"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

125 | marzo 2015

9788898260706

Orientamento: cosmologia, geografia, genealogia.

Lettura di Tavola A del Bilderatlas Mnemosyne

a cura del Seminario Mnemosyne, coordinato da Giulia Bordignon, Monica Centanni, Silvia De Laude, Daniela Sacco, con Maria Bergamo, Emily V. Bovino, Nicole Cappellari, Lucia Coco, Flavia Culcasi, Simone Culotta, Enkli Doja, Bianca Fasiolo, Alberto Giacomin, G. Olmo Stuppia, Silvia Urbini

English abstract
English version [Engramma no. 135]

I primi tre pannelli di Mnemosyne, le tavole identificate con le lettere A, B, C, costituiscono uno straordinario ‘diorama’ ermeneutico che presenta sinteticamente, nell’icasticità di poche figure, la profondità della pioneristica macchina per la memoria – il Bilderatlas Mnemosyne – che delinea le coordinate spaziali, storiche, culturali dei valori espressivi dell’Occidente (vedi, in Engramma, la lettura di A B C, Iter ad labyrinthum).

La prima tavola di apertura di Mnemosyne, in particolare, offre una prima visualizzazione generale delle coordinate storico-geografiche e gnoseologiche dell’Atlante (disponibile, in Engramma, visualizzazione della tavola, ingrandimenti, didascalie e dettagli). Tre sole figure bastano a indicare, giusta gli appunti warburghiani per il pannello, i “diversi sistemi di relazioni in cui l’uomo si trova inserito”: quello “cosmico”, del cielo raffigurato attraverso le sue costellazioni; quello “terrestre” di diffusione dei segni della cultura occidentale attorno al bacino del Mediterraneo; la schematizzazione “genealogica” visualizzata per paradigma in un microcosmo, la ramificazione dell’albero di una delle più importanti famiglie protagoniste del Rinascimento italiano.

Verschiedene Systeme von Relationen, in die der Mensch eingestellt ist, kosmisch, irdisch, genealogisch. Ineinssetzung aller dieser Relationen im magischen Denken, denn Sonderung von Abstammung, Geburtsort und kosmischer Situation setzt schon eine Denkleistung voraus. 1) Orientierung; 2) Austausch; 3) soziale Einordnung.

Diversi sistemi di relazioni in cui l’uomo si trova inserito: cosmico, terrestre, genealogico. Convergenza di tutte queste relazioni nel pensiero magico, in quanto distinguere discendenza, luogo di nascita e posizione cosmica presuppone già un atto del pensiero. 1) Orientamento 2) Scambio 3) Collocazione nell’ordine sociale.

[appunti di Aby Warburg e collaboratori sul pannello A; cartella di materiali relativi all’ultima versione di Mnemosyne, WIA III.104.1]

Lungo la linea di scorrimento verticale del montaggio si dipana un percorso di lettura che muove dall’alto verso il basso, e accompagna il lettore dall’orizzonte più generale fino alla rappresentazione della dimensione umana, incarnata negli individui appartenenti a un preciso contesto storico e sociale: dal cielo alla terra, dalla terra all’uomo; dalla cosmologia alla geografia, dalla geografia alla genealogia, in un processo di focalizzazione via via più specifico del rapporto tra soggetto e oggetto, tra uomo e mondo.


Scrive Warburg in apertura della sua Introduzione all’Atlante:

La creazione consapevole della distanza tra l’Io e il mondo esterno è ciò che possiamo designare come l’atto fondamentale della civilizzazione umana. Se lo spazio intermedio tra l’Io e il mondo esterno diventa il substrato della creazione artistica, allora sono soddisfatte quelle premesse grazie alle quali la consapevolezza di questa distanza può diventare una funzione sociale durevole che, attraverso l’alternarsi ritmico dell’identificazione con l’oggetto e del ritorno alla sophrosyne, indica il ciclo tra la cosmologia delle immagini e quella dei segni. Si tratta di un andamento circolare il cui funzionamento più o meno preciso, in quanto strumento spirituale di orientamento, finisce per determinare il destino della cultura umana.

