"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

Studiare Mnemosyne, progettando una mostra sull'Atlante

Dal diario di Venezia 2004

Monica Centanni

     

Nell'Atlante di Aby Warburg le coordinate della civiltà 'occidentale' si definiscono dinamicamente all'interno di limiti molto ampi: l'arco cronologico indagato scorre dalla civiltà sumerica all'età contemporanea; le coordinate spaziali circoscrivono una geografia storicamente e politicamente frammentata, ma culturalmente continua, i cui confini coincidono con un bacino allargato del Mediterraneo, fino al settentrione di Amburgo, oltre l'oriente di Baghdad.

L'Atlante racconta di culture, spazi e luoghi profondamente intrecciati da relazioni logiche e analogiche, come quelle che nelle tavole di Warburg legano immagini apparentemente distanti e diverse: a svelare il sistema di compresenze, di ibridazioni, di scarti che disegnano i dinamogrammi della cultura mediterranea ed europea.

L'Atlante come Mnemosyne

L’Atlante sarà un sistema estendibile di attaccapanni
sul quale spero di appendere tutti i panni,
piccoli e grandi, prodotti dal telaio del Tempo.
Aby Warburg

Le trame della vita e della Memoria – i gangli nervosi, i centri di smistamento delle informazioni, i ritmi alterni di persistenza e oblio, le articolazioni complesse della struttura di trasmissione del pensiero – sono riprodotte in Mnemosyne in forma di snodi e nessi sintattici, ramificazioni, citazioni e richiami interni, ripetizioni, riprese e riemersioni di forme e soggetti.

L'Atlante in questo senso è un'opera da studiare, ma anche un grande trattato di metodo: un trattato figurato, giuntoci privo di didascalie e delle spiegazioni che l'autore aveva previsto come necessarie. Mnemosyne invita perciò a viaggiare per le sue strade, adottando le figure appuntate sui pannelli come segnavia.

Zum Bild das Wort

La parola all’immagine”: gli antichisti accettano ora che
questo principio che ho sostenuto fin dall’inizio della
mia attività, possa avere un’applicazione generale
come metodo euristico.
Aby Warburg

Il motto che Aby Warburg scelse per la sua impresa – zum Bild das Wort, "la parola all'immagine" – insegna in prima battuta la necessità di dare alle immagini l'importanza che ad esse spetta, e che nella storia della cultura occidentale è stata ad esse più volte contesa. Zum Bild das Wort ricorda che la nostra civiltà poggia i suoi fondamenti su un equilibrio fragilissimo e precario e che la minaccia iconoclasta – dalle battaglie contro le immagini del primo cristianesimo, ai Bilderstürme della Riforma cinquecentesca, fino ai roghi delle opere della entartete Kunst nella Germania nazionalsocialista – è sempre un fronte aperto, una guerra pronta a scatenarsi intestinamente. La parola all'immagine, dunque: perché ogniqualvolta prevale un'impostazione rigidamente ed esclusivamente logocentrica si produce un forte rischio di atrofia delle facoltà estetiche, e, di conseguenza, viene gravemente compromessa la capacità di pensare il mondo.

Ma il Bilderatlas chiama in causa anche direttamente il ricercatore e lo invita ad affrontare il viaggio armato dei ferri del proprio mestiere. Allo studioso Mnemosyne chiede di non lasciare le immagini sole, di non abbandonarle in balia della loro propria suggestione icastica: di non fidarsi troppo della loro muta, e accattivante, espressività. Zum Bild das Wort insegna anche la necessità di coniugare alle immagini parole congruenti e appropriate. Dare parole alle immagini: restituire, anche, alla parola un ruolo ordinatore, un criterio di razionalizzazione della tempesta estetica che le immagini provocano. Ovvero, anche, inventare formule descrittive che contengano le espressioni del pathos in una necessaria misura di oggettivazione. O, ancora, tradurre l'eccedenza della vis imaginalis in eloquente precisione verbale.

