenza tristezza e malinconia, prende in esame testo e musica di alcune canzoni dei Radiohead contenute negli album OK Computer (1997), Kid A (2000) e Amnesiac (2001), dove il gruppo rock si confronta con la Commedia dantesca, In Rainbows (2007), e in A Moon Shaped Pool (2016).

Il tema della malinconia nel suo vincolo con amore è affrontato da Sara Agnoletto in Malinconico, eroico, Cimone innamorato. L'autrice sviluppa un tema già affrontato in un precedente articolo pubblicato in Engramma (Cimone e Efigenia, ovvero l'Amore fonte di civiltà) concentrandosisulla figura di Cimone: nella posa melanconica che lo caratterizza nella
Calunnia di Apelle, Cimone è emblema della malattia d'amore che, come la melanconia secondo la lezione ficiniana, nobilita elevando al divino chi ne è affetto.

Di Alberto Giorgio Cassani è la puntuale e generosa recensione al volume 48-49 (2015) della rivista “Schifanoia”, pubblicata a cura dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, che raccoglie gli atti del convegno internazionale, tenutosi dal 4 al 6 dicembre 2015 presso la Sala dei Mesi di Palazzo Schifanoia, dedicato a Melancolia I di Durer nella ricorrenza dei suoi cinquecento anni. Cassani dedica un'analisi approfondita e sapiente a ciascuno dei quattordici contributi che compongono il volume, facendo riverberare l’inesauribile potenza simbolica dell’opera di Dürer. Melanco-
lia I 
è un simbolo nel senso in cui lo indicava Edgard Wind: “è l'opposto di una sfinge: esso è ancora più vitale quando il suo enigma è stato risolto”.

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2017.149.0001