È questo, in nuce, un brano utile a comprendere il senso di tavola A, a partire dall’inserimento della prima immagine cosmografica. 

Le tre figure del pannello (due delle quali di pugno di Warburg) indicano nella traccia del disegno e nella schematizzazione già un’operazione di orientamento, in quanto presa di distanza, visualizzazione, proiezione in immagine di una griglia ermeneutica.

Percorsi di lettura. I. Trasmigrazioni/peregrinazioni/filiazioni

La mappa geografica, in posizione centrale nel pannello A, fornisce la visualizzazione di un tema-guida negli studi warburghiani: la peregrinazione di immagini, soggetti, simboli. La carta è conservata tra i materiali sul Congresso degli orientalisti tedeschi (settembre 1926; WIA III 96.3.4), e prende spunto da una bozza elaborata da Warburg e dalla moglie già dal 1911 (Bing [1957] 1965).



La carta geografica è al centro di un dispositivo costruito sul tema-guida della peregrinazione di immagini e soggetti. Le modalità della migrazione in tavola A sono rappresentate su tre livelli, che corrispondono alle tre figure della tavola: l’andirivieni, iniziato già in età antica, delle figure mitologiche dal cielo alla terra e viceversa (la carta delle costellazioni); la visualizzazione topografica dei principali luoghi in cui forme e soggetti classici trovarono terreno fertile di sviluppo e di diversa espressione della loro carica simbolica (la Wanderkarte che ha al centro il Mediterraneo); lo zoom su una delle tappe di questa migrazione, specificamente sull’albero genealogico della famiglia Medici-Tornabuoni – caso esemplare che si incarna in una storia familiare, supporto fisico (mediante la filiazione genetica, gli intrecci matrimoniali ecc.) della trasmissione e della nuova interpretazione delle figure dell’antico, rievocate in vita nella rivoluzione culturale del Rinascimento italiano.

Percorsi di lettura. II. Cartografia del cosmo, della terra, delle relazioni umane

In una sequenza verticale che procede come uno zoom dal cielo verso la terra, dal macrocosmo al microcosmo, nel pannello A si verifica un passaggio dal figurato all’astratto, culminante nello schema dell’albero genealogico di una famiglia fiorentina del pieno Quattrocento. Il montaggio della tavola A permette di confrontare tre modi di rappresentazione grafica: il linguaggio iconico di una mappa delle costellazioni (in alto), il sistema cartografico di un percorso segnato da precise tappe (al centro), lo schema genealogico della famiglia Medici-Tornabuoni (in basso). Comune ai tre modi di traduzione grafica è l’uso di griglie di riferimento e orientamento come gli spicchi di sviluppo bidimensionale della volta celeste nella carta delle costellazioni; il tracciato dei meridiani e dei paralleli nella pianta d’Europa; le linee della generazione nell’albero genealogico.

La successione verticale delle immagini nel pannello suggerisce una riflessione che supera soggetti e contenuti, e pone l’accento su un altro piano interpretativo, quello dello schema di rappresentazione. Si tratta di una forma di passaggio da una dimensione concettuale a una visualizzazione in termini essenziali, che necessita innanzitutto di coordinate preventivamente fissate su cui essere costruito e tracciato (ad esempio le convenzioni della proiezione geografica su piano); allo stesso modo il pensiero complesso ha bisogno di uno scheletro, di un’ipotesi, attraverso cui esprimersi e more geometrico formularsi.

Il supporto rappresentativo del grafico, mutuato dal linguaggio scientifico, acquista, nell’opera interpretativa di Warburg, la portata di un’elaborazione culturalmente (e non solo funzionalmente) feconda, in forza di un preciso presupposto filosofico, di un deciso moto teoretico: il congedo via via sempre più definitivo dall’idea di ‘verità’ su cui, nello stesso periodo in cui Warburg sta progettando l’Atlante, si interrogava il contemporaneo pensiero filosofico (Ernst Cassirer, per tutti). 


La scienza è un’arte, una techne ermeneutica che, abbandonato l’ingenuo obiettivo di illuminare la realtà, scoprendone progressivamente le segrete verità, costruisce artificiosi – a volte artistici – modelli interpretativi: paradigmi che simulano la realtà non per ingabbiarla ma per dirla, per immaginarla figurativamente. 