"L’Atlante costituisce un tentativo basilare di collegare
visione filosofica e visione storica dell’immagine".
Fritz Saxl

Perciò l'Atlante ha bisogno di essere visitato, ma anche di essere studiato in tutti i suoi materiali, editi e inediti, e spiegato e corredato di testi esplicativi. Il Seminario di tradizione classica, nato nel 1999 e attivo presso l'Università IUAV, è un laboratorio di ricerca in cui giovani studiosi di formazione diversa cercano nel lavoro di Aby Warburg e soprattutto nell'Atlante Mnemosyne, un metodo per lo studio dei meccanismi della tradizione classica. "La Rivista di Engramma" è nata ed stata progettata in prima sua istanza come contenitore degli esperimenti di lettura delle tavole di Mnemosyne: dal 2000 pubblichiamo on-line saggi interpretativi che affrontano i materiali dell'Atlante con intenzione ermeneutica, sia mediante schemi di tipo grafico, sia con letture in forma di schede e saggi (un punto sul lavoro di Engramma sull'Atlante è nel saggio metodologico Dentro Mnemosyne, pubblicato in occasione di questa mostra; un indice completo dei lavori sui pannelli dell'Atlante pubblicati in Engramma è nell'Indice Aby Warburg e Mnemosyne).

Progetti precedenti alla mostra alla Fondazione Levi 2004

In questi anni, prendendo spunto dalle attività di ricerca e dal lavoro seminariale e redazionale di Engramma, ci siamo esercitati in alcuni progetti di allestimento dell'Atlante, completi o parziali, di diverse proporzioni e ambizioni.

Il Progetto Mnemosyne – Arsenale, a cui stiamo lavorando dall'ottobre 2001, prevede una riproduzione telematica delle tavole dell'Atlante e un allestimento dei materiali su grandi schermi interattivi, da collocare all'interno dello spazio dell'impresa di tecnologie d'avanguardia Thetis, nei capannoni storici dell'Arsenale di Venezia.

Il Progetto Mnemosyne – Prototipo per una mostra sull’Atlante di Aby Warburg: tavola 5 è un allestimento realizzato nel luglio 2003 a Ca' Badoer, negli spazi del Dipartimento di Storia dell'Architettura: la ricostruzione in grande formato di uno dei pannelli che compongono l'Atlante, compiuta a fini didattici e sperimentali, è stata l'occasione per rivedere le fonti e rivisitare i temi – archeologici, mitografici, simbolici – presentati nel pannello. Il gruppo di studiosi e studenti che hanno collaborato all'allestimento ha costruito anche un sito web, che si propone come un modello di navigazione per le tavole dell'Atlante (il sito è stato pubblicato in Engramma come Progetto Mnemosyne).

Nel dicembre del 2003, a seguito di un seminario con Kurt W. Forster (di cui in questo numero della rivista pubblichiamo il resoconto Intorno a Mnemosyne) si configurava il Progetto Mnemosyne – Museo Archeologico: sette tavole dall'Atlanteselezionate fra i pannelli a tema archeologico, da allestire all'interno delle sale del Museo Archeologico di Venezia, in un percorso di quattro stanze tematiche. L'ambientazione provoca l'Atlante a un dialogo con i pezzi archeologici della collezione Grimani esposti nel Museo.

La difficoltosa leggibilità delle tavole

Com'è noto Mnemosyne esiste nella forma che conosciamo grazie a Gertrud Bing, che ebbe cura di fotografare le fasi di preparazione dei materiali tra il 1928 e il 1929, nel periodo cruciale per il progetto warburghiano. Esiste quindi una campagna fotografica datata 1929, realizzata all'interno dell'Istituto di Amburgo appoggiando i pannelli alla parete a scaffali della sua Sala ovale: i materiali dell'ultima versione Mnemosyne (secondo la serie fotografica Bing, custodita nell'Archivio del Warburg Institute di Londra), costituiscono la base per le recenti edizioni critiche dell'Atlante pubblicate in Germania e in Italia.

Le edizioni a stampa di Mnemosyne pubblicate nell'ultimo decennio costituiscono iniziative preziose dal punto di vista storico-critico e documentario, ma risultano scarsamente utilizzabili per uno studio approfondito dell'opera. La scelta di un formato poco maggiore di un A4 – il massimo consentito dai protocolli commerciali per contenere i prezzi e rendere l'opera accessibile agli studiosi, e non solo ai collezionisti e agli amatori – è utile a restituire il senso complessivo del progetto, ma penalizza la visualizzazione dei particolari delle immagini.

