"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

163 | marzo 2019

9788894840582

Arianna, estasi e malinconia

Editoriale di Engramma n. 163

Monica Centanni, Micol Forti

Francesco Jodice, Spectaculum Spectatoris, 2015, Musei Vaticani, Città del Vaticano. Foto©Musei Vaticani.

Questo numero di Engramma ha al centro una protagonista: l’Arianna addormentata attualmente ospitata nella Galleria dei Busti e Statue dei Musei Vaticani. Intorno ad Arianna si è raccolto un gruppo di ricerca, composto di studiosi più o meno giovani, afferenti a diverse discipline dall’archeologia alla storia dell’arte – antica, moderna e contemporanea – così come alla storia e alla critica della letteratura, della musica, del teatro.

Il gruppo di ricerca ha dato vita a tre giornate di studio, che si sono tenute a Barcelona (Università Pompeu Fabra, nel settembre 2018), Venezia (Università Iuav, ottobre 2018), Hamburg (Warburg-Haus, marzo 2019; in calce le Locandine del Seminario Mnemosyne Arianna).

L’ipotesi della ricerca, di cui questo numero monografico pubblica i primi, parziali, esiti, è indagare principi e modalità che hanno accompagnato l’invenzione, e poi il Nachleben, del tipo iconografico della ‘Bella addormentata’, la cui esemplarità ha generato interferenze e contaminazioni all’interno del labirinto di cui si compone la storia delle sue immagini nel corso dei secoli. Il metodo d’indagine, il filo di Arianna che seguiamo per disegnare le linee di questo Nachleben, è dichiaratamente collegato al pensiero di Aby Warburg e al suo Bilderatlas: come sigla e riconoscimento del debito che il Seminario Mnemosyne Arianna ha con l’ermeneutica warburghiana, in chiusura del numero pubblichiamo i Dettagli del Mnemosyne Atlas Tavola 4 e una Lettura della stessa Tavola, che ruota intorno alla figura di Arianna, a cura di Francesca Filisetti.

Le ricerche del Seminario Mnemosyne prendono naturalmente le mosse dalla scultura dell’Arianna addormentata, esemplare romano del II secolo d.C., probabilmente copia da un originale ellenistico. Il prezioso contributo di Claudia Valeri non solo ricostruisce la storia delle collocazioni della scultura all’interno degli ambienti vaticani, ma raccoglie l’analisi degli esemplari conosciuti, in particolare la relazione tra la versione dei Musei Vaticani e quella degli Uffizi, a cui si aggiunge il bellissimo coperchio di sarcofago recentemente rinvenuto in Turchia, a Perge: la considerazione della ‘serie’ permette importanti valutazioni sulla storia delle repliche e della diffusione di questo specifico modello iconografico, anche in ambito funerario.

La mancanza di fonti puntuali relative all’originaria destinazione e collocazione della scultura vaticana, oltre alla mancanza di informazioni sul luogo esatto del suo ritrovamento, mantiene aperte le ipotesi sull’interpretazione, formale e semantica, dell’opera. Nel suo contributo, Nicola Luciani propone la ricostruzione di una possibile storia dell’Arianna addormentata, a partire dalle prime testimonianze di età umanistica collegabili alla scultura e risalendo all’indietro alla ricostruzione delle vicende occorse a monumenti e opere statuarie in età tardo-antica e medievale: la proposta è una lettura di Arianna in chiave dionisiaca, ipotizzandone un’originaria, sebbene non documentata, collocazione nell’Iseum di Campo Marzio.

“Il gruppo dei dolori del Laocoonte, il Rinascimento, se non lo avesse scoperto, avrebbe dovuto inventarlo, proprio per la sua sconvolgente eloquenza patetica”: la nota di Aby Warburg contenuta in un passo del saggio sull’Ingresso dello stile anticheggiante nella pittura del primo Rinascimento può illuminarci anche sul clima in cui avvenne il rinvenimento della statua di Arianna. Il desiderio di immagini antiche che anima gli intellettuali del Rinascimento fa emergere, fin dalla seconda metà del Quattrocento, in evocazioni letterarie ed artistiche di vario genere, la figura fantasmatica di una ‘Ninfa della fonte’, abbandonata in un sonno che provoca una estasiata ammirazione in chi la vede e la scopre, in senso fisico o allegorico. Il saggio di Sara Agnoletto ricostruisce come la statua di Arianna, fino al XVIII secolo identificata come Cleopatra, era stata evocata già negli anni ’80 del Quattrocento; in particolare in un epigramma all’antica la “Huius Nympha loci” invita il passante a fare silenzio per non disturbare il suo sonno. Il contributo di Giulia Bordignon ripercorre le altre epifanie della ninfa addormentata, nelle tante declinazioni che dal sonno alla morte rappresentano la densità della Pathosformel dell’abbandono e dell’estasi.