Le rappresentazioni grafiche, di cui tavola A propone esempi tratti dalla pratica cartografica dell’astronomia e della geografia e dalla stemmatica genealogica, sono soluzioni che non riducono o banalizzano la complessità del pensiero, ma servono a dimostrare che il linguaggio astratto del metodo scientifico bene si presta anche a descrivere l’intreccio dei fenomeni storico-culturali. Tutte e tre le immagini restituiscono infatti l’idea forte e complessa di una cultura occidentale sincretica e conflittuale, nata da peregrinazioni, meticciati, ibridazioni delle antiche radici classiche.


Percorsi di lettura. III. Macrocosmo/microcosmo 

La disposizione delle immagini permette una lettura attraverso tre livelli che scendono progressivamente dalla dimensione celeste, al terrestre, all’umano. La struttura piramidale in cui sono collocate le figure all’interno del pannello guida su un percorso interpretativo ascendente, dove l’immagine più grande illustra il sistema di relazioni più piccolo, e vice versa. Il microcosmo delle relazioni umane, raffigurato nel disegno della genealogia Tornabuoni, è infatti l’immagine che presenta le dimensioni maggiori, laddove il macrocosmo della volta celeste è contenuto nella figura più piccola delle tre. 

Dal macrocosmo al microcosmo la lettura segue una pista fondamentale del pensiero warburghiano sul carattere antinomico della tradizione classica: l’oscillazione del pensiero occidentale tra il polo magico-religioso e il polo razionale. Così Warburg [1932] 1998: 

Un processo in cui – per tanto che vi sono implicati questi sforzi di orientamento astrologico – non dovremmo cercare né amici né nemici ma piuttosto i sintomi di oscillazioni spirituali che si muovono uniformemente dal polo magico-religioso verso quello opposto della contemplazione matematica – e viceversa.


Il polo magico-religioso si impone nella prima immagine, nel tentativo di procedere verso una antropomorfizzazione del cosmo disegnando, nella carta delle costellazioni, una mappa mitico-figurale del cielo. Il polo razionale emerge dalle tre figure della tavola come necessità di proporre una griglia interpretativa – è l’ipotesi grafica, la sottotraccia, ma anche lo schema che viene sovradisegnato rispetto alla realtà. Le stesse figure che forniscono immagini del polo magico-religioso costituiscono anche i disegni di possibili schemi di orientamento.
 

Le figure della tavola inscenano quello che Warburg aveva definito il “dramma prometeico” della volta stellata: l’inganno, l’illusione – la composizione e la leggibilità di gruppi di astri come figure miticamente riconoscibili - stanno alla base della proiezione schematica e della mappatura delle costellazioni. L’unica forma di misurazione e di orientamento possibile è quella disegnata per figuras dal linguaggio mitico, o dalla convenzione topografica, o ancora dalla visualizzazione genealogica della discendenza familiare.

L’analisi discendente delle figure rappresentate in tavola A procede dal cielo (la mappa delle costellazioni) verso la terra (la Wanderkarte) per arrivare all’albero genealogico della gens Tornabuoni. Da questa prospettiva, attraverso un movimento circolare di risalita, è possibile riguadagnare la dimensione del macrocosmo: ripercorrendo il racconto warburghiano delle vicende familiari di commercianti, banchieri, notabili e committenti, e dell’intreccio di religione e, contemporaneamente, riemersione delle forme dell’antichità pagana nell’arte contemporanea, è possibile cogliere la descrizione di un intero universo socio-culturale e di un’epoca: il Rinascimento. 

Tre immagini. I. Scrittura cosmografica: in cielo le stelle disegnano il profilo di monstra mitologici

2 | Raffigurazione del cielo con costellazioni, acquaforte acquerellata su rame, Olanda 1684 (Hamburg, Planetarium).