Il problema si avverte in modo più grave, quando non si tratti di opere celebri e/o di grande formato: nei molti casi in cui la 'citazione' warburghiana va a prelevare una figura dalle pagine miniate di un manoscritto, o dalle xilografie di una edizione a stampa cinquecentesca, o fra materiali comunque 'minori' per importanza artistica e quindi più difficilmente recuperabili in riproduzioni migliori, se non si può procedere a una verifica diretta dei materiali e ci si basa solo sulle recenti edizioni dell'Atlante, la lettura delle immagini nei pannelli e la comprensione delle singole scelte risulta pressoché impossibile.

Insomma: chiunque abbia provato a cimentarsi nello studio dell'Atlante si è trovato a fare i conti con il problema elementare della leggibilità dei pannelli, disponibili in riproduzioni di riproduzioni fotografiche ormai antiche. 

L'esperienza di studio dell'Atlante portata avanti in questi anni dal Seminario di tradizione classica (lavoro i cui materiali vengono periodicamente pubblicati in Engramma e indicizzati nella sezione Aby Warburg e Mnemosyne (originariamente nella sezione Tavole di Mnemosyne) si è scontrata con il problema della buona lettura delle immagini.

Nella prima fase dell'analisi di una tavola del Bilderatlas il lavoro procede a partire dalla ricostruzione del pannello in un formato leggibile: si procede quindi a recuperare buone riproduzioni in fotocopia delle singole opere, a ritagliarle e a riassemblarle su un cartone di grandi dimensioni, secondo l'ordine, lo schema e le proporzioni che si ricavano dall'edizione critica dell'Atlante. Quando si tratta di opere celebri il recupero è agevole e veloce, ma la reperibilità dei materiali minori o oscuri risulta spesso molto difficoltosa e molto dispendiosa in termini di tempo.

Un esempio dall'esperienza del lavoro compiuto su tavola 46 (v. anche i materiali ripubblicati in nuova edizione) il motivo dell'inserzione in una fascia mediana del montaggio di una serie di pagine tratte da un manoscritto fiorentino risultava oscuro e si è chiarito soltanto grazie a una ricognizione effettuata direttamente sul manoscritto, conservato nella Biblioteca nazionale di Firenze le miniature che compaiono sulle pagine scelte da Warburg hanno per tema Giuditta e Tobiolo e l'Angelo, temi guida della tavola 46 e della seguente 47.

Per quanto riguarda la pubblicazione in Engramma dei risultati delle analisi e delle letture, decisiva è stata la scelta di un'edizione esclusivamente informatica della rivista: la visualizzazione delle tavole via web – pur trattandosi di materiali che sono a tutti gli effetti riproduzioni di riproduzioni di riproduzioni – ha dato il risultato paradossale di una leggibilità superiore rispetto all'edizione cartacea da cui ricaviamo i nostri materiali di lavoro. Ciononostante, lo stato di leggibilità delle tavole, sia pure migliorato nella visualizzazione a schermo, è affatto scadente (e di ciò si lamentano spesso i nostri esigenti visitatori e navilettori che fanno impietosamente carico a Engramma di questa deficienza tecnica, dovuta invece allo stato oggettivo dei materiali dell'Atlante).

I materiali in mostra

Oltre alla serie della campagna fotografica del 1929, presso l'Archivio del Warburg Institute di Londra esistono, smontati e conservati in singole cartelle, i materiali fotografici originali usati da Aby Warburg per i suoi collage.

Nei primi anni novanta, l’Associazione Culturale Mnemosyne di Roma avviava una eccezionale campagna di riproduzioni dei materiali fotografici originali e di riassemblaggio dei pannelli. Questa nuova versione di Mnemosyne, frutto di un lavoro lungo e accurato, nell’ultimo decennio ha migrato in diverse esposizioni tra Austria, Italia, Israele e Giappone.

Questi sono i materiali che, grazie a una felice sinergia con il Dottorato internazionale Villard d'Honnecourt e con il Dipartimento di Storia dell'Archittetura IUAV abbiamo avuto a disposizione per l'allestimento veneziano. La mostra ha potuto essere realizzata anche grazie alla collaborazione della Fondazione Ugo e Olga Levi, un punto di riferimento della cultura cittadina, che ha ospitato la mostra nei suoi saloni ricchi di memoria e di storia.