Arianna è la protagonista anche del ciclo del “Camerino delle Pitture” di Alfonso d’Este: in particolare ricompare nella figura della menade dormiente, per felice intuizione di Tiziano, nell’ultima opera del ciclo, Il Baccanale degli Andri. Nel suo saggio, Monica Centanni propone una rilettura delle fonti e una prima edizione, basata sul lavoro critico di Niccolò Zorzi, di tre ‘quadri’ delle Imagines di Filostrato volgarizzate da Demetrio Mosco.

Arianna è anche un personaggio centrale nell’ambito della composizione operistica moderna, oggetto del contributo di Massimo Crispi che, partendo dalle fonti letterarie, da Ovidio a Catullo, segue le riscritture del mito, in un’alternanza di registri tragici o comici che percorrono, da Monteverdi a Strauss, un’ampia fetta della produzione operistica, anche meno nota.

L’arte del Novecento ha mostrato un costante interesse per la figura di Arianna: la serie delle Piazze realizzata da Giorgio de Chirico tra il 1912 e il 1913, analizzate nel contributo di Matias Nativo e Alessia Prati, rappresenta forse l’esempio più famoso e eclatante del processo di citazione, solo apparentemente fedele, della scultura classica, che di fatto consente all’artista di mettere in evidenza la complessità dell’eredità del passato e le sue molteplici contraddizioni.

Molta arte del Novecento, oggetto del contributo di Micol Forti, si confronta con l’immagine della Arianna addormentata per indagare le prospettive oniriche o visionarie, il conflitto/confronto tra modello e donna reale, tra passato e presente, in una multiformità di implicazioni contenutistiche e teoriche che trasfigurano, senza mai negarlo, il modello classico.

A conferma dell’interesse per questa figura/personaggio femminile, per i tanti volti che essa racchiude, tra autonomia e abbandono, tra affermazione di sé e dipendenza del rapporto con l’uomo, ringraziamo Nanni Balestrini che ha autorizzato la pubblicazione della sua Arianna (2018); l’opera poetica è introdotta da un testo critico di Andrea Cortellessa, il quale mette in evidenza la potenza mitopoietica delle figure classiche nella cultura contemporanea.

All’interno delle immagini e dei testi di cui si compongono le tante versioni del racconto mitologico – ognuna a suo modo ‘originale’, creativa e vitale - in ogni epoca e contesto culturale il sonno di Arianna – la posizione delle braccia, il volto inquieto, la veste discinta – può essere riferito a diversi momenti della narrazione: sarà forse Arianna ancora ignara di essere stata abbandonata da Teseo; oppure Arianna, esausta dalla ricerca dell’amato e dalla certezza della sua fuga, che cade in un sonno doloroso; o Arianna colta l’attimo prima che Dioniso si imbatta nella sua bellezza e faccia della fanciulla cretese la sua sposa divina. Nella immagine della bella fanciulla addormentata si condensano accenti estatici o melanconici, configurando un prototipo che andrà a sovrapporsi e intrecciarsi con altri modelli formali e iconografici. L’accento è sull’ampiezza, ancora in gran parte da decifrare, del ventaglio ermeneutico e dello spessore semantico della figura di Arianna.

L’immagine di copertina propone, ribaltandolo, il rapporto tra il pubblico e la scultura esposta nel museo, in una recente interpretazione fotografica di Francesco Jodice.

A questo numero hanno collaborato, fra gli altri, con generosa sapienza e mettendo a disposizione anche materiali di ricerca inediti: Maddalena Bassani, Silvia Urbini, Claudia Valeri, Niccolò Zorzi. A loro va il ringraziamento di Engramma.

English Abstract

This issue of Engramma focuses on a protagonist: the sleeping Ariadne currently housed in the Gallery of Busts and Statues in the Vatican Museums. A research group has gathered around Ariadne, composed of more or less young scholars from various disciplines ranging from archaeology to art history - ancient, modern and contemporary - as well as the history and criticism of literature, music and theatre.The research group gave rise to three seminars, which were held in Barcelona (Pompeu Fabra University, September 2018), Venice (Iuav University, October 2018) and Hamburg (Warburg-Haus, March 2019). Contributions by Claudia Valeri, Nicola Luciani, Sara Agnoletto, Giulia Bordignon, Monica Centanni, Micol Forti, Matias Julian Nativo, Alessia Prati, Massimo Crispi, Nanni Balestrini, Andrea Cortellessa, Francesca Filisetti.

Keywords | Sleeping Ariadne; Aby Warburg; Renaissance studies.

Per citare questo articolo: Monica Centanni, Micol Forti, Editoriale, “La Rivista di Engramma” n. 163, marzo 2019, pp. 7-11 | PDF dell’articolo

Seminario Mnemosyne Arianna

tappa I Barcelona, 27.IX.2018 | Arianna: estatica melanconia.
tappa II Venezia, 24.X.2018 | Arianna, estasi e malinconia.
tappa III Hamburg, 15.III.2019 | Ariadne, Ecstasy & Melancholy.

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2019.163.0001