Nell’acquaforte tardo-secentesca con le costellazioni, seguendo l’evoluzione del pensiero religioso e cosmografico che dall’antichità conduce nel cuore dell’età moderna, le “figure del numinosum che avvincono l’uomo sin dai primordi” – per dirla con Rudolf Otto – sono ormai astratte in cielo e lì relegate, in uno stato di riduzione univoca del loro significato in chiave simbolica e concettuale: è una sorta di neutralizzazione della loro potenza demonica in chiave deterministica, di materializzazione metaforica, nei corpi celesti e nei loro influssi, del principio di causa ed effetto. Si tratta di uno slittamento per tappe, una peregrinazione che ha il suo esito finale nella riconversione delle figure del mito alla loro versione che è insieme astronomica e astrologica: è il tema presentato, per sintesi, nel pannello successivo dell’Atlante, tavola B. Il filtro razionale della trasposizione si attiva mediante l’analogia formale: il profilo della figura mitica si sovrappone al profilo della costellazione, e nel contempo l’immagine diventa segno, designans utile a scopi pratici come la misurazione dello spazio.

Per ricorrere all’icastica metafora di Giordano Bruno (cui Warburg dedica, prima della morte, le ultime attività di ricerca (sul punto si veda, in Engramma, l’intervista di Silvia De Laude a Maurizio Ghelardi), si tratta del post-riformistico “spaccio” in cielo della “bestia” mitica. La relegazione di dei, monstra ed eroi mitologici nell’ultima zona del cosmo, in cui le loro inquietanti immagini possono essere ancora contemplate, a debita distanza, rappresenta però anche una forma di sopravvivenza degli antichi demoni, in cui i segni possono sempre e di nuovo essere riattivati come immagini efficaci, e le antiche figure divine ridestarsi, in un processo mai lineare, come potenze capaci di influenzare – in forma di condizionamento astrologico – il destino dell’uomo, e la sua possibilità di “orientarsi” nell’esistenza.

Il tema dell’orientamento costituisce, in effetti, una delle chiavi di lettura della tavola incipitaria di Mnemosyne. Proprio nel giorno della sua morte, il 26 ottobre 1929, Warburg annotava nel proprio diario la frase “Cosa significa orientarsi nello spazio?”: riecheggiando l’aforisma kantiano “Was bedeutet es, sich im Raum zu orientieren?” (“Che cosa significa orientarsi nel pensiero?”), l’appunto di Warburg sembra implicare un significato non solo descrittivo-funzionale delle immagini, ma anche l’accezione di un orientamento spirituale. Così, ancora, Warburg:

La scienza descrittiva conserva e trasmette le strutture ritmiche nelle quali i monstra dell’immaginazione diventano le guide di vita decisive per il futuro.

Ma lo “spaccio” degli antichi demoni del paganesimo in cielo, il loro confinamento come segni celesti non è, univocamente, un processo di “presa di distanza” rassicurante e progressiva rispetto al pensiero magico-religioso. Nelle pagine del Diario romano di Aby Warburg e Gertrud Bing, quando lo studioso e la sua assistente stanno ancora solo prefigurando l’introduzione a Mnemosyne, leggiamo una testimonianza importante circa la focalizzazione di questo tema:

Gertrud Bing: Riguardo al concetto psicologico della polarità come principio euristico, sarà necessario aggiungere una discussione sull’idea di mutamento tra presa di distanza e incorporamento [Einverleibung] …
Aby Warburg: … metafora e tropi …
Gertrud Bing: … nonché sull’idea del mostro come atto illuminante grazie alla determinazione dell’estensione e della causalità …
Aby Warburg: … nonché della immaginaria indicazione direzionale.

L’oscillazione polare tra concatenamento logico-razionale e magico-religioso che si concretizza nella forma artistica segue le stesse dinamiche dell’espressione poetica, che si definisce nelle forme retoriche di tropi e metafore. In questo senso è leggibile l’appunto warburghiano per tavola A: “distinguere discendenza, luogo di nascita e posizione cosmica presuppone già un atto del pensiero”. A dire che le relazioni cosmiche, terrestri, genealogiche convergono a configurare il pensiero razionale che mantiene però una sua qualità magico-fantastica poiché, proprio in forza della vis imaginalis del pensiero – la figura del “mostro come atto illuminante” – crea un primo spazio per la riflessione.