I 'nuovi' pannelli dell'Atlante sono attualmente di proprietà dell'Associazione Culturale Mnemosyne diretta da Italo Spinelli, che detiene anche tutti i diritti esclusivi e non alienabili sulle riproduzioni. Per tale ragione in questo numero di Engramma non è stato possibile pubblicare le immagini delle tavole che sono state in mostra a Venezia – immagini che sarebbero state senza dubbio più perspicue e leggibili; pubblichiamo pertanto, come materiali di riferimento, gli 'originali' warburghiani (secondo le riproduzioni fotografiche Bing) che costituiscono comunque il testo-base di riferimento per gli studi sull'Atlante.

Un'esperienza intellettuale ed estetica

"La memoria non solo crea spazio per il pensiero,
ma rafforza i due poli limite dell’atteggiamento psichico:
la contemplazione serena e l’abbandono orgiastico".
Aby Warburg

Come già era accaduto per le precedenti mostre di Mnemosyne, il fatto di avere concretamente a disposizione le tavole riprodotte nel loro ampio formato originale ha costituito per i visitatori dell'allestimento veneziano una straordinaria occasione di esperienza.

In particolare gli studiosi che hanno collaborato alla realizzazione dell'allestimento e che poi hanno gestito l'organizzazione dell'esposizione hanno avuto l'opportunità di approfondire intellettualmente, ma anche di vivere esteticamente, l'intensa esperienza del labirinto di Mnemosyne.

Durante l'esposizione nelle sale della Fondazione Levi sono stati organizzati Seminari e conferenze di approfondimento sui temi e i luoghi evocati dall'Atlante. Ma anche (e soprattutto) al di fuori degli incontri organizzati, nelle giornate della mostra si è attivato spontaneamente un laboratorio di ricerca in cui ciascuno ha avuto la possibilità di inseguire il filo del suo studio e di scegliere il proprio percorso fra i pannelli di Mnemosyne. Inoltre, la sollecitazione continua che veniva da parte di studenti, ricercatori, colleghi, amici o anche di visitatori occasionali, di spiegazioni e di illustrazione dei materiali, ha messo fecondamente alla prova la comunicabilità dell'opera e la funzionalità dell'Atlante anche come strumento didattico per la visualizzazione dei meccanismi della tradizione classica.

Una partitura per l'opera-Atlante

"Chi vuole potrà pure contentarsi di una flora fatta delle piante
profumate più belle, ma da esse non si ricava una fisionomia
vegetale della circolazione delle linfe: questa si svela solo
a chi esamini la vita nel suo intreccio sotterraneo di radici".
Aby Warburg

I pannelli sono stati montati su parallelepipedi neri, disposti lungo un percorso labirintico che si snodava lungo il salone centrale passante della Fondazione Levi e tre sale laterali attigue (la descrizione della struttura nel Diario dell'allestimento di Fernanda De Maio).

A fare da guida al progetto è stata l'idea di presentare l'Atlante come una grande partitura, orchestrata dal suo autore secondo un disegno generale complesso nelle articolazioni, ma semplice e chiaro nella struttura.

I 63 pannelli che compongono l'ultima versione dell'opera (la cosiddetta "versione Daedalus") sono stati divisi in 14 percorsi: I-XII, più 2, alpha e omega, in apertura e in chiusura.

Le scansione interna proposta, così come i titoli dei singoli percorsi e la loro spiegazione, è frutto delle ricerche dei singoli studiosi che fanno parte del Seminario di tradizione classica, ma, anche e soprattutto, del proficuo lavoro corale svolto in preparazione dell'allestimento.

Ci siamo sentiti autorizzati a procedere a questa partizione da alcuni dati – difformità, lacune e salti nella numerazione progressiva dei pannelli – che implicitamente denunciano la presenza di articolazioni interne nell'opera:

le prime tre tavole sono siglate con lettere anziché cifre: una chiara marcatura di una sezione di apertura dell'opera, che abbiamo nominato come percorso alpha;

– tra tavola 8 e tavola 20, tra tavola 64 e tavola 70 c'è una lacuna nella numerazione: in questi due punti abbiamo posto una cesura (tra i percorsi II e III, e tra i percorsi X e XI).