Tre immagini. 2. Scrittura cartografica: sulla terra, il disegno delle rotte della migrazione con al centro il Mediterraneo

3 | La carta degli itinerari delle trasmigrazioni, tra Nord e Sud e tra Est e Ovest (London, The Warburg Institute).

La seconda immagine di tavola A – in cui sono sottolineati i nomi di alcune capitali culturali dell’Occidente (Toledo, Paris, Amsterdam, Wittemberg, Venedig, Padua, Ferrara, Florenz, Rom, Athen, Harran, Jerusalem) – si lega alla prima, in quanto visualizzazione delle migrazioni e dei mutamenti delle figure mitologiche nello spazio ma anche nel tempo: dalle origini orientali e greco-romane, al passaggio nella cultura araba, al ritorno in Occidente attraverso la Spagna e l’Italia, fino a giungere al Nord Europa (sulle modalità delle peregrinazioni degli antichi dei si veda, in Mnemosyne, in primis l’intero percorso III).

L’attenzione alle dinamiche di diffusione, all’interno del bacino della cultura classica, di motivi e figure del paganesimo antico è attestata precocemente nel pensiero di Warburg. La carta geografica di tavola A, conservata tra i materiali sul Congresso degli orientalisti tedeschi (settembre 1926; WIA III 96.3.4), fu redatta a partire da una versione elaborata da Warburg e dalla moglie già nel 1911 (BING [1957] 1965), in cui è visibile l’itinerario: 

Cizico > Alessandria > Oxene > Baghdad >Toledo > Roma > Ferrara > Padova > Augusta > Erfurt > Wittemberg > Goslar > Lüneburg > Amburgo

4 | Aby e Mary Warburg, Wanderkarte 1911: “Die Bilderwanderung der Sphaera Barbarica, Albricus, Humanistische Restitution.” Lecture in Hamburg, 1911 (WIA, III.78.2.24).

Proprio nel 1911, in occasione del suo primo incontro con il giovane Fritz Saxl, Gertrud Bing attesta che lo studioso stava già costruendo una versione della “carta delle migrazioni”. Saxl, che lavorava allora sull’iconografia dei pianeti e aveva cominciato a studiare la tradizione medievale sull’argomento, rimase particolarmente affascinato dalla concezione warburghiana di “peregrinazione” delle antiche divinità attraverso i secoli, che lo studioso gli espose di fronte alla propria Wanderkarte. Questa la testimonianza di Gertrud Bing ([1957] 1965):

Una carta delle strade percorse dalla tradizione, la quale indicava i luoghi, dall’India alla Germania settentrionale, in cui si erano trovate tracce del passaggio di immagini o descrizioni delle figure celesti, e che di ognuna di queste tracce forniva le date, dalla fine dell’antichità all’inizio del '500. Saxl rimase incantato di fronte a questo atlante storico della creazione figurativa, che dava una rappresentazione visiva di un ampio problema considerato nei suoi più minuti dettagli.

Due disegni di mano di Warburg datati al 1928 e compresi nella mole di materiale inedito che accompagna la documentazione dell’Atlante, confermano quanto intimamente fossero sentiti dallo studiosi i temi dell’orientamento e della Wanderung

5 | Schizzi di Aby Warburg.

Nel primo vediamo tracciati i luoghi di studio della carriera di Warburg (Amburgo, Strasburgo, Firenze) con due punti di orientamento, un ‘est’ non meglio specificato e un ‘ovest’ identificato come Arizona. Nel secondo, attorno a una traccia approssimativa delle rive del Mediterraneo, sono segnate le vie delle peregrinazioni del popolo ebraico dalla Terra Santa all’Olanda, dal Medio Oriente al Nord Europa, attraverso Spagna e Italia; come nella mappa al centro di tavola A, sono tutti itinerari che si intrecciano con i luoghi della tradizione demonico-astrologica e con le vicende personali dello studioso.

Probabilmente, come nei due disegni autobiografici, nelle intenzioni iniziali di Warburg la Wanderkarte avrebbe dovuto riportare anche gli itinerari percorsi dalle immagini all’interno di quella specifica area (McEwan 2006). La configurazione finale della mappa probabilmente non avrebbe dovuto esibire precisi dettagli topografici, ma una rappresentazione più schematica, in cui fossero immediatamente visibili le direzioni delle rotte commerciali sia carovaniere che marittime, attraverso le quali le immagini erano migrate nei secoli dall’antichità fino al Rinascimento e all’età moderna.

Non sarà inutile ricordare qui che per l’esposizione al Planetario di Amburgo del 1930 (su cui si veda De Laude 2015) Fritz Saxl fece redigere – grazie all’aiuto del cartografo Max Georg Schmidt, esperto di storia delle rotte commerciali, e Wihlem Gundel, classicista e professore in storia dell’astrologia – tre diverse mappe: la prima presenta una panoramica delle “principali rotte commerciali ai tempi di Alessandro il Grande” (linee tratteggiate) e le “principali rotte commerciali al tempo dell’Impero Romano” (linee continue). Le altre due erano titolate rispettivamente: le “principali rotte commerciali dal VI al XII secolo” e le “principali rotte commerciali dal XII al XV secolo”.

6 | Wanderkarte, in linee continue (rosse nell’originale): le principali rotte commerciali dal XII al XV secolo, 1928 (WIA, IV.25.2.2.3.).

Nel pannello A di Mnemosyne doveva forse essere incorporato il primo schema tracciato tra il 1908 e il 1911 da Mary Warburg e riutilizzato in occasione del corso “Immagini Classiche delle Stelle nell’Arte Rinascimentale” tenuto insieme a Franz Boll e Carl Bezold nel 1913 (v. supra: Aby e Mary Warburg, Wanderkarte ​1911). A questa mappa rudimentale Warburg aveva aggiunto punti e linee per evidenziare la diffusione e le direzioni, supposte o reali, delle immagini delle costellazioni migrate attraverso spazio e tempo. La carta che oggi vediamo nel montaggio di tavola A sembra corrispondere a una versione intermedia tra l’autografo di Mary e Aby, e le mappe di Saxl per la mostra al Planetario.

A dimostrazione di come la cultura europea sia il risultato di linee di forza, di occasioni di incontro e di tendenze conflittuali nella più ampia agorà dell’Occidente mediterraneo e continentale, Warburg scrive:

La storia della cultura non è abituata a considerare unitariamente la concezione pratico-orientale, quella nordica cortese e quella italiana umanistica dell’Antico come componenti convergenti nel processo di una nuova formazione dello stile […] Se concepiamo la formazione dello stile dal punto di vista dello scambio di questi valori espressivi, allora sorge la necessità imprescindibile di indagare la dinamica di un simile processo, relativamente alla tecnica dei suoi mezzi di diffusione.



In tavola A, dunque, la carta geografica è al centro di un dispositivo costruito sul tema-guida della peregrinazione di immagini e soggetti. La mobilità del patrimonio culturale e figurativo dell’occidente è dunque leggibile su tre livelli, che corrispondono alle tre figure della tavola: l’andirivieni, iniziato già in età antica, delle figure mitologiche dal cielo alla terra e viceversa (la carta delle costellazioni); la visualizzazione topografica dei principali luoghi in cui forme e soggetti classici trovarono terreno fertile di sviluppo e di diversa espressione della loro carica simbolica (la Wanderkarte del Mediterraneo); la trasmissione e la riemersione delle figure dell’antico in uno specifico contesto storico-culturale, quello della Firenze medicea, incarnata nella genealogia della gens Medici-Tornabuoni. 

Tre immagini. 3. Scrittura genealogica: lo stemma di una famiglia di mercanti e committenti, protagonisti del Rinascimento

7 | L’albero genealogico della famiglia Medici-Tornabuoni, disegno di Aby Warburg (London, The Warburg Institute).

Dal cielo, passando per la terra, dal macrocosmo al microcosmo, dalla cosmografia passando per la cartografia, si arriva allo schema dell’albero genealogico.