Oltre ai dati oggettivi che segnalano la presenza di gruppi all'interno dell'opera, nello stabilire i confini fra i percorsi abbiamo preso in considerazione anche l'omogeneità relativa riscontrabile in alcuni gruppi di pannelli:

– Le tavole A, B, C – contrassegnate eccezionalmente da lettere anziché cifre – sono poste all'inizio dell'Atlante, e rappresentano l'apertura tematica dell'opera: i tre pannelli sono stati raggruppati nel percorso α.

– Le tavole 1-8 presentano tutte materiali archeologici e sono stati suddivise in due percorsi contigui: opere di carattere astrologico e di provenienza orientale ed ellenistica il percorso I (tavv. 1, 2, 3); opere di epoca ellenistica e imperiale romana, per lo più note in età rinascimentale il percorso II (tavv 4, 5, 6, 7, 8).

– Il gruppo di tavole numerato da 20 a 27, che abbiamo definito come percorso III, comprende materiali, per lo più astrologici, di provenienza mediorientale (tav. 20 e 21) e, a seguire, attraverso la mediazione dei trattati (tavv. 22, 23a, 24, 26), una serie di pannelli quasi 'monografici' sui luoghi italiani che dalle teorie astrologiche orientali mutuano i soggetti per i grandi cicli iconografici di Palazzo della Ragione di Padova (tav. 23), del Tempio Malatestiano di Rimini (tav. 25), di Palazzo Schifanoia a Ferrara (tav. 27).

– Le tavole da 28/29 a 36 presentano un repertorio di diversi 'veicoli' della tradizione (i capolavori di Piero della Francesca, ma anche i preziosi arazzi borgognoni, così come gli oggetti d'uso quotidiano e le illustrazioni popolari), e segnalano che la linea di circolazione dei temi e dei soggetti dall'asse est-ovest si sposta ora sull'asse Nord-Sud (e ritorni): ponendo una cesura non netta con la serie precedente, abbiamo definito con questo gruppo il percorso IV.

– Le tavole da 37 a 49, cronologicamente e geograficamente molto omogenee, illustrano l'irruzione dei modelli antichi nell'arte del rinascimento del nord Italia: abbiamo ritenuto di ripartirle tra il percorso V (Pollaiolo e Botticelli: tavv. 37, 38, 39); il percorso VI (emersione delle Pathosformeln del dolore e del lutto: tavv. 40, 41, 41a, 42); e il percorso VII (Ghirlandaio e Mantegna, Ninfa, Fortuna, grisaille: tavv. 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49).

– Da tavola 50/51 a tavola 64 si trovano materiali non omogenei dal punto di vista stilistico e geografico, ma unificati dal tema delle forme di sopravvivenza, ma anche dello 'spaccio in cielo', degli dei antichi nell'età della Riforma: tra questi pannelli abbiamo individuato il percorso VIII (ascensione al cielo e ricadute: tavv. 50/51, 52, 53, 54, 55, 56), il percorso IX (Dürer e la cosmologia: tavv. 57, 58, 59), il percorso X (le monarchie cinquecentesche e gli dei al servizio del potere: tavv. 60, 64).

– Dopo una lacuna nella numerazione dei pannelli, il gruppo da 70 a 75 presenta due modi diversi della ricezione dei temi e delle forme antiche in età barocca: la teatralizzazione del mito nell'art officiel e in Rubens, la introspezione meditativa in Rembrandt (percorso XI).

– Le tavole 76 e 77 presentano la riemersione di engrammi archetipici nell'iconografia celebrativa, sportiva, pubblicitaria di documenti contemporanei (percorso XII).

– L'Atlante si chiude – percorso ω – con una illuminazione sulle simbologie dei corpi del potere e sul patto tra potere religioso e potere temporale, condotto utilizzando i documenti di un evento contemporaneo (tavola 78: i Patti lateranensi del 1929 tra Stato italiano e Chiesa di Roma), e ponendo l'accento sulla sublimazione simbolica del sacrificio (tavola 79).

Per una descrizione dei temi specifici dei percorsi si rimanda al sommario Iter per labyrinthum, con collegamenti ai contenuti dei singoli pannelli.