La scelta della famiglia fiorentina, così importante non solo oggettivamente per la storia del Rinascimento ma anche per gli studi personali di Warburg, è forse un’autocitazione, quasi l’equivalente di un cammeo: significativa è la scelta di tracciare di suo pugno (come già era avvenuto per la Wanderkarte 1911, disegnata in collaborazione con la moglie Mary) l’albero genealogico della famiglia fiorentina presa, non casualmente, come campione. L’impressione è che il discorso affrontato per immagini in tavola A, come anche nel blocco introduttivo delle prime tre tavole A B C, sia volto a illustrare anche una tendenza antropologica propria dell’agire umano alla ricerca di un orientamento nel mondo, fin dalle civiltà primitive. 

Pur rappresentando mediante filiazioni genetiche e intrecci matrimoniali un supporto fisico privilegiato della trasmissione e riemersione dell’antico nel Rinascimento, dunque, la nobile famiglia Medici-Tornabuoni non è forse molto diversa per l’osservatore dalle relazioni genetiche e acquisite (“padri e figli e nipoti”, diceva Saxl) che le tribù dell’America centrale, ben note a Warburg, affidavano ai pittogrammi: altra forma di scrittura insieme istituzionale, relogiosa e schematica, utile a delineare e definire i contorni del clan (ma la Vorstellung dello stemma era già impiegata in antico per collegare visivamente negli schemi genealogici le imagines maiorum: cfr. Plin., Nat. Hist., XXXV, 6: “stemmata vero lineis discurrebant ad imagines pictas”).

Una storia di pellegrini nel cielo, di mercanti che viaggiano per terra e per mare, e di uomini che studiano e fanno impresa

L’ultima immagine di tavola A, ponendo il focus sullo stemma della famiglia Medici-Tornabuoni costituisce una sorta di Ur-presentazione del labirinto dell’Atlante della Memoria, nelle sue radici più profonde. Proprio però da questo punto di vista, però, con un movimento circolare, è possibile in un certo senso riguadagnare un punto di prospettiva generale sul ‘cosmo’ del Rinascimento: ripercorrendo il racconto warburghiano delle vicende familiari di commercianti, banchieri, notabili e committenti – che costituirà poi il cuore pulsante di Mnemosyne (vedi il percorso V – Irruzione dell'antico: tavole 37 38, 39, e il percorso VII Nike e Fortuna: Mercati, angeli, ninfe e guerrieri – tavola 43, 44. 45, 46, 47, 49) – è possibile cogliere la descrizione di un intero universo socio-culturale e di un’epoca. Il rapporto di questa esemplare famiglia con la religione, la committenza artistica e il riemergere delle forme dell’antichità pagana nell’arte contemporanea, acquisiscono per Warburg una carica simbolica, che permette di penetrare la mentalità di quell’epoca lontana.

A proposito della committenza Tornabuoni per la Natività del Battista del Ghirlandaio in Santa Maria Novella, e più in generale dei materiali fiorentini che troviamo in Mnemosyne Atlas, tavola 45 e in Mnemosyne Atlas, tavola 46, così scrive lo stesso Warburg nella traccia per la conferenza dell’Hertziana (Warburg [1929] 2014):

Si può osservare il tentativo, svolto in due diversi modi, di esorcizzare il demoniaco della vita in movimento. Da una parte ci sono le favole di Lucrezia Tornabuoni (che sanno cancellare il lato oscuro delle figure umane che corrono, incedono, portano cose, nonostante sia tragica la loro provenienza. D’altro canto, dal punto di vista dell’artista, è necessario che la figura della Vittoria dell’arco trionfale romano sia reintrodotta come addetta alla dispensa ‘alla casalinga’, figura utile nella vita quotidiana di Firenze. Le parole rabbiose di Savonarola scacciano via questo tentativo di trattare il demoniaco in modo familiare.

Di nuovo il soffio vitale che anima le figure dell’antichità torna a riattivare, nelle forme aggraziate delle ninfa-ancella care al primo Rinascimento fiorentino, il temperamento patetico che era proprio anche dei demoni pagani: la genealogia dei Tornabuoni sta allora ad indicare, paradigmaticamente, la riemersione del lascito espressivo dell’antico nel codice genetico della cultura occidentale, come radicato segnavia di orientamento spirituale per ogni “buon europeo”.

Su un piano più soggettivo e personale, come evidenzia Kurt Forster ([1999] 2002) Warburg stesso, pur essendo ben distante dal diffuso “neo-rinascimentalismo” della propria epoca, “sentiva di essere uno studioso intellettuale, un discendente degli umanisti nell’età dell’industrializzazione”. Non si trattava, soltanto, di uno studio intenso e appassionato, ma di un’intima relazione con i soggetti e i temi della sua ricerca; così Warburg si riferisce ancora alla Natività del Battista del Ghirlandaio in Santa Maria Novella, (per committenza dei Tornabuoni), nel brano di una lettera del carteggio con André Jolles (cit. in Gombrich [1970] 2003):

Che la tua pagana procellaria [l’ancella presente nella scena della Natività] possa irrompere in questa lenta rispettabilità, in questo controllato cristianesimo, mi rivela i tratti enigmatici ed illogici della semplice umanità dei Tornabuoni.

E così scriverà Gertrud Bing a proposito del rapporto “personalissimo” che Warburg intratteneva con la intraprendente borghesia della Firenze medicea (Bing 1960):

Ogni parola da lui scritta su Firenze porta l’impronta di un lavoro personalissimo come non si incontra spesso in lavori scientifici. Si potrebbe quasi dire che con i suoi lavori su Firenze Warburg ha scritto i suoi Buddenbrook. Ancora nei suoi ultimi anni di vita, la sua lingua, la sua gesticolazione, tutto il suo atteggiamento lo facevano credere fiorentino a Firenze, e con la sua corporatura sottile e la sua testa scura ed espressiva, anche come fisionomia, a Firenze egli si staccava meno dall’altra gente che ad Amburgo.

Di ritorno dalle peregrinazioni teoretiche sulle rotte delle divinità e dei segni antichi che migrano dall’antichità all’età moderna, l’interesse di Warburg si focalizza sul microcosmo dell’umano e in particolare sugli itinerari, imprenditoriali, artistici, genealogici di una famiglia protagonista del Rinascimento italiano. Spostando il suo punto di prospettiva sulla famiglia Medici-Tornabuoni, Warburg “scrive i suoi Buddenbrook”, ovvero parla anche di se stesso, come studioso appassionato e come membro, laico ed eterodosso, di una influente famiglia di ebrei erranti, mercanti e banchieri, che, fatta stanza ad Amburgo, in quegli anni erano i protagonisti di un capitolo importante della storia tedesca, a partire dalla fondazione dell’Università cittadina (Levine 2013).

I segnacoli autobiografici di cui Warburg costella la prima tavola del Bilderatlas (la tappa-Amburgo come mèta finale dei tracciati della carta geografica; la scelta paradigmatica dell’albero genealogico di una famiglia fiorentina che era stata un suo oggetto privilegiato di ricerca), ci ricordano che la macchina-Atlante non ha come obiettivo la ricostruzione di un’irrecuperabile verità del passato. L’impulso che muove lo studium è la ricerca di impronte, l’illuminazione di momenti storici preziosi in cui emergono moti di pensiero e di azione nei quali possiamo riconoscere pezzi della nostra stessa storia, che riaffiorano come tracciati della memoria e disegnano, per frammenti, la trama di Mnemosyne. 

Bibliografia di riferimento

Una prima lettura di Mnemosyne Atlas, tavola A è stata pubblicata in “La Rivista di Engramma” n. 32 (aprile 2004).

English abstract

This paper is an attempt to give an in-depth reading of the first panel of Aby Warburg’s Mnemosyne Atlas. The panel A that opens Mnemosyne offers an initial general overview of the historical, geographical, and gnoseological co-ordinates of the Atlas.

keywords | Panel A; Warburg; Mnemosyne Atlas; Composition; Cartography.

Per citare questo articolo / To cite this article: Seminario Mnemosyne (a cura di), Orientamento: cosmologia, geografia, genealogia. Lettura di Tavola A del Bilderatlas Mnemosyne, “La Rivista di Engramma” n. 125, marzo 2015 | PDF of the article

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2015.125.0000