Come si può cogliere scorrendo questa rassegna, alcuni percorsi sono definiti più nettamente, altri risultano più sfumati: nei punti in cui le cesure non sono nette, i confini fra i percorsi risultano più fragili. Così, ad esempio, accade tra tavola 27 e tavola 28/29 in cui in realtà continua il discorso sui veicoli della tradizione; tra tavola 56 e tavola 57 dove, attraverso i Tarocchi, continua un percorso mantegnesco; o tra tavola 77 e tavola 78, unite nell'esperimento della verifica della persistenza degli engrammi nella contemporaneità.

La definizione della serie di percorsi alpha/I-XII/omega si è rivelata utile per tracciare un organigramma della struttura interna dell’Atlante, una radiografia della sua ossatura principale. Ma la lettura di queste scansioni è servita anche a fare emergere il gioco di intrecci e di rimandi interni che in Mnemosyne collegano a distanza pannello a pannello, e ciascun gruppo di tavole ad altri gruppi, incrociando i diversi percorsi.

L'esperienza di studio sulle singole tavole e sulla struttura generale dell'Atlante maturata in questi anni di ricerca aveva già evidenziato corrispondenze e collegamenti interni tra un pannello e l'altro, a volte suggellati da vere e proprie 'citazioni d'autore'.

Ad esempio elementi delle tavole 4-8 – le tavole dei modelli ("antike Vorprägungen" come Warburg stesso annota) – ricompaiono nelle tavole 37-49 che di quel primo gruppo di esemplari archeologici rappresentano gli apografi rinascimentali "in stile anticheggiante".

L'esempio più significativo è forse il caso del Laocoonte che compare come esemplare antico in tavola 6 e ricompare, citato nelle sue copie e varianti, come tema guida della tavola 41a (ma già anticipato in un disegno di Mantegna in tavola 37: sulla latitanza del gruppo marmoreo vaticano, nel pannello dedicato al Laocoonte, rimando al mio contributo pubblicato in Engramma, L'originale assente: il gruppo del Laocoonte in Tavola 41a). In questo senso le tavole 37-49 che abbiamo raggruppato nei percorsi V, VI, VII, possono essere considerate l'espansione del nucleo definito come percorso II che raggruppa i monumenti antichi accessibili agli artisti rinascimentali.

Un altro esempio di collegamento a distanza tra pannelli è la postura estatico-patetica della Menade, già presente nel gruppo-modelli in un esemplare 'originale', il bassorilievo romano in tavola 6, ripresa in un rilievo neoattico e citata come modello per una Maddalena sotto la Croce di Bertoldo di Giovanni in tavola 25 (in dettaglio): la stessa opera rinascimentale riappare poi in tavola 42 (per intero), dove la postura viene inserita all'interno di un pannello che propone varie figure del Compianto di Cristo esemplate sui modelli antichi.

"Procedendo dalla storia delle idee Warburg
indaga quali tra le formule di esperienza
che hanno avuto sanzione artistica nell’antichità
siano rinate a nuova vita nell’arte rinascimentale.
I risultati di tali indagini vengono dimostrati nell’Atlante
ad oculos e nella forma più ampia".
Fritz Saxl

Altri casi esemplari di citazioni interne: la figura della 'Ninfa pensosa', dal modello di un sarcofago romano in tavola 4, alla deduzione di Manet, attraverso un'incisione di Marcantonio Raimondi (da disegno dal sarcofago antico di Raffaello) in tavola 55. O ancora: il disegno della Zuffa degli dei marini di Mantegna in tavola 49, che riappare in una copia düreriana in tavola 57 (nel caso specifico per siglare puntualmente la veicolazione dei soggetti tra Sud e Nord).

Torniamo a ribadire che il sistema di partizione e di intrecci che proponiamo ha avuto una sua validità per la costruzione di una sceneggiatura dell'allestimento veneziano, ed è utile, come strumento di lavoro, per suggerire uno schema di lettura della partitura e dell'orchestrazione interna dell'opera-Atlante. Ma rimane comunque, come ogni categorizzazione, un sistema arbitrario e ampiamente suscettibile di verifiche e di ulteriori revisioni.

L'allestimento dei singoli pannelli

Dopo aver stabilito i criteri per il raggruppamento delle tavole e le definizioni dei percorsi, ci siamo posti il problema di fornire un apparato di presentazione per ogni singolo pannello. Il limite dettato dallo spazio a disposizione sui parallelepipedi di supporto ha condizionato la selezione dei materiali esplicativi che sono stati contenuti al massimo e calibrati sul metro della sintesi.

In testa a ogni tavola abbiamo posto una striscia che presentava:

– Una sintesi dagli appunti apposti da Warburg e collaboratori su ogni pannello, conservati presso l'Archivio del Warburg Institute di Londra, e ora disponibili nelle recenti edizioni critiche dell'Atlante. Abbiamo provveduto a ritradurre dal tedesco i brevi testi warburghiani, mettendo a frutto le esperienze di lettura seminariali sulle singole tavole e verificando, di caso in caso, la congruenza terminologica e tematica degli appunti rispetto ai contenuti della tavola. Abbiamo quindi proceduto a una riduzione dei testi, eliminando i riferimenti pratici e i semplici appunti di lavoro (ad esempio in tavola 23 compare la nota "Fehlt Angels!", che abbiamo espunto): materiali certo preziosi per la ricostruzione storico-critica delle fasi di realizzazione del Bilderatlas, ma del tutto oscuri e fuorvianti a fini didascalici e illustrativi.

– Un titolo generale per ogni tavola: per ottenere un risultato di massima concisione che tuttavia non tradisse la complessità tematica del pannello, ci siamo basati essenzialmente sugli appunti di Warburg (presentati nella stessa striscia, appena più sopra).

– Un breve testo di illustrazione dei contenuti del pannello, realizzato sintetizzando il lavoro, già pubblicato, di schedatura tematica delle singole tavole di Katia Mazzucco (I pannelli di Mnemosyne, in K. Forster, K. Mazzucco, Introduzione ad Aby Warburg e all'Atlante della Memoria, Milano 2002, pp. 85-165).

Tra i materiali forniti dalla Associazione Mnemosyne come corredo dell'allestimento, era compresa anche una serie di pannelli con testi e didascalie sulle singole tavole. Si è reso subito evidente che il testo delle didascalie (che era stato predisposto nel 1998 per i precedenti allestimenti italiani dell'Atlante) necessitava di revisione alla luce delle acquisizioni critiche maturate a seguito delle nuove edizioni dei materiali. Inoltre, in ordine all'allestimento veneziano, rispetto agli spazi, alle dimensioni dei supporti e alle stesse proporzioni delle tavole, il formato di questi pannelli didascalici era eccessivo: si è deciso quindi di collocare la serie di pannelli esplicativi a parte rispetto alla disposizione dei pannelli, e di lasciare questi materiali in consultazione in forma di schede mobili, posti in raccoglitori di ferro posti in punti in cui fosse possibile una sosta per la lettura e l'approfondimento.

Appesa ad ogni supporto abbiamo posto invece una scheda volante con le didascalie delle immagini contenute nel pannello: il testo delle didascalie è quello pubblicato nelle recenti edizioni critiche, ma sottoposto a revisione e correzioni.

Dopo aver fornito un apparato utile per la comprensione dei contenuti tematici e avere assicurata l'autonomia di lettura di ogni pannello, ci si è posto il problema di segnalare l'appartenza del singolo pannello al gruppo o percorso di riferimento. A ogni gruppo è stato quindi attribuito un colore ed è stata posta, in orizzontale sul basamento di ogni di pannello, una fettuccia di stoffa del colore di pertinenza: bianco per il percorso alpha – e, nel finale, per il percorso omega – celeste per il percorso I, giallo per il percorso II e così via.

Per evidenziare anche le relazioni e le intersezioni interne a Mnemosyne sono state poste, sempre sulla base dei supporti dei pannelli, fettucce in verticali che segnalassero i collegamenti fra i singoli pannelli e i diversi percorsi. Ogni pannello è stato quindi allestito secondo il seguente schema:

appunti di Warburg e collaboratori (sintesi)
numero e TITOLO
scheda sintetica dei contenuti








ricostruzione della tavola
percorsi collegati
percorso di riferimento
I segnali colorati nella pubblicazione on-line

Per la pubblicazione dei materiali in questo numero monografico di Engramma, abbiamo dovuto tradurre in una diversa visualizzazione il sistema di segnali che in mostra si basava sul gioco delle fettucce colorate orizzontale e verticali, poste ai piedi di ogni pannello.

Nella versione che qui pubblichiamo, i colori che nell'esposizione erano stati attribuiti ai singoli percorsi sono gli stessi colori visualizzabili in legenda, ma ora:

– al segnale del percorso di pertinenza (che in mostra era la fettuccia orizzontale) corrisponde nella versione on-line la bordatura colorata della tabella;
–- ai segnali dei percorsi collegati (che in mostra erano le fettucce verticali) corrispondono quadrati colorati posti sotto la tavola, ai piedi della tabella.
(Per avere un esempio, vedi per tutte tavola 5).

I materiali di corredo

Per l'allestimento alla Fondazione Levi sono stati predisposti pannelli di Introduzione generale all'Atlante e di presentazione del Profilo di Aby Warburg. È stata inoltre curata la pubblicazione di un catalogo (che si può richiedere all'indirizzo engramma@engramma.org).

I collaboratori

L'allestimento della mostra, la pubblicazione del catalogo, la gestione dell'esposizione, l'organizzazione dei seminari di approfondimento e delle conferenze, è stata possibile grazie a un gruppo di studiosi (segnalati nel Colophon) che hanno lavorato all'ideazione, alla costruzione del progetto e alla sua realizzazione e gestione, mettendo a disposizione competenze professionali e scientifiche, ma mettendo in gioco anche energie, tempo, braccia, nervi, intelligenze e passioni.

Colophon

Coordinamento |  
Monica Centanni, Alberto Ferlenga


Cura scientifica | 
Giulia Bordignon, Monica Centanni, Claudia Daniotti, Katia Mazzucco, Linda Selmin 


Progettazione e allestimento
 | Fernanda De Maio, Andreas Faoro, Marco Scarpa 


Progetto grafico copertina e locandina | Sergio Polano


Grafica e stampa catalogo | 
Maria Zaghini, Fabrizio Berger


Redazione testi | 
Maria Bergamo, Lorenzo Bonoldi, Giulia Bordignon, Laura Cavallo, Monica Centanni, Claudia Daniotti, Katia Mazzucco, Alessandra Pedersoli, Federica Pellati, Daniele Pisani, Valentina Rachiele, Linda Selmin



Backstage | Giocare con Mnemosyne

  

Compianto 1: Figure del dolore | ex Bilderatlas Tavola 42
Compianto 2: Le Maddalene-Menadi e i soldati addormentati | ex Bilderatlas Tavola 42

 

Compianto 3: Le tre Marie | ex Bilderatlas Tavola 42
Compianto 4: La Menade sotto la Croce | ex Bilderatlas Tavola 42

  

Laocoonte e i figli | ex Bilderatlas Tavola 6
Orfeo sbranato dalle Menadi | ex Bilderatlas Tavola 5

 

Dejeneur 1: Victorine e i suoi compagni di picnic | ex Bilderatlas Tavola 55
Dejeneur 2: Victorine e i suoi compagni di picnic e la ninfa sulla sfondo (cfr. affresco di Castelfranco) | ex Bilderatlas Tavola 55

 

La danza delle Muse nel Parnaso | ex Bilderatlas Tavola 53
La ninfa ingrediente e le Signore Tornabuoni | ex Bilderatlas Tavola 46

  

Nascita di Venere | ex Bilderatlas Tavola 39
Pallade e il Centauro | ex Bilderatlas Tavola 39

  

L'uomo di Leonardo | ex Bilderatlas Tavola B
Costantino a Ponte Milvio | ex Bilderatlas Tavola 30

  

L'arco di Costantino | ex Bilderatlas Tavola 7
Pathosformeln e Statusformeln | ex Bilderatlas Mnemosyne, Einleitung

 

W M 1 = Viva Mnemosyne
W M 2 = Viva Mnemosyne

    

Viva Engramma 1 e 2

English abstract

This contribution consists in the presentation of the exhibition "Mnemosyne. l’Atlante di Aby Warburg" in Venice. The Cultural Association Engramma takes care of the Venetian exhibition of Mnemosyne, according to a reading that highlights the scanning of the internal structure of the Atlas: the x-ray of its skeleton and the play of intertwining and internal references.
Monica Centanni explains the critical and practical difficulties of setting up an exhibition on such a branched material.

 

keywords | Exhibition; Venice; Mnemosyne: l’Atlante di Aby Warburg; Warburg; Mnemosyne Atlas.

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2004.35